parsifal
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martedì 21 maggio 2019
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parodia criminale
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Commedia scritta e diretta da M. Bruno che dopo i recenti successi , torna a dirigere un suo film dal sapore molto particolare.
Si tratta a tutti gli effetti di un film-parodia, genere che spopolò durante gli anni ‘60/ 70 e si possono citare titoli come L’ultimo tango a Zagarolo, L’esorciccio, Totò Peppino e la Dolce Vita, tanto per fare dei piccoli esempi. Il titolo è tratto ovviamente dalla commedia epocale “ Non ci resta che piangere” , colonna portante del cinema italiano degli anni ’80. L’argomento a cui fa riferimento e del quale si parlerà a lungo nel film è la Roma criminale degli anni ’70, quella della Banda della Magliana, il film che gli autori intendono parodiare con garbo è , neanche a dirlo , Romanzo Criminale, di M.
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Commedia scritta e diretta da M. Bruno che dopo i recenti successi , torna a dirigere un suo film dal sapore molto particolare.
Si tratta a tutti gli effetti di un film-parodia, genere che spopolò durante gli anni ‘60/ 70 e si possono citare titoli come L’ultimo tango a Zagarolo, L’esorciccio, Totò Peppino e la Dolce Vita, tanto per fare dei piccoli esempi. Il titolo è tratto ovviamente dalla commedia epocale “ Non ci resta che piangere” , colonna portante del cinema italiano degli anni ’80. L’argomento a cui fa riferimento e del quale si parlerà a lungo nel film è la Roma criminale degli anni ’70, quella della Banda della Magliana, il film che gli autori intendono parodiare con garbo è , neanche a dirlo , Romanzo Criminale, di M. Placido. La particolarità, assai originale e con una punta di genio, sta anche nell’aver interpellato gli attori che hanno preso parte alla serie televisiva e quindi , in breve, mettono in atto una satira che ha in oggetto i personaggi da loro stessi interpretati. Troviamo dunque nel cast M. Giallini , qui in veste di uno sbruffone attempato, Moreno ( mentre nella serie era “ IL Terribile” ) , disoccupato e separato dalla moglie, alla ricerca del colpo di fortuna che dovrebbe cambiargli la vita.
Essendo un appassionato di serie televisive criminali e dei romanzi che le hanno ispirate, si inventa un tour della Roma criminale , con dovizia di dettagli e luoghi da visitare. Lo accompagnano in questa scalcagnata avventura i suoi amici di sempre, Sebastiano ( A. Gassmann) ingenuo e dal cuore d’oro, ma corto di intelligenza e Giuseppe ( G.Tognazzi) preparato in tutto, fuorchè nell’affrontare le difficoltà dell’età adulta. Il primo giorno di attività ( non certo remunerativa) piomba addosso al trio un ex compagno di classe, Gianfranco detto “ Er ventosa” ( M.Bruno)
All’epoca vittima dei loro scherzi da bulli di periferia ed oggi
Ricco esperto di informatica. Entrando nel bar che , all’epoca era il quartier generale della Banda, i tre , mentre Gianfranco batte in ritirata avendo capito l’antifona, entrano in un corridoio spazio temporale e si ritrovano nel 1982, davanti a tutti i membri della banda. Capitanati da Renatino ( E. Leo) e dal luogotenente Bove ( M. Bevilacqua) non vanno certo per il sottile e tengono d’occhio i tre. Che durante una notte brava nel night di proprietà di Renatino, spenderanno più di quanto si possono permettere , E da qui inizia una divertente sarabanda , fatta di equivoci, mosse sbagliate, passi più lunghi della gamba e molto altro. Ma anche di cambiamenti inaspettati, dimostrando ancora una volta che non tutto il male viene per nuocere. Ci sono delle ottime gag, anche se non tutte originali, ma comunque decisamente efficaci. Usciranno da questa esperienza molto cambiati e con la voglia di continuare a vivere avventurosamente. Nel finale, come accade spesso nel cinema attuale , vengono gettate le basi per un eventuale seguito. Gradevole e divertente parodia, fatta di citazioni , ma con gusto e senza esagerare.
