piernelweb
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mercoledì 4 luglio 2007
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l'epica del western
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Magistrale epilogo della "trilogia del dollaro", con il quale Leone ridisegna i confini del genere western; confessato e assoluto riferimento per numerosi cineasti di successo delle nuove generazioni. Nei suoi tempi dilatati, nell'esilarante intensità ed efficacia dei dialoghi, nel coinvolgente meccanismo di un'avida caccia al tesoro, Leone esalta l'epica del racconto incasellando a ripetizione sequenze e battute che sono entrate di prepotenza nella storia del cinema. Intrecciando i destini convergenti dei tre protagonisti, "Il buono, il brutto, il cattivo" eleva i personaggi a icone cinematografiche in grado di suscitare un'impatto emotivo e un coinvolgimento nello spettatore di rara frequenza.
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Magistrale epilogo della "trilogia del dollaro", con il quale Leone ridisegna i confini del genere western; confessato e assoluto riferimento per numerosi cineasti di successo delle nuove generazioni. Nei suoi tempi dilatati, nell'esilarante intensità ed efficacia dei dialoghi, nel coinvolgente meccanismo di un'avida caccia al tesoro, Leone esalta l'epica del racconto incasellando a ripetizione sequenze e battute che sono entrate di prepotenza nella storia del cinema. Intrecciando i destini convergenti dei tre protagonisti, "Il buono, il brutto, il cattivo" eleva i personaggi a icone cinematografiche in grado di suscitare un'impatto emotivo e un coinvolgimento nello spettatore di rara frequenza. Il messicano Tuco, interpretato da un favoloso Eli Wallach, miscela esplosiva di simpatia e brutalità, è una prova evidente della potenza che il cinema può avere nel segnare l'immaginario e creare leggenda. Leone impreziosisce la sua opera contestualizzandola nel tragico scenario della guerra civile americana, ingigantendo il contrasto, che si ripete nella storia, tra l'egoismo/spirito di sopravvivenza individuale e le ideologie collettive. Superfluo citare l'indimenticabile colonna sonora di Morricone. Per tecnica e perfezione visiva resta indelebile nella memoria l'intero finale, dall'amaro episodio del ponte, alla forsennata ricerca nel cimitero, al mitico duello a tre fino all' irresistibile controfinale. Cosa chiedere di più?
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(di papi)
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franco
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domenica 15 marzo 2009
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western, addio?
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A costo di attirarmi gli insulti dei critici (ognuno ha la sua opinione, rispettiamola!), dico che questo film è uno dei migliori western mai realizzati, soprattutto se pensiamo che in quel periodo i film del genere erano poco più che spazzatura. Grandiose le scene di massa, la scenografia, la sceneggiatura... tutto! A parte le interpretazioni dei tre attori (che io reputo straordinarie, pure quella di Clint, che alcuni ritengono fiacca... boh), credo che i veri punti di forza di questo film siano: la regia di Sergio Leone, forse il più grande regista italiano mai esistito e leggermente sottovalutato, che riesce veramente ad imprimere una grande forza alla narrazione, ben ritmata, che non stanca mai (a parte gli amanti dei film di Boldi); le straordinarie, favolose musiche di Ennio Morricone, il miglior compositore di musica per film di sempre (anche se io preferico C'era una volta il West e The Mission).
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A costo di attirarmi gli insulti dei critici (ognuno ha la sua opinione, rispettiamola!), dico che questo film è uno dei migliori western mai realizzati, soprattutto se pensiamo che in quel periodo i film del genere erano poco più che spazzatura. Grandiose le scene di massa, la scenografia, la sceneggiatura... tutto! A parte le interpretazioni dei tre attori (che io reputo straordinarie, pure quella di Clint, che alcuni ritengono fiacca... boh), credo che i veri punti di forza di questo film siano: la regia di Sergio Leone, forse il più grande regista italiano mai esistito e leggermente sottovalutato, che riesce veramente ad imprimere una grande forza alla narrazione, ben ritmata, che non stanca mai (a parte gli amanti dei film di Boldi); le straordinarie, favolose musiche di Ennio Morricone, il miglior compositore di musica per film di sempre (anche se io preferico C'era una volta il West e The Mission). Il triello finale, poi, quello è da antologia... cazzo, la macchina che riprende i tre avversari dapprima a figura intera, poi, pian piano, si avvicina fino agli occhi, sempre con Ennio sotto, con la sua musica da brividi! La scena finale, con Wallach che impreca contro Clint, mi ha fatto piegare in due dalle risate, giuro. In sostanza, sono ben più che deciso a nominarlo il miglior film della trilogia del dollaro (migliore di "Per un pugno di dollari", che a sua volta è migliore del secondo "Per qualche dollaro in più"), ma dei film di Leone, a mio modesto parere, il migliore è e sarà sempre "C'era una volta il West".
