Conclave

CONCLAVE
credo che il film sia un collage di scene per denunciare i retroscena delle società teologiche in un modo timido, prudente, soft, ecc., per evitare conseguenze, ma tale modalità potrebbe consolidare gli aspetti negativi e farli accettare come normalità. 
siamo stati condizionati a vedere solo la crosta esterna mentre l’approfondimento   è spesso faticoso o irraggiungibile.
la fiction inizia con una ripresa di spalle di un pedone a capo scoperto mentre percorre di notte un tunnel in mezzo al traffico. sempre a capo scoperto e a passo deciso, solo, cammina sotto i lampioni lungo un vicolo. poi, copricapo afferrato nel pugno, annunciato l’ottavo piano, mette il copricapo sulla testa e esce dall’ascensore e diventa il filo conduttore della trama di questa pellicola.
è, secondo me, percepibile che sia il particolare “senza interesse” a fare la forza del film e non gli intrighi, l’invidia, i complotti, l’avidità…ecc. questi atteggiamenti, essendo l’essenza del concetto stesso della collettività, non possono mancare in nessun raggruppamento umano.
l’invito alla riflessione sull’assurdità, in questo film, sembra sussurrare:
*copricapo sulla testa come segno di rispetto del “creato” verso il “creatore”.
*vivande preparate da suore, che non entrano nel refettorio, che in quanto “serve”.
*abiti portati da “uomini” che non li possono indossare senza l’aiuto di più persone.
…ecc.
è un punto forte anche la suspense dopo la nomina. Ha tutta l’aria di richiamare la barzelletta di colui che è convinto di essere ermafrodita perché ha il sesso opposto   fissato nella mente.
anche la scena di chiusura ha i suoi meriti: un gruppo di “donne” esce da una porta e attraversa il cortile lasciando dietro di loro una fila di statue in marmo di “uomini”, piantati lungo un gigantesco muro.
in conclusione con “CONCLAVE” mi sembra sottintendere “CON CLAVE”: una guerra con armi primitive.
noureddine el harti