fabrizio friuli
|
sabato 19 marzo 2022
|
mostri contro nazisti
|
|
|
|
Nell' anno 1943 , Israel e il suo circo composto da quattro esseri umani con delle capacità fuori dal normale i cui nomi corrispondono a Fulvio , Matilde , Cencio e Mario , dilettano il pubblico fin quando i nazisti rovinano il loro spettacolo, distruggendo la capitale italiana, e ciò permette la divisione dei quattro artisti " mostruosi " non avendo più Israel come guida , fortunatamente, le loro strade si ricongiungono ma poi , diventano i bersagli di un folle pianista che li ha visti in una sua visione, il personaggio si chiama Hans ed è un esadattilo che possiede la facoltà di vedere il futuro ed ha intenzione di salvare la Germania Nazista dal futuro che l' attende.
[+]
Nell' anno 1943 , Israel e il suo circo composto da quattro esseri umani con delle capacità fuori dal normale i cui nomi corrispondono a Fulvio , Matilde , Cencio e Mario , dilettano il pubblico fin quando i nazisti rovinano il loro spettacolo, distruggendo la capitale italiana, e ciò permette la divisione dei quattro artisti " mostruosi " non avendo più Israel come guida , fortunatamente, le loro strade si ricongiungono ma poi , diventano i bersagli di un folle pianista che li ha visti in una sua visione, il personaggio si chiama Hans ed è un esadattilo che possiede la facoltà di vedere il futuro ed ha intenzione di salvare la Germania Nazista dal futuro che l' attende.
Gabriele Mainetti, dopo aver elargito al decadente cinema italiano Lo chiamavano Jeeg Robot , adesso ha offerto un' altra meraviglia cinematografica che possiede come personaggi principali dei Freaks ( ovvero degli esseri senzienti affetti da problemi fisici o genetici che vengono esposti come delle attrazioni ) interpretati da Claudio Santamaria , Pietro Castellitto , Aurora Giovinazzo e Giancarlo Martini , e l' antagonista del film è un tale di nome Franz , un folle pianista che cerca i fenomeni per trovare coloro che fanno parte di una sua visione , questo personaggio è stato magistralmente interpretato da un attore chiamato Franz Rogowski ed oltre agli attori, l' intero lungometraggio è provvisto di molte scene d' azione tipiche dei film di guerra come Bastardi senza Gloria e Salvate il soldato Ryan , e una sceneggiatura sublime , realizzata dal regista Gabriele Mainetti e Nicola Guaglianone. Inoltre, nel film , oltre ai nazisti e ai freaks appaiono anche i partigiani italiani che affrontano gli invasori temerariamente e con tutti mezzi a disposizione, e, nonostante le varie perdite, la vittoria la ottengono i veri eroi del film, i partigiani e I mostri ( anche se è banalmente ovvio che i veri mostri sono i nazisti ed il turpe Franz , che , alla fine della storia pone fine alla sua esistenza, sparandosi come fece Adolf Hitler , però, Franz si suicida dopo aver perso la fidata compagna ) . Un' imperfezione del film è la scena in cui Matilde sprigiona il suo potere ed elimina tutti i nemici , e la compagna di Franz , perché sarebbe stato meglio se piovesse dal cielo molti tuoni e fulmini che colpiscono i nemici , ma escluso, questo dettaglio, Freaks Out è un film eccellente, con un ottimo cast , una storia particolarmente originale, forse anche più originale di quella del film Lo Chiamavano Jeeg Robot, quindi, sia lodato Gabriele Mainetti per aver garantito l' esistenza di un nuovo film italiano originale, come il film che lo ha preceduto.
[-]
[+] un visione storica completamente sballata!
(di ciolo)
[ - ] un visione storica completamente sballata!
|
|
[+] lascia un commento a fabrizio friuli »
[ - ] lascia un commento a fabrizio friuli »
|
|
d'accordo? |
|
roberto
|
giovedì 17 marzo 2022
|
che film.....
|
|
|
|
Guardatelo. Capolavoro assoluto. E Pietro Castellitto mi piace più del padre.
