rescart
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domenica 10 settembre 2023
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respirare parigi, conserva l’anima
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A dirlo è niente meno che Victor Hugo quasi cinque secoli dopo questo ultimo duello, una sorta di ordalia che ancora il potere legittimo considerava un valido modo per dirimere in punta di spada e di diritto controversie particolarmente “divisive”, diremmo noi oggi. Che questa consuetudine sia diventata contra legem solo dopo la tragica conclusione delle crociate, il cui esito per molti cavalieri rimasti uccisi sarebbe stata la prova divina del loro essersi messi dalla parte del torto? Almeno una cosa positiva delle crociate, si potrebbe pensare, se non fosse che in questo modo il diritto nel mondo occidentale si è trasformato in un’unica grande ipocrisia, quella “di chi sta sempre con la ragione e mai col torto, un Dio che è morto” direbbero i Nomadi nella loro celeberrima canzone.
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A dirlo è niente meno che Victor Hugo quasi cinque secoli dopo questo ultimo duello, una sorta di ordalia che ancora il potere legittimo considerava un valido modo per dirimere in punta di spada e di diritto controversie particolarmente “divisive”, diremmo noi oggi. Che questa consuetudine sia diventata contra legem solo dopo la tragica conclusione delle crociate, il cui esito per molti cavalieri rimasti uccisi sarebbe stata la prova divina del loro essersi messi dalla parte del torto? Almeno una cosa positiva delle crociate, si potrebbe pensare, se non fosse che in questo modo il diritto nel mondo occidentale si è trasformato in un’unica grande ipocrisia, quella “di chi sta sempre con la ragione e mai col torto, un Dio che è morto” direbbero i Nomadi nella loro celeberrima canzone. In verità sin dai tempi di Elia l’ordalia era un modo per scovare i falsi profeti, quelli che sapevano far soffiare venti di tempesta ma non trasformare il legno marcio in combustibile per scaldarsi. Come nell’ordalia del Carmelo che finì con lo sgozzamento dei falsi profeti da parte di Elia. Il principio su cui si basava il duello era simile, anche se si iniziava subito con le “vie di fatto” senza passare per trucchetti alla Sim Sala Bim, a cui nessuno credeva ormai più in una Parigi già allora orientata a un populismo, che troverà nella rivoluzione francese il suo sbocco definitivo. E a Parigi va il neo promosso cavaliere Jean De Carrouges prima per riscuotere il suo premio in monete d’oro, poi per portare davanti al re le ragioni della moglie stuprata, che nel frattempo si è scoperta in cinta e gli ha dato così fnalmente un erede. In verità di seconde nozze si trattava e poichè a differenza di questo il primo matrimonio era già stato allietato da figli, che però nel film non compaiono, se ne deduce che anche nel primo matrimonio la moglie deve essere stata stuprata o qualcosa di simile. Jean De Carrouges infatti per cinque anni non era riuscito a mettere in cinta la seconda moglie e nel film dice che invece con la prima moglie, di cui era rimasto presumibilemte vedovo, ciò non era successo. Costui è analfabeta, impotente, irrispettoso verso chi ha un rango superiore al suo, salvo ovviamente il re, ma inflessibile nel pretendere che l’avversario, rimasto semplice scudiero (Squire), si rivolga a lui con l’appellativo di Signore (Sir) che gli spetta avendo appena ottenuto il cavalierato. Certo non è così ingenuo da credere che possa risolvere i suoi problemi economici facendo affidamento sulle promesse di un feudatario libertino, ma solo sulla sua forza e abilità nella spada. Eppure tutto questo finirà quando anzichè combattere per il vil denaro andrà a liberare Gerusalemme, dove troverà infine la morte nell’ennesima crociata finita male.
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felicity
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lunedì 31 gennaio 2022
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mascolinità tossica e ruoli sociali
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The Last Duel è una rilettura dell’oscurantismo medievale aggiornata a una sensibilità contemporanea, attraverso un racconto che si concentra sul passato e le sue dinamiche brutali per parlare al presente. È fondamentalmente questa l’anima del film che traspone una storia vera e sviluppa le consuete variabili di tradimento, vendetta e orgoglio ferito triplicando il punto di vista di chi ne è coinvolto: due scudieri, caratterialmente e fisicamente agli antipodi, all’inizio amici, poi rivali, e una donna. L’esplicitazione dei contenuti avviene mostrando tre volte gli stessi fatti dai tre differenti punti di vista di chi ne è coinvolto.
