il cinefilo
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venerdì 3 dicembre 2010
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la commedia all'italiana prima dell'abisso
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I SOLITI IGNOTI di Mario Monicelli è considerato(giustamente)uno dei più importanti esempi di"caper movie"(filone cinematografico,molto prolifico,legato esclusivamente alle vicende dei rapinatori e dei loro audaci"colpi")del cinema nostrano degli anni cinquanta.
La categoria delle"commedie all'italiana"verrà coniata diversi anni dopo e di cui,da subito,il classico di M.Monicelli riuscirà a farne parte a pieno titolo...e se ne comprende anche il perchè a giudicare dai dialoghi comici e fulminanti e dalla geniale galleria di personaggi che attraversano la storia(con un cast che molti definirebbero di"alto livello"grazie alla presenza di attori come Marcello Mastroianni,Antonio De Curtis(il leggendario totò)che interpreta l'ex ladro Dante Cruciani,Carlo Pisacane,Claudia Cardinale e Vittorio Gassman).
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I SOLITI IGNOTI di Mario Monicelli è considerato(giustamente)uno dei più importanti esempi di"caper movie"(filone cinematografico,molto prolifico,legato esclusivamente alle vicende dei rapinatori e dei loro audaci"colpi")del cinema nostrano degli anni cinquanta.
La categoria delle"commedie all'italiana"verrà coniata diversi anni dopo e di cui,da subito,il classico di M.Monicelli riuscirà a farne parte a pieno titolo...e se ne comprende anche il perchè a giudicare dai dialoghi comici e fulminanti e dalla geniale galleria di personaggi che attraversano la storia(con un cast che molti definirebbero di"alto livello"grazie alla presenza di attori come Marcello Mastroianni,Antonio De Curtis(il leggendario totò)che interpreta l'ex ladro Dante Cruciani,Carlo Pisacane,Claudia Cardinale e Vittorio Gassman).
La bravura di regista e interpreti riesce a fare sprizzare,da tutti i pori,quella simpatia che contribuirà a renderlo celebre anche a livello internazionale e resta umoristicamente bellissima la sequenza finale in cui i ladri si consolano con la pasta e i ceci.
Ho deciso di assegnare al film cinque stelle prevalentemente per la distanza incolmabile e"negativamente spettacolare"che corre tra la commedia nostrana degli anni del film in questione e quella"attuale"che sembrerebbe impantanata di tre o quattro tacche sotto le soglie della decenza.
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bianconero69
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giovedì 19 maggio 2005
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sono romani e non milanesi...
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L'autista del Totocalcio ha riferito di aver sentito chiaramente la seguente imprecazione: "ahio oddio mannaggia la zozza", da un giovane alto bello sbarbato, le indagini si spostano nella capitale, aoh! e semo fregati!
Renato Salvatori diceva con la massima naturalezza quella che oggi è a mio modesto avviso una delle battute più spettacolari e indelebili nella memoria di ogni innamorato del Nostro Cinema. Per me, che ne sono perdutamente innamorato, cinema italiano significa quello di gran classe di quegli anni, gli anni dei Soliti Ignoti,gli anni 50 e 60, gli anni della non-volgarità,del buon gusto e della maniera che oggi è decisamente estinta, precisamente estinta a partire dai primi settanta con quello schifo di film di serie D che tutti conosciamo (non vorrei qui offendere attori/trici e registi talmente mediocri e volgari da meritare la censura perpetua).
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L'autista del Totocalcio ha riferito di aver sentito chiaramente la seguente imprecazione: "ahio oddio mannaggia la zozza", da un giovane alto bello sbarbato, le indagini si spostano nella capitale, aoh! e semo fregati!
Renato Salvatori diceva con la massima naturalezza quella che oggi è a mio modesto avviso una delle battute più spettacolari e indelebili nella memoria di ogni innamorato del Nostro Cinema. Per me, che ne sono perdutamente innamorato, cinema italiano significa quello di gran classe di quegli anni, gli anni dei Soliti Ignoti,gli anni 50 e 60, gli anni della non-volgarità,del buon gusto e della maniera che oggi è decisamente estinta, precisamente estinta a partire dai primi settanta con quello schifo di film di serie D che tutti conosciamo (non vorrei qui offendere attori/trici e registi talmente mediocri e volgari da meritare la censura perpetua).