|
|
[+] lascia un commento a roberto »
[ - ] lascia un commento a roberto »
|
|
d'accordo? |
|
luca scialo
|
giovedì 10 marzo 2022
|
quattro supereroi casarecci sfidano il nazismo
|
|
|
|
Gabriele Mainetti ci ha preso gusto. Dopo l'esordio spiazzante di Lo chiamavano Jeeg robot, ripropone altri eroi Marvel denoiatri. Questa volta ambientati nel tremendo periodo nazista, quello che non ammetteva i diversi, proprio come loro. Parliamo di Matilde, la ragazza 'elettrica', Fulvio l'uomo lupo, Mario il nano calamita e Cencio, il ragazzo in grado di controllare gli insetti. Lavorano per il circo di Israel, ebreo, che suona anche tutti gli strumenti durante i loro spettacoli. Il loro circo viene spazzato via dai bombardamenti e così cercano una nuova vita in America. Ma i nazisti arrivano prima dei loro sogni. Useranno i loro super poteri per riprenderseli. Film particolare ed interessante, che però pecca di qualche esagerazione di troppo.
[+]
Gabriele Mainetti ci ha preso gusto. Dopo l'esordio spiazzante di Lo chiamavano Jeeg robot, ripropone altri eroi Marvel denoiatri. Questa volta ambientati nel tremendo periodo nazista, quello che non ammetteva i diversi, proprio come loro. Parliamo di Matilde, la ragazza 'elettrica', Fulvio l'uomo lupo, Mario il nano calamita e Cencio, il ragazzo in grado di controllare gli insetti. Lavorano per il circo di Israel, ebreo, che suona anche tutti gli strumenti durante i loro spettacoli. Il loro circo viene spazzato via dai bombardamenti e così cercano una nuova vita in America. Ma i nazisti arrivano prima dei loro sogni. Useranno i loro super poteri per riprenderseli. Film particolare ed interessante, che però pecca di qualche esagerazione di troppo. Sembra quasi che Mainetti punti a Hollywood e a portare i suoi film marvelliani laddove sono nati. Sfida ardita, che gli auguriamo di vincere, ma anche quella di ritrovare un po' di semplicità.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca scialo »
[ - ] lascia un commento a luca scialo »
|
|
d'accordo? |
|
eugenio
|
lunedì 14 febbraio 2022
|
la via en rose circense
|
|
|
|
Voci distanti, musica e immagini furibonde, in un contesto storico grandguignollesco a cui Gabriele Mainetti, dopo il riuscito Lo chiamavano Jeeg Robot, sembra strizzare l’occhio alla produzione cinematografica americana fatta di reietti e di mostri.
E di freaks, anzi sui freaks in senso lato, la sua ultima fatica, acclamata al Festival del cinema di Venezia, è imperniata, a partire dal titolo “Freaks out”, dalla fotografia e soprattutto da una comparazione mica tanto velata con quelli che Miyazaki definiva porci nel suo capolavoro, Porco Rosso, i nazisti.
Italia 1943, fra Roma e altre zone dell’Italia centrale occupata dai nazisti, ci sta un circo, il Mezzapiotta dove si esibiscono Matilde, Cencio, Fulvio e Mario, sotto l’occhio amorevole (ma mica tanto) di Israel.
[+]
Voci distanti, musica e immagini furibonde, in un contesto storico grandguignollesco a cui Gabriele Mainetti, dopo il riuscito Lo chiamavano Jeeg Robot, sembra strizzare l’occhio alla produzione cinematografica americana fatta di reietti e di mostri.
E di freaks, anzi sui freaks in senso lato, la sua ultima fatica, acclamata al Festival del cinema di Venezia, è imperniata, a partire dal titolo “Freaks out”, dalla fotografia e soprattutto da una comparazione mica tanto velata con quelli che Miyazaki definiva porci nel suo capolavoro, Porco Rosso, i nazisti.
Italia 1943, fra Roma e altre zone dell’Italia centrale occupata dai nazisti, ci sta un circo, il Mezzapiotta dove si esibiscono Matilde, Cencio, Fulvio e Mario, sotto l’occhio amorevole (ma mica tanto) di Israel. Sono una famiglia ai margini. Sono fenomeni da baraccone. Sono freaks.
Sono Giorgio Tirabassi (Israel), Claudio Santamaria (Fulvio), qui dalla maschera “pelosa” una specie di “uomo lupo” Aurora Giovinazzo (Matilde) dal misterioso potere elettrico, Pietro Castellitto (Cencio), capace di manovrare gli insetti e Giancarlo Martini (Mario), il nano calamita.