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The Last Duel è una rilettura dell’oscurantismo medievale aggiornata a una sensibilità contemporanea, attraverso un racconto che si concentra sul passato e le sue dinamiche brutali per parlare al presente. È fondamentalmente questa l’anima del film che traspone una storia vera e sviluppa le consuete variabili di tradimento, vendetta e orgoglio ferito triplicando il punto di vista di chi ne è coinvolto: due scudieri, caratterialmente e fisicamente agli antipodi, all’inizio amici, poi rivali, e una donna. L’esplicitazione dei contenuti avviene mostrando tre volte gli stessi fatti dai tre differenti punti di vista di chi ne è coinvolto.
Non ci sono differenze abissali tra le varie versioni, nessun dettaglio risolutivo per avvalorare una tesi (comunque evidente ma non schiacciante), nessuna retorica facile, a dominare sono le sfumature, esaltate da una regia incisiva che sa dove porre lo sguardo e da un montaggio, calibratissimo, che insinua il dubbio senza spiegare dove. Non esiste un’unica verità, l’oggettività è solo un’illusione, le contraddizioni sono più che lecite, ciò che conta è il percepito. E il percepito, ora come allora, è figlio dei tempi che si vivono e dei valori e della cultura assimilati. Il lavoro di cesello della scrittura è supportato dalla regia vigorosa di Ridley Scott che dimostra ancora una volta di trovarsi a suo agio con i racconti epici, ma anche in grado di mettere da parte la grandeur quando è la dimensione intima a cui vuole dare risalto. Il duello finale è comunque quanto di più viscerale, potente e spettacolare il cinema contemporaneo possa offrire, una vera gioia per gli occhi capace di farci tornare bambini davanti a uno spettacolo davvero bigger than life. Di grande resa ed efficacia tutto il comparto tecnico, con una lode speciale alla fotografia plumbea del fido Dariusz Wolski. Interpreti convinti e convincenti nel supportare i caratteri che sono chiamati a incarnare. Ben Affleck si ritaglia il ruolo sui generis del conte vezzoso e vizioso e lo fa con apprezzabile misura. Un’opera figlia dei tempi, in cui la mascolinità tossica e la messa in discussione dei ruoli sociali sono materia incendiaria di confronto, in grado di contribuire al dibattito senza impartire lezioni ma utilizzando il cinema per intrattenere e indurre alla riflessione.
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simone pasquali
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domenica 5 dicembre 2021
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allora come oggi....
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Al di là della (ovvia) fattura del film e del livello degli interpreti cui Scott ci ha abituati, sono rabbrividito nel constatare come quello che credo sia il vero tema del film, cioè come un tribunale e la società giudicassero uno stupro all'epoca presenti inquietanti e orribili analogie con il mondo di oggi, a distanza di oltre 500 anni.
Allora alla vittima veniva chiesto se avesse provato piacere per capire se di reale stupro si trattasse, oggi se la vittima è solita vestire in maniera succinta lo si definisce "provocante", si analizza il suo stile di vita e la sua condotta antecedente al fatto così come nel film la sua cosiddetta amica riferisce al tribunale di aver sentito la protagonista definire affascinante l'aguzzino.
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Al di là della (ovvia) fattura del film e del livello degli interpreti cui Scott ci ha abituati, sono rabbrividito nel constatare come quello che credo sia il vero tema del film, cioè come un tribunale e la società giudicassero uno stupro all'epoca presenti inquietanti e orribili analogie con il mondo di oggi, a distanza di oltre 500 anni.
Allora alla vittima veniva chiesto se avesse provato piacere per capire se di reale stupro si trattasse, oggi se la vittima è solita vestire in maniera succinta lo si definisce "provocante", si analizza il suo stile di vita e la sua condotta antecedente al fatto così come nel film la sua cosiddetta amica riferisce al tribunale di aver sentito la protagonista definire affascinante l'aguzzino.
Non per fare demagogia, ma in un mondo in qui la quasi totalità dei femminicidi avviene nella "famiglia tradizionale" fa rabbrividire davvero vedere come nonostante oggi siamo andati sulla luna e navighiamo on line, l'ignoranza e il pregiudizio siano tanto, tanto resistenti nella nostra testa di animali pensanti.
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abramo rizzardo
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domenica 24 ottobre 2021
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un duello tra verità e menzogna
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“ ...una donna può essere amata da due uomini... ” e dunque così possiamo riassumere il film, che basandosi sul dubbio di uno stupro, più precisamente, sul dubbio della consensualità più o meno volontaria, ci dona un più chiaro affresco della società francese del XIV secolo, con estremo e marcato realismo storico; Ridley Scott ci dipinge, con mano esperta come di chi lavora nell'industria cinematografica da decenni, un prezioso sguardo innovativo sul genere storico, esaltato, forse a volte in maniera troppo marcata, dall'epicità della mise-en-scène. Jean de Carrouges e Jacques Le Gris sono inizialmente in buoni rapporti sotto il potere regio di Carlo VI, detto “ Il Folle ”: quando de Carrouges si ritrova a viaggiare per affari economici lontano da casa, Le Gris ne approfitta della bellissima Marguerite de Thibouville, che essendo senza compagnia alcuna ( poiché pure la suocera l'ha privata pure della sua dama di compagnia, dato un un viaggio giornaliero della medesima ), non trova scampo né aiuto dinanzi alla forza bruta di Le Gris, che riesce ad entrare nella sua dimora come uno dei drughi di Arancia Meccanica, con l'inganno.
