il film mi ha veramente sconvolto. Credo mai un film ha ritratto la tematica del sesso in modo così violento, brutale, ossessivo; perfetta metafora di un bisogno malato,una droga quasi necessario alla vita come fosse mangiare o dormire, che porta alla inevitabile distruzione fisica e psichica.

Shame non ha una vera e propria trama, è un viaggio nella vita di Brandon, perfetto benestante newyorchese in apparenza felice, ma che nasconde una malattia che li impedisce di vivere, di avere relazioni che non vadano oltre un piacere materiale-meccanico, un'uomo solo che ha dimenticato come realzionarsi correttamente, questa dualità del personaggio, è accomapagnnata dal film stesso, pulito,asciutto,minimalista con pochi dialoghi e lunghi ciak, grande visivamente, quasi freddo nella messa in scena,elegantemente curato che però sostiene immagini soffocanti,oppressive, a volte insostenibili; corpi e volti imprigionati in una spirale senza via d'uscita. Neanche un'aiuto esterno, dolce e affettuoso come quello di una sorella che comprende il dolore fraterno può fermare la discesa di Brandon, consapevole ma impotente e inerme davanti alla propria condizione, incapace anche di riconoscere una mano amica, un rapporto normale,umano che non sia di un rapporto fisico, che blocca il vivere. Il finale,ambiguo forse, non lascia speranze.

Michael Fassbender, è semplicemente immenso nella sua frustrazione,diseprazione, nel capire che non c'è nulla da fare nonostante abbia coscienza del suo mal d'essere. Carey Mulligan, meravigliosa angelo custode mancato, che dà ma non riceverà.

Veramente, strepitoso film.