m.raffy
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mercoledì 15 gennaio 2020
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visione personale di una storia senza tempo
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Diversi sono stati gli adattamenti di Piccole Donne, ma ciò che contraddistingue fin dall'inizio la versione della Gerwig è la capacità di rileggere in maniera personale le vicende delle quattro sorelle March, così familiari a tante generazioni.
Il ritmo del racconto è scandito da continui salti avanti e indietro nel tempo, forse a volte un pò bruschi e accelerati. A far da filo conduttore è la presenza di Saoirse Ronan, che veste con talento i panni della ribelle Jo: il suo sguardo e le sue parole esprimono il desiderio di indipendenza che a lungo alle donne è stato negato, anche se a modo suo ciascun personaggio dà voce a questa lotta per l'emancipazione.
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Diversi sono stati gli adattamenti di Piccole Donne, ma ciò che contraddistingue fin dall'inizio la versione della Gerwig è la capacità di rileggere in maniera personale le vicende delle quattro sorelle March, così familiari a tante generazioni.
Il ritmo del racconto è scandito da continui salti avanti e indietro nel tempo, forse a volte un pò bruschi e accelerati. A far da filo conduttore è la presenza di Saoirse Ronan, che veste con talento i panni della ribelle Jo: il suo sguardo e le sue parole esprimono il desiderio di indipendenza che a lungo alle donne è stato negato, anche se a modo suo ciascun personaggio dà voce a questa lotta per l'emancipazione.
La bravura del cast traccia con efficacia l caratteri dei personaggi femminili: il cinismo della zia March magistralmente interpretata da Meryl Streep, il coraggio della madre impersonata da Laura Dern, la dolce Meg cui dà il volto Emma Watson, Eliza Scanlen che riesce ad esprimere tutta la timidezza e la bontà di Beth, Florence Pugh che soprende nel ruolo della determinata Amy.
Meno riuscita forse la rappresentazione dei personaggi maschili, in particolare di Timothèè Chalamet e Louis Garrel, che non convincono fino in fondo nel panni di Laurie e Fredrich Bhaer. Appare inoltre ridimensionato il ruolo del padre delle sorelle March, che pur essendo lontano veniva descritto dall'autrice come punto di riferimento importante per l'intera famiglia.
Fotografia, musica romantica e costumi dalle tonalità pastello completano la ricostruzione dell'affresco di questo gruppo di donne, diverse eppure unite da un legame indissolubile, che affrontano le scelte del turbinio della vita attraversando l'infanzia e la giovinezza, senza smettere mai di lottare per realizzare i propri sogni e conquistare la felicità.
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[+] essere donna è molto più che dedicarsi all'amore...
(di antonio montefalcone)
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samanta
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domenica 2 febbraio 2020
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piccole donne continuano ...
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Questo è il quarto film sonoro tratto dai due romanzi di L.M. Alcott (Piccole donne e Piccole donne crescono): il primo del 1933 con la regia di Cukor e con Katharine Hepburn che interpreta Jo, nel 1949 con la regia di Mervyn LeRoy (Meg: Elisabeth Taylor, Jo: June Allison) e nel 1994 con la regia di Gillian Armstrrong (Jo: Whinona Ryder).
In questo film la regia è ancora di una donna Greta Gerwig, praticamente al suo secondo film (precedente Lady Bird), sostanzialmente rispettando i le vicende e i fatti essenziali raccontati nel romanzo (però, se non erro, i soldi per il viaggio della madre a Washingyon a curare il padre ferito furono dati dalla zia Marsh e non da Jo con il taglio dei suoi capelli).
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Questo è il quarto film sonoro tratto dai due romanzi di L.M. Alcott (Piccole donne e Piccole donne crescono): il primo del 1933 con la regia di Cukor e con Katharine Hepburn che interpreta Jo, nel 1949 con la regia di Mervyn LeRoy (Meg: Elisabeth Taylor, Jo: June Allison) e nel 1994 con la regia di Gillian Armstrrong (Jo: Whinona Ryder).
In questo film la regia è ancora di una donna Greta Gerwig, praticamente al suo secondo film (precedente Lady Bird), sostanzialmente rispettando i le vicende e i fatti essenziali raccontati nel romanzo (però, se non erro, i soldi per il viaggio della madre a Washingyon a curare il padre ferito furono dati dalla zia Marsh e non da Jo con il taglio dei suoi capelli).
