
La serie accusa la macchina mediatica che ha trasformato "Foxy Knoxy" in un brand del sospetto e mette a nudo l'ansia collettiva di consumare storie di sangue. Su Disney+. SCOPRI LA SERIE »
di Gabriele Prosperi
La studentessa americana Amanda Knox si trasferisce a Perugia per un periodo di studio; qui intreccia un legame con un giovane universitario locale, Raffaele Sollecito, e si ritrova al centro di un'indagine quando la sua coinquilina inglese, Meredith Kercher, viene trovata uccisa. La miniserie in otto episodi ripercorre l'arresto, gli interrogatori, i processi, gli anni di detenzione e la successiva assoluzione della protagonista, seguendo in parallelo l'onda lunga del clamore mediatico e l'impatto sulle rispettive famiglie.
Creata da K.J. Steinberg per Hulu, The Twisted Tale of Amanda Knox (in Italia su Disney+) adotta un punto di vista dichiaratamente interno: Knox (qui interpretata da Grace Van Patten) è anche coinvolta in produzione, e questo orienta scelte e priorità del racconto.
La serie è certamente un prodotto solido, interpretato con intelligenza e diretto con una certa audacia formale. È anche persuasivo nel raccontare come il rumore mediatico sia in grado di deformare la verità. Rimane, però, (d'altronde anche per presa di posizione) un racconto parziale: nel tentativo di restituire voce a Knox, smussa snodi eticamente esplosivi.