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cineofilo92
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mercoledì 23 agosto 2006
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il grande, l'unico, il western
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Leone, con un titolo che manca della parola "dollaro", chiude definitavente uno dei capolavori del cinema western, una trilogia che rimarrà nella storia del cinema come una delle più famose e meglio dirette. In quest'ultimo episodio Van Cleef subentra Volontè come antagonista (non per niente è "il cattivo"), mentre rimane sempre Clint che mantiene gli abiti e il ruolo di "buono", e arriva Eli Wallach, "il brutto", in una parte grottesca e buffa. La musica leggendaria, sempre presente, i paessaggi splendidi e vari accorgimenti rendono questo film unp dei classici imperdibili del cinema western.
Come dice Tuco alla fine: sei figlio di una grandissima puttaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhh! e poi la musica di morricone.
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(di noalfinale)
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(di clint)
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il tenente brook
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lunedì 19 febbraio 2007
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c'era una volta...sergio leone
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Così si chiudeva la cosiddetta "trilogia del Dollaro" partita con Per un pugno di dollari, finiva: superbamente.
Leone era uno che nei film ci metteva il cuore, senza ombra di dubbio, ed è per l'appunto in film come Il Buono, il Brutto e il Cattivo o C'era una volta in America che una passione e una gran voglia infiamma il film e infuoca i cuori degli spettatori.
Una regia come al solito d'alto stile, accompagnata dal perfetto e leggendario commento musicale di Morricone permettono alla pellicola di volare alto per tutta la sua durata, tre ore che scorrono veloci, compatte e piene con il duello finale liberatorio e dal ritmo sostenutissimo.
Il tempo di questi film è però finito...rimangono i ricordi di quell'epoca, di quel cinema, di quella voglia.
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Così si chiudeva la cosiddetta "trilogia del Dollaro" partita con Per un pugno di dollari, finiva: superbamente.
Leone era uno che nei film ci metteva il cuore, senza ombra di dubbio, ed è per l'appunto in film come Il Buono, il Brutto e il Cattivo o C'era una volta in America che una passione e una gran voglia infiamma il film e infuoca i cuori degli spettatori.
Una regia come al solito d'alto stile, accompagnata dal perfetto e leggendario commento musicale di Morricone permettono alla pellicola di volare alto per tutta la sua durata, tre ore che scorrono veloci, compatte e piene con il duello finale liberatorio e dal ritmo sostenutissimo.
Il tempo di questi film è però finito...rimangono i ricordi di quell'epoca, di quel cinema, di quella voglia...
C'era una volta...Sergio Leone.
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nicolò
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sabato 2 giugno 2007
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leone fa 3 e ripete lo stesso successo
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Il buono, il brutto e il cattivo – il Biondo (Clint Eastwood), cacciatore di taglie, il messicano pluriricercato Tuco (Eli Wallach) e il killer Sentenza (Lee Van Cleef) – sono tre pistoleri che stringono una fortuita quanto improbabile alleanza per ritrovare un tesoro nascosto in una tomba. Sceneggiato dal regista con Luciano Vincenzoni e Age & Scarpelli, è il 3° atto della “trilogia del dollaro” che diede fama internazionale a Leone: è il più lungo dei 3, il più eccessivo nel suo pathos di violenza e umorismo beffardo, forse anche il migliore, grazie ai soliti contributi di prim’ordine (squadra di attori eccellente, musiche di Ennio Morricone, fotografia di Tonino Delli Colli, scene e costumi di C.
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Il buono, il brutto e il cattivo – il Biondo (Clint Eastwood), cacciatore di taglie, il messicano pluriricercato Tuco (Eli Wallach) e il killer Sentenza (Lee Van Cleef) – sono tre pistoleri che stringono una fortuita quanto improbabile alleanza per ritrovare un tesoro nascosto in una tomba. Sceneggiato dal regista con Luciano Vincenzoni e Age & Scarpelli, è il 3° atto della “trilogia del dollaro” che diede fama internazionale a Leone: è il più lungo dei 3, il più eccessivo nel suo pathos di violenza e umorismo beffardo, forse anche il migliore, grazie ai soliti contributi di prim’ordine (squadra di attori eccellente, musiche di Ennio Morricone, fotografia di Tonino Delli Colli, scene e costumi di C.ìarki Simi). Da non perdere la sequenza dei titoli e il duello finale. Prodotto da Alberto Grimaldi per la P.E.A. Record d’incassi con 3 miliardi di lire nella stagione 1966-67.