La regista prevalentemente attrice e sceneggiatrice, ha utilizzato un mezzo per girare le scene: il flashback che non mi entusiasma, ma che può andare se usato con discrezione ma in questo film permane per tutta la durata del film, per cui si alternano le 2 fasi temporali del 1864-1865 e quella di 7 anni dopo continuamente anche utilizzando il flashforaward, il che determina un pò di confusione nello spettatore, senza contare che rompe troppo la linearità della narrazione. Oltre tutto sorge il problema dell'età dei personaggi, Amy. la più piccola. è interpretata da un'attrice (Florence Pugh) una ragazzona che aveva 22 anni, è così sembra che il tempo non sia passato e nell'arco di 8 anni per tutte e 4 non ci sia stata un'evoluzione fisica.
Alcuni critici hanno trovato nel film una sottolineatura femminista, ma questo a mio avviso non c'è se non in lieve misura, anche perchè altrimenti sarebbe troppo fuori dagli schemi dell'Alcott e della sua religiosità , inoltre tali accenni si possono trovare essenzialmente in certe affermazioni della zia Marsh (Meryl Streep) secondo cui le donne non hanno indipendenza economica e quindi devono trovare un marito ricco.
Molto efficace l'ambientazione sia degli esterni con certi panorami autunnali o delle marine estremamente incantevoli, sia negli interni accuratamente ricostruiti e nei costumi, La recitazione nel complesso risulta buona, anche se Jo (Saoirse Ronan, Brooklyn, Lady Bird, Maria Regina di Scozia) mi è sembrata la migliore, mentre non si può dire quella di Meg interpretata da Emma Watson che ha migliorato rispetto al flop interpretativo del precedente film The Circle , ma ha ancora molto da imparare. Bravo Laurie (Thimotèe Chalamet, Lady Bird, Beautiful Boy), mentre Meryl Streep gigioneggia con bravura in alcuni brevi camei.
In conclusione un buon film (anche se preferisco la versione del 1994) che racconta una storia che piace sempre, perché è una storia di adolescenti e bambini che diventano grandi e di sogni e di aspirazioni che talora si avverano, senza usare scorciatoie, ma utilizzando le proprie risorse umane. In altri termini ci identifichiamo nelle Piccole Donne e nei loro sogni, anche se quache volta falliti o non realizzati pienamente, di ottenere un'occupazione graticante e una famiglia felice.
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loland10
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lunedì 13 gennaio 2020
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sorelle di sangue
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“Piccole donne” (Little Women, 2019) è il terzo lungometraggio della regista californiana Greta Gerwing.
Un libro e un film, una storia e tante riduzioni cinematografiche.
‘La vita è così breve che litigare è da stolti’. La saggezza abita in questa casa.
Un film che si compiace del suo gusto in modo giusto, che scava gli umori e gli amori senza affronti, scaglia la femminilità nel suo minimo appiglio, allarga i petali di una schiuma fiorita tra alleggerimenti, avidità, scontri e tristezze. Durante la guerra di secessione c’è chi è al fronte, chi è lontano da ogni decisione interiore e chi invece scava e scopre le donne diversificate che sono in lei e nelle proprie figlie.
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“Piccole donne” (Little Women, 2019) è il terzo lungometraggio della regista californiana Greta Gerwing.
Un libro e un film, una storia e tante riduzioni cinematografiche.
‘La vita è così breve che litigare è da stolti’. La saggezza abita in questa casa.
Un film che si compiace del suo gusto in modo giusto, che scava gli umori e gli amori senza affronti, scaglia la femminilità nel suo minimo appiglio, allarga i petali di una schiuma fiorita tra alleggerimenti, avidità, scontri e tristezze. Durante la guerra di secessione c’è chi è al fronte, chi è lontano da ogni decisione interiore e chi invece scava e scopre le donne diversificate che sono in lei e nelle proprie figlie.
Una madre di grande tradizione che s’alza in ogni aspetto della famiglia e che attende l’uomo in guerra che ritorni dentro i problemi di tutti i giorni.
‘Ora tu comandi la famiglia....scegli un buon partito’. La zia March detta le condizioni per non sbagliare mai, da una come lei che non ha dimestichezza con gli errori.