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umberto
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domenica 13 gennaio 2019
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non ci resta che il crimine
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Dal titolo è facile l'accostamento al capolavoro del duo Troisi/Benigni e l'idea di base è stessa, con il catapultamento dei protagonisti nel passato, ma, per fortuna, questa è l'unica cosa che hanno in comune. Il film infatti brilla di luce propria ed è una bella boccata d'ossigeno per la commedia italiana che, negli ultimi anni, purtroppo è stata troppo scontata e poco originale. Massimiliano Bruno invece dirige ed interpreta una storia surreale che però raggiunge il suo scopo: divertire. Il tutto grazie anche ad un meraviglioso Giallini, un superbo Gassman, un camaleontico Tognazzi, una sublime Pastorelli, anche se su tutti svetta un impeccabile Edoardo Leo nel ruolo del cattivo.
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Dal titolo è facile l'accostamento al capolavoro del duo Troisi/Benigni e l'idea di base è stessa, con il catapultamento dei protagonisti nel passato, ma, per fortuna, questa è l'unica cosa che hanno in comune. Il film infatti brilla di luce propria ed è una bella boccata d'ossigeno per la commedia italiana che, negli ultimi anni, purtroppo è stata troppo scontata e poco originale. Massimiliano Bruno invece dirige ed interpreta una storia surreale che però raggiunge il suo scopo: divertire. Il tutto grazie anche ad un meraviglioso Giallini, un superbo Gassman, un camaleontico Tognazzi, una sublime Pastorelli, anche se su tutti svetta un impeccabile Edoardo Leo nel ruolo del cattivo.
Voto: 9
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zilath
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domenica 13 gennaio 2019
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non ci resta che piangere.
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Quella del film di Troisi e Benigni non vuole essere una citazione - a quella ci hanno già pensato gli sceneggiatori pescando abbondantemente dall'originale - ma una constatazione.
Film che prosegue il filone dello splatter all'italiana pescando di peso da "lo chiamavano Jeeg Robot", a partire dalla protagonista femminile che di fatto sembra recitare la stessa parte nei due film. La sceneggiatura mutua in maniera palese l'impianto di "Non ci resta che piangere" ma poi continua a pescare qua e la (per es. scimmiottando male una scena di Pulp Fiction) e quando prova ad andare da sola sbraca.
Recitazione abbastanza penosa del duo di punta Giallini e Gasmann, si salva Tognazzi.
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Quella del film di Troisi e Benigni non vuole essere una citazione - a quella ci hanno già pensato gli sceneggiatori pescando abbondantemente dall'originale - ma una constatazione.
Film che prosegue il filone dello splatter all'italiana pescando di peso da "lo chiamavano Jeeg Robot", a partire dalla protagonista femminile che di fatto sembra recitare la stessa parte nei due film. La sceneggiatura mutua in maniera palese l'impianto di "Non ci resta che piangere" ma poi continua a pescare qua e la (per es. scimmiottando male una scena di Pulp Fiction) e quando prova ad andare da sola sbraca.
Recitazione abbastanza penosa del duo di punta Giallini e Gasmann, si salva Tognazzi.
Giudizio sospeso per la Pastorelli che si fa ricordare più per il lato B che per altro.
Alla fine di 100 minuti di film rimangono 10 minuti di risate e un po' di dance anni 80 della colonna sonora.
Per i restanti 90, non vi resta che piangere o fare attenzione ai casi di product placemente piazzati copiosi nel film (io ne ho contati sei con passaggi anche tripli).
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zilath
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domenica 13 gennaio 2019
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non ci resta che piangere.
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Film che prosegue il filone dello splatter all'italiana pescando di peso da "lo chiamavano Jeeg Robot", a partire dalla protagonista femminile che di fatto sembra recitare la stessa parte nei due film. La sceneggiatura mutua in maniera palese l'impianto di "Non ci resta che piangere" ma poi continua a pescare qua e la (per es. scimmiottando male una scena di Pulp Fiction) e quando prova ad andare da sola sbraca .
Recitazione abbastanza penosa del duo di punta Giallini e Gasmann, si salva Tognazzi.
Giudizio sospeso per la Pastorelli che si fa ricordare più per il lato B che per altro.
Alla fine di 100 minuti di film rimangono 10 minuti di risate e un po' di belle canzoni anni 80 della colonna sonora.
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Film che prosegue il filone dello splatter all'italiana pescando di peso da "lo chiamavano Jeeg Robot", a partire dalla protagonista femminile che di fatto sembra recitare la stessa parte nei due film. La sceneggiatura mutua in maniera palese l'impianto di "Non ci resta che piangere" ma poi continua a pescare qua e la (per es. scimmiottando male una scena di Pulp Fiction) e quando prova ad andare da sola sbraca .
Recitazione abbastanza penosa del duo di punta Giallini e Gasmann, si salva Tognazzi.
Giudizio sospeso per la Pastorelli che si fa ricordare più per il lato B che per altro.
