maurizio
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martedì 15 novembre 2005
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da vedere
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Molto bello, purtroppo anche molto triste. A mio parere vince a mani basse il confronto con gli altri film "corali" usciti di recente, e mi viene in mente su tutti il celebratissimo Magnolia, semplicemente perche' non sceglie casi umani al limite della credibilita' ma mette in scena una "fauna" meno estrema, con le cui sensazioni e' decisamente piu' facile identificarsi. Ecco, il punto di forza e' proprio riuscire a far provare delle emozioni - e' un film che fa riflettere, a tratti addirittura mettersi in discussione. Occhio alla scena della bambina - vi verra' un groppone in gola tanto grande da farvi promettere di essere piu' buoni per i prossimi 10 anni! Bravissimi in generale tutti gli attori, mi ha colpito soprattutto Dillon, anche se ha un ruolo che sembra cucito addosso alla sua faccia.
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Molto bello, purtroppo anche molto triste. A mio parere vince a mani basse il confronto con gli altri film "corali" usciti di recente, e mi viene in mente su tutti il celebratissimo Magnolia, semplicemente perche' non sceglie casi umani al limite della credibilita' ma mette in scena una "fauna" meno estrema, con le cui sensazioni e' decisamente piu' facile identificarsi. Ecco, il punto di forza e' proprio riuscire a far provare delle emozioni - e' un film che fa riflettere, a tratti addirittura mettersi in discussione. Occhio alla scena della bambina - vi verra' un groppone in gola tanto grande da farvi promettere di essere piu' buoni per i prossimi 10 anni! Bravissimi in generale tutti gli attori, mi ha colpito soprattutto Dillon, anche se ha un ruolo che sembra cucito addosso alla sua faccia. Caldamente consigliato, soprattutto di questi tempi
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lucio carion
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mercoledì 18 luglio 2007
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un film da capolavoro
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Sono sempre stato dell'idea che l'arte e cio fa ridere e piangere l'uomo allo stesso tempo. e così questo magnifico film, che oltre ad avere un cast stellare (l'interpretazione che tuttavia preferisco non e degli arcinoti Matt Dillon,Sandra Bullock o Don Cheadle bensì dell'emergente e talentuoso Terrence Howard), ci offre piu punti di vista di una citta "Fast Food", nella quale le persone non le si conosce, ma le si guarda e li si giudica, come LA.Il film alterna momenti di tragicita a momenti che fanno tuttosommato sorridere tenendo lo spettatore sempre e comunque in leggera rensione, poiche la gran parte del film e una sorta di prologo all'omicidio di un uomo che non si sa chi sia dei personaggi.
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Sono sempre stato dell'idea che l'arte e cio fa ridere e piangere l'uomo allo stesso tempo. e così questo magnifico film, che oltre ad avere un cast stellare (l'interpretazione che tuttavia preferisco non e degli arcinoti Matt Dillon,Sandra Bullock o Don Cheadle bensì dell'emergente e talentuoso Terrence Howard), ci offre piu punti di vista di una citta "Fast Food", nella quale le persone non le si conosce, ma le si guarda e li si giudica, come LA.Il film alterna momenti di tragicita a momenti che fanno tuttosommato sorridere tenendo lo spettatore sempre e comunque in leggera rensione, poiche la gran parte del film e una sorta di prologo all'omicidio di un uomo che non si sa chi sia dei personaggi. Oltre a tutto cio il film ci offr anche interessantissime "chicche", ovvero delle frasi che dette in determinate situazioni fanno riflettere e talvolta anche commuovere. Ad esempio un uomo di colore per bene che si rivolge ad un altro uomo dal suo stesso colore e lo apostrofa nel seguente modo :" Tu mi crei imbarazzo. Crei imbarazzo a te stesso..."
Consiglio questo film a chiunque soprattutto a coloro che pensano che ormai il cinema non possa piu produrre prodotti profondi e ricchi di una simi dose di emozioni da farti piangere...Sconvolgentemente bello è il mio giudizio
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memole
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lunedì 5 dicembre 2005
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film d'impatto...
