
Buono il cast internazionale ma il messaggio sociale del film rimane vago. Da giovedì 13 marzo al cinema.
di Simone Granata
Il giornalista e filantropo americano Richard Foster, due volte premio Pulitzer e proveniente da una ricca famiglia, ha creato a New York la fondazione Global Harmony per la salvaguardia dei diritti umani. In visita in Italia per un'ospitata televisiva, assiste a un incidente automobilistico in cui rimane coinvolta una prostituta di origini africane in corsa verso un ospedale per partorire. Prima di morire, dà alla luce una bambina di nome Gaia, che Richard decide di adottare. Sette anni dopo, la sua fondazione è sempre più impegnata per la difesa dei bambini, con una nuova sede a Lampedusa dove Foster segue le attività dei suoi laboratori creativi didattici per l'infanzia. Tuttavia, il suo progetto utopico di un mondo migliore dovrà scontrarsi con gli interessi di grandi gruppi criminali.
Le nobili intenzioni non bastano, e il film si rivela troppo didascalico nell'esposizione del messaggio sociale, e inconsistente nella dimensione thriller. A dispetto del cast internazionale e dell'ambizione di affrontare grandi temi politici, il film naufraga presto tra dialoghi artificiosi e ridondanti e la ripetizione di un messaggio sociale troppo vago. E non riesce a funzionare nemmeno nella dimensione thriller, laddove i momenti che dovrebbero essere di maggiore tensione drammaturgica rischiano invece di assumere una forma quasi caricaturale.
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