dandy
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sabato 30 gennaio 2021
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finirà male...
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Lo zombie-movie secondo Jarmusch,che ha ricevuto pareri poco entusiasti dalla critica e scontentato buona parte del pubblico(flop clamoroso in patria).Piuttosto immeritatamente perchè il film è pienamente nelle corde del regista(che sceneggia e compone le musiche col suo gruppo "Squrl").Stralunato,con un cast simpaticamente straniato(con una Swinton davvero memorabile e i fedelissimi di sempre tra cui Tom Waits nel ruolo dell'eremita Bob e Iggy Pop in quello di uno dei primi zombi,assieme alla moglie del regista Sara Driver)e dialoghi minimalisti spesso assai divertenti,è un pò una rivisitazione alla Jarmusch di "Shaun of the dead" e "Benvenuti a Zombieland" alla larga dalle mode hollywoodiane.
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Lo zombie-movie secondo Jarmusch,che ha ricevuto pareri poco entusiasti dalla critica e scontentato buona parte del pubblico(flop clamoroso in patria).Piuttosto immeritatamente perchè il film è pienamente nelle corde del regista(che sceneggia e compone le musiche col suo gruppo "Squrl").Stralunato,con un cast simpaticamente straniato(con una Swinton davvero memorabile e i fedelissimi di sempre tra cui Tom Waits nel ruolo dell'eremita Bob e Iggy Pop in quello di uno dei primi zombi,assieme alla moglie del regista Sara Driver)e dialoghi minimalisti spesso assai divertenti,è un pò una rivisitazione alla Jarmusch di "Shaun of the dead" e "Benvenuti a Zombieland" alla larga dalle mode hollywoodiane.Ma aldilà dell'umorismo e di certe trovate spiazzanti(l'apparizione dell'ufo e la parentesi metacinematografica in cui Driver e Murray discutono del copione)c'è una bella critica nera al consumismo e alla distruzione del pianeta(con una possibile frecciata alle decisioni di Trump in campo ambientale)da parte di un'umanità già morta prima dell'arrivo defgli zombi e comunque destinata a non avere scampo ad eccezione di Bob che vive nella natura secondo la tradizione di Thoreau e Jack London.Nulla di innovativo certo,ma non per questo il risultato è meno piacevole o meritevole di attenzione.Puntuali citazioni di genere(oltre Romero anche Cronenberg,Murnau,Carpenter e Whale)assieme ad altre meno ovvie(la cittadina immaginaria Centerville ossia il centro,richiama alla Twin Peaks di Lynch).Lodevolmente si cerca un pò di innovazione nella caratterizzazione dei morti viventi:il sangue ridotto a pulvischio nero che sbuffa dai corpi anche di chi è deceduto da poco e l'istinto che oltre alla brama di carne li spinge a cercare gli svaghi della vita(caffè,champagne,cellulari,ecc...)sono indicativi del disfacimento totale dello stile di vita americano.Si spera che col tempo lo rivaluteranno.La canzone "The Death Don't Die" cui fa riferimento il titolo è del cantante country Sturgill Simpson,che interpreta uno zombi.RZA è il fattorino filosofo.Il regista Larry Fessden è Denny Perkins.
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felicity
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martedì 10 dicembre 2019
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riproposizione in vitro del catalogo jarmusch
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I morti non muoiono è pieno di omaggi e rimandi cinefili e le battute migliori arrivano quando Adam Driver rompe la quarta parete: “Non finirà bene” afferma, mentre il caos e le morti aumentano. Quando lo sceriffo di Murray gli chiede come fa a saperlo, Driver risponde: “Jim mi ha mostrato la sceneggiatura”.
Gli attori sono impeccabili nel prendere il gioco di Jarmusch sul serio: Murray imperturbabile e rassegnato, Driver a metà tra lo stoned e il dazed and confused, Sevigny sull’orlo di una crisi di nervi e Swinton sempre meravigliosamente stramba.