Ecco che alla fine dei conti, una buona famiglia, un buon marito, una buona situazione, un vivere più che dignitosamente è il sogno di una madre, di una donna. E il periodo in cui siamo fa da sfondo.
Piccolo ambiente familiare. Donne e relazioni, virtù e vizi, silenzi e chiacchiere.
Intenso e intimo, ispirato e interiore, irriverente (ma un finale non può essere da zitella).
Come il romanzo d’appendice la storia cresce, si orienta, s’allenta, si sposa e s’ammala di chiusure frettolose come di aperture ammalianti.
Cose giuste in tavola, per un Natale che si ricordi, una festa in famiglia con l’attesa di un padre.
Cesta piena di cibo per condividere una buona colazione von. Ho non ha nulla e dei bambini ancora da crescere.
Onore per un Paese e attesa per un padre: le sorelle March hanno un senso vivo della storia.
Lincoln il presidente nominato, ricordato e amato; per una Guerra piena di morte (“Chi cerca?”, “Mio figlio”, “Gli altri?”, “Due sono morti e uno è disperso”: un padre che non ha lacrime per cercare qualcuno da toccare).
Estasiato di amore ‘Laurie’ (il bravissimo Timothée Chalamet, già visto nell’ultimo Woody Allen) che non si perde d’animo fino alla fine, ma le regole del gioco sono sempre femminili; il rifiuto non può essere ascritto nella verve del giovane ‘nulla da dare’.
Donneminime e di gran carattere che hanno bisogno di novità, di aprirsi e di uomini per la propria sorte: il destino non è sempre benevolo.
Cast ben assortito e amalgamato: le donne tutte danno il meglio. Meryl Streep (Zia March) e Laura Dern (Marmee March) tengono bene le fila alle quattro ragazze March che dipanano storie e misteri, sensazioni e arcobaleni vari. Le sorelle March sono l’archetipo di dinastie e incastri, di solidarietà e dissapori: l’inizio delle avventure (dal letterario al cinema) per tante famiglie di piccolo e grande cabotaggio. Louisa May Alcott, dalla Pennsylvania, nel 1869 ha fatto crescere le sue donne fino ad oggi e ancora devono dire molto al cuore delle persone d’America e oltre.
Fotografia e musica sono all’unisono silenti e immaginifiche, plasmate e suadenti; in un’ambientazione, ora minima e ora radiosa, ora vivida e ora calligrafica, la vita delle sorelle March si scontra duramente in un mondo non prettamente femminile e aperto, dove il Presidente è arrivato per cambiare modi e mondi. La Guerra di Secessione sparge sangue e morte in tutti il Paese diviso: in questo ambiente cruento e feroce ‘piccole donne’ vanno avanti e combattono la loro vita. Ognuno a modo loro con coraggio.
Regia di Greta Gerwing armoniosa e sui volti, avvolgente e cadenzata. Ogni gesto e ogni viso lasciano vivo il ricordo al termine della proiezione.
Voto: 7½ (****) -cinema appassionato-
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amdg
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giovedì 30 gennaio 2020
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piccole donne, inside us
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Una storia mandata a memoria tanti anni fa, vista con trasporto ieri sera. Meravigliosa illustrazione pensata per chi già conosce libro e film precedenti, con una inedita esplicitazione degli scarsi diritti delle donne. Ma non è quello che mi ha presa: io ero là con loro e come ogni donna in sala ero quella Jo che scrive, selvaggia e sempre a cercare di stare in piedi con le proprie gambe, in cerca di un amore potente e libero insieme.
Ed ero Meg, sincera fino all'osso dell'anima.
Ero Beth, quando non ce la facevo più, quando ho percepito la distanza da coloro che hanno il dono di un corpo perfettamente sano e bello -ma esistono?- fino a rendermi conto che il mio andava bene così.
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Una storia mandata a memoria tanti anni fa, vista con trasporto ieri sera. Meravigliosa illustrazione pensata per chi già conosce libro e film precedenti, con una inedita esplicitazione degli scarsi diritti delle donne. Ma non è quello che mi ha presa: io ero là con loro e come ogni donna in sala ero quella Jo che scrive, selvaggia e sempre a cercare di stare in piedi con le proprie gambe, in cerca di un amore potente e libero insieme.
Ed ero Meg, sincera fino all'osso dell'anima.
