Il modo migliore per godersi Prometheus è dimenticarsi di Alien.
Oggettivamente, era impensabile aspettarsi le atmosfere rarefatte, il ritmo lento ed implacabile, la tensione crescente e a tratti insostenibile, del capolavoro del 1979.
Prometheus è un film molto diverso dal capostipite della saga. E’ innanzitutto un film di gran tecnica: Scott gira benissimo e usa con sapienza gli straordinari effetti speciali. E’ poi un film di ritmo ed azione: le due ore di durata (interminabili titoli di coda a parte) scorrono senza pause e almeno due sequenze sono memorabili (la corsa disperata per rientrare sulla Prometheus dei componenti della prima spedizione per sottrarsi alla furia di una tempesta spaziale e l’operazione chirurgica “self service” della protagonista per liberarsi dello sgradito ospite che porta in grembo). Certo, la sceneggiatura è debole (i due autori – il Damon Lindeloff di Lost e Jon Spaihts – hanno prodotto uno script banale e ben poco originale che ha come spunto l’ennesima spedizione nello spazio alla ricerca delle origini del genere umano), ed i dialoghi piatti e monocordi non aiutano certo ad esaltare le prove degli attori, fra i quali spiccano comunque le performance dell’androide Michael Fassbender (che si ispira a Peter O’Toole in Lawrence d’Arabia – il suo film preferito – piuttosto che allo Ian Holm di Alien) e della protagonista Noomi Rapace (una Ripley in formato “minore”, capace comunque di una grande aderenza fisica al suo personaggio).
Ma il risultato finale è un film godibile e a suo modo trascinante. Perché scandalizzarsi se Scott ha realizzato “solo” un altro ottimo prodotto di intrattenimento? Nel buio della sala, inforcando gli occhialini 3D (anche se la terza dimensione aggiunge probabilmente poco al gusto della visione del film) saliamo anche noi a bordo del Prometheus, per un viaggio spensierato nello spazio sterminato, senza farci tante domande con la “D” maiuscola (chi siamo? Da dove veniamo? Chi ci ha creato?) e senza, soprattutto, l’ambizione di trovarne le risposte: ne sarà valsa la pena. E quando saremo tornati sulla Terra (almeno noi spettatori abbiamo la possibilità di farlo) ricordiamoci di Alien e riguardiamolo per la centesima volta: lo gusteremo ancora di più, forse stavolta simpatizzando un po’ per lo Space Jockey che terrorizza l’equipaggio della Nostromo …
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