La trama fatica a reggersi in piedi perchè Jarmusch sembra volerci dire, nel tono laconico che gli conosciamo, di un cinema di cui rimane in piedi solo lo scheletro spolpato, un mezzo all’agonia sul quale non fa più affidamento, destinato, al capolinea, a ripetere in automatico il suo rituale.
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I morti non muoiono è pieno di omaggi e rimandi cinefili e le battute migliori arrivano quando Adam Driver rompe la quarta parete: “Non finirà bene” afferma, mentre il caos e le morti aumentano. Quando lo sceriffo di Murray gli chiede come fa a saperlo, Driver risponde: “Jim mi ha mostrato la sceneggiatura”.
Gli attori sono impeccabili nel prendere il gioco di Jarmusch sul serio: Murray imperturbabile e rassegnato, Driver a metà tra lo stoned e il dazed and confused, Sevigny sull’orlo di una crisi di nervi e Swinton sempre meravigliosamente stramba.
La trama fatica a reggersi in piedi perchè Jarmusch sembra volerci dire, nel tono laconico che gli conosciamo, di un cinema di cui rimane in piedi solo lo scheletro spolpato, un mezzo all’agonia sul quale non fa più affidamento, destinato, al capolinea, a ripetere in automatico il suo rituale.
Così le battute che si reiterano alla lunga disinnescano l’effetto comico che vorrebbero provocare, suggeriscono allo spettatore il loro essere parte di uno script che informa il comportamento di personaggi, anch’essi coscienti del loro essere tali.
Il gioco è evidente e prevedibile, volutamente scoperto: una stilizzata rassegna di autorialismi, asettiche tassonomie di poetiche, film di laboratorio che dicono dell’impossibilità a dire di più, ché tutto suonerebbe già detto.
La metafora è talmente spudorata e tradotta in termini così volutamente semplicistici da risultare anch’essa uno spettro, uno zombie che imita qualcosa che un tempo era vivo, la caricatura moribonda del tema forte.
La mancanza di convinzione è esattamente il punto. Non ci crede Jarmusch e questo non crederci è la sostanza e la ragione della messa in scena.
Il risultato è allora un giochino in cui vale tutto (anche un disco volante) e che opera, ambiguo, sul filo del fallimento. E che vince in ogni caso. Vince se lo trovi di misantropia stucchevole (lo vuole essere), se lo trovi ripetitivo e banale (lo vuole essere), se lo trovi intelligente (lo è), un divertissment un po’ fiacco (lo vuole essere), una raccolta di figurine jarmuschiane e un riassuntino d’autore (lo è), un discorso ovvio sull’America (lo è).
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inesperto
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mercoledì 19 giugno 2019
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uccidi la testa!
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Il mondo si sposta dal suo asse, il giorno e la notte cominciano a scambiarsi, i morti escono dalle loro fosse e gli alieni fanno una rapida capatina sul pianeta. In questa irrazionale e molto compassata apocalisse-zombie, l'obiettivo della storia si fissa sulle vicende di una tipica, quanto minuscola, cittadina statunitense ed i nostri protagonisti sono una coppia di poliziotti bonaccioni, circondati da colti eremiti, inquietanti impresarie di pompe funebri ed altri singolari personaggi.
Tra il surreale ed il nonsense, ma evitando il demenziale (per fortuna), il film si fa guardare con una certa curiosità per l'intera sua durata. Sembra che il regista non avesse grosse richieste recitative: i ruoli sono volutamente, per lo più, a carattere ironicamente inespressivo o sardonico; tuttavia è un peccato, perchè con calibri del livello di Murray, Swinton e Driver è stato un vero spreco di ottime potenzialità.
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maramaldo
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venerdì 21 giugno 2019
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scherzare con gli zombi.