Alla fine di 100 minuti di film rimangono 10 minuti di risate e un po' di belle canzoni anni 80 della colonna sonora.
Per i restanti 90, non vi resta che piangere o fare caso ai product placement piazzati copiosi (io ne ho contati almeno sei).
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enzo70
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lunedì 20 aprile 2020
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un'immersione nei ricordi degli anni 80
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Alcuni film hanno un valore aggiunto; pure essendo deboli sotto il profilo strutturale riescono a divertire. Massimiliano Bruno dalla sua ha un ottimo cast, Alessandro Gassman, Marco Giallini, Gianmarco Tognazzi, Edoardo leo e Ilenia Pastorelli. Tre amici di mezza età, semi falliti, seguono quello più cialtrone di tutti, Moreno, che ha un’intuizione imprenditoriale: proporre ai turisti un tour tra i luoghi della Magliana. Moreno sa tutto della banda e riesce a coinvolgere anche Sebastiano, un bonaccione, e Giuseppe, un professionista precario. Ma in uno strano varco spazio-temporale i tre amici si ritrovano sempre a Roma, ma nel 1982, durante il periodo del campionato del mondo in Spagna.
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Alcuni film hanno un valore aggiunto; pure essendo deboli sotto il profilo strutturale riescono a divertire. Massimiliano Bruno dalla sua ha un ottimo cast, Alessandro Gassman, Marco Giallini, Gianmarco Tognazzi, Edoardo leo e Ilenia Pastorelli. Tre amici di mezza età, semi falliti, seguono quello più cialtrone di tutti, Moreno, che ha un’intuizione imprenditoriale: proporre ai turisti un tour tra i luoghi della Magliana. Moreno sa tutto della banda e riesce a coinvolgere anche Sebastiano, un bonaccione, e Giuseppe, un professionista precario. Ma in uno strano varco spazio-temporale i tre amici si ritrovano sempre a Roma, ma nel 1982, durante il periodo del campionato del mondo in Spagna. E’ un film chiaramente irreale, ma il regista utilizza in maniera intelligente l’amarcord di quel periodo, dalle canzoni alla figurine, e poi i ricordi indelebili delle partite che ci portarono a festeggiare una vittoria bella quanto imprevista. Carino proprio perché senza pretese.
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wolvie
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domenica 22 novembre 2020
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non ci resta
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Che dire ? M. Bruno come regista dimostra di essere un vero "populista"! Già con il film " Viva l' Italia " aveva mostrato la sua "misura registica/autoriale".
Per carità, può andare bene, ci sono anche momenti divertenti, però la caratura è modesta.
In questa storiella di viaggi nel tempo e d incontri con la banda della Magliana, è difficile, in "senso etico", cercare di fare assurgere Renatino a figura pop-ionica, nonostante E. Leo sia il migliore in campo nel parterre attoriale, che ci regala anche la sempre coatta I. Pastorelli in un topless mozzafiato. Giallini è sempre sé stesso, Gassman e Tognazzi tra guizzi e lazzi vanno via con un filo di gas.
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Che dire ? M. Bruno come regista dimostra di essere un vero "populista"! Già con il film " Viva l' Italia " aveva mostrato la sua "misura registica/autoriale".
Per carità, può andare bene, ci sono anche momenti divertenti, però la caratura è modesta.
In questa storiella di viaggi nel tempo e d incontri con la banda della Magliana, è difficile, in "senso etico", cercare di fare assurgere Renatino a figura pop-ionica, nonostante E. Leo sia il migliore in campo nel parterre attoriale, che ci regala anche la sempre coatta I. Pastorelli in un topless mozzafiato. Giallini è sempre sé stesso, Gassman e Tognazzi tra guizzi e lazzi vanno via con un filo di gas.
Vendibile, correggibile, ma sostanzialmente robetta.
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tom cine
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venerdì 8 gennaio 2021
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obiettivi ambiziosi, risultato modesto
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Il titolo di questo film diretto da Massimiliano Bruno rimanda volontariamente a quel gioiellino della commedia italiana (e surreale) che è “Non ci resta che piangere”. Lo spunto di partenza è simile: alcuni personaggi (lì un duo, qui un trio che diventa un quartetto) dei giorni nostri si ritrovano, grazie ad una distorsione spazio-temporale, in un’altra epoca. Nel caso del film con Benigni e Troisi si trattava del 1492, in questo del 1982.
