I soliti ignoti

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Squattrinati e disorganizzati... Valutazione 4 stelle su cinque

di chriss


Feedback: 41524 | altri commenti e recensioni di chriss
domenica 15 agosto 2010

Dopo il magnifico Ace in the hole, da un pò di tempo a questa parte, ho cominciato a vedere i film del passato. Oggi ho visto "I soliti ignoti" di Mario Monicelli. Certo, non ho potuto vivere la fine degli Anni 50' per motivi di età, quindi, di quel periodo storico, non ne so proprio nulla. Però, mi sono informato un pò dapertutto, almeno per cercare di scrivere una recensione decente. Quegli anni comprendevano il primo dopoguerra con conseguente ricostruzione: un momento delicato per l' Italia e le Nazioni che erano state coinvolte nella Seconda Guerra Mondiale. Il film, quindi, riflette quel drammatico dopoguerra di ricrescita e speranza. In quel periodo di crisi, anche d' identità, il Cinema fondò, non proprio inconsciamente, un nuovo genere che fu poi definito "commedia all' italiana". Non solo: con il termine "Neorealismo", oggi s' i intende un movimento culturale che si sviluppò durante quella Seconda Guerra e che influenzò tutto il cinema italiano. Quindi, dal punto di vista storico, questa commedia, ha già un grande valore, perché inserita in un contesto di sofferenza, di speranza, di attesa per un futuro migliore. Gli interpreti del film sono tutti attori davvero di livello. Chi più, chi meno, se la cavano tutti. Io, personalmente, ho molto apprezzato Vittorio Gassmann, Totò e Carlo Pisacane. Vedere, per esempio, il grande Gassman cadere sul ring, al primo pugno, è stato esilarante. Un colpo da K.O. anche per me. Una scena da immortalare in quanto non t' aspetti un pugile così scarso da andare giù facilmente, facendo la figura dell' idiota. Ma questo è solo l' inizio... Anche la piccola parte che recita Totò è degna di nota. O quella di Pisacane, in arte Capannelle, che sembra avere una fame veramente repressa. Questo particolare, ma anche altri, danno allo spettatore l' idea di quali anni di buio stessero vivendo gli italiani. Ed è proprio la fame che farà agire i nostri eroi. La fame e la povertà. Tutto molto divertente vero? Sì, ma con una grande amarezza di fondo... Ho annotato, sui miei personali appunti, almeno una decina di situazioni comiche e grottesche. Quando sfondano il muro della cucina, per esempio, pensando di trovarci la cassaforte, non ho potuto far altro che crollare davanti allo schermo. Una gag fantastica! Ma ce ne sono altre, davvero tutte al limite del grottesco. Non mi pento minimamente di averlo visto. Anzi, credo che in futuro conterò di vederne altri, anche per farmi un' idea più profonda di quel particolare periodo storico e di quell' intelligente comicità. Fa veramente impressione veder recitare tutti assieme quegli attori di quel calibro. Il manipolo di ladruncoli, disorganizzati peraltro, non se la passano nemmeno bene da un punto di vista economico. E qui mi voglio un attimo soffermare. Il film, dunque, presenta da un lato la sua prima faccia, quella della comicità intelligente fatta ad arte, e dall' altra, la miseria. La condizione di vita di questo manipolo di uomini squattrinati e disorganizzati è al limite della sopravvivenza! E' questa sua seconda faccia che mi interessa di più e che, soprattutto, mi ha colpito di più: l' amarezza rappresentata da Monicelli è altrettanto rappresentata (e recitata) con grande dignità da tutti i nostri attori. I quali, fallito il colpo, anzichè disperarsi o scappare, siedono a tavola per mangiare, come se non fosse successo nulla: una cosa mai vista! In questo film si ride tanto su un gruppo di uomini poveri e disorganizzati che pensa di intendersi di come scassinare una cassaforte. Un gruppo di amici che crede di diventar ricco e di poterne godere in futuro, vista la povertà che c' è in giro. Ecco, la grandezza di questo film sta in questa folle e disarmante contrapposizione: la povertà da una parte vissuta con dignità ed allegria ed il sogno (miseramente fallito) di poter aspirare ad una vita migliore dall' altra. Davvero geniale! E lo è ancora di più se pensiamo che nel film non si sente nemmeno una parolaccia. Al confronto, certe commedie di oggi, impallidirebbero di fronte a questo audace capolavoro. Audace per: attori di calibro, capacità di far ridere nella tristezza, nella povertà, nella miseria. Quattro stelle, ma non per demerito del film, ma del mio: non sono riuscito a cavarmela meglio di così in questa recensione, visto che è la prima volta che vedo un' opera del 1958. Spero di esser perdonato da Mymovies e da chi la leggerà: quel periodo storico, oltre che sconosciuto per me, per motivi di età non mi appartiene. Chriss...

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