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“ ...una donna può essere amata da due uomini... ” e dunque così possiamo riassumere il film, che basandosi sul dubbio di uno stupro, più precisamente, sul dubbio della consensualità più o meno volontaria, ci dona un più chiaro affresco della società francese del XIV secolo, con estremo e marcato realismo storico; Ridley Scott ci dipinge, con mano esperta come di chi lavora nell'industria cinematografica da decenni, un prezioso sguardo innovativo sul genere storico, esaltato, forse a volte in maniera troppo marcata, dall'epicità della mise-en-scène. Jean de Carrouges e Jacques Le Gris sono inizialmente in buoni rapporti sotto il potere regio di Carlo VI, detto “ Il Folle ”: quando de Carrouges si ritrova a viaggiare per affari economici lontano da casa, Le Gris ne approfitta della bellissima Marguerite de Thibouville, che essendo senza compagnia alcuna ( poiché pure la suocera l'ha privata pure della sua dama di compagnia, dato un un viaggio giornaliero della medesima ), non trova scampo né aiuto dinanzi alla forza bruta di Le Gris, che riesce ad entrare nella sua dimora come uno dei drughi di Arancia Meccanica, con l'inganno. Il film si compone dunque di tre diversi atti, volti a svolgere la funzione insinuatrice del dubbio e anche di chiarire, dove lo ritiene opportuno, quale sia la versione che trovi più riscontro nella verità: il medesimo episodio, dalle sue origini sino all'atto vero e proprio, viene analizzato sotto i punti di vista altamente soggettivi di tutti e tre i personaggi, che si ritrovano nella stessa vicenda ma contemplanti istanze narranti differenti.
A cosa crederà dunque lo spettatore? In questo sta l'efficacia degli sceneggiatori: Matt Damon, Ben Affleck e Nicole Holofcener, riuniti assieme, decidono di dare ancora più pepe e sale ad una vicenda che già di per sé è storicamente appassionante, componendo così un puzzle meticolosissimo, in cui le battute, a seconda delle varie verità, trovano notevoli differenze; si gioca dunque, nella maniera più intelligente possibile, con lo spettatore, che si ritrova immerso nella storia come un vero e proprio personaggio, volto a ricercare la verità dell'intera vicenda. La regia di Scott, ancora una volta rimarcata dal perfezionismo storico, riesce, anche grazie al direttore della fotografia Dariusz Volski, a ricreare perfettamente le dinamiche interne, andando a soffermarsi sui volti, che esprimono sia verità che menzogna, andando a rimarcare con l'uso attento delle luci, le varie sfaccettature dei personaggi, e riuscendo, nel duello finale, a raccontare nella maniera più chiara possibile ciò che accade, senza ricorrere al pedante e fastidioso meccanismo della solita telecamera a mano, che nei combattimenti, dona forse dinamismo, ma anche inutile confusione totale allo spettatore.
Costumi ben disegnati e realizzati, capaci di diventare essi stessi personaggi, data la loro estrema accuratezza. Musiche apprezzabili ma poco memorabili. Attori in stato di grazia, dall'acida e tenebrosa Harriet Walter, che a tratti ci ricorda la Bene Gesserit di Dune di Villeneuve, passando per Adam Driver, che ci regala uno spettacolare quanto misterioso uomo brutale ma al tempo stesso dotto, giungendo a Matt Damon, strepitoso cavaliere, capace di silenziare un' intero corpo d'armata per la sua investitura improvvisata, ma capace anche di rendere giustizia ad un uomo tanto represso quanto ingiustamente vittima di un sistema anti-meritocratico, capeggiato in maniera beffarda e altrettanto perfetta da Ben Affleck, che con il suo fastidiosissimo sorriso e la sua risata nelle grandi orgie del tempo, ci mostra ancora una volta il suo talento.
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flaw54
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mercoledì 20 ottobre 2021
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già visto
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Un buon film per recitazione, costumi, ricostruzione storica, ma che porta con sé un alone di forte dejavù. Lunghezza eccessiva specialmente nella ricostruzione della violenza da due punti di vista diversi che poi risultano essere uguali. Comunque una serata piacevole.
