Suncoast

Clearwater, Florida. Doris è un'adolescente che vive con la madre Kristine e il fratello Max che ormai passa tutto il suo tempo steso in un letto a causa di un tumore al cervello. Le attenzioni di Kristine sono tutte per lui, ormai malato terminale, mentre trascura e rimprovera spesso Doris con la quale ha un rapporto molto conflittuale. In più la ragazza non riesce ad integrarsi con i compagni di classe, molti dei quali neanche conoscono il suo nome. Dopo che Max viene trasferito alla Suncoast, una struttura specializzata, Kristine passa più il tempo in clinica che a casa e così Doris inizia a organizzare delle feste nella loro abitazione riuscendo così ad avere delle nuove amiche. Inoltre, fuori la Suncoast, conosce Paul Warren, un attivista vedovo che sta protestando contro l'eutanasia con cui entra in confidenza e da cui viene sostenuta in questo difficile momento della sua vita.

Suncoast è dedicato a Max Kenneth Chinn, il fratello della regista Laura Chinn che qui dirige il suo primo lungometraggio dopo essersi fatta conoscere soprattutto con il ruolo della protagonista Shelby nella serie Florida Girls di cui è stata anche creatrice.

La cineasta realizza così un coming of age parzialmente autobiografico sulla drammatica condizione di attesa del lutto. C'è quindi un tempo sospeso che prende forma anche nelle proteste davanti alla clinica perché alla Suncoast è ricoverata anche Terry Schiavo, una donna in stato vegetativo in seguito a un'ischemia che è stata al centro di una battaglia legale negli anni '90 tra il marito che voleva sospendere le cure e la famiglia di lei che invece erano contrari e che ha diviso l'opinione pubblica statunitense.

Ma il tempo sospeso è anche quello di Doris, interpretata da Nico Parker (figlia dell'attrice Thandie Newton e del regista Ol Parker) che rende il personaggio di Doris autentico e fa avvertire la sua impotenza ma anche la voglia di fuggire, anche temporaneamente, dalla sua situazione familiare.

Chinn non si limita soltanto a raccontare parte della sua storia. Trova invece lo spirito del cinema indipendente da Sundance e forse guarda proprio a Robert Redford regista nel modo in cui riesce a mostrare tutta la fragilità degli equilibri familiari davanti a un dolore (Gente comune) ma anche al modo in cui la vita dei suoi protagonisti può prendere strade diverse come in In mezzo scorre il fiume.

La cineasta mantiene un profilo basso ed è forse questo uno dei motivi che rendono Suncoast un esordio non solo convincente ma anche emotivamente realistico soprattutto perché fa avvertire quello che prova Doris quando comincia ad essere chiamata dalle altre compagne di classe per le uscite di gruppo. Il momento in cui la sua camicia della divisa vola dalla macchina mostra attraverso un solo primo piano lo scarto tra le regole e, contemporaneamente, i primi segni della libertà. Il suo smarrimento durante la festa, soprattutto dopo che è stata chiamata dalla madre dalla Suncoast, richiama la fragilità dietro l'euforia di Tara in How to Have Sex, tra i migliori film di questa stagione.

Forse Chinn carica troppo la caratterizzazione di Laura Linney (le sue critiche sull'infermiera che ride, sul rumore nella stanza di Max) dove però l'attrice se la cava con grande mestiere allo stesso modo di Woody Harrelson che riesce a incarnare il cuore del film sospeso tra dramma e commedia.

Suncoast non cerca mai l'emozione forzata con cui arruffianarsi lo spettatore. Anzi, fa il contrario. Proprio per questo trova un momento intenso e contagioso quando Doris sfoglia l'album di famiglia e poi vede un vecchio video con lei, la madre e il fratello. Nello sguardo della protagonista davanti ai suoi ricordi c'è lo stesso della regista davanti alla propria storia che racconta, dove ci sono le cose che cambiano e, insieme, quelle che restano. 