Giochi d'estate

Estate in un camping sulle coste del grossetano. Nic, dodici anni, ha un fratello più piccolo, un padre volgare e manesco e una madre sempre sul punto di giungere a una separazione definitiva ma apparentemente incapace di volerla veramente. Marie, coetanea di Nic che vive a Ginevra ma parla bene l'italiano, ha una madre che si ostina a volerle negare tutta la verità sulle sorti di un padre che lei non ha mai conosciuto. I due si incontrano e danno vita a una piccola banda dedita a giochi che spesso riproducono le loro insicurezze.
Rolando Colla con questo film sembra essere in ricerca così come i suoi personaggi. Realizza infatti un'opera che prende respiro in progress sia per quanto riguarda la scrittura (anche se alcune battute suonano come poco verosimili) sia per quanto concerne la direzione degli attori. In questo finisce con l'aderire a una vicenda in cui i più giovani si trovano in balia di un mondo adulto incapace di offrire loro certezze. La coppia dei genitori di Nic si crogiola quasi in una ripetitività di violenza e apparente desiderio reciproco totalmente ignara del significato che una famiglia può e deve avere per un essere in formazione. La madre di Marie 'vuole' che la figlia sia serena senza in realtà fare nulla perché ciò accada. C'è poi il padre del ragazzino di origine asiatica pronto a punire ma restando stabilmente sullo sfondo, privo di un reale interesse per il presente e il futuro del figlio. Perché Giochi d'estate è un film su preadolescenti derubati di un domani degno di essere vissuto i quali cercano a tentoni delle modalità di relazione di cui non gli sono stati mai non insegnati ma 'mostrati' i più elementari rudimenti. Sono figli della velleità di adulti che a parole si dichiarano genitori ma che nei fatti li spingono a giochi in cui il sadismo si sposa con la dolorosa ricerca del 'non provare nulla'. Dinanzi a un mondo che non offre prospettive non sembra restare altro ma il 'sentire' finisce con il fare irruzione in animi non ancora del tutto contaminati. Il crescere finisce così con il venire marcato da un dono. Che non è quello facile di una collanina vinta al tiro a segno ma quello, che segna nel profondo, di una visita a un luogo in cui morte e affermazione della vita possano finalmente ricongiungersi. 