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Crash è un film sul razzismo subito, presunto, strumentalizzato...in una società difficile , raccontata attraverso l'intrecciarsi di storie nelle quali l'angoscia del pregiudizio, la rabbia dell'impotenza, la voglia di normalità...trasformano gli incontri in scontri, la fiducia in diffidenza, l'amore in rabbia!Diretto, forte, emozionante, un film d'impatto...da vedere!
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loraxy
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martedì 9 maggio 2006
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un film per riflettere
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Attraverso la trama del film si intrecciano le vicende dei protagonisti, cittadini di Los Angeles diversi per nazionalità, ceto e status sociale, e le loro storie sono per qualche verso collegate da un filo conduttore, rappresentato dai pregiudizi che opprimono e limitano la convivenza sociale, la diffusa tendenza a ragionare per stereotipi e a giungere a soluzioni affrettate, convenienti perché esonerano da un’analisi logica più attenta, che dovrebbe riguardare ogni singolo caso concreto.
Ed eccovi una drammatica dimostrazione di come è semplice smontare questo castello di false convinzioni.
Il film ci pone subito di fronte alla problematica del razzismo, della triste realtà con cui alcuni onesti lavoratori vengono visti di cattivo occhio, senza una valida ragione, e solo in virtù della loro nazionalità o di qualche vistoso tatuaggio.
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Attraverso la trama del film si intrecciano le vicende dei protagonisti, cittadini di Los Angeles diversi per nazionalità, ceto e status sociale, e le loro storie sono per qualche verso collegate da un filo conduttore, rappresentato dai pregiudizi che opprimono e limitano la convivenza sociale, la diffusa tendenza a ragionare per stereotipi e a giungere a soluzioni affrettate, convenienti perché esonerano da un’analisi logica più attenta, che dovrebbe riguardare ogni singolo caso concreto.
Ed eccovi una drammatica dimostrazione di come è semplice smontare questo castello di false convinzioni.
Il film ci pone subito di fronte alla problematica del razzismo, della triste realtà con cui alcuni onesti lavoratori vengono visti di cattivo occhio, senza una valida ragione, e solo in virtù della loro nazionalità o di qualche vistoso tatuaggio.
Ma la denuncia sociale non si ferma a temi così scontati; il film vuole dimostrare quanto la convivenza sociale sia resa difficile da flagelli come il terrorismo, che inesorabilmente seminano paure diffuse, spingendo gli individui verso comportamenti estremi. Nel film, per esempio, un commerciante persiano viene scambiato per arabo da un venditore di armi, il quale a sua volta assume un atteggiamento duro ed evidentemente discriminatorio.
Ebbene, si potrebbe fare una riflessione e porsi una domanda: è sensato giustificare il comportamento di chi ragiona per stereotipi, in vista di comprensibili paure, oppure è più giusto stigmatizzare chi fa di tutta un erba un fascio?
Vediamo come la superficialità di molti individui sia dannosa e come impoverisca il loro animo. Ma questo film da una speranza in più, come un bagliore all’orizzonte, che offre una occasione di redenzione per tutti, anche per l’individuo più meschino. Non che sia possibile pulire l’anima da tutti i peccati, ma di certo ci si può avvicinare verso il prossimo per stabilire un contatto, quel contatto che manca e che in questa società frenetica si stabilisce solo in occasione di eventi non previsti, di incidenti non voluti, dove la gente è sorda e non sente quante grida provengono da persone che soffrono, e che forse soltanto per questo motivo non sono cittadini modello. Sarebbe meglio non arrestarsi alle apparenze e non pensare con ostinazione che tutto sia o nero o bianco: esistono anche i toni grigi e forse nell’uomo cattivo non si trova soltanto del marcio, come nell’individuo trincerato intorno a saldi principi etici si può celare qualcosa di oscuro e negativo.
Il film ci dimostra come le apparenze siano devianti con l’agente Rayan (Matt Dillon), che esprime sentimenti razzisti e poi si rivela una persona capace di nobili azioni, mentre è costretto a vedere il padre soffrire, affetto da una straziante malattia; con l’altro giovane agente Hanson (Rayan Philippe), che sembra molto più integro moralmente e poi si dimostra capace di compiere un’azione terribilmente vigliacca e meschina.
I temi del film non si dimostrano un composto di originalità, ma sono abilmente coordinati ed alcune scene colpiscono dritto al cuore, suscitando autentiche emozioni….
