Ovunque nel tempo

Il film racconta una storia sentimentale sullo sfondo di un contesto fantastico, dove la dimensione temporale viene magicamente superata.
Il difetto principale della pellicola è che non riesce ad appassionare; i personaggi non suscitano l’interesse dello spettatore e men che meno la storia d’amore, di cui non viene resa bene la genesi e non ne sono chiariti adeguatamente i contorni a causa di una sceneggiatura sicuramente imperfetta.
La regia del semisconosciuto Jeannot Szwarc è molto carente tecnicamente.
I dialoghi già particolarmente melensi sono resi ancora più pesanti dal ritmo compassato dell’opera.
Nei ruoli dei due amanti protagonisti ci sono Christopher Reeve, in quegli anni all’apice della carriera (questa pellicola è l’unica girata da Reeve tra “Superman” e “Superman II”, le pellicole che ne fecero una celebrità internazionale), e la meno nota Jane Seymour. Oltre ai due interpreti principali, il cast conta nomi di assoluta grandezza quali Christopher Plummer, nella parte di un antagonista di cui si comprende francamente poco, sempre a causa dei buchi nella sceneggiatura, ed anche la grande Teresa Wright, inspiegabilmente sacrificata in un ruolo molto piccolo.
Di grande effetto e be riuscita la sequenza in cui “l’incantesimo” svanisce.
Nonostante la durata sia contenuta, il film riesce comunque ad annoiare; un ulteriore contenimento della durata sarebbe stato utile.