Attraverso parola e immagine il racconto di una stagione irrimediabilmente perduta, senza nostalgia e retorica. Una stagione rievocata in tutti i vari livelli della narrazione filmica, le immagini ricostruite, quelle documentaristiche, il racconto fluido e misurato di un testimone d'eccezione, nella sua ultima intervista, Nico Naldini, poeta e scrittore egli stesso, cugino e soprattutto complice con Pier Paolo, nella scoperta miracolosa di un eros panico e violento. L'arrivo a Casarsa nelle estati di Pasolini vissuto con la trepidazione di una felicità abitata da nuove e altre conoscenze adolescenziali e altre interiori solitudini. La vita contadina che Pasolini scopre come familiare e capace di infondere uno strano turbamento.
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Attraverso parola e immagine il racconto di una stagione irrimediabilmente perduta, senza nostalgia e retorica. Una stagione rievocata in tutti i vari livelli della narrazione filmica, le immagini ricostruite, quelle documentaristiche, il racconto fluido e misurato di un testimone d'eccezione, nella sua ultima intervista, Nico Naldini, poeta e scrittore egli stesso, cugino e soprattutto complice con Pier Paolo, nella scoperta miracolosa di un eros panico e violento. L'arrivo a Casarsa nelle estati di Pasolini vissuto con la trepidazione di una felicità abitata da nuove e altre conoscenze adolescenziali e altre interiori solitudini. La vita contadina che Pasolini scopre come familiare e capace di infondere uno strano turbamento. Il cuore assalito da forti emozioni nella riscoperta dei gesti e di una lingua antica che si rivela sovversiva, rispetto alla falsa retorica del conformismo politico e culturale. In abbandono dei sensi e nel senso segreto, inesprimibile, di tutto quel mondo contadino. Il film prova ad esplorare questo inesprimibile segreto nascosto. E lo fa da subito nell'associare al ricordo visivo pasoliniano della tenda bianca e trasparente l'immagine materna. La figura della madre (Susanna Colussi) è la ricorrente matrice narrativa in controluce in tutta la luce carnale e geografica di questa prima giovanile stagione poetica. Fantasma di grazia e angoscia, unico duraturo amore nel suo scindere l'anima immacolata e il desiderio dei corpi carnali. La scelta della lingua friulana dell'esordio letterario rivive e risuona nel film, in maniera fluida, musicale, dolce e sferzante, attraverso più voci e tornano come echi nella pioggia, fra i temporali, o nel filtro rosato dei casolari. Ma questa scelta linguistica dell'esordio poetico supera la carezza filologica; diventa una precisa scelta di campo “un gesto sociale di alleanza con gli umili contro i potenti”. Un viaggio nel tempo, nella geografia naturale e linguistica friulana, nella parola come corpo di desiderio. Una bella documentata e poetica prova registica destinata ad essere un punto di riferimento, a 100 anni dalla nascita di un scrittore ancora vivo e pronto a interrogarci. (Antonio Miredi)
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