Il cast è ottimo e la vista della pellicola è sicuramente piacevole. Ebbene, quale migliore occasione per riflettere?
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ashtray_bliss
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sabato 29 settembre 2012
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ritratto dell'america oggi: razzista e ostile.
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Un film che magnetizza, un film duro e di forte impatto emotivo. Un affresco sull' America odierna. Una America che si regge su pregiudizi e discriminazioni raziali onnipresenti. Stereotipi che si alimentano continuamente e provocano soltanto scontri (crashes) tra le persone. Intolleranza, odio, misantropia e cinismo che regna in ogni angolo della citta' degli angeli. Persone comuni, normali, alle quali basta un evento singolo e minimo per scatenare tutto il proprio rancore e la propria rabbia contro gli altri. E cosi che avviene col negoziante persiano che crede perennemente di essere preso in giro e viene scambiato per un Arabo (presunto fondamentalista) e la scusa della vandalizzazione del suo negozio lo portera' a sfiorare una strage.
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Un film che magnetizza, un film duro e di forte impatto emotivo. Un affresco sull' America odierna. Una America che si regge su pregiudizi e discriminazioni raziali onnipresenti. Stereotipi che si alimentano continuamente e provocano soltanto scontri (crashes) tra le persone. Intolleranza, odio, misantropia e cinismo che regna in ogni angolo della citta' degli angeli. Persone comuni, normali, alle quali basta un evento singolo e minimo per scatenare tutto il proprio rancore e la propria rabbia contro gli altri. E cosi che avviene col negoziante persiano che crede perennemente di essere preso in giro e viene scambiato per un Arabo (presunto fondamentalista) e la scusa della vandalizzazione del suo negozio lo portera' a sfiorare una strage. Poi ci sono due giovani afro-americani malavitosi (Ludacris, Tate) che vedono razzismo e pregiudizi ovunque, e dove non esistono, li creano da se stessi pur di giustificare le loro azioni. Perche' i due vivono di rapine ed estorsioni a scapito dei bianchi, credendosi cosi dalla parte del giusto. C'e' un poliziotto, Ryan (Matt Dillon), che affronta un dramma personale per via di un padre malato al quale vengono negate le cure e i farmaci, e trova modo di sfogare tutta la sua rabbia, sotto forma di odio raziale, molestando una donna afroamericana (Thandie Newton) la quale-per uno strano scherzo del destino- si ritrovera' a salvare qualche ora dopo. E poi c'e' Jean Cabot (Sandra Bullock) moglie del procuratore Rick alla quale viene rubata l'auto (dai due ragazzi afroamericani) e questo le provochera' atteggiamenti razzisti e di diffidenza nei confronti di tutte le persone "straniere" che le girano attorno: il latinos Daniel che cambia le serrature, la domestica Rosa e via discorrendo. C'e' un altro poliziotto, Tom (Ryan Phillippe) che vuol dimostrarsi tollerante e anti-razzista ma causera' la morte proprio di un ragazzo nero. Queste e altre storie si intrecciano in modo del tutto casuale in una Los Angeles alienata e ostile. Una Los Angeles brutale e misantropa, come qualsiasi altra citta' multiculurale di questo pianeta.
Vite, persone che si scontrano in un modo del tutto anomalo tra di loro, e che mette in evidenza il profondo e incolmabile vuoto morale e spirituale di queste. Persone comuni, che esistono realmente in questo mondo e ci circondano tutti i giorni, accomunate da un unico ma abissale vuoto ed incapacita' di accettare e accogliere il prossimo. Preferendo cosi di nascondersi dietro l'alibi del pregiudizio raziale, unica arma sulla quale possono sempre contare pur di farsi strada.
Film profondo e toccante che riguarda il delicato tema del razzismo, il quale come un virus implacabile contagia- attraverso il contatto tra loro- i protagonisti delle diverse storie raccontate nel film. Il razzismo qui e' inteso come un malsano concetto radicato pero' indistintamente : bianchi, neri, latinos, mussulmani. Tutti alimentano forti sentimenti razziali che li portano, inevitabilmente, a scontrarsi tra loro. Il razzismo dunque, viene dipinto come un male comune e universale, un male che afflige e contagia chiunque, un male dal quale nessuno e' immune e basta un niente perche' si risvegli nell'individuo. Un film incredibilmente umano e realistico che mette in evidenza la mostruosita' che le persone possono dimostrare -nei confronti altrui- se accecate dal razzismo in tutte le sue sfaccettature. Nessuno e' solo buono o solo cattivo, niente e' solo bianco o solo nero. La realta' di questa vita e ben piu' complicata e le reazioni delle persone, in societa' culturalmente diverse e multietniche, vanno cercate al di la' della superficie e delle apparenze. Tutti, anche i migliori moralmente, possiamo diventare vittime o carnefici se la situazione ci rende tali.