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Il titolo di questo film diretto da Massimiliano Bruno rimanda volontariamente a quel gioiellino della commedia italiana (e surreale) che è “Non ci resta che piangere”. Lo spunto di partenza è simile: alcuni personaggi (lì un duo, qui un trio che diventa un quartetto) dei giorni nostri si ritrovano, grazie ad una distorsione spazio-temporale, in un’altra epoca. Nel caso del film con Benigni e Troisi si trattava del 1492, in questo del 1982. Inoltre, nello spassoso film con i due comici, i viaggiatori nel tempo erano un maestro di scuola elementare ed un bidello mentre in questo i protagonisti sono un disoccupato, un ammogliato che non vuole vedere le crepe del suo matrimonio ed un un impiegato frustrato. Ecco i nomi, nell’ordine, di questi tre personaggi: Moreno, Sebastiano e Giuseppe.
La storia, ovviamente, comincia nella nostra epoca contemporanea, a Roma. Moreno, che si crede un genio del marketing, decide di organizzare un tour per i turisti. Tema del tour: la banda della Magliana. Sebastiano e Giuseppe sono piuttosto scettici, ma Moreno è convinto che faranno soldi a palate. Un giorno, per sfuggire ad un ex-compagno di scuola particolarmente insopportabile, i tre entrano in un bar ed escono da una finestra sul retro. Ma quella finestra è un varco per viaggiare nel tempo e finire nella Roma del 1982. Una volta preso atto della fantascientifica situazione, i tre si adattano decidendo di fare soldi barando (perché li conoscono già) sui risultati delle partite di calcio e prendendo la decisione di non tornare indietro (o avanti, se preferite!). Finiranno col pestare, involontariamente, i piedi alla banda della Magliana e, soprattutto, al suo “capo”: il famigerato “Renatino".
Le mire di questa commedia sono decisamente alte: fare una parodia sulla banda della Magliana (e su tutta una serie di noir che le ruotano intorno), mischiare il thriller con la commedia e perfino con la fantascienza e creare uno spettacolo che mira semplicemente al divertimento dello spettatore, senza nascondersi dietro pretese di critica sociale. Ma, se gli obiettivi sono ambiziosi, il risultato è assai modesto: come noir è un film abbastanza piatto, come commedia riesce a stimolare soltanto qualche stiracchiato sorriso e, di conseguenza, non riesce a sfruttare fino in fondo il potenziale comico, surreale e picaresco dello spunto di partenza, risultando troppo indeciso sul bilanciamento dei toni. L’elemento fantascientifico serve soltanto come collante. Per quello che riguarda il cast (vera e propria acqua della vita, quando funziona, in questo genere di film), gli unici ad essere pienamente convincenti e misurati sono i protagonisti (Alessandro Gassman, Marco Giallini e Gianmarco Tognazzi) ma eccessivamente caricaturali sono le interpretazioni di Edoardo Leo e di Ilenia Pastorelli. Nemmeno la rievocazione della Roma in cui agì la banda della Magliana riesce ad essere, sia pur lontanamente, pregnante e (per renderla avvolgente sullo schermo) non bastano le tonalità scure della fotografia, una carrellata di vestiti e di pettinature “d’epoca” e qualche locale nella penombra. Rimangono alcune idee carine (come la scena in cui i protagonisti fanno una rapina vestiti come i Kiss), ma non sono sufficienti per elevare il modesto risultato finale.
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elgatoloco
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giovedì 4 febbraio 2021
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piacevole, soggetto non banale
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"Non ci resta che il criminine"(Massimilano Bruno, sceneggiatura scritta con Andrea Bassi, NIcola GUaglianone e Menotti, mentrte Bruno non autore del soggetto, 2019)è un film simpatico, di cui il soggetto è intelligente(tre amici sfortunati a livello economico, che accompagnano turisti nei luoghi dlela "Banda della Magliana", si trovano coinvolti in un tunnel spaziotemporale -famoso come tunnel di Einstein.Rosen per cui sono catapultati nel 1982-vittoria italiana ai"Mondiali"di football , ma soprattuttto con un pesante debito con gli uomini della Magliana che conosceranno molto bene...)e la sceneggiatura riesce a rimanere fedele al soggetto, anche se qualche "estensione" indebita comporta qualche lungaggine.
