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Thriller con trama scontata, di cui si intuisce il plot ed il finale già dall’inizio. Nonostante sappia di già visto, e anche molte volte, riesce a catturare l’attenzione fino all’ultimo minuto ed è un vero miracolo, perché ogni sequenza è prevedibile con grande anticipo ed ogni colpo di scena è predicibile senza l’ausilio di sfere di cristallo. Godibile il cammeo del vecchio Heald, il dottore divorato da Hannibal-Hopkins nel Silenzio degli innocenti.Menchaca è convincente nel ruolo del serial killer dalla faccia d’angelo e la giovane e sconosciuta Willcox riesce bene in quello della vittima, preda braccata nella foresta ed indomabile guerriera. Forse il segreto del film, a metà strada tra un b-movie ed un film tv, sta nella prova attoriale del cast, senza dubbio al di sopra della media di quello di solito protagonista in pellicole di questo genere. Hyams, il regista, non centra l’obiettivo che probabilmente era nel mirino dello sceneggiatore e non s’attarda più di tanto sul dramma della donna e del suo dolore per il recente lutto, privilegiando lo schema classico del gioco vittima-carnefice e abbandonando da subito il thriller psicologico per l’action movie. Inutile, quindi, anche sottolineare per Hyams la battaglia interiore che si svolge nella psiche della protagonista tra l’inconscio desiderio di morte, rappresentato dal marito suicida, ed il suo istinto di sopravvivenza.
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