Stava prendendo corpo, per fortuna subito bollata,nel mondo decadente della nostra tv,l'idea di rivalutare e rimandare in onda quell'orrore come caro vecchio kitsch cinematografico nazionale,tipico di quegli anni,come se con i rifiuti si potesse dare vita ad una sorta di Italian Graffiti di quel genere...
Cambiano le epoche e con esse anche i gusti del pubblico;peccato che,almeno quello italiano sia sempre più cafone,che il buon gusto non sia il suo forte e che programmi edonistici fatti su misura per i ragazzini (oggi l'italiano medio è ragazzino almeno fino ai trent'anni...)siano il principale interesse in tv, quella tv che impone conduttori con il tono sottile di "o mangi questa minestra..." Ma quando, la tv diverrà davvero interattiva? Quando potremo dire alla conduttrice o al conduttore della domenica: ci hai rotto le...vattene, basta! Forse mai,ai signori della scatola parlante va bene così.
Cari Soliti Ignoti, dove siete voi, con il vostro mondo semplice ed educato...Con il vostro bianconero splendido e romantico che non mi stanco mai di rivedere. Peppe er pantera, Piede Amaro,Ferribotte,Capannelle,Mario Angeletti,Dante Cruciani,Virgilio il milanese,Cosimo,Tiberio Braschi il fotografo,Carmela...tutti presenti lassù nell'olimpo: oeh ti! Mando macchina a prendervi, tutto calcolato, tutto previsto...
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siper
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venerdì 3 dicembre 2010
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signori, la "commedia all'italiana"
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Lo straordinario e, ormai purtroppo, rimpianto maestro Mario Monicelli dirige una delle pietre miliari della cinematografia europea: “I soliti ignoti”. Questa è la storia di un gruppo di ladruncoli nullafacenti della Roma degli anni ’50 tra i quali il pugile Peppe( Vittorio Gassman), il fotografo e “mammo” Tiberio (Marcello Mastroianni), il siciliano all’antica Michele (Tiberio Murgia) che veglia sull’illibatezza della sorella Carmela (Claudia Cardinale), il giovane Mario (Renato Salvatori) e l’affamatissimo Capannelle (Carlo Pisacane). A questa allegra brigata si presenta l’occasione di scassinare la cassaforte del monte dei pegni di Roma sfondando la parete dell’appartamento adiacente, dove lavora a servizio Nicoletta (Carla Gravina) verso la quale si rivolgeranno , per questo motivo, le avances (inutili) di Peppe.
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Lo straordinario e, ormai purtroppo, rimpianto maestro Mario Monicelli dirige una delle pietre miliari della cinematografia europea: “I soliti ignoti”. Questa è la storia di un gruppo di ladruncoli nullafacenti della Roma degli anni ’50 tra i quali il pugile Peppe( Vittorio Gassman), il fotografo e “mammo” Tiberio (Marcello Mastroianni), il siciliano all’antica Michele (Tiberio Murgia) che veglia sull’illibatezza della sorella Carmela (Claudia Cardinale), il giovane Mario (Renato Salvatori) e l’affamatissimo Capannelle (Carlo Pisacane). A questa allegra brigata si presenta l’occasione di scassinare la cassaforte del monte dei pegni di Roma sfondando la parete dell’appartamento adiacente, dove lavora a servizio Nicoletta (Carla Gravina) verso la quale si rivolgeranno , per questo motivo, le avances (inutili) di Peppe. Per effettuare il colpo i nostri eroi si rivolgeranno allo specialista in scasso Dante Cruciani (Totò) con risultati esilaranti facilmente intuibili. Nonostante siano passati oltre 50 anni dall’uscita del capolavoro di Monicelli, questa pellicola risulta ancora molto attuale e appassionante. Per tutta la durata del film si ha la sensazione di essere dinanzi ad un vero e proprio capolavoro che attacca lo spettatore allo schermo e le quasi due ore di proiezione filano via lisce come l’olio lasciando un po’ di amarezza quando si arriva alla fine, è uno di quei film che vorremmo non finissero mai. La straordinaria capacità interpretativa dei personaggi, poi, è il surplus che consente il salto di qualità verso l’olimpo della cinematografia universale. Si parla spesso di commedia all’italiana riferendosi al ciclo della commedia sexy anni ’70, basta guardare “I soliti ignoti” per capire che la vera commedia italiana è questa, la commedia di Gassman,De Sica, Totò, Sordi, Manfredi e tanti altri che hanno contribuito all’ascesa di un genere tutto italiano nel resto del mondo. La grande forza del film di Monicelli è quella di raccontare una realtà difficile nella sua accezione comica, la comicità di quest’opera sta, infatti, nel ribaltare quella drammaticità tipica della disperazione di riuscire a sbarcare il lunario, facendola diventare una magica e romantica pagina comica della storia d’Italia di quegli anni.