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"Non ci resta che il criminine"(Massimilano Bruno, sceneggiatura scritta con Andrea Bassi, NIcola GUaglianone e Menotti, mentrte Bruno non autore del soggetto, 2019)è un film simpatico, di cui il soggetto è intelligente(tre amici sfortunati a livello economico, che accompagnano turisti nei luoghi dlela "Banda della Magliana", si trovano coinvolti in un tunnel spaziotemporale -famoso come tunnel di Einstein.Rosen per cui sono catapultati nel 1982-vittoria italiana ai"Mondiali"di football , ma soprattuttto con un pesante debito con gli uomini della Magliana che conosceranno molto bene...)e la sceneggiatura riesce a rimanere fedele al soggetto, anche se qualche "estensione" indebita comporta qualche lungaggine."Basso continuo"è il romanesco , sempre piacevole e oltre a tutto decisamente"in situ", nella fattispeice e anche registicamente, senza grandi movimenti di macchina e senza "prodi"sequenze in esterno, si lavora su una storia dove il film"poliziesco"(con una comunque notevole assenza o almeno carenza da parte delle forze dell'ordine, quasi a dire che ampi settori-.quartieri dell'Urbe fossero in mano decisamente a quelli della"Magliana"...)si fonde con la SF"very sweet, anche perché il "fantastico"anche ampiamente inteso non è caratteristica tipica della cultura latina-italiana, con poche anche se molto significative eccezioni(Delfini, Landolfi sul piano letterario, Bava, Fulci, Argento a livello filmico)e natural,ente la comicità gioca un ruolo notevole, anzi"trainante"in molte sequenze. Bene, più che in altre occasioni Alessandro Gassman(che gl amici chiamano con una definizione non proprio lusinghiera ed è "concupito"Ilenia Pastorelli, amante del boss), Marco Giallini e Gianmarco Tognazzi(la super.vittima, diremmo, del gap spaziotemporale)lo stesso Massimilano Bruno, Edoardo Leo e Emanuel Bevilacqua, che rendono i "vilains", con la Pastorelli che riesce a dare la giusta amibuità al suo personaggio, con un cast complessivamewnte molto adatto allo scopo, che è quello di rendere ragione di una vicenda"surreale"senza un briciolo di vero e proprio"surrealismo", che sarebbe stato comunque posticcio e improvvisato. Deiiamente bene anche tutto il resto, segnando qualche punto per una commedia"all0italian"languente negli ultimi anni, anzi negli ultimi decenni. El Gato
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felicity
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lunedì 15 novembre 2021
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ritmo, umorismo e salti nel tempo, ci si diverte
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In Non ci resta che il crimine la nostalgia è presente già nel titolo che rende omaggio a Non ci resta che piangere (1984), film che vedeva la coppia Troisi e Benigni catapultata improvvisamente nel 1492. Ma non è l’unica pellicola degli anni ottanta alla quale fa riferimento perché il tuffo nel passato di questi tre amici squattrinati ricorda tanto la commedia cult fantascientifica Ritorno al futuro (1985) di Robert Zemeckis. E per andare ancora più indietro nel tempo e precisamente negli anni settanta i polizieschi all’italiana, anche detti “poliziotteschi”, film che prendevano spunto da fatti di cronaca nera per svilupparli poi in modo enfatico.
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In Non ci resta che il crimine la nostalgia è presente già nel titolo che rende omaggio a Non ci resta che piangere (1984), film che vedeva la coppia Troisi e Benigni catapultata improvvisamente nel 1492. Ma non è l’unica pellicola degli anni ottanta alla quale fa riferimento perché il tuffo nel passato di questi tre amici squattrinati ricorda tanto la commedia cult fantascientifica Ritorno al futuro (1985) di Robert Zemeckis. E per andare ancora più indietro nel tempo e precisamente negli anni settanta i polizieschi all’italiana, anche detti “poliziotteschi”, film che prendevano spunto da fatti di cronaca nera per svilupparli poi in modo enfatico. E proprio in questa chiave va letto Non ci resta che il crimine. Il riferimento alla Banda della Magliana è un mero spunto con alcuna velleità di essere realistico o di emulare in qualche modo il film e la nota omonima serie tv Romanzo Criminale, progetto nato anni fa dalla penna di Giancarlo De Cataldo.
E’ una commedia non incasellabile che unisce generi e riferimenti differenti e che conquista per il suo essere insolita nel panorama cinematografico italiano. Una action movie che ha un tocco all’americana (non a caso tra gli sceneggiatori c’è Nicola Guaglianone che anche nel recente La Befana vien di notte ha contaminato generi diversi “di proprietà solitamente americana”) caratterizzata da uno spiccato umorismo, da un buon ritmo, da una bella fotografia, da bravi attori e da un velo di nostalgia che ti fa pensare: è vero le cose buone come una volta non le fanno più, ma ci possono essere delle eccezioni.
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