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Non era l'idea di partenza. Cinema, voleva fare Jarmusch, di alto livello. Impadronendosi spudoratamente di materiali di una mitologia consolidata, intendeva dare lezione di cinema. C'è riuscito. Pretenzioso com'è, nell'illusione di dirigerle, imbarcò una manica di "primedonne" ciascuna delle quali si è ritenuta in diritto di dare spettacolo a modo suo. Reggono un film che non merita di essere disprezzato.
Zelda Wilson (Tilda Swinton), aspetto malaticcio e colorito cadaverico di chi frequenta l'oltretomba. Si diverte a cimare zucche polverose con la scioltezza e la precisione di un sabreur.
Steve Buscemi - il Kruscev di Morto Stalin se ne fa Un Altro - non si contenta di fare il razzista di campagna.
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Non era l'idea di partenza. Cinema, voleva fare Jarmusch, di alto livello. Impadronendosi spudoratamente di materiali di una mitologia consolidata, intendeva dare lezione di cinema. C'è riuscito. Pretenzioso com'è, nell'illusione di dirigerle, imbarcò una manica di "primedonne" ciascuna delle quali si è ritenuta in diritto di dare spettacolo a modo suo. Reggono un film che non merita di essere disprezzato.
Zelda Wilson (Tilda Swinton), aspetto malaticcio e colorito cadaverico di chi frequenta l'oltretomba. Si diverte a cimare zucche polverose con la scioltezza e la precisione di un sabreur.
Steve Buscemi - il Kruscev di Morto Stalin se ne fa Un Altro - non si contenta di fare il razzista di campagna. Ostenta un cappellino rosso che lo rende iconico nel pianeta. Fashionable, aggiustate la scritta e sarà vostro.
Avesse voluto montare una triste storia della provincia americana, parabola e simbolo di tutte le nequizie, Jarmusch avrebbe richiamato in servizio solo Paterson, qui con l'uniforme dell' officer Ronald Peterson (sic, c'è un limite alla fantasia?). Basta guardarlo Adam Driver, anche quando non fa o non dice niente. Se, poi, apre bocca per sentenziare sulle profondità del banale, il buon umore è assicurato.
Precisino, Ronnie, ripulisce il machete dopo aver mozzato il collo a scopo profilattico ai tre malcapitati ragazzotti. Composto e distaccato - molto di più che Giuditta con Oloferne - mostra impassibile la testolina di Serena Gomez che anche in quella posizione ammicca vezzosa.
Bill Murray gli fa da spalla da par suo, lo immette nelle situazioni, lo provoca alle sue gelide costatazioni. Un duo di comici al quale, come spesso, si affianca un terzo balordo, Mindy Morrison (Chloe Sevigny), poliziotta debole di nervi e di... stomaco.
Dobbiamo davvero parlare di ironia e di pessimismo apocalittico?
"What an asshole, Jim" stabilisce autorevolmente Bill Murray. E per informarvi, addirittura interrompe il racconto. Un "meta" e qualcosa ossia uno scherzo nello scherzo per farvi capire che si tratta di uno scherzo.
Jarmusch non differisce tanto da noi.
L'incombere della catastrofe ambientale: chi non ci pensa nel tempo libero quando si può fare l'ecologista? Igienista e salutista, addita gli effetti deleteri anche estetici degli eccitanti e dell'alcool. Vegetariano, se non vegano, vi porta al disgusto per quel neo-zombi che addenta vorace un arto sanguinolento, siate sicuri che dopo certe visioni guarderete con altri occhi un piatto di frattaglie o una fricassea. Animalista, sicuro, chi può rubare un pollo e gustarselo bramosamente se non un barbone inselvatichito e fuori di testa (Tom Waits)?
Un contagio degli zombi non è da temere in quanto con le nostre angosce attuali e concrete abbiamo ben degli anticorpi. Tuttavia, qualcosa ve l'attacca, Jim. L'avanzare di quelle larve barcollanti al chiarore dei wattsapp. Ebbene, un po' di panico e qualche ribrezzo per noi stessi riesce a suscitarli.
Fate finta di niente. Del resto, come Ronnie, sapevate già tutto.
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