Noi senza circo siamo solo una banda di mostridice uno di loro. E nel circo sembrano avere tutta la loro vita. Ma quella bolla, la jaula de oro in cui vivono felici, si infrange, nell’avventura del mondo che collassa intorno a loro, nella repressione giudaica, nella follia nazista. Israel con l’intento di aiutarli, sparisce, il gruppo si disperde, sospetta il tradimento di quell’ex proprietario del tendone distrutto da una bomba. Matilde si mette sulle sue tracce finendo coinvolta in un viaggio di iniziazione alla vita come alleata di alcuni partigiani guidati dal Gobbo, Max Mazzotta (una delle interpretazioni più convincenti) mentre il resto del gruppo subisce una serie di avventure a metà tra Lazarillo de Tormes e un testo gotico di Brazil fatto di esperimenti/torture naziste a “presunti” individui “speciali” per vincere la guerra frutto della mente contorta di un eccentrico villain, un pianista tedesco dotato di poteri di chiaroveggenza (Franz Rogowski).
I loro destini in fuga, troveranno un punto comune, nella ricostituzione di una “famiglia diversa”, un trait union dei tanti sfollati, mutilati, feriti di guerra, ebrei che vengono rastrellati dal ghetto di Roma. Persone socialmente deboli, fisicamente maltrattate, in una normalità distante, differente e un cammino alla vita difficile da ottenere. Già, Mainetti, è abile nella prima ora a declinare la vicenda ostativa di una poetica felliniana circense all’orrore mutilante di corpi straziati in guerra. I loro volti sono quelli della disperazione, della paura, dell’orrore, della precarietà esistenziale ma anche della straordinaria voglia di rinascere, di vivere, che rappresentarono quei mesi, della fuga di Badoglio, di un’Italia che alzava la testa, anche se in ginocchio.
Eppure, questo fuoco che arde di sincerità e passione, con una fotografia precisa e puntuale là nei boschi di Camigliatello Silano, nella primigenia pulizia di boschi immantati dove un assalto è pronto a cogliere, si spegne lentamente, in un affaticamento che nella seconda parte, con un’ambizione spasmodica e omni-genere, dal fantastico all’action all’avventura storica, tende a disperdersi, senza riuscire con la spettacolarità di una catarsi, di una fiamma con cui per converso si chiude la pellicola, ad accendere i cuori degli spettatori, oltre l’artificiale brillio.
Ed è un peccato perché Freaks out, dalle caratteristiche di un kolossal, illumina solo a metà la notte perenne della guerra ma in qualche modo non riesce pienamente a scalfire quella retrograda e in qualche modo, scorza poetica che vive in ciascuno di noi, la materia di cui sono fatti i sogni.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a eugenio »
[ - ] lascia un commento a eugenio »
|
|
d'accordo? |
|
sergio dal maso
|
martedì 18 gennaio 2022
|
il cinema italiano torna a sognare
|
|
|
|
“Il cinema usa il linguaggio dei sogni: gli anni possono passare in un secondo e puoi semplicemente saltare da un posto all’altro (…) ogni oggetto e ogni luce significano qualcosa, come in un sogno.” Federico Fellini
Quando si dice “la magia del cinema”!
Lo stupore e la meraviglia di essere catapultati in una storia ammaliante e visionaria. L’emozione di ritrovarsi immersi in un mondo fantastico che mescola la vera Storia all’immaginazione, fonde realtà e finzione in un caleidoscopio di luci e colori. L’incipit del vecchio patron Israel, che apre lo spettacolo dello strampalato circo Mezzapiotta e ci accompagnerà nel viaggio assieme ai nostri quattro strambi circensi, non poteva essere più azzeccato: «Signore e signori, l'immaginazione diventa realtà e niente è come sembra.
[+]
“Il cinema usa il linguaggio dei sogni: gli anni possono passare in un secondo e puoi semplicemente saltare da un posto all’altro (…) ogni oggetto e ogni luce significano qualcosa, come in un sogno.” Federico Fellini
Quando si dice “la magia del cinema”!
Lo stupore e la meraviglia di essere catapultati in una storia ammaliante e visionaria. L’emozione di ritrovarsi immersi in un mondo fantastico che mescola la vera Storia all’immaginazione, fonde realtà e finzione in un caleidoscopio di luci e colori. L’incipit del vecchio patron Israel, che apre lo spettacolo dello strampalato circo Mezzapiotta e ci accompagnerà nel viaggio assieme ai nostri quattro strambi circensi, non poteva essere più azzeccato: «Signore e signori, l'immaginazione diventa realtà e niente è come sembra.»