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laurence316
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sabato 26 luglio 2014
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la fine della leggenda
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Ogni leggenda ha la sua fine. E così anche l'epopea dell'Uomo Senza Nome giugne al termine, forse il più grande successo di Sergio Leone. E' un film che si differenzia molto dai due precedenti, per una forte vena ironica ancora più accentuata, grazie anche alla presenza di Wallach, per la velocità dei dialoghi, per l'aumentare dei personaggi e della durata e per la sempre migliore qualitù della colonna sonora del grande Ennio Morricone. Tutti fattori che contribuiscono a fare di Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo il migliore della trilogia, il più ambizioso, costoso e complesso, con madornali quanto frequenti dilatazioni dello spazio, ma ricco di ottimi spunti registici e di montaggio (un esempio su tutti, la sfida finale).
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Ogni leggenda ha la sua fine. E così anche l'epopea dell'Uomo Senza Nome giugne al termine, forse il più grande successo di Sergio Leone. E' un film che si differenzia molto dai due precedenti, per una forte vena ironica ancora più accentuata, grazie anche alla presenza di Wallach, per la velocità dei dialoghi, per l'aumentare dei personaggi e della durata e per la sempre migliore qualitù della colonna sonora del grande Ennio Morricone. Tutti fattori che contribuiscono a fare di Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo il migliore della trilogia, il più ambizioso, costoso e complesso, con madornali quanto frequenti dilatazioni dello spazio, ma ricco di ottimi spunti registici e di montaggio (un esempio su tutti, la sfida finale). Rivisto al cinema da poco da prova della grandezza registica di Leone, di colui che è uno dei più grandi registi italiani e internazionali, saccheggiato e omaggiato per mezzo mondo e ispiratore di folte schiere di generazioni successive, grazie al suo innovativo virtuosismo tecnico, all'ormai sperimentata tecnica dei primi e primissimi piani. Come al solito, infatti, conta più per lo stile con cui è realizzato anche se non tralascia anche la dimensione politica e critica (la Guerra di Secessione è sempre presente nelle sue tre ore di durata) di cui è emblematica sintesi la sequenza del ponte e che si racchiude nella frase pronunciata dal Biondo: "Mai visto morire tanta gente in tanto male". Questo film è una grande epopea, il West definitivamente trasformato in mito, con maggior violenza e colpi di scena e con una certa tendenza al grottesco surreale. Anche se l'ultima parola sul West e sul genere western, da lui profanato, Leone dirà l'ultima parola solo con il suo canto funebre, il successivo capolavoro C'era una volta il West. Ancora una volta prodotto dalla PEA di Grimaldi e ancora una volta campione di incassi. Restaurato e riproposto nei cinema nel corso dell'estate 2014, grazie alla Cineteca di Bologna.
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flegias
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lunedì 5 febbraio 2007
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il western.
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Che dire? Il migliore, e questo sarebbe tutto. Se poi si pensa al cast (Clint Eastwood su tutti, ma anche Eli Wallach e Lee Van Cleef) veramente d'eccezzione, alle musiche e ad alcune battute che anche chi non ha mai visto il film conosce a memoria, per induzione; beh...
Il capitolo conclusivo della "Trilogia Del Dollaro" è anche quello meglio riuscito, dato per certo che anche gli altri due sono capolavori assoluti del genere. Forse la trama è un po' scontata, ma più della trama fanno gli attori, con la loro mimica e la personalità spiccata che ognuno da al proprio personaggio."il Brutto" Tuco sangugno nelle sue reazioni, esplosivo e opportunista, si mischia bene con lo spietato "Sentenza" e il glaciale "Biondo" per un mix coinvolgente che lascia incollati allo schermo.
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Che dire? Il migliore, e questo sarebbe tutto. Se poi si pensa al cast (Clint Eastwood su tutti, ma anche Eli Wallach e Lee Van Cleef) veramente d'eccezzione, alle musiche e ad alcune battute che anche chi non ha mai visto il film conosce a memoria, per induzione; beh...
