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You Will Die At Twenty |
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Un film di Amjad Abu Alala.
Con Mazin Ahmed, Talal Afifi, Moatasem Rashed, Mustafa Shehata.
continua»
Drammatico,
durata 103 min.
- Sudan, Francia, Egitto, Germania, Norvegia 2019.
- No.Mad Entertainment
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Fatalità vere e false
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| giovedì 26 settembre 2019 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Nell’Alto Sudan. Un infante di nome Muzamil è in braccio alla madre, Sakira, in una cerimonia con un santone. Quest’ultimo interpreta la caduta al numero 20 di un adepto che recita la serie dei numeri interi come l’età alla quale morirà il bambino. L’avvenimento condiziona la vita familiare: il padre di Muzamil, forse vergognandosi di aver generato un bimbo con la vita segnata, abbandona il figlio e la moglie, perché la ritiene abbastanza forte per assumersi il peso dell’educazione e della crescita del bambino. Il santone non ha specificato come avverrà la morte: Muzamil sarà un bimbo triste e spaventato, terrorizzato dai pochi centimetri di profondità del corso di acqua nei pressi del suo villaggio, nonostante cerchi di spingerlo a non temere la sua compagna di giochi, una bimba vivacissima. Il ragazzo si sente come un uomo anziano, che controlla eventuali pericoli o prefigura a se stesso malattie improvvise e maligne. All’appressarsi dei fatidici 20 anni il giovane è sempre più smarrito ed il padre torna a casa per confortare Sakira … La storia è abbastanza esile e priva di grandi accadimenti dopo il drammatico inizio con la ferale profezia. Dal 19esimo anno di Muzamil fino al 20esimo devono passare 365 giorni, vale a dire più di 3 milioni di secondi e quando si ha paura di qualcosa che dovrà accadere anche un solo secondo, è un tempo che non finisce mai. Accadrà? E come? Se non accadrà chi potrà ripagare i protagonisti del tempo perduto dietro una falsa profezia, frutto della superstizione. La semplicità della storia porta a riflettere su quello che chiamiamo destino nella vita di donne ed uomini, sulle loro doti e capacità o sui loro difetti e manchevolezze. Riflettiamo abbastanza sulla vita e sulla morte? E’ giusto in vita angustiarsi per la propria morte, che è comunque un evento sicuro? Interi sistemi filosofici sono stati pensati e costruiti su questi dilemmi in ogni parte del mondo, secondo credenze e religioni, senza mai giungere a risposte razionalmente conclusive. La traduzione in immagini che fa il regista alla sua opera prima (!) al 76°esimo Festival del Cinema di Venezia, nella sezione Giornate degli Autori, premiato come Leone del Futuro, stupisce per la pulizia delle immagini: una grande fotografia ed il montaggio alternano il corso d’acqua quasi in secca o più pieno, il deserto, la carcassa di un dromedario morto, gli ambienti delle case semplici e disadorne, i colori brillanti degli abiti eccetto quello candido di Muzamil il predestinato, i primissimi piani del giovane, della sua ragazza, di Sakira e del padre che narrano quasi senza parole opposti sentimenti in sospensione tra ottimismo e fatalismo. Al momento il film non è ancora stato acquistato da una casa di distribuzione nelle sale cinematografiche per l’Italia: ci auguriamo che questo avvenga, perché il film, visto dai soli appassionati di cinema che hanno frequentato il Festival al Lido e quelli che si sono affrettati alle anteprime come noi, merita di essere presentato ad un vasto pubblico per essere apprezzato. Il nostro consiglio, se verrà distribuito, è: da non mancare.
Valutazione **** FabioFeli
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