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antonio canzoniere
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martedì 25 settembre 2012
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la summa della commedia italiana
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E’ la storia di un gruppo di simpatici ladri che nella Roma anni ’50 (ma mai così attuale), tentano il colpo della vita. Falliscono e si dividono dopo un piatto di spaghetti. Finale simpaticissimo ma amaro. Capolavoro assoluto della commedia italiana, caposaldo della carriera di Monicelli e degli interpreti principali, i cui personaggi diventarono icone. Age, Scarpelli e la d’Amico con la loro sceneggiatura hanno inaugurato un neorealismo comico che ha le sue basi nelle movenze, i gesti, le parole, la recitazione mostruosa degli attori, che in virtù di una naturalezza impressionante rendono reali ed attuali i personaggi, facendoceli amare, ridendo e piangendo con loro.
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E’ la storia di un gruppo di simpatici ladri che nella Roma anni ’50 (ma mai così attuale), tentano il colpo della vita. Falliscono e si dividono dopo un piatto di spaghetti. Finale simpaticissimo ma amaro. Capolavoro assoluto della commedia italiana, caposaldo della carriera di Monicelli e degli interpreti principali, i cui personaggi diventarono icone. Age, Scarpelli e la d’Amico con la loro sceneggiatura hanno inaugurato un neorealismo comico che ha le sue basi nelle movenze, i gesti, le parole, la recitazione mostruosa degli attori, che in virtù di una naturalezza impressionante rendono reali ed attuali i personaggi, facendoceli amare, ridendo e piangendo con loro. Il bianconero di Gianni Di Venanzo rende il tutto un dimensione underground e poetica, facendo il verso a Pasolini e alla sua tragicità, in sintonia con le musiche jazz di Umiliani. Gassman istrionico, radioso Salvatori, Mastroianni irresistibile, Murgia e Campanelle fanno crepare dalle risate, Totò impartisce lezioni di comicità nella scena dello scasso e la Cardinale semper fulgida est. Premiato a Locarno e 2 Nastri d’Argento piuttosto riduttivi. Nomination all’Oscar non vinta (Che schifo!). Due seguiti e due remake a Hollywood.
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parsifal
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mercoledì 19 aprile 2017
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castigat ridendo mores
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Monicelli, regista e autore di grande spessore, tanto da essere considerato una colonna portante del cinema italiano del ‘900, con la seguente pellicola, la cui sceneggiatura venne firmata oltre che dal medesimo, da Age, Scarpelli e D’amico, dà vita ad un nuovo genere cinematografico, ovvero la commedia all’italiana.
L’intento iniziale era di portare a termine una parodia del genere noir ispirandosi in particolare a “ Rififì”, ma nel corso del tempo , il film divenne il capostipite di un genere a sé, che prendendo spunto dal neorealismo, ossia la narrazione cinematografica dei difficili tempi che l’Italia attraversava in quel periodo storico, riproponeva i medesimi scenari in chiave ironica e talvolta grottesca.
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Monicelli, regista e autore di grande spessore, tanto da essere considerato una colonna portante del cinema italiano del ‘900, con la seguente pellicola, la cui sceneggiatura venne firmata oltre che dal medesimo, da Age, Scarpelli e D’amico, dà vita ad un nuovo genere cinematografico, ovvero la commedia all’italiana.