Il capitolo conclusivo della "Trilogia Del Dollaro" è anche quello meglio riuscito, dato per certo che anche gli altri due sono capolavori assoluti del genere. Forse la trama è un po' scontata, ma più della trama fanno gli attori, con la loro mimica e la personalità spiccata che ognuno da al proprio personaggio."il Brutto" Tuco sangugno nelle sue reazioni, esplosivo e opportunista, si mischia bene con lo spietato "Sentenza" e il glaciale "Biondo" per un mix coinvolgente che lascia incollati allo schermo. Due conoscono la località dove sono nascosti i dollari (perchè sono sempre loro il motore del mondo) e l'altro conosce il punto satto in cui sono seppelliti. Inutile dire che ci sarà il doveroso "triello" finale non privo di colpi a effetto...
Questo prequel a "Per un pugno di dollari" e "per qualche dollaro in più" è ormai classificato come lo stereotipo del film western, come Eastwood (Joe, "Il Monco" o "il Biondo) che mastica più che fumare il suo sigaro, sia l'icona dell'eroe pistolero del West.
Da vedere, rivedere e consigliare...
AahAahAaaahhhh....
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(di serpico)
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paolomiki
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mercoledì 4 agosto 2010
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la classe non è acqua
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L'avidità umana negli occhi del brutto( Eli Wallach) condita da musica eccelsa,e riprese dinamiche ossessive e indemoniate proprio come il genere umano che ha eletto il proprio Dio il Dio denaro.Questa scena.la scena del cimitero dove Eli Wallach cerca disperatamente la tomba con su scritto "unknown" sconosciuto,per appropriarsi del bottino che vi è sotterrato, è la più bella e significativa di tutti i film di Leone e senza timore di essere smentito credo di tutta la storia del cinema. In una mia precedente recensione avevo dato tre stelle al film (che senza la scena del cimitero credo ne valga quattro) ma rivede
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L'avidità umana negli occhi del brutto( Eli Wallach) condita da musica eccelsa,e riprese dinamiche ossessive e indemoniate proprio come il genere umano che ha eletto il proprio Dio il Dio denaro.Questa scena.la scena del cimitero dove Eli Wallach cerca disperatamente la tomba con su scritto "unknown" sconosciuto,per appropriarsi del bottino che vi è sotterrato, è la più bella e significativa di tutti i film di Leone e senza timore di essere smentito credo di tutta la storia del cinema. In una mia precedente recensione avevo dato tre stelle al film (che senza la scena del cimitero credo ne valga quattro) ma rivedendolo non posso che esplodere il massimo dei voti riconoscendo che questo è sicuramente un film da università del cinema!!
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tony montana
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domenica 17 ottobre 2010
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e così la trilogia del dollaro termina…
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Terza parte della “trilogia del dollaro” di Sergio Leone, è il migliore dei tre, un capolavoro in tutti i sensi. Se Per un pugno di dollari era incentrato sul personaggio dello straniero senza nome (Eastwood) e Per qualche dollaro in più lo era sul colonnello Mortimer (Van Cleef), questo terzo capitolo gira intorno al personaggio di Tuco, “il brutto”, che Eli Wallach interpreta con divertita convinzione. Il film nel suo complesso è decisamente più divertente dei due precedenti, soprattutto nelle scene che vedono in azione la coppia Eastwood-Wallach, ma la sceneggiatura inserisce la vicenda all’interno della Guerra di Secessione, dando così a tutto il film un respiro epico che la sua realizzazione riesce ad esaltare.
