Lietta Tornabuoni
La Stampa
«Nemmeno il destino», titolo del film di Daniele Gaglianone, è un verso della vecchia canzone italiana «Nessuno» (Nessuno, ti giuro, nessuno, nemmeno il destino ci può separare...) cantata al festival di Sanremo 1959 da Betty Curtis e Wilma De Angelis, resa poi famosa in versione urlata e terzinata da Mina: ma per il regista rappresenta forse soprattutto la forza di memoria e struggimento delle canzoni, l’emblema di un passato da cui non si può separarsi. Molto interessante, il film è la storia di due ragazzi amici di 15-17 anni, abitanti in una città innominata, del loro tentativo di salvarsi dal mondo in cui vivono. [...]
di Lietta Tornabuoni, articolo completo (2207 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 1 novembre 2004