L’intento iniziale era di portare a termine una parodia del genere noir ispirandosi in particolare a “ Rififì”, ma nel corso del tempo , il film divenne il capostipite di un genere a sé, che prendendo spunto dal neorealismo, ossia la narrazione cinematografica dei difficili tempi che l’Italia attraversava in quel periodo storico, riproponeva i medesimi scenari in chiave ironica e talvolta grottesca. Tutto era permeato da un’amara ironia, che perseguita i protagonisti come la malasorte che sovente li accompagna.
Cosimo, delinquente abituale ormai sul viale del tramonto, tenta l’ennesimo furto per restare a galla, ma viene colto sul fatto. Capannelle (Carlo Pisacane) suo complice , scampato alla cattura, cerca nel loro ambiente qualcuno che sia disposta a fare da “ pecora” , ossia a costituirsi per sobbarcarsi la detenzione al posto suo. Entra in contatto con Mario ( Renato Salvatori) orfano affezionato alle operatrici dell’orfanotrofio in cui è cresciuto, timorato e non incline a simili compromessi, Tiberio ( Marcello Mastroianni) fotografo squattrinato, desideroso di “ lavoretti d’ogni genere” ma con la fedina penale troppo lunga per un impegno simile, Ferribotte ( Tiberio Murgia) geloso della graziosa sorella ( Claudia Cardinale ) e non certo incensurato per ultimo Peppe er Pantera ( Vittorio Gassman) pugile in declino ed incensurato che accetterà suo malgrado a causa dell’ennesima sconfitta. In carcere conoscerà Cosimo , rimasto in carcere a causa dello scetticismo del giudice sulla sua innocenza, che gli rivelerà un particolare interessante; come entrare al Monte di Pietà , nella stanza della cassaforte, da un appartamento disabitato adiacente ad esso. Peppe, dopo aver estorto con l’inganno la confidenza di Cosimo , esce e si mette in moto. Viene subito rintracciato dai compagni di (s)ventura, tra cui anche la donna di Cosimo, Norma ( Rossana Rory) doppiata da Monica Vitti. L’appartamento in questione non è sfitto e qui entra in ballo anche una giovanissima Carla Gravina, collaboratrice domestica delle anziane proprietarie anche se in un primo momento dichiara di essere la loro nipote. Iniziano una lunga serie di peripezie dei nostri antieroi, che li condurranno all’incontro con Dante Cruciani, ( Totò) , il maestro delle casseforti, dal quale prenderanno lezioni su come intervenire sulla “ Comare” . Gag molto esilaranti si susseguono, con ritmo narrativo decisamente veloce, sostenuto dalla indiscutibile bravura di tutti gli attori presenti. Si giunge all’episodio culminante , in cui la cialtroneria , individuale e di gruppo, oltre ad una completa imperizia in materia, li porta ad una fine ingloriosa ma non certo cruenta. Torneranno alle loro grottesche e quotidiane miserie, senza colpo ferire e continuando ad inseguire il sogno del “ Gran colpo risolutore”. Film epocale, di notevole spessore e che nasconde, come molte altre pellicole che seguirono, molte amare verità , presentate con il sorriso.
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luca scialò
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venerdì 16 luglio 2010
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un gruppo di ottimi attori per un film esilarante
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Un gruppo di amici romani vive di espedienti e qualche piccolo furto qua e là; cercheranno però di compiere il colpo grosso, facendosi aiutare da un maestro scassinatore.
Il film prevede la presenza di tanti ottimi attori della commedia all'italiana: Mastroianni, Gassman, Salvatori, Murgia, Pisacane, e quella, seppur breve, di Totò come ciliegina sulla torta. Bravo Monicelli a raccontare l'Italia dei "ladri di polli" ingenui del dopoguerra.
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greatsteven
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venerdì 21 luglio 2017
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attori fenomenali per un divertimento d'eccezione!
