| Anno | 2020 |
| Genere | Commedia |
| Produzione | USA |
| Durata | 79 minuti |
| Regia di | Amalia Ulman |
| Attori | Saoirse Bertram, Zhou Chen, Ale Ulman, Amalia Ulman, Nacho Vigalondo . |
| Tag | Da vedere 2020 |
| MYmonetro | 3,10 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 2 dicembre 2021
Una dark comedy che affronta il tema della povertà, del desiderio femminile, del rapporto madre/figlia. Il film è stato premiato a Torino Film Festival,
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CONSIGLIATO SÌ
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Una figlia, costretta a tornare a casa dopo la morte del padre, ha l'occasione di rafforzare il suo rapporto con la madre. La loro è una situazione precaria, prossima al disastro a causa di un imminente sfratto. Eppure, entrambe cercano a tutti i costi di salvare le apparenze e il loro stile di vita borghese, pur di non crollare sotto il peso di una realtà spietata.
Amalia Ulman, alla prima esperienza da regista, realizza un film stilisticamente personale, raccontando con efficacia il rapporto tra una madre e una figlia che nella povertà cercano di salvare le apparenze.
Nell'esordio alla regia dell'artista argentina Amalia Ulman, qui anche sceneggiatrice e interprete, risuona il grido del cinema indipendente dei primi anni '90. Il film rivela anche uno sguardo personale tanto stilistico quanto narrativo. Proprio riguardo allo stile, il film fotografa in bianco e nero una città in crisi, Gijón, che fa da sfondo alle due protagoniste. Lo scenario che la Ulman costruisce è quello di un ambiente capace di trasmettere un forte senso di abbandono, di depressione e di vecchiaia: negozi in vendita, locali vuoti, porte sbarrate e una città che per i giovani non sembra più essere adatta. L'uso azzeccato del bianco e nero, distante da ogni logica pretenziosa, azzera il calore tipico della Spagna cinematografica e restituisce un senso di miseria costante e autentico nella messa in scena. Il film si concentra soprattutto sulle due protagoniste, madre e figlia, sul loro rapporto e sulla realtà che si ritrovano a vivere. Abituate entrambe a uno stile di vita borghese, di comfort e sicurezze, si ritrovano catapultate in una quotidianità miserevole a cui cercano in tutti i modi di sopravvivere. Le ristrettezze economiche che devono fronteggiare rafforzano il loro rapporto, mutandone spesso anche le sembianze: a tratti appaiono come madre e figlia, talvolta anche come due inseparabili amiche. Con desideri e aspirazioni differenti, le due protagoniste vivono sotto lo stesso tetto condividendo una routine illusoria, oltre le loro possibilità, dove l'immaginazione e il sogno si scontrano con una realtà crudele e disincantata. Il loro rapporto viene presentato nei suoi aspetti più intimi, dai quali emerge un affetto reciproco forte e apparentemente inscalfibile nonostante le difficoltà.
Sono proprio queste difficoltà che mettono le due protagoniste nelle condizioni di proteggersi e di fare affidamento sulla loro comune natura: salvare le apparenze, indossare abiti firmati, frequentare parrucchieri e negozi alla moda diventa per loro un modo assolutamente naturale per sopravvivere. El Planeta, che dà il titolo al film, è un ristorante di lusso che rappresenta per le protagoniste il polo estremo di una vita passata che non torna più, una realtà borghese sbiadita che ha lasciato soltanto le sue abitudini e i suoi sfarzosi costumi. Amalia Ulman costruisce una narrazione solida che gioca con i toni surreali della tragicommedia e con un umorismo di fondo accattivante. La sua regia è immediata e lineare, senza troppi tecnicismi, accompagnata da una fotografia che sembra rendere omaggio a più di qualche classico. A stonare, nell'insieme comunque di livello, sono il montaggio e una colonna sonora che non sempre si lega con armonia a ciò che viene mostrato. Il montaggio del film stride con il resto per l'utilizzo di alcune transizioni visivamente marcate e fin troppo audaci, forse volontariamente kitsch. Ciò che risalta nel film, invece, sono le interpretazioni di Amalia e Ale Ulman, realmente madre e figlia, e la capacità di rendere i personaggi interessanti nella loro complessità. Tale complessità, però, non inficia sulla leggerezza velata e sincera che caratterizza il film, sul tono perfino scanzonato che lo contraddistingue. El Planeta è un esordio convincente, nonostante alcuni elementi più fuori fuoco di altri. La bravura della Ulman è quella di essere riuscita a fondere il proprio stile con una narrazione che vede nella bellezza dei personaggi la sua punta di diamante, su uno sfondo che non è mai solo una semplice cartolina ma un ambiente che riesce, da solo, a comunicare qualcosa.