Ero Beth, quando non ce la facevo più, quando ho percepito la distanza da coloro che hanno il dono di un corpo perfettamente sano e bello -ma esistono?- fino a rendermi conto che il mio andava bene così.
E quanto avrei voluto essere Amy, adamantina e fiera.
Ero là con loro alla finestra, a guardare avanti, a cercarsi dentro ancora e ancora, ad ascoltare e dare voce a questa o quella delle quattro sorelle interiori di cui anche io sono fatta, la materia di ogni donna che per quanto grande queste sorelle le ha sempre con sé.
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cinefoglio
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venerdì 7 febbraio 2020
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istantanea di piccole donne
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Le parole stampate di un grande classico della letteratura prendono vita sotto forma di volti, suoni e palpitazioni in questo adattamento di Little Women firmato Gerwig.
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Le parole stampate di un grande classico della letteratura prendono vita sotto forma di volti, suoni e palpitazioni in questo adattamento di Little Women firmato Gerwig.
Piccole Donne è una pellicola che si adatta ai gusti ed ai generi di tutti, almeno questo è l’intento della regista, e ce lo dimostra nella manipolazione del testo originale e nella direzione dei suoi protagonisti - la performance delle abbondanti Star presenti è affascinante, con personaggi dai ruoli ben delineati.
In generale, una storia-romanzo che parla “universalmente” di crescita, navigando per i ruscelli ed i torrenti della vita di quattro ragazze, ci cattura l’arcipelago di amicizie e amori, intimamente tessuto dalla penna della Alcott, che vive intorno a loro.
Le musiche di Desplat accompagnano quelli che sono i due approcci visivo-emotivi del film: il caldo e dolce ricordo dell’adolescenza tratteggiata da una serie infinita di affreschi familiari dalla felicità spensierata - del “tutti sotto lo stesso tetto”.
Giustapposto, invece, il presente della vita adulta e matura, del “cavarsela con le proprie forze”, del ruolo attivo nella società - accompagnato dalla retorica-vincolo del matrimonio. Atmosfere grigie e fredde, specchio della nostalgia e delle delusioni, infantili aspettative che vanno in frantumi e lasciano vuoti che pregano di essere riempiti.
Rispetto alla sua opera prima (Lady Bird, 2017), questa volta Greta Gerwig confeziona una pellicola meno irriverente ed audace, mancando di quella irriverenza tipica di un strong female character come lo è stato, anche lì protagonista, Saoirse Ronan. Non per questo piccole donne difetta, dovendo innanzitutto gestire un budget decisamente più cospicuo con una storicizzazione più dettagliata - soprattutto nelle scenografie e nei costumi, ed una ricostruzione più accurata – essendo la sceneggiatura di più ampia conoscenza dal pubblico.
Dopo l’intento, il diletto è far sognare ancora una volta con le immagini gli amanti del testo e conquistare i più reticenti sui film-drama rosa colpendo con il cast e la buona fattura del film.
D’altro canto, ciò che mi ha più pesato della visione di Piccole Donne, pur concedendo alla lentezza narrativa la scusa di dover amalgamare un numero non indifferente di personaggi e la sottile complessità delle loro relazioni, è stato il continuo uso, quasi abuso, di flashback ininterrotti per tutta la parte centrale del film.
È indubbiamente vero che la sua struttura si fonda sulla rivelazione nel finale che l’intera storia, mischiando i ricordi autentici e personali astrazioni del tipo what if?, sia in realtà la rappresentazione per immagini del romanzo che Jo sottopone al suo editore, tagliandolo e cucendolo in funzione della sua pubblicazione.
Allora si che le continue digressioni, cambi di intensità, colore e atmosfera, oltre al linguaggio usato tutt’altro che colloquiale, descrive il più realisticamente possibile l’esperienza della lettura più che della visione di un film – nonostante, a mio parere personale, la spiegazione retroattiva è arrivata troppo tardi.
Piccole donne convince e diletta il pubblico, traspone un classico del coming-on-age, tanto in voga negli ultimi anni, sul grande schermo e lo fa con risolutezza ed umiltà nel rispetto del testo originale. La regia rimane equilibrata e coordina una narrazione complessa, una messa in scena sobria e dirige un cast amabile che regala un repertoire di emozioni ampio e suggestivo – anche se a volte prevedibili e stereotipate.