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I SOLITI IGNOTI (IT, 1958) diretto da MARIO MONICELLI. Interpretato da VITTORIO GASSMAN, MARCELLO MASTROIANNI, TOTò, CARLA GRAVINA, CLAUDIA CARDINALE, RENATO SALVATORI, TIBERIO MURGIA, CARLO PISACANE, MEMMO CAROTENUTO
Una combriccola sgangherata di ladruncoli di quart’ordine lavora a Roma nei quartieri poveri, ed è composta da sette individui: Peppe er Pantera, pugile fallito che si fa un anno in gattabuia con la condizionale per aver cercato di fungere da "pecora"per Cosimo, secondo componente dello scalcinato gruppo, taccheggiatore che finisce dentro anche lui per aver tentato di scippare un’automobile, e che esce di galera soltanto grazie ad un’amnistia per poi finire travolto da un tram nel corso di un ulteriore ladrocinio; Norma, compagna di Cosimo; Mario Angeletti, che può vantare ben tre madri che l’han cresciuto all’orfanotrofio e che rivolge le sue attenzioni sentimentali a Carmela, sorella di Michele Ferribotte, siciliano basso e mingherlino; Capannelle, vecchietto milanese dalla parlata spigliata; e Tiberio, fotografo con un bambino piccolo a carico e la moglie dietro le sbarre per contrabbando di sigarette.
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I SOLITI IGNOTI (IT, 1958) diretto da MARIO MONICELLI. Interpretato da VITTORIO GASSMAN, MARCELLO MASTROIANNI, TOTò, CARLA GRAVINA, CLAUDIA CARDINALE, RENATO SALVATORI, TIBERIO MURGIA, CARLO PISACANE, MEMMO CAROTENUTO
Una combriccola sgangherata di ladruncoli di quart’ordine lavora a Roma nei quartieri poveri, ed è composta da sette individui: Peppe er Pantera, pugile fallito che si fa un anno in gattabuia con la condizionale per aver cercato di fungere da "pecora"per Cosimo, secondo componente dello scalcinato gruppo, taccheggiatore che finisce dentro anche lui per aver tentato di scippare un’automobile, e che esce di galera soltanto grazie ad un’amnistia per poi finire travolto da un tram nel corso di un ulteriore ladrocinio; Norma, compagna di Cosimo; Mario Angeletti, che può vantare ben tre madri che l’han cresciuto all’orfanotrofio e che rivolge le sue attenzioni sentimentali a Carmela, sorella di Michele Ferribotte, siciliano basso e mingherlino; Capannelle, vecchietto milanese dalla parlata spigliata; e Tiberio, fotografo con un bambino piccolo a carico e la moglie dietro le sbarre per contrabbando di sigarette. Grazie ad una soffiata, sanno che c’è una cassaforte stracoma di preziosi al Monte di Pietà, in una stanza adiacente ad un appartamento sfitto e disabitato. Reclutano Dante Cruciani, esperto scassinatore ora in pensione che li istruisce sull’apertura furtiva di tutti i tipi di casseforti. La preparazione per il colpo, che tutti sperano possa fruttare un cospicuo gruzzolo a ciascun membro, non è però facile: bisogna prima di tutto irretire e allontanare la servitù dall’appartamento, rappresentata dall’innocente e delicata Nicoletta, che presta servizio come donna delle pulizie per conto delle zie. A questo ci pensa Peppe, dando sfoggio del suo ingenuo fascino virile. La notte concordata per il colpo, però, Mario si ritrova a dover desistere per restare a vegliare su Carmela, dietro esplicita richiesta di Ferribotte, che tiene la sorella chiusa in casa per preservarne l’onore. Così, a fare il colpo, sono in quattro: Tiberio (che ha il braccio ingessato per la telecamera rubata ad un rivenditore al mercato rionale, che per il furto lo ha malmenato), Peppe, Ferribotte e Capannelle. Armati di tronchesi, sega circolare e grimaldello, si introducono nell’edificio attraverso la carbonaia, passano lungo il cortile e infine accedono agli interni. Ma quando è il momento di forare la parete per accedere alla camera della cassaforte, dimenticano che certi mobili son stati spostati e dunque bucano il muro sbagliato, ritrovandosi nella cucina. Si consolano mangiando una cena a base di involtini e pasta ai ceci. Il giorno dopo, Tiberio piglia il tram e ritorna a casa, Ferribotte aspetta il suo a sua volta e Peppe finisce accidentalmente in un cantiere edile a lavorare, con Capannelle che intanto ne viene sbattuto fuori per l’età avanzata. La migliore commedia all’italiana degli anni ’50. Un