Una figlia, costretta a tornare a casa dopo la morte del padre, ha l’occasione di rafforzare il suo rapporto con la madre. La loro è una situazione precaria, prossima al disastro a causa di un imminente sfratto. Eppure, entrambe cercano a tutti i costi di salvare le apparenze e il loro stile di vita borghese, pur di non crollare sotto il peso di una realtà spietata.
Amalia Ulman, alla prima esperienza da regista, realizza un film stilisticamente personale, raccontando con efficacia il rapporto tra una madre e una figlia che nella povertà cercano di salvare le apparenze.
La regista costruisce una narrazione solida che gioca con i toni surreali della tragicommedia e con un umorismo di fondo accattivante. La sua regia è immediata e lineare, senza troppi tecnicismi, accompagnata da una fotografia che sembra rendere omaggio a più di qualche classico.Un esordio convincente, nonostante alcuni elementi più fuori fuoco di altri.
La bravura della Ulman è quella di essere riuscita a fondere il proprio stile con una narrazione che vede nella bellezza dei personaggi la sua punta di diamante, su uno sfondo che non è mai solo una semplice cartolina ma un ambiente che riesce, da solo, a comunicare qualcosa.
Le strade di Gijón sono un cimitero di vetrine coperte da cartelli che annunciano un lapidario "vendesi", ma il dramma che batte nel cuore da commedia di El Planeta verte sulla caduta del potere d'acquisto che svilisce l'umanità globalizzata all'epoca della crisi finanziaria spagnola. Il film d'esordio di Amalia Ulman è una sorta di Bling Ring al contrario, con una madre e una figlia sull'orlo di uno [...] Vai alla recensione »
Un film fragile ma non leggero, spiritoso anche se non mordace. Un'opera prima di un certo talento che rivela attenzione e ironia, in un clima reso ovattato e poetico dalla scelta della pellicola in bianco e nero. La storia si collega a un evento realmente accaduto nel 2014 nella tranquilla cittadina spagnola di Gijón, quando due donne, dette "le fase ricche", truffarono molti commercianti del luogo. Leon [...] Vai alla recensione »
El Planeta, esordio alla regia dell'artista multidisciplinare Amalia Ulman (Buenos Aires, 1989), racconta la storia di Leonor (Amalia Ulman), una giovane creativa che torna nella città natia di Gijón, in Spagna, per stare con sua madre, Maria (la vera madre di Ulman, Ale), dopo la morte del padre e un tracollo finanziario. L'azione del film segue Leo e Maria mentre si muovono elegantemente per la città [...] Vai alla recensione »
Chi ricorda Amalia Ulman, la ventottene argentina (classe 1989) che nel 2014 si fece beffe dei futuri influencer di Instagram inscenando post dopo post le avventure di un'aspirante attrice a Los Angeles per quattro mesi, se non che si trattava di performance artistica, ovvero "Excellences and Perfetions", poi felicemente inclusa in una mostra alla Tate.
In bianco e nero anche un altro film d' universo femminile, El Planeta, una produzione Usa/Spagna, presentato nel concorso internazionale, scritto e diretto dall' artista argentina Amalia Ulman. Come spesso nelle sue installazioni (tra le più famose Excellences & Perfections, a puntate su Instagram nel 2014), Ulman è la protagonista, affiancata in questo caso da sua madre, Ale.