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occhionelcielo
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domenica 17 ottobre 2021
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capolavoro
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Soggetto, recitazione, regia, ambientazione, fotografia, costumi.
Film che rimane dentro.
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jaylee
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domenica 17 ottobre 2021
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le 3 verità di ridley scott
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Ridley Scott, uno dei grandi Maestri visivi degli ultimi 50 anni, ai duelli ci aveva già abituato: il suo primo lungometraggio è datato 1977 ed era per l’appunto I Duellanti (ottimo film, peraltro). Questo però, oltre ad essere ambientato nel tardo Medioevo (1370-1386) invece che nel ‘800, racconta di quello che sembrerebbe essere stato l’ultimo duello sanzionato da uno Stato come metodo risolutivo di un contenzioso giuridico. Seconda sceneggiatura del duo Matt Damon/Ben Affleck dopo Will Hunting del 1997, e come in quel caso, ci sono tutti e 2, Ben Affleck un po’ più nello sfondo (anche se ben delineato); sceneggiatura basata su un libro di Eric Jager, sembra su un caso vero come già detto.
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Ridley Scott, uno dei grandi Maestri visivi degli ultimi 50 anni, ai duelli ci aveva già abituato: il suo primo lungometraggio è datato 1977 ed era per l’appunto I Duellanti (ottimo film, peraltro). Questo però, oltre ad essere ambientato nel tardo Medioevo (1370-1386) invece che nel ‘800, racconta di quello che sembrerebbe essere stato l’ultimo duello sanzionato da uno Stato come metodo risolutivo di un contenzioso giuridico. Seconda sceneggiatura del duo Matt Damon/Ben Affleck dopo Will Hunting del 1997, e come in quel caso, ci sono tutti e 2, Ben Affleck un po’ più nello sfondo (anche se ben delineato); sceneggiatura basata su un libro di Eric Jager, sembra su un caso vero come già detto.
Normandia, 1386. Jean De Carrouges (Matt Damon) sfida davanti al re Jacques LeGris (Adam Driver), suo antico amico ed ora rivale politico, reo di aver stuprato la moglie Marguerite (Jodie Comer).
il film si apre e si chiude con il duello eponimo, ma cosa lo rende molto interessante è che, un po’ come una vecchia canzone di Battisti (capolavoro progressive, peraltro, a nostro modesto parere), racconta 3 volte la stessa storia da 3 punti di vista, ognuno dei quali una verità. Ma quale è la verità? E davvero ne vale la pena in un mondo dove quella di chi soffre le conseguenze conta così poco?
A noi è piaciuto molto, sia nelle ambientazioni di un Medioevo cupo e fangoso, che ben rispecchia un certo stato d’animo, ma soprattutto in questa modalità di mostrare le 3 prospettive, ognuna leggermente diversa dall’altra all’apparenza, ma totalmente diversa nei panni di chi la sta vivendo. Bravissimi gli attori nel lavorare sotto traccia per rendersi “differenti” ai nostri occhi. Vedere per credere la scena della riconciliazione tra Jean e Jacques al ricevimento, una semplice stretta di mano con bacio, che è davvero un piacere vedere (e rivedere). E ci racconta un mondo, lontano ma fino ad un certo punto dal nostro, dove ognuno dei contendenti è irrimediabilmente chiuso nel proprio punto di vista, tanto che nessuno dei 2 pensa di dire una falsità, e la persona offesa, rimane semplicemente l’oggetto della contesa, strumentalizzato per sopraffare l’altro, ma mai un essere umano ferito, neanche agli occhi della Giustizia.
Ridley Scott molto “in palla”, con scene di battaglia adrenaliniche, un duello molto cruento tesissimo, e dialoghi densi di significato: e se dobbiamo scegliere uno, la conversazione quasi finale tra Marguerite e la suocera Nicole su quale sia il nostro posto nel mondo e quanto costa mantenerlo, forse lo merita, fosse altro perché viene detto una volta sola, e non tra i 2 contendenti principali, ma tra 2 donne che in questo Medioevo sembrano relegate dal mondo degli Uomini al ruolo di comparsa. Meno Medioevo di quanto sembri?
Niente da dire, Sir Ridley è una garanzia e ci piace come abbia affrontato la questione del Mee Too sulle violenze sulle donne in un modo veramente stimolante e non per forza politically correct. Lunga Vita al Sir! Granitico. (www.versionekowalski.it)
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[+] la difficoltà di essere donne libere
(di antonio montefalcone)
[ - ] la difficoltà di essere donne libere
[+] un appunto sulla traduzione in italiano
(di no_data)
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