capolavoro di spiritosità, arguzia, autoironia e divertimento mai fine a sé stesso. Con una colonna sonora divenuta ormai un leitmotiv ricorrente quando si raccontano storie a base di microcriminali di mezza tacca che architettano imprese per loro impensabili, è una vicenda che ha fatto epoca quando uscì e continua a costituire ancora oggi un caposaldo di un genere purtroppo tramontato, e anche infelicemente, ma che toccò con questo film i suoi fasti maggiori e il suo apogeo più strabiliante. Un cast di interpreti uno più in forma dell’altro, a partire da V. Gassman (che si guadagnò un Nastro d’Argento per il miglior attore), che recita la parte di protagonista con la mancanza di garbo esilarante e il piglio autoritario che spesso definivano i suoi personaggi dominati al contempo da un’irruenza prorompente e una faciloneria da scialacquare, senza poi dimenticare: il bravissimo Mastroianni con neonato alle sue dipendenze, uomo di tecnologia molto insicuro sulle proprie relative competenze, ma molto pratico nei ragionamenti; C. Pisacane, il cui vecchietto ciarliero e querulo di bassa statura si è ormai trasformato in un intramontabile e divertentissimo tormentone; T. Murgia, alla sua prima parte importante che, malgrado le origini sarde, imprime al suo siculo un accento di sincera energia recitativa; il 25enne R. Salvatori, che scambia una carrozzina per tre ombrelli, birichino e atletico, che affronta le sue vesti con nonchalance e un verace umorismo romanesco; C. Gravina, che raffigura la delicatezza e la grazia senza la minima macchia, perfetta nella parte della servetta che però sa farsi intendere quando vuole e non permette a chicchessia di metterle i piedi in testa per una qualsivoglia ragione prevaricante; R. Rory, doppiata da Monica Vitti, che strappa l’applauso nella scena del ballo quando sbatte la borsetta in faccia a Gassman con dentro il posacenere; la 19enne C. Cardinale, anche lei al suo primo ruolo che conta, nelle vesti della sorella solo all’apparenza candida, ma in verità provvista di una furbizia non comune nella conoscenza dell’altro sesso; e infine l’incommensurabile e indimenticato Totò che interpreta il professionista pensionato dello scasso con la sua consueta mistura efficacissima di recitazione a braccio, sarcasmo pungente e linguaggio che fa il funambolo sulle correttezze grammaticali, agitandosi ogni volta che vede dei brigadieri nelle vicinanze perché vuole mostrarsi pulito e ormai lontano dalla delinquenza. Un altro Nastro d’Argento andò all’ottima sceneggiatura di Monicelli, scritta con Age & Scarpelli e la formidabile Suso Cecchi D’Amico: un copione che rispetta i tempi comici con una precisione quasi commovente, con un gioco ad incastri delle gag che denota una profonda conoscenza dell’ambiente, drammaturgicamente inteso, della malavita romana e dei meccanismi che la animano, realizzati mediante i placidi lazzaroni che la mettono in pratica con gli esiti fallimentari che lo spettatore conosce vedendoli nella loro azione incerta e zoppicante. Una lode debita va anche alla splendida fotografia in bianco e nero del maestro Gianni Di Venanzo. Molti critici sostengono che sia la prima commedia all’italiana in cui compare la morte (Carotenuto investito dal mezzo pubblico, anch’egli funzionale, spiritosamente arcigno e comico nel ruolo di Cosimo, il galeotto più di tutti marcito in prigione, che vorrebbe rinunciare alla parte poco onorevole del carcerato per mettere le mani su un mucchio consistente di denaro e rifarsi con rapidità una vita fuori dall’ambiente carcerario, da lui odiato). Un caposaldo del genere cinematografico italiano per eccellenza che non smetterà mai di far scuola per tutti i giovani cineasti che si vogliano cimentare nell’edificazione di film comici atti a suscitare anche simpatia per personaggi disonesti ma in fondo simpatici, attenti più ai sotterfugi clandestini che all’onestà, ma tutti mossi da una generale bontà d’animo finale che li riscatta. Offrendo al pubblico un occhio di riguardo per poterli apprezzare e ricordare anche fuori dall’ambito cinematografico, e per la precisione dentro un folto immaginario collettivo che è bene non venga mai obliato.
