Anno | 2008 |
Genere | Commedia |
Produzione | Italia |
Regia di | Claudio Serughetti |
Attori | Claudio Serughetti, Sarah Maestri, Vanessa Scalera, Veronica Barbatano, Sarah De Marchi, Maria Rita Cardella, Marcello Prayer, Fabrizio Rongione Rosalinda Celentano, Dolcenera, Tinto Brass, Cristina Moglia, Ignazio Oliva, Angelo Colazingari, Renato De Carmine, Gianluca De Maria, Gianni Franco, François Montagut, Guido Roncalli, Noemi Serracini. |
Uscita | venerdì 23 maggio 2008 |
MYmonetro | 2,29 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Cinque giovani ragazze, aspiranti attrici e coinquiline, in cerca di un film. Disposte a tutto, tra gelosie e ripicche. In Italia al Box Office Il nostro Messia ha incassato 7,5 mila euro .
CONSIGLIATO NÌ
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In un'Italia che più contemporanea non si può, cinque giovani fanciulle condividono a Roma un appartamento, diverse condizioni di precariato ed una comune velleità da attrici. L'arrivo di un ospite fra le mura di casa, un filmmaker italo-francese in cerca di un produttore, comporta ingenti squilibri nei rapporti fra le ragazze, scatenando gelosie ed arrivismi, e allo stesso tempo alza il velo su un ambiente cinematografico in grossa crisi.
Il cinema indipendente ed in particolar modo le opere prime in Italia paiono vistosamente arrancare, in termini di qualità e visibilità, rispetto a quelli degli altri paesi. Se è vero che negli Stati Uniti la definizione è ormai pressoché divenuta un'etichetta estetica standardizzata e che nel resto dell'Europa è forse ancora troppo legata ad una deriva della politique des auteurs, in Italia soffre di gravi deficienze economiche e creative.
Il nostro Messia è, in questo senso, un'opera realmente indipendente (non a caso, vincitrice di una menzione al RIFF, Festival del Cinema Indipendente, nel 2007). È coraggiosamente indipendente in quanto girata in digitale da un regista-attore-sceneggiatore-compositore, e realizzata a costi bassissimi che vedono coinvolti i membri della stessa equipe tecnica e artistica con un intelligente sistema di redistribuzione delle quote. Ed è tuttavia infelicemente indipendente nell'estrema superficialità e sciatteria con cui conduce la sua sacrosanta crociata contro la "atmosfera da genocidio culturale" di un'Italia tragicamente attuale. Dei personaggi ben oltre la soglia del macchiettitistico (su tutti il cinico produttore, nipote di un influente uomo politico) e vari episodi, che tendono ad appesantire il discorso critico laddove sarebbe stato più opportuno un approccio sottile ed arguto o una qualche umiltà intellettuale, rendono il film per certi aspetti ridicolo e per altri indebitamente pretenzioso. Soprattutto considerando che l'importante messaggio etico e militante contro la sfrenata ambizione della società moderna e la politica dei finanziamenti cinematografici in Italia, viene spesso rappresentato con uno stile ed una recitazione piattamente "televisivi". Oppure attraverso un sottotesto di rimandi più o meno espliciti al cinema di Fellini e Pasolini.
Quest'ultimo in particolare viene più volte apertamente citato: da una trama che, come visto, riprende a grandi linee il nucleo narrativo di Teorema; da una lunga sequenza sul litorale di Ostia con una visita al monumento a lui dedicato; ed infine da un Tinto Brass nelle vesti di simpatico demiurgo, le cui esplicazioni critiche poste in apertura e chiusura del film risultano ridondanti e pleonastiche a fini comprensivi. È noto il disgusto che Pasolini nutriva per l'ignoranza e la bassezza morale dell'etica neocapitalista, ma è anche importante ricordare ciò che questa immensa figura intellettuale diceva riguardo quei giovani contestatori che "credono di spezzare il cerchio, e invece non fanno altro che rinsaldarlo".
Come nell'Adorabile descritto da Arthur Rimbaud, come Terence Stamp nel Teorema pasoliniano, l'Ospite inatteso «è venuto, se n'è andato, e forse non tornerà mai più». Citazioni colte e un fin troppo esplicito omaggio a Pier Paolo Pasolini, per raccontare l'arrivo di un filmaker italo-francese (lo stesso regista Claudio Serughetti) nell'appartamento romano di cinque aspiranti attrici.
La difficoltà di girare film in Italia. Di questo tratta l'opera di Claudio Serughetti, autore laureato in psicopedagogia, pittore e musicista. Il suo alter ego nel film, Julien, è un regista francese di origini italiane che torna per incontrare produttori per il suo film. Vive nell'appartamento di cinque ragazze, tutte aspiranti attrici, che interpretano il suo arrivo come la grande occasione e gli [...] Vai alla recensione »
Se uno chiama un film Il nostro messia, e oltre che a dirigerlo interpreta anche chi dà il nome al titolo, o è un pazzo o è un genio. Claudio Serughetti, il cui talento è incontrollabile quanto l'esuberanza, è entrambe le cose. Con un lungometraggio che segue esperienze estere al limite dello psichedelico, esce in Italia sfidando convenzioni e convinzioni.