Profondo, toccante, umano, realistico e altamente didascalico e morale. Un film semplicemente imperdibile che fa riflettere sulla natura umana: diversa ma anche straordinariamente uguale.
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alberto 86
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martedì 7 marzo 2006
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crudo e amaro affresco metropolitano
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Sorpresa!!Secondo l'Academy Awards è"Crash"il miglior film della 78esima edizione degli Oscar,che inaspettatamente riesce a soffiare l'ambita statuetta al superfavorito"Brokeback mountain" di Ang Lee.Che l'Academy non sia riuscita a digerire l'omo-western sul delicato amore di due cowboy preferendo una vicenda meno"compromettente"?Evitiamo ulteriori critiche sul suo comportamento visto che con la vittoria di Crash se ne è già aggiudicata molte e basiamoci invece su questo variegato e circolare affresco sul razzismo metropolitano diretto dallo sceneggiatore del bellissimo"Million dollar baby"."Crash"è di sicuro un film di forte impatto,come dice il titolo stesso,duro e amaro,attuale e indipendente.
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Sorpresa!!Secondo l'Academy Awards è"Crash"il miglior film della 78esima edizione degli Oscar,che inaspettatamente riesce a soffiare l'ambita statuetta al superfavorito"Brokeback mountain" di Ang Lee.Che l'Academy non sia riuscita a digerire l'omo-western sul delicato amore di due cowboy preferendo una vicenda meno"compromettente"?Evitiamo ulteriori critiche sul suo comportamento visto che con la vittoria di Crash se ne è già aggiudicata molte e basiamoci invece su questo variegato e circolare affresco sul razzismo metropolitano diretto dallo sceneggiatore del bellissimo"Million dollar baby"."Crash"è di sicuro un film di forte impatto,come dice il titolo stesso,duro e amaro,attuale e indipendente. Ci mostra un'America post 11 settembre impaurita ed ansiosa,piena di timori e pregiudizi etnici e culturali.E'un film di vittime ed aggressori,di razzismo e paura,di risentimento e furia,i cui numerosi protagonisti non sono nè del tutto buoni nè del tutto cattivi,ma riflettono le contraddizioni e le ansie del melting pot americano. Le loro vite involontariamente si sfiorano,si incontrano,si scontrano in 36 intense ore nella trafficata e confusionaria Los Angeles."Crash"è un film polifonico e corale,che si inserisce nella insigne tradizione degli affreschi social-urbani di Robert Altman e ricorda molto da vicino il superbo "Magnolia"di Paul Thomas Anderson,pur mancando di quel fascino,di quella grazia e allo stesso tempo di quella crudeltà che caratterizzava i suoi predecessori. Forse un punto debole del film di Haggis è infatti il finale fin troppo consolatorio e moraleggiante,il cui un po'forzato happy end finisce quasi per cozzare con l'acceso pessimismo e con la cruda amarezza del resto della pellicola. Ciò nonostante "Crash"è di certo un film da vedere,che gode tra l'altro di un variopinto e notevolissimo cast,che regala interpretazioni davvero forti ed emozionanti(su tutte un plauso particolare a quella del bravissimo Matt Dillon,candidato ma non vincitore come miglior attore non protagonista). "Crash"dunque non sarà forse alla stregua dell'intensissimo film di Ang Lee,suo maggior rivale nella corsa all'Oscar,non sarà forse un capolavoro come i film di Altman,ma è un'opera importante,che scuote e fa riflettere. 3 stelle(e mezzo)
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stefano
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martedì 29 novembre 2005
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l'anello si chiude...