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stefanocapasso
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martedì 8 maggio 2018
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la costrizione delle classi sociali
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Un gruppo di squattrinati della periferia romana, si mette insieme con l’idea di fare un colpo che dovrebbe svoltare le loro esistenze. Sono ladruncoli senza nessuna capacità, mossi soprattutto dalla poca attitudine al lavoro. Si rivolgono ad un maestro scassinatore che li preparerà per il furto nella casa di signori dove lavora una ragazza che nel frattempo ha cominciato a flirtare col capo banda.
Mario Monicelli firma uno dei più grandi classici della commedia all’italiani, probabilmente il vero capostipite, il film che definisce i nuovi canoni. La commedia diventa sarcastica e tratta del soggetto che è immerso in una società che comincia a non comprendere più, come esito del boom economico.
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Un gruppo di squattrinati della periferia romana, si mette insieme con l’idea di fare un colpo che dovrebbe svoltare le loro esistenze. Sono ladruncoli senza nessuna capacità, mossi soprattutto dalla poca attitudine al lavoro. Si rivolgono ad un maestro scassinatore che li preparerà per il furto nella casa di signori dove lavora una ragazza che nel frattempo ha cominciato a flirtare col capo banda.
Mario Monicelli firma uno dei più grandi classici della commedia all’italiani, probabilmente il vero capostipite, il film che definisce i nuovi canoni. La commedia diventa sarcastica e tratta del soggetto che è immerso in una società che comincia a non comprendere più, come esito del boom economico. I protagonisti trovano la loro salvezza solo quando capiscono che lo status sociale non si può cambiare tramite scorciatoie, usando mezzi che peraltro non gli appartengono. Sono antieroi votati al fallimento che possono trovare la loro strada solo nell’accettazione della loro umile condizione di lavoratori della periferia.
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emanuele81
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martedì 16 gennaio 2007
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tre stelle e mezzo
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Film che rispecchia le difficoltà della classe operaia italiana degli anni '50 attraverso la coloratissima prospettiva di una combriccola di "perdigiorno" che, un pò per propria scelta ed un pò perchè avviliti dalle evidenti difficoltà economiche e sfiduciati dalla mancanza di buoni presupposti e rosee prospettive di trovare un lavoro degno di ogni essere umano, si ritrovano accomunati dal sogno di fare il colpaccio che "sistemi" loro e le loro famiglie per tutta la vita; Non sono professionisti o genii gel crimine, ma dei poveri disgraziati che hanno sempre vissuto di piccole truffe da quattro soldi e credono di "operare scientificamente" ma si ritrovano in balìa della fortuna, ed è proprio questo che rende simpatici i personaggi e divertenti le loro vicende.
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Film che rispecchia le difficoltà della classe operaia italiana degli anni '50 attraverso la coloratissima prospettiva di una combriccola di "perdigiorno" che, un pò per propria scelta ed un pò perchè avviliti dalle evidenti difficoltà economiche e sfiduciati dalla mancanza di buoni presupposti e rosee prospettive di trovare un lavoro degno di ogni essere umano, si ritrovano accomunati dal sogno di fare il colpaccio che "sistemi" loro e le loro famiglie per tutta la vita; Non sono professionisti o genii gel crimine, ma dei poveri disgraziati che hanno sempre vissuto di piccole truffe da quattro soldi e credono di "operare scientificamente" ma si ritrovano in balìa della fortuna, ed è proprio questo che rende simpatici i personaggi e divertenti le loro vicende...Da vedere!
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[+] !!!
(di alex)
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(di nico)
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