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Terza parte della “trilogia del dollaro” di Sergio Leone, è il migliore dei tre, un capolavoro in tutti i sensi. Se Per un pugno di dollari era incentrato sul personaggio dello straniero senza nome (Eastwood) e Per qualche dollaro in più lo era sul colonnello Mortimer (Van Cleef), questo terzo capitolo gira intorno al personaggio di Tuco, “il brutto”, che Eli Wallach interpreta con divertita convinzione. Il film nel suo complesso è decisamente più divertente dei due precedenti, soprattutto nelle scene che vedono in azione la coppia Eastwood-Wallach, ma la sceneggiatura inserisce la vicenda all’interno della Guerra di Secessione, dando così a tutto il film un respiro epico che la sua realizzazione riesce ad esaltare. Ne Il buono, il brutto, il cattivo, lo spazio sembra appartenere ad un universo a sé, quasi ci si trovasse all’interno di un tesseract fantascientifico in cui il tempo e lo spazio collassano per dar vita ad una figura a quattro dimensioni. In questo film ci vuole un quarto d’ora per attraversare una strada larga cinque metri, l’interno di una qualsiasi costruzione è vasto almeno il doppio di quanto sembri dall’esterno, personaggi lontani decine di metri osservano i battiti di ciglia di chi sta loro di fronte… Tutto questo finisce per aumentare a dismisura la levatura dei personaggi, che per quanto siano solo tre “piccoli” pistoleri, agli occhi degli spettatori finiscono per sembrare larger-than-life. E con una struttura narrativa complessa ma ben articolata, Leone ci regala quello che è sicuramente uno dei suoi film migliori, che finirà per essere il punto di svolta delle tematiche del suo cinema. Praticamente, tutti i fotogrammi di questo film sono oggetto di studio, come quelli del triello finale in cui si mostrano i primi piani e gli sguardi dei tre protagonisti con la meravigliosa musica di Ennio Morricone che mozza il fiato e mantiene alta la tensione finché non si sente sibilare il primo proiettile. La potenza fotografica, la cura maniacale per i particolari e le inquadrature dal profondo respiro, fanno de Il buono, il brutto, il cattivola quint’essenza del western. Rivoluzionario sia come film d’azione, come western che come film storico, questo è sicuramente un film da non perdere, perché dopo un lungo prologo che ci mostra i protagonisti, si viene catapultati nell’azione che a volte può risultare lenta e monotona, ma mai noiosa. Epico, leggendario, grandioso, selvaggio e soprattutto ricco di battute, ormai entrate nella memoria collettiva. Capolavoro.
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filippo catani
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giovedì 7 febbraio 2013
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perchè anche dio odia gli imbecilli
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Durante la guerra di secessione americana si incrociano le storie di tre personaggi. Il Biondo e Tuco sono due amici/nemici che incassano la taglia sulla testa di Tuco ad ogni villaggio che incontrano per poi riuscire a scappare. Sentenza è invece un killer a pagamento sulle tracce di un tesoro sudista da duecentomila dollari. Sarà proprio per questo denaro che le strade dei tre personaggi finiranno per incontrarsi.
Ultimo film della cosiddetta "trilogia del dollaro", la pellicola è senza dubbio avvincente e non senza spunti interessanti di riflessione. Intanto però è bene partire dalla bravura dei tre protagonisti e dalla maestria di Ennio Morricone che in questo film ci regala alcune delle sue melodie più belle di sempre (splendida quella che accompagna il disorientato Tuco alla ricerca della tomba dove è nascosto il tesoro con un crescendo di note meraviglioso).
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Durante la guerra di secessione americana si incrociano le storie di tre personaggi. Il Biondo e Tuco sono due amici/nemici che incassano la taglia sulla testa di Tuco ad ogni villaggio che incontrano per poi riuscire a scappare. Sentenza è invece un killer a pagamento sulle tracce di un tesoro sudista da duecentomila dollari. Sarà proprio per questo denaro che le strade dei tre personaggi finiranno per incontrarsi.
Ultimo film della cosiddetta "trilogia del dollaro", la pellicola è senza dubbio avvincente e non senza spunti interessanti di riflessione. Intanto però è bene partire dalla bravura dei tre protagonisti e dalla maestria di Ennio Morricone che in questo film ci regala alcune delle sue melodie più belle di sempre (splendida quella che accompagna il disorientato Tuco alla ricerca della tomba dove è nascosto il tesoro con un crescendo di note meraviglioso). Venendo poi al film in se non possono certo mancare nè i primi piani sugli occhi dei protagonisti nè le sparatorie. Il fatto che colpisce di più è la spietata critica sociale che si cela dietro l'opera con una profonda vena ironica (quando il Biondo e Tuco vedono all'apparenza soldati sudisti che in realtà sono nordisti con la divisa impolverata e il Biondo dice eh no Dio non è con noi perchè anche lui odia gli imbecilli regala una delle migliori battute). E poi ecco emergere lo sguardo sconfortato sulla guerra che altro non ha fatto se non creare morti, feriti e invalidi e il proliferare di criminali senza scrupoli da ambo le parti in cerca di far soldi. Emblematico il dialogo finale con il capitano nordista sull'inutilità di prendere un piccolo ponte che è già costato la vita di migliaia di soldati che resistono a questa massacrante prova solo bevendo. E poi le lande desolate, i deserti che sono l'unico punto da cui anche la guerra si tiene lontana e i religiosi che cercano di portare sollievo a tutte le vittime (altro emblematico e bellissimo dialogo quello tra Tuco e il fratello monaco quando il primo dice all'altro che nel loro povero villaggio per cercare di campare bisognava o fare il ladro o il prete). Insomma un vero e proprio capolavoro per gli amanti di Sergio Leone e gli appassionati di cinema in generale.
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