Lincoln |
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Un film di Steven Spielberg.
Con Daniel Day-Lewis, Sally Field, David Strathairn, Joseph Gordon-Levitt, James Spader.
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Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 150 min.
- USA, India 2012.
- 20th Century Fox Italia
uscita giovedì 24 gennaio 2013.
MYMONETRO
Lincoln ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Tributo apologetico e poco più
di hernanFeedback: 526 | altri commenti e recensioni di hernan |
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sabato 26 gennaio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Premesso che un giudizio negativo va sul film nel suo complesso, perchè poco c'è da dire alle doti di regia di Steven Spielberg, è pur vero che da un film pluricandidato agli Oscar ci si aspettasse qualcosa di eccezionale. C'è ben poco, invece, oltre la ridondante celebrazione di Abraham Lincoln, uomo e presidente della nazione tra le più autocelebrative dai tempi della propaganda augustea. Tuttavia non era nell'intenzione di Spielberg unl'inchiesta storica su una delle pagine più sanguinose della storia degli Stati Uniti, nè ci si deve aspettare tanto. Messi da parte i sentimenti più volgarmente antiamericani (e forse più storicamente fondati), guardando "Lincoln" si assiste ad una lezione accademica di cinema dal grande Spielberg, la cui mano si vede e riconosce con una certa frequenza tra le scene. Lo statuario presidente assume i caratteri quasi leggendari dell'eroe classico, investito di una grande responsabilità e al tempo stesso in trasognata riflessione, capace di essere padre affettuoso e severo, marito tenero e intransigente, abile uomo politico e eterno indeciso. E così, mentre da un lato si dipinge il carattere epico di un personaggio ormai appartenente più alla leggenda che alla storia, emergono i rappresentanti della Camera, divisi tra Repubblicani e Democratici, dipinti come oratori greci che si azzannano per la vittoria nella disputa, nella quale a vincere è il più scaltro e abile nel maneggiare le parole. Assume tratti comici (si fa per dire) la "naturale" compravendita di voti e incoerenza dei votanti, moralmente subordinata al fine più nobile che giustifica ogni mezzo, qual è l'abolizione della schiavitù (e qui a qualche storico potrebbero venire i brividi). Ma a parte la vicenda che si districa in tempi lunghi, prolissa e a tratti ridondante, le note di merito vanno ad alcune inquadrature davvero poetiche e, a mio modesto parere, alla forza affidata ai personaggi di colore, tra cui la dama di compagnia della signora Lincoln (Gloria Reuben) che in pochi minuti delinea un personaggio degno della Woopi Goldberg de "Il coloro viola". Detto ciò, 9 nomination agli Oscar, conquistate in casa grazie al tono da epopea celebrativa, qualche premio sicuramente sarà conquistato, ma non abbastanza per poter essere definito un capolavoro.
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