Siamo nel ’43, nei mesi cruciali della Seconda guerra mondiale. Roma, occupata dai nazisti e dichiarata “città aperta”, subisce i bombardamenti alleati.
Con la scomparsa di Israel, e col dubbio se sia scappato da solo in America o catturato dai nazisti, i quattro bizzarri saltimbanchi - Fulvio, Aurora, Cencio e Mario - si ritrovano senza guida, soli con i loro bislacchi poteri ad affrontare la vita reale e l’orrore della guerra. Inizia un’avventura mozzafiato, da cardiopalma, tra colpi di scena e azioni spettacolari, emozioni e risate.
In un primo momento pur attratti dal luminoso Zirkus Berlin, diretto dal folle nazista Franz, i nostri saranno ben presto costretti a fuggirne. Il visionario nazi-pianista con dodici dita, tra i fumi inebrianti dell’etere, prevede il futuro e l’imminente sconfitta del nazismo. Sogna il riscatto personale modificando il corso della storia grazie ai superpoteri da rubare agli sgangherati freaks del circo Mezzapiotta.
La sola possibilità di salvezza per i quattro amici circensi è di unirsi ai gruppi partigiani delle montagne, guidati dal Gobbo, anch’essi “diversi”, mutilati e storpi. La resa dei conti può iniziare.
Centrale in Freaks Out è il tema della diversità, dell’unicità di ciascuno, dell’accettazione dei propri difetti in quanto normalità. All’opposto dei nostri eroi, che convivono con la loro diversità cercando di accettarla, Franz la rifiuta, se ne vergogna, preferisce celarla dietro la divisa e la purezza del nazismo.
Cencio con i suoi insetti, Aurora che comanda le scosse elettriche, l’uomo lupo Fulvio dalla forza smisurata e il nano-calamita Mario sono, prima di tutto, esseri umani. Il percorso dei nostri freaks è un cammino alla ricerca di sé stessi, convivendo con il peso della responsabilità di avere dei poteri unici.
All’umanità dei cosiddetti mostri viene contrapposta la mostruosità nazista dei normali, di una società di puri.
È proprio questa profonda umanità a distinguere i nostri eroi “ordinari” dagli “straordinari” supereroi della Marvel, tipo gli XMen o gli Avengers. Non a caso, a differenza degli immortali supereroi americani, quelli di Freaks Out vivono nella Storia, soffrono e finiranno col diventare adulti. I quattro protagonisti sono maschere senza essere macchiette, persone prima di diventare personaggi; hanno uno spessore psicologico che va oltre la caricatura.
Con la seconda e attesissima opera Gabriele Mainetti conferma il suo enorme talento e la sacrosanta ambizione di fare un cinema nuovo, innovativo, tanto moderno e pop quanto orgogliosamente legato alla storia del cinema italiano. Se il sorprendente Lo chiamavano Jeeg Robot poteva esser visto come un unicum nel panorama filmico nazionale, dopo Freaks Out non ci sono dubbi, la strada è aperta, un altro cinema è possibile.
Freaks Out non è un film perfetto, non vuole esserlo. A Mainetti non importa il senso della misura. Per quanto è bulimico, onnivoro e debordante, il suo cinema non si presta ad essere etichettato. Tiene insieme, amalgamati con maestria e senza mai smarrire la sua genuinità, il cinema d’autore e i cinecomics, quello di guerra e il fantasy. Una specie di (neo)realismo magico che fonde mirabilmente svariati generi, mantenendo però una propria riconoscibilità filmica. C’è di tutto nel pantheon di Mainetti, da Spielberg a Fellini, da Monicelli a Tarantino passando per Sergio Leone. Soprattutto c’è un immenso amore per il cinema. Ci si può perdere nel gioco degli omaggi e delle citazioni presenti in Freaks Out.
Quello che più sorprende è la maturità registica: la qualità della fotografia, l’impeccabilità delle scenografie, del trucco e dei costumi, l’uso disinvolto ma efficacissimo delle musiche… e il tutto con un’attenzione ai dettagli sbalorditiva. La portentosa sceneggiatura, scritta da Nicola Guaglianone e dal regista, è un vulcano di idee e di colpi di scena. E poi ci sono gli attori, un intero cast in stato di grazia. Difficile sceglierne qualcuno, tanto è corale e magnifica la prova di ciascuno, da Aurora Giovinazzo a Giorgio Tirabassi, da Max Pezzotta a Pietro Castellitto.