05/02/2020
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felicity
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mercoledì 29 aprile 2020
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un'opera autoriale di grande ambizione
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Va riconosciuto il coraggio a Greta Gerwig per aver deciso di affrontare una volta di più Piccole donne, il capolavoro letterario di Louisa May Alcott.
La regista ci dà la sua versione di una storia senza tempo, che non ha mai smesso di parlare al nostro presente e, grazie all’audace scrittura e regia della Gerwig, rivive nei colori vivaci, nei magici paesaggi e nei romantici costumi del film.
Giocando sui tempi narrativi la giovane regista cerca di far sua una materia che resta in ogni caso troppo grande per le sue effettive capacità narrative e di messa in scena.
Il film si eleva dall’etichetta di remake, diventando un'opera autoriale, intima e personale.
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Va riconosciuto il coraggio a Greta Gerwig per aver deciso di affrontare una volta di più Piccole donne, il capolavoro letterario di Louisa May Alcott.
La regista ci dà la sua versione di una storia senza tempo, che non ha mai smesso di parlare al nostro presente e, grazie all’audace scrittura e regia della Gerwig, rivive nei colori vivaci, nei magici paesaggi e nei romantici costumi del film.
Giocando sui tempi narrativi la giovane regista cerca di far sua una materia che resta in ogni caso troppo grande per le sue effettive capacità narrative e di messa in scena.
Il film si eleva dall’etichetta di remake, diventando un'opera autoriale, intima e personale.
La potenza della storia infatti, permette di lasciarsi andare a una regia coraggiosa e matura, ma anche di prendersi qualche libertà in fase di scrittura della sceneggiatura. Non tutti apprezzeranno i cambiamenti operati sul soggetto ma, al di là delle differenze di trama, la linea narrativa adottata dalla Gerwig funziona benissimo. Alla linearità del libro della Alcott, la regista contrappone un ordine temporale spezzato.
Non disprezzabile il risultato anche perchè irradiato da alcune eccellenti interpretazioni, a partire da quelle fornite da Saoirse Ronan e Florence Pugh, rispettivamente nei ruoli di Jo e Amy. Laura Dern, per quanto sacrificata nel ruolo della madre, è sempre un piacere per gli occhi, e il discorso è ancor più valido per Meryl Streep, che interpreta la zia.
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paolp78
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sabato 21 gennaio 2023
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ennesima versione, ma ben fatta
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Non deve essere facile riportare sullo schermo cinematografico un grande classico della letteratura, dopo che l’operazione è stata già realizzata numerose volte: le insidie maggiori sono i paragoni con le opere del passato e la difficoltà di essere originali.
La giovane regista Greta Gerwig affronta la sfida a viso aperto, decidendo di restare fedele al romanzo di Louisa May Alcott e concedendosi soltanto un espediente narrativo che si dimostra azzeccato per dare all’opera un taglio adeguato ai tempi moderni.
Emerge l’amore della regista americana per il romanzo della Alcott, di cui viene colto lo spirito e sono messi in risalto gli aspetti centrali: questa è la cifra stilistica caratterizzante dell’opera, che si presenta molto genuina ed autentica, capace di emozionare il pubblico.
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Non deve essere facile riportare sullo schermo cinematografico un grande classico della letteratura, dopo che l’operazione è stata già realizzata numerose volte: le insidie maggiori sono i paragoni con le opere del passato e la difficoltà di essere originali.
La giovane regista Greta Gerwig affronta la sfida a viso aperto, decidendo di restare fedele al romanzo di Louisa May Alcott e concedendosi soltanto un espediente narrativo che si dimostra azzeccato per dare all’opera un taglio adeguato ai tempi moderni.
Emerge l’amore della regista americana per il romanzo della Alcott, di cui viene colto lo spirito e sono messi in risalto gli aspetti centrali: questa è la cifra stilistica caratterizzante dell’opera, che si presenta molto genuina ed autentica, capace di emozionare il pubblico.
Molto buona la sceneggiatura firmata dalla stessa regista.
Curatissime scenografie, ambienti e costumi, questi ultimi premiati con l’Oscar.
Il cast è ricco e bene assortito. Su tutti si impone la bravissima Saoirse Ronan a cui è affidato il ruolo di Jo che diviene anche una specie di alter ego della Alcott; attraverso questo personaggio vengono inoltre sviluppate tematiche femministe che contribuiscono all’aggiornamento del romanzo rispetto ai tempi attuali.
