Great Freedom

   
   
   

Su MUBI il film austriaco candidato agli Oscar 2022. Meise firma una storia dolorosissima e rigorosa, di grande indignazione civile, con un finale che non si fa dimenticare

di Davide Maria Zazzini La Rivista del Cinematografo

1949. Germania. Il giovane ebreo Franz è passato dal campo di concentramento al carcere senza soluzione di continuità. Il motivo? La sua omosessualità. Il paragrafo 175, infatti, del codice penale teutonico, reprime il suo desiderio, anche se il ragazzo non ha nessuna intenzione di sconfessarlo. Tra castighi atroci, così, silenzi alienanti, relazioni fuggevoli, celle che cambiano a seconda della gravità delle punizioni, il detenuto stringe l'unica relazione stabile con il suo compagno di cella, Viktor (Georg Friedrich), che supera le ruggini e il disprezzo di partenza, fin quando Franz scopre casualmente, nel 1969, dalla copertina di Der Spiegel che il suo essere ebreo non costituisce più reato. [...]

di Davide Maria Zazzini, articolo completo (3193 caratteri spazi inclusi) su La Rivista del Cinematografo 7 febbraio 2023

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