Ma la vera impresa è stata produrre, realizzare e portare in sala – senza piattaforme tv, per inciso - un film come Freaks Out. Fulvio, Aurora, Cencio e Mario hanno dovuto lottare anche contro costi di produzione proibitivi per un film italiano, contro lo scetticismo degli addetti ai lavori e alla fine contro il covid. Ma alla fine hanno vinto! E questo non è un sogno, è la realtà.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a sergio dal maso »
[ - ] lascia un commento a sergio dal maso »
|
|
d'accordo? |
|
mauro.t
|
mercoledì 15 dicembre 2021
|
troppi omaggi al cinema, poca creatività.
|
|
|
|
Nel 1943, in piena seconda guerra mondiale, un circo, nel quale lavorano quattro fenomeni da baraccone con reali superpoteri, si trova in difficoltà economiche. Il titolare, ebreo, propone di andare in America, ma sparisce e solo la ragazza andrà a cercarlo, mentre gli altri tre si uniranno al Berlin Zircus. Lì, un virtuoso pianista nazista affetto da iperdattilia e dotato di poteri di chiaroveggenza, li riconosce. E’ convinto di poter vincere la guerra con i loro superpoteri e di riuscire a rovesciare le sorti della Germania, sorti che lui già prevede.
Nel film ci sono troppe citazioni che nascondono una carenza di creatività. Il circo richiama Fellini, i quattro protagonisti ricordano i Fantastici Quattro, l’ipertricosi di Fulvio lo rende simile a Chewbecca di “Guerre stellari”, Matilde ricorda l’Elektro di Spiderman, Cencio l’insetto travestito di “Men in black”.
[+]
Nel 1943, in piena seconda guerra mondiale, un circo, nel quale lavorano quattro fenomeni da baraccone con reali superpoteri, si trova in difficoltà economiche. Il titolare, ebreo, propone di andare in America, ma sparisce e solo la ragazza andrà a cercarlo, mentre gli altri tre si uniranno al Berlin Zircus. Lì, un virtuoso pianista nazista affetto da iperdattilia e dotato di poteri di chiaroveggenza, li riconosce. E’ convinto di poter vincere la guerra con i loro superpoteri e di riuscire a rovesciare le sorti della Germania, sorti che lui già prevede.
Nel film ci sono troppe citazioni che nascondono una carenza di creatività. Il circo richiama Fellini, i quattro protagonisti ricordano i Fantastici Quattro, l’ipertricosi di Fulvio lo rende simile a Chewbecca di “Guerre stellari”, Matilde ricorda l’Elektro di Spiderman, Cencio l’insetto travestito di “Men in black”. Un pianista con sei dita per mano l’abbiamo già visto in “Gattaca”. C’è persino un richiamo al vecchio “Giordano Bruno” nelle torture a Mario. Troppe cose già viste mescolate in una storia dove i buoni e i cattivi sono già nettamente definiti secondo canoni stranoti.
I nazisti vanno sempre bene quando si ha bisogno di mettere nella storia dei cattivissimi, però è una strada ormai supersfruttata, troppo facile, troppo comoda. La “banalità del male” è rimasto un concetto per pochi. Speravo che dopo Indiana Jones nessuno mettesse ancora perfidi seguaci della croce uncinata in un film fantasy.
L’unica cosa originale sono i partigiani brutti e sporchi. Il resto è tutto già visto.
Quando il cinema si avvita su sé stesso non è più interessante.