Il resto del cast conta interpreti di fama e talento come i giovani ma già affermati Emma Watson e Timothée Chalamet, con quest’ultimo che aveva già lavorato con la Gerwig e la Ronan in “Lady Bird”, ed i maturi Meryl Streep, Laura Dern e Chris Cooper tutti molto bene in parte; meno nota invece la giovane Florence Pugh a cui è affidato l’importante ruolo di Amy, molto ben ricoperto. Si ricordano infine Eliza Scanlen, James Norton, Bob Odenkirk e l’attore francese Louis Garrel.
Benché il romanzo sia alla sua settima trasposizione cinematografica e la storia sia ben nota al pubblico, il film non ne risente, riuscendo a mantenersi vivo ed interessante fino alla fine.
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carlaas
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martedì 21 gennaio 2020
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classico e moderno,forte e tenue,intenso e fresco!
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Classico e moderno, forte e tenue, intenso e fresco. E' su questo doppio binario che la giovane Greta Gerwig costruisce la sceneggiatura del suo "Piccole donne", adattamento cinematografico del celebre romanzo di formazione di L. M. Alcott e lo dirige con una maggiore consapevolezza, con una uniformità concettuale e una diversa maturità rispetto al precedente "Lady Bird" (2017).
L'intero racconto procede mediante un gioco di parallelismi tra presente e passato, con continui flash back che rendono plastica e pulsante l'evoluzione dei personaggi.
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Classico e moderno, forte e tenue, intenso e fresco. E' su questo doppio binario che la giovane Greta Gerwig costruisce la sceneggiatura del suo "Piccole donne", adattamento cinematografico del celebre romanzo di formazione di L. M. Alcott e lo dirige con una maggiore consapevolezza, con una uniformità concettuale e una diversa maturità rispetto al precedente "Lady Bird" (2017).
L'intero racconto procede mediante un gioco di parallelismi tra presente e passato, con continui flash back che rendono plastica e pulsante l'evoluzione dei personaggi. Per quanto, talvolta, questo gioco di rimandi disorienti, nel complesso è uno schema narrativo che funziona e che riesce a sorprendere nelle battute finali quando immaginazione e realtà si fondono e si confondono lasciando lo spettatore in uno stato di torpore alla ricerca di risposte.
Complici alla buona riuscita della pellicola, gli attori: E. Watson, L. Dern, M. Streep. E tra questi indubbiamente spicca Saorise Roran che interpreta Jo, "piccola donna" deteminata, femmista, nostalgica. La Roran, con estrema eleganza e raffinatezza, raggiunge pienezza interpretativa, capace di incantare anche nei momenti di silenzio (forse troppo pochi) in cui le parole cedono il passo allo sguardo. Accanto alla Roran, meritevoli di menzione sono anche Florence Pugh che interpreta Amy, frivola e profonda al tempo stesso, e il superbo Timothèe Chalamet che, con la sua bellezza efebica, non delude ancora una volta.
La pellicola è caratterizzata da atmosfere calde, da toni soavi e da colori pastello, sapientemente collocati come su una tela impressionista. E, forse, qualche sottile omaggio pittorico lo si percepisce anche: la "Colazione sull'erba" di Manet o "Una domenica pomeriggio sull'isola della Grand-Jatte" di Seurat per le sue donne con l'ombrello.
A questa grazia estetica fa da contraltare la forza dei temi trattati che, pur personali, acquistano una valenza universalistica: emancipazione femminile, valore dei legami familiari, difficoltà legate alla crescita, morte e paure, amore, (in)felicità e matrimonio presentato però nella sua mera veste contrattuale.
I temi attorno cui si avviluppa la trama sono, dunque, di straordinaria attualità e investono, da insolite angolazioni prospettiche, anche le donne del terzo millennio.
Questo "Piccole donne" non è un capolavoro ma pretende di essere moderno.
In una società in cui i grandi passi dell'emancipazione femminile sembrano, talvolta, vacillare le parole di Jo giungano come un monito: "Le donne hanno una mente, e hanno un'anima così come un cuore, e hanno delle ambizioni, e hanno talento... Non solo la bellezza".