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Lasciando da parte richiami ad altri film, altri autori, altre sceneggiature, si può affermare con sicurezza che questo film è riuscito a sviluppare un argomento di per sè forse ovvio ed abusato, in modo nuovo e per certi versi addirittura sorprendente. Infatti sfruttando uno sviluppo ciclico dove la fine si riaggancia all'inizio, il regista riesce in maniera abile ed accattivante a fornire allo spettatore importanti spunti di riflessione suul'attuale equilibrio sociale, profondamente labile ed evidentemente instabile. Prababilmente si poteva approfondire un pò di più l'aspetto psicologico ed il background dei personaggi di questa ragnatela. La nevicata su L.A. iniziale, e quindi finale, è sicuramente d'impatto.
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Lasciando da parte richiami ad altri film, altri autori, altre sceneggiature, si può affermare con sicurezza che questo film è riuscito a sviluppare un argomento di per sè forse ovvio ed abusato, in modo nuovo e per certi versi addirittura sorprendente. Infatti sfruttando uno sviluppo ciclico dove la fine si riaggancia all'inizio, il regista riesce in maniera abile ed accattivante a fornire allo spettatore importanti spunti di riflessione suul'attuale equilibrio sociale, profondamente labile ed evidentemente instabile. Prababilmente si poteva approfondire un pò di più l'aspetto psicologico ed il background dei personaggi di questa ragnatela. La nevicata su L.A. iniziale, e quindi finale, è sicuramente d'impatto...Per il resto ottima prova di Matt Dillon, ma questa non è una scoperta. Da vedere sicuramente...anche solo per riflettere
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a.l.
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lunedì 31 luglio 2006
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il mantello trasparente
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Nelle città gli autobus hanno i finestrini grandi, per umiliare, facendone vedere dall’esterno i volti, gli emarginati costretti ad utilizzare il mezzo pubblico. La frase di un giovane teppista al compare coglie il vero nell’esprimere lo stato d’animo di chi percepisce sulla propria pelle la coabitazione forzata nei centri urbani innaturalmente dilatati. Lo spazio urbano ha i suoi effetti psico-somatici collaterali e tale patologia è il propulsore, attorno a cui, convergendo da punti distanziati, si aggrovigliano i microdrammi sintetizzati in Crash, il lungometraggio del maturo esordiente Haggis: superstrade, traffico caotico ed opprimente, sanità e servizi sociali inefficienti, razzismo e sperequazioni sociali, hanno come risultato diffuso la creazione di una tipologia di individuo, di razza e classe indifferenziate, con caratteristiche comportamentali e caratteriali comuni determinate da paura, diffidenza, senso di panico, odio e ignoranza dell’altro ed incapacità di pervenire nel rapporto con il prossimo alla conoscenza di sé stesso.
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Nelle città gli autobus hanno i finestrini grandi, per umiliare, facendone vedere dall’esterno i volti, gli emarginati costretti ad utilizzare il mezzo pubblico. La frase di un giovane teppista al compare coglie il vero nell’esprimere lo stato d’animo di chi percepisce sulla propria pelle la coabitazione forzata nei centri urbani innaturalmente dilatati. Lo spazio urbano ha i suoi effetti psico-somatici collaterali e tale patologia è il propulsore, attorno a cui, convergendo da punti distanziati, si aggrovigliano i microdrammi sintetizzati in Crash, il lungometraggio del maturo esordiente Haggis: superstrade, traffico caotico ed opprimente, sanità e servizi sociali inefficienti, razzismo e sperequazioni sociali, hanno come risultato diffuso la creazione di una tipologia di individuo, di razza e classe indifferenziate, con caratteristiche comportamentali e caratteriali comuni determinate da paura, diffidenza, senso di panico, odio e ignoranza dell’altro ed incapacità di pervenire nel rapporto con il prossimo alla conoscenza di sé stesso. Il virus ha particolare virulenza nel momento del contagio, ovvero quando gli ammalati collidono gli uni con gli altri e attraverso il contatto diffondono aggravandolo il male: l’animale metropolitano si fa largo schiacciato dalla folla, ne assorbe la forza rabbiosa, distruttiva, l’uomo in lui abita una fortezza in stato d’ assedio e lotta per sopravvivere nonostante tutto. Il lungometraggio si limita a rendere visibile il fenomeno scegliendone casi esemplari nella loro diversità: se però ricchi e poveri, bianchi e