Mainetti non è Tarantino.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mauro.t »
[ - ] lascia un commento a mauro.t »
|
|
d'accordo? |
|
antonio baldini
|
domenica 5 dicembre 2021
|
bah
|
|
|
|
L'idea probabilmente era di fare un film leggero sul nazismo e la Shoah, in stile JoJo Rabbit Il risultato però è scarso. Il film è di una superficialità talmente estrema da risultare quasi offensiva: i tedeschi sono nazisti e cattivi, gli italiani partigiani rozzi ma buoni, ebrei poverini e riconoscenti verso gli eroi, la morale è anche se hai fatto una cosa sbagliata coi tuoi superpoteri ne puoi fare tante buone (appunto, salvare gli ebrei). Il tutto condito da piccoli intermezzi grotteschi che probabilmente nell'idea del regista dovrebbero rendere il film meno pesante, ma in realtà lo rendono rozzo e danno allo spettatore un senso quasi di disgusto. Tutta l'introspezione dei personaggi e la rappresentazione cruda e aspra della realtà che avevano fatto la fortuna di Lo chiamavano
[+]
L'idea probabilmente era di fare un film leggero sul nazismo e la Shoah, in stile JoJo Rabbit Il risultato però è scarso. Il film è di una superficialità talmente estrema da risultare quasi offensiva: i tedeschi sono nazisti e cattivi, gli italiani partigiani rozzi ma buoni, ebrei poverini e riconoscenti verso gli eroi, la morale è anche se hai fatto una cosa sbagliata coi tuoi superpoteri ne puoi fare tante buone (appunto, salvare gli ebrei). Il tutto condito da piccoli intermezzi grotteschi che probabilmente nell'idea del regista dovrebbero rendere il film meno pesante, ma in realtà lo rendono rozzo e danno allo spettatore un senso quasi di disgusto. Tutta l'introspezione dei personaggi e la rappresentazione cruda e aspra della realtà che avevano fatto la fortuna di Lo chiamavano Jeeg Robot, qui non ci sono, speriamo nel ravvedimento di Mainetti
[-]
[+] anticonformismo
(di kronos)
[ - ] anticonformismo
|
|
[+] lascia un commento a antonio baldini »
[ - ] lascia un commento a antonio baldini »
|
|
d'accordo? |
|
|
domenica 21 novembre 2021
|
non è un gran servizio
|
|
|
|
Siamo andati in tre a Locorotondo appositamente per vedere il film: il cinema è chiuso. Fuori, una locandina di Qui rido io. Mica male.
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
mauridal
|
sabato 20 novembre 2021
|
i nuovi mostri fuori di testa
|
|
|
|
Quando una storia semplice, composta da personaggi altrettanto semplici, racconta di buoni contro i cattivi, allora, un qualsiasi film, ben confezionato con musiche gradevoli di qualunque genere esso sia, può riuscire ad accattivare un pubblico numeroso, che accorre in sala per godersi lo spettacolo, senza grossi problemi di significati, il successo è sicuro. Il pubblico Pop Corn , spesso a cinema, decide chi vince e chi perde, ovvero chi può continuare a fare cinema e chi forse no.
Non è questo il caso.
[+]
Quando una storia semplice, composta da personaggi altrettanto semplici, racconta di buoni contro i cattivi, allora, un qualsiasi film, ben confezionato con musiche gradevoli di qualunque genere esso sia, può riuscire ad accattivare un pubblico numeroso, che accorre in sala per godersi lo spettacolo, senza grossi problemi di significati, il successo è sicuro. Il pubblico Pop Corn , spesso a cinema, decide chi vince e chi perde, ovvero chi può continuare a fare cinema e chi forse no.
Non è questo il caso. Mainetti regista di giovane leva che, con i suoi film riesce a conquistare un pubblico meno distratto dai popcorn, vuole rendere le sue storie interessanti e realizzare un film che abbia un significato, un tema da seguire, su cui poi magari si può discutere. Iniziamo allora dalla parola Freaks , già nota nel cinema per rappresentare esseri mostruosi, personaggi anomali , scherzi della natura umana per come si presentano e per ciò che fanno. Questi sono i cinque protagonisti del film, ma ecco che già da semplici mostri vengono invece descritti come dotati di forza e poteri anomali, ma sono esseri umani , un vecchio, un giovane , un forzuto, un nano , una ragazza , a loro modo personaggi straordinari ,ciascuno ha una particolarità chi è magnetico, chi piega il metallo con le dita, chi ha una forza bruta nelle braccia, ricoperte da lunghi peli come pure sulla faccia e in testa, e chi, come la ragazza possiede una energia elettrica interna al proprio corpo che al minimo contatto emana scosse e scintille elettriche. Intanto questi personaggi veri fenomeni da baraccone, sono infatti descritti e inquadrati come attori da circo, Dunque la scena iniziale del film è un Circo, dove questi artisti fenomenali si esibiscono giocando, divertendo