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ruger357mgm
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domenica 12 gennaio 2020
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energetico
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Non essendo donna, né avendo mai , per la stessa ragione,avuto la curiosità di leggere il libro di L.M. Alcott e pur conservando memoria della versione con Elizabeth Taylor, non avendolo mai visto fino alla fine, mi sono accostato con curiosità a questa riedizione 3.0 " All stars ".Ho visto un' opera ben congegnata sotto il profilo della tecnica cinematografica, connotata da un apparente ipercinetismo dei personaggi,almeno per la prima mezz'ora.Balli,corse,baruffe,incrociati con primi piani e uso del ralenty non riescono tuttavia a far decollare il racconto che, per la restante ora e mezza , si pasce di una serie infinita di primi piani di Saoirse, personaggio centrale della storia che da sola non regge il peso della narrazione.
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Non essendo donna, né avendo mai , per la stessa ragione,avuto la curiosità di leggere il libro di L.M. Alcott e pur conservando memoria della versione con Elizabeth Taylor, non avendolo mai visto fino alla fine, mi sono accostato con curiosità a questa riedizione 3.0 " All stars ".Ho visto un' opera ben congegnata sotto il profilo della tecnica cinematografica, connotata da un apparente ipercinetismo dei personaggi,almeno per la prima mezz'ora.Balli,corse,baruffe,incrociati con primi piani e uso del ralenty non riescono tuttavia a far decollare il racconto che, per la restante ora e mezza , si pasce di una serie infinita di primi piani di Saoirse, personaggio centrale della storia che da sola non regge il peso della narrazione. Il parterre di protagoniste, da Emma Watson a Meril Streep, con il soprammobile di lusso Timothee Chalamet, concorre a dare luminosità alla trama , arricchita per l' occasione da inserti politically correct tesi a sostenere l'eguaglianza di genere,sostanziale ed economica. Fotografia ariosa e panoramiche ispirate ai paesaggisti anglo sassoni, non sanano costumi, specie maschili, eccessivi e oversize. La storia delle sorelle March é abbastanza nota e il film segue , bene o male, il filo dei romanzi , ruotando il microcosmo ed il lessico familiare attorno ai matrimoni ed al valore economico di questi ultimi.L' happy ending , sperato fino all'ultimo ultimo, arriva salvifico e liberatorio lasciandoci in bocca un sapore di corbezzolo e di antichi giovanili afrori....
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inesperto
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domenica 2 febbraio 2020
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dell'essere famiglia in un tempo complicato
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Di grandissima intensità, questo lungometraggio, a tratti, regala belle emozioni. Il ritmo non cala mai durante l'alternarsi dei flashback col racconto in tempo reale; anzi, quest'operazione rende maggiormente chiare le dinamiche interne. E' davvero toccante vedere come questa famiglia di umili condizioni, formata da sole donne, sia così unita ed allegra. Tra i classici litigi delle sorelle e le esplosioni di gioia collettiva familiare, tra le vicende d'amorosi sensi ed i momenti di tristezza profonda, in mezzo a tutta questa tenera baraonda, insomma, vengono affrontati i temi (fondanti per quell'epoca) del matrimonio, della ricchezza e della povertà, dell'emancipazione e dell'ambizione femminile.
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Di grandissima intensità, questo lungometraggio, a tratti, regala belle emozioni. Il ritmo non cala mai durante l'alternarsi dei flashback col racconto in tempo reale; anzi, quest'operazione rende maggiormente chiare le dinamiche interne. E' davvero toccante vedere come questa famiglia di umili condizioni, formata da sole donne, sia così unita ed allegra. Tra i classici litigi delle sorelle e le esplosioni di gioia collettiva familiare, tra le vicende d'amorosi sensi ed i momenti di tristezza profonda, in mezzo a tutta questa tenera baraonda, insomma, vengono affrontati i temi (fondanti per quell'epoca) del matrimonio, della ricchezza e della povertà, dell'emancipazione e dell'ambizione femminile. La meravigliosa Saoirse Ronan è una splendida Jo, punta di diamante del film oltre che del nucleo familiare di cui è mattatrice.
P.S.: questo film non è bello perchè girato da una donna e basato sull'opera letteraria di una donna; è bello semplicemente perchè è molto ben fatto e perchè l'opera su cui si basa è un pezzo di grande letteratura mondiale. Il merito non dev'essere una bandierina, è una questione di sudore, passione e talento. Ce lo insegna Jo.
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