Orlando

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Un film di Daniele Vicari. Con Michele Placido, Christelle Cornil, Anis Gharbi, Daniela Giordano.
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Drammatico, durata 122 min. - Italia 2022. - Europictures uscita giovedì 1 dicembre 2022. MYMONETRO Orlando * * * - - valutazione media: 3,28 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Le parole del silenzio Valutazione 3 stelle su cinque

di Clara Stroppiana


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sabato 13 maggio 2023

 È stato coraggioso Daniele Vicari a scegliere come protagonista del suo film, Orlando, un personaggio poco alla moda. Un contadino solitario, un "ultimo dei Mohicani"  di un'Italia dove nei campi "dei padroni" oggi lavorano quasi soltanto immigrati. Un uomo che ha scelto di affidare alle parole solo l'indispensabile in un mondo sopraffatto dai rumori e dal chiacchiericcio inarrestabile dei social.
Poco incline al contatto fisico (scosta istintivamente il viso dalla "cinese" che gli porge una carezza), non disposto a lasciarsi andare alla gioia del gioco come faceva la moglie insieme al figlio bambino: risate che non ha mai compreso. Un uomo che conosce, e riconosce, come regole, soltanto quelle che hanno normato e chiuso il suo mondo. Un figlio deve seguire il solco tracciato dal padre: scelta imperdonabile quella di Valerio che ha lasciato il paese ed è emigrato.
Quando all'improvviso si ritrova catapultato dentro una realtà diversa, dove le regole sono altre, il silenzio di Orlando cambia registro. Grazie all'ottima interpretazione di Placido e alla mano sicura della regia lo spettatore tace e di quel silenzio ascolta le parole.
Ciò che Orlando trova "oltre il giardino" gli appare disordinato, confuso, grigio e fuori misura. Ostile. Abituato alle basse case del suo paese, gli audaci edifici della Bruxelles moderna, i ponti  sospesi, sembrano una sfida alle leggi della gravità. Inaccettabile che il padrone di casa sia un "negro" e "che femmina è" una madre che ha rifiutato la figlia? Orlando cerca di riportare in quel disordine il "suo ordine" e comincia da ciò che conosce e sa fare: la pulizia e la zappettatura dello spazio esterno alla casa, lasciato in abbandono.
Intanto al silenzio del vecchio si contrappone la loquacità di Elisa, nipote dodicenne. Racconta, spiega, chiede, informa, pretende dal nonno, che le ignora, risposte alle sue domande. Elisa  tiene testa a Orlando e l'esordiente Angelica Kazankova non sfigura davvero nel  confronto con Placido. Due caratteri, due generazioni, due modi di stare al mondo si contrappongono inconciliabili. Se Orlando comunica con il silenzio, Elisa grida i suoi sentimenti, gioia, sofferenza, rabbia. Ha imparato dal padre a sognare, vede nell'edificio cadente un ristorante che verrà, forse mai, ma che già ha un nome. Le cose cominciano ad esistere se le evochiamo. Il contadino al contrario vive  di concretezza. Viene da una dimensione arcaica. I soldi che ha portato con sé cuciti dentro la fodera della giacca, finiscono presto. La soluzione è la ricerca di un lavoro, immediato e qualunque, per pagare almeno l'affitto.
La vita è dura e Orlando la fronteggia con la resistenza di una roccia. Elisa con la spavalderia dell'adolescente. Sono due combattenti. Ciascuno ha trovato la propria strategia, ma quando le circostanze li obbligano al confronto gli equilibri saltano. Per accompagnarci verso il finale, la sceneggiatura ci indica, con misura, alcuni segnali di avvicinamento, di cedimento alla tenerezza. La coperta che Orlando stende sulla nipote addormentata. Quella mano alzata in segno di saluto a Elisa che pattina sul ghiaccio. La telefonata in Italia alla proprietaria del bar, in cui attraverso il silenzio, la lingua che meglio conosce, Orlando grida il suo strazio per la morte del figlio. Una scena di fortissimo impatto in cui la donna piange le lacrime che l'uomo non è riuscito a versare.  Anche da parte di Elisa arrivano piccoli segnali come il caffè già preparato: "basta metterlo sul fuoco" scrive sul post-it. Il cappello che passa dalla testa del nonno addormentato alla sua in un gioco divertito.
Quando lo spettatore è quasi pronto per un finale lieto nonostante tutto, Vicari lo sorprende e fa precipitare la situazione. In una concitata sequenza finale Orlando in affanno rincorre Elisa che scappa in una sfida spericolata tra le automobili. La tensione si scioglie infine nell’abbraccio tra Orlando e la nipote che per la prima volta lo chiama “nonno”, lei che chiamava il padre “Valerio”: un reciproco riconoscimento dei ruoli, l’agnizione finale di un dramma contemporaneo.

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