un pubblico di grandi e bambini. Ma il film, da subito vuole affrontare una storia complessa, non così facile da raccontare. IL Circo MEZZAPIOTTA si trova a Roma , nel pieno dell’occupazione nazifascista del’43 durante la seconda guerra. Proprio durante lo spettacolo, arriva un bombardamento aereo che colpisce il Circo e fa strage di spettatori. Questo incipit, infatti già dichiara il tema del film, ovvero che le mostruosità in realtà sono tante, quella dei quattro personaggi fenomeno, è la più semplice, innocua, inoffensiva. Se vogliamo le diversità umane quando sono malformazioni fisiche, o malattie o amputazioni, inducono i normodotati a pensieri buonisti. Tutt’altra questione quando le mostruosità sono azioni, volute da uomini e personaggi che con ferocia volontà perversa, agiscono nella piena capacità di procurare al prossimo, dolore e tragedie. Dunque, il regista racconta di una differenza tra mostri, buoni e cattivi. Quindi chi sono i mostri cattivi La guerra, le sue cause, coloro che la fanno e la procurano, certo .Il regista si schiera con la parte oppressa e perseguitata durante la guerra, le scene dei rastrellamenti nazisti a Roma di ebrei, con giovani madri e bimbi in braccio, sono palesi documenti visivi, ricostruzioni realistiche di fatti storici. Questo potrebbe bastare per continuare e concludere il film con la condanna dei nazisti, mostruoso prodotto della politica tedesca. Intanto i quattro mostri buoni si salvano dalla bomba ma restano senza Circo, Roma è deserta per la guerra e loro scappano guidati dal vecchio Israel il proprietario del circo, ebreo, che li vuole portare in America. Finiscono invece in un altro Circo, a Berlino dove trovano un loro collega, eccellente mostruoso pianista con sei dita alle mani un mostro fanatico, Franz , tedesco nazista che però vorrebbe tenerseli con sé convinto di vincere la guerra col trionfo tedesco. Questo nuovo Circo dove poi i quattro si trovano, in realtà nasconde un sotterraneo campo di sterminio dove in apposite camere a gas si sopprimono i prigionieri ebrei. Il racconto si complica, i nostri quattro mostri , si ritrovano prigionieri di Franz traditore e dovrebbero morire in una camera segreta, gasati, ma con i loro super poteri si salvano scappando, e dunque qui si apre una seconda fase narrativa del film dove si mischiano e a volte si contraddicono i temi, le parti, anche il linguaggio cinema diventa una frastornata serie di effettacci speciali, abbandonando quindi un realismo immaginario, per seguire la strada del cinema fantastico da fumetto ,da videogioco . Tutte così, le scene e le sequenze di guerra tra nazisti e un manipolo di simil- partigiani, ma storpi e feroci che intanto i nostri quattro super mostri eroici incontrano nel loro cammino verso la libertà. Anche i personaggi che entrano in gioco, sono estremi, il gobbo partigiano che vuole assassinare tutti, ma anche lo stesso Franz nazi pianista che infine gioca con una pistola per il suicidio imitando il Fuhrer. Così sono pure tutte le scene del treno speciale pieno di prigionieri ebrei che viene attaccato dai nazisti e difeso dai partigiani storpi, affiancati stavolta dai nostri mostri che aiutano la eroica causa, il tutto condito da una brillante e insistente colonna sonora sparata a tutti Decibel. La mia scommessa di raccontare esattamente, il film Freaks di Mainetti è ormai persa, però agli amici che mi chiedono, dico che è un film in fondo divertente, per niente noioso, al contempo pure interessante per come pone delle questioni serie e storicamente importanti, con una certa leggerezza. I super poteri mostruosi del recensore, sono esauriti. Dico solo che gli interpreti, tutti noti e bravi attori, hanno reso possibile il film, made in italy, cosa assolutamente importante per il nostro cinema (mauridal).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mauridal »
[ - ] lascia un commento a mauridal »
|
|
d'accordo? |
|
michela vinotti
|
lunedì 15 novembre 2021
|
drammatico ma poetico
|
|
|
|
Film potente, crudo e violento in alcune parti, drammatico ma poetico.
Storia di fantasia ma totalmente calata nel tempo in cui è ambientata e ben integrata con la realtà storica.
Attori molto bravi, personaggi ben costruiti, Pietro Castellitto impeccabile nella sua parte.
Grande genialità e originalità nella costruzione della storia e nella caratterizzazione dei personaggi.
Uno spettacolo che sa trasmettere molte emozioni e messaggi.
Due ore e mezzo per estraniarsi da tutto e farsi trascinare dal racconto.
|
|
[+] lascia un commento a michela vinotti »
[ - ] lascia un commento a michela vinotti »
|
|
d'accordo? |
|
|