neri, guardie e ladri, cinici ed idealisti coltivano lo stesso morbo corrodente, significa che, al di là delle cause apparenti, le radici della malattia vanno cercate ancora più lontano: “ Tutti veniamo al mondo spaventati” scriveva Woolrich, l’anima nera della grande narrativa statunitense del ’900, e ambientava i suoi capolavori nelle metropoli anonime e angoscianti, percorrendo i gironi infernali delle quali affannosamente l’innocente cercava scampo da fantomatiche accuse, forse frutto d’allucinazione, e solo un attimo prima di salire sul patibolo incontrava l’angelo salvatore. Il cinema americano deve molto allo scrittore di noir e la pellicola di Haggis pare quasi essere una riscrittura in chiave contemporanea dei suoi romanzi: l’ossessione non è più individuale ma collettiva e gli incubi prendono solida corporalità dalle tensioni sociali esplosive. Dunque l’America oscura e sotterranea di Woolrich si materializza in una Los Angeles del terzo millennio, osservata dall’alto, con lo sguardo invasivamente poliprospettico di Altman, di Spike Lee, e di Anderson in Magnolia. Resta da capire perché, visto che le cose effettivamente sono come il film le mostra, non si sia ancora verificata la catastrofe: beh ci sono i miracoli, i varchi, il mantello trasparente, donato dai padri ai figli, che se si ricorda di averlo sulle spalle protegge dalla pallottole.
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kondor17
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martedì 5 febbraio 2013
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un noir da vedere
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Ho rivisto questo film ieri, dopo molto tempo. L'ho voluto rivedere perchè merita. Merita la superba recitazione di tutti gli attori, la regia, il montaggio, ma soprattutto la splendida sceneggiatura. Film che travolge, sconvolge e trascina, affascinante nell'ambientazione e nelle riprese, un noir con le cadenze del thriller; non sai mai cosa ti apetta la scena successiva, non sai più chi è il buono e chi il cattivo. La pistola caricata a salve che salva la bambina, il molestatore che si erge ad eroe, il novellino che non sopporta la violenza e che uccide per sbaglio... un film che mette a nudo l'intolleranza, la stupidità, il razzismo, di e da qualunque razza e colore provenga, in quel crogiolo multiecnico e violento che è da sempre la città degli angeli.
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Ho rivisto questo film ieri, dopo molto tempo. L'ho voluto rivedere perchè merita. Merita la superba recitazione di tutti gli attori, la regia, il montaggio, ma soprattutto la splendida sceneggiatura. Film che travolge, sconvolge e trascina, affascinante nell'ambientazione e nelle riprese, un noir con le cadenze del thriller; non sai mai cosa ti apetta la scena successiva, non sai più chi è il buono e chi il cattivo. La pistola caricata a salve che salva la bambina, il molestatore che si erge ad eroe, il novellino che non sopporta la violenza e che uccide per sbaglio... un film che mette a nudo l'intolleranza, la stupidità, il razzismo, di e da qualunque razza e colore provenga, in quel crogiolo multiecnico e violento che è da sempre la città degli angeli. E proprio di angeli (e demoni) si parla. Angeli (e demoni) che sono dentro di noi, con noi, tra di noi e che, nonostante tanti mali da cui siamo circondati, continuano a far del bene e a salvare tante vite. Film duro, ma positivo, in quanto comunica speranza. Un autentico affresco d'autore. Bravi indistantamente tutti. Chi non l'ha visto, perde.
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marvelman
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martedì 21 settembre 2010
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film che merita
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Veramente giustissimi gli oscar che ha vinto e forse ne meritava altri...questo film drammatico incentrato sul razzismo è l'intreccio di varie vicende che si scontrano (CRASH) l'una contro l'altra, alcune finiscono bene e altre male, che culminano in un finale di consapevolezza dei personaggi e dello spettatore che le cose come noi le conosciamo a livello emotivo, comportamentale e fisico non sono sempre come sembrano e che esiste forse una coscienza esterna che guida gli uomini ad agire in modo da salvare altre vite e perdonare altre persone. A tratti commovente e a tratti coinvolgente CRASH ingabbia lo spettatore nelle storie che racconta e lo guida verso la morte, la disperazione, la gioia, la redenzione e il peccato.
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