|
|
kronos
|
domenica 8 settembre 2019
|
fiction tv "impegnata"
|
|
|
|
Un irriconoscibile Marco Bellocchio da vita all'ennesima produzione RAI di "denuncia civile", con al centro stavolta Don Masino e la mafia siciliana anni 70/80.
Ma non dovrebbero bastare e avanzare gli innumerevoli reportage e documentari televisivi sull'argomento a informaci su tali vicende e personaggi?
A meno che il regista non tiri fuori dal cappello qualche bel coniglietto, puntando magari più sull'astrazione che sulla maledetta cronaca ... vedasi "buongiorno notte".
Ma stavolta il coniglietto bianco non esce dal cilindro di Bellocchio: "il Traditore" naviga stancamente nelle acque della Fiction TV più soporifera: didattico, lineare, cronachistico, con pochissimi colpi d'ala.
[+]
Un irriconoscibile Marco Bellocchio da vita all'ennesima produzione RAI di "denuncia civile", con al centro stavolta Don Masino e la mafia siciliana anni 70/80.
Ma non dovrebbero bastare e avanzare gli innumerevoli reportage e documentari televisivi sull'argomento a informaci su tali vicende e personaggi?
A meno che il regista non tiri fuori dal cappello qualche bel coniglietto, puntando magari più sull'astrazione che sulla maledetta cronaca ... vedasi "buongiorno notte".
Ma stavolta il coniglietto bianco non esce dal cilindro di Bellocchio: "il Traditore" naviga stancamente nelle acque della Fiction TV più soporifera: didattico, lineare, cronachistico, con pochissimi colpi d'ala.
Pure l'impianto tecnico dell'opera va in quella direzione, con una fotografia che pare uscita dalle Fiction "i delitti del BarLume". Mah!
Godrà comunque di una buona distribuzione internazionale: all'estero non disdegnano storie di mafiosi siciliani, pittoreschi e caciaroni.
Voto al netto della stima: Una stellina e mezzo
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a kronos »
[ - ] lascia un commento a kronos »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
jonnylogan
|
giovedì 5 settembre 2019
|
il traditore dei due mondi
|
|
|
|
La vita da pentito di mafia Tommaso Buscetta e le confessioni che rilasciò in presenza di Giovanni Falcone diventano nelle mani di Marco Bellocchio, di ritorno in scena con una grande produzione internazionale, una marcia asettica e forzata di un uomo incapace di rinnegare quello nel quale ha sempre creduto ciecamente, al punto di definire altri i traditori degli ideali di ‘cosa nostra’. Inizialmente ricostruito come le prime scene del padrino, con la finta alleanza fra le fazioni rivali dei corleonesi e dei palermitani, di cui era membro lo stesso Buscetta, e successivamente rivisto alla luce degli eventi di cronaca, dei processi minuziosamente ricostruiti e con un linguaggio del corpo e labiale dei protagonisti che rasenta la perfezione e al contempo la quasi completa impossibilità di comprenderne parole e modi di dire.
[+]
La vita da pentito di mafia Tommaso Buscetta e le confessioni che rilasciò in presenza di Giovanni Falcone diventano nelle mani di Marco Bellocchio, di ritorno in scena con una grande produzione internazionale, una marcia asettica e forzata di un uomo incapace di rinnegare quello nel quale ha sempre creduto ciecamente, al punto di definire altri i traditori degli ideali di ‘cosa nostra’. Inizialmente ricostruito come le prime scene del padrino, con la finta alleanza fra le fazioni rivali dei corleonesi e dei palermitani, di cui era membro lo stesso Buscetta, e successivamente rivisto alla luce degli eventi di cronaca, dei processi minuziosamente ricostruiti e con un linguaggio del corpo e labiale dei protagonisti che rasenta la perfezione e al contempo la quasi completa impossibilità di comprenderne parole e modi di dire. Pierfrancesco Favino riesce a trasformarsi nel suo alter ego cinematografico in una sorta di catarsi capace di farlo divenire il ‘boss dei due mondi’, ovvero un uomo semplice e che ci è presentato come ancorato a un’idea romantica e fuorviante della mafia e altresì legato a pochi saldi principi, fra cui la famiglia, che vide traditi da chi reputava suo amico e sodale.
Il regista originario di Bobbio, che già due anni or sono aveva preannunciato il suo desiderio di raccontare la storia del primo pentito di mafia, senza l’intento di giudicare ma intravedendo assieme alle sue deposizioni l’Italia degli ultimi quarant’anni, riesce a colpire nel segno. Unica pecca l’aver lasciando forse troppo spazio ai fatti di cronaca e molto meno ad un personaggio del calibro di Buscetta, trattato come un semplice collaboratore di giustizia e meno come uomo. Il film riesce comunque a incuriosire sino in fondo sia per la bravura di Favino ma anche grazie a comprimari altrettanto all’altezza come il Giudice Falcone, impersonato da Fausto Alesi, e Totuccio Contorno, amico e pentito assieme a Buscetta e portato in scena da Luigi Lo Cascio.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a jonnylogan »
[ - ] lascia un commento a jonnylogan »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
umberto691
|
sabato 10 agosto 2019
|
regia e protagonista a due facce
|
|
|
|
Ho visto il film ieri sera e sono uscito dalla sala, a dire il vero , un po' titubante. Dividerei il mio giudizio in due fasi: la prima parte , dalla scena nella villa al ritorno in Brasile di Masino , incentrata su un realismo scenico, una fluidita' dei dialoghi e un' intensita' recitativa del protagonista ( favorita da un' ottima recitazione in siciliano e in portoghese ) , che mi hanno emozionato e inchiodato allo schermo.
Le perplessita' iniziano a sorgere nella seconda parte: i dialoghi in lingua italiana con Falcone ( il cui interprete non riesce a rendere in minima parte il calore, la passione , l' ironia , lo spessore umano e professionale del magistrato) non trasmettono in alcun modo emozioni , sono freddi e didattici, pur essendo stato ,nella realta' , il ruolo del Giudice fondamentale nella conversione di Buscetta ; gli interrogatori in aula di Masino e i confronti con gli altri mafiosi restano in un alveo di mediocrita': ogni parola, ogni sguardo , ogni espressione non conferiscono verita' e autenticita'.
[+]
Ho visto il film ieri sera e sono uscito dalla sala, a dire il vero , un po' titubante. Dividerei il mio giudizio in due fasi: la prima parte , dalla scena nella villa al ritorno in Brasile di Masino , incentrata su un realismo scenico, una fluidita' dei dialoghi e un' intensita' recitativa del protagonista ( favorita da un' ottima recitazione in siciliano e in portoghese ) , che mi hanno emozionato e inchiodato allo schermo.
Le perplessita' iniziano a sorgere nella seconda parte: i dialoghi in lingua italiana con Falcone ( il cui interprete non riesce a rendere in minima parte il calore, la passione , l' ironia , lo spessore umano e professionale del magistrato) non trasmettono in alcun modo emozioni , sono freddi e didattici, pur essendo stato ,nella realta' , il ruolo del Giudice fondamentale nella conversione di Buscetta ; gli interrogatori in aula di Masino e i confronti con gli altri mafiosi restano in un alveo di mediocrita': ogni parola, ogni sguardo , ogni espressione non conferiscono verita' e autenticita'. Eccezion fatta per l' interpretazione di Lo Cascio , che esce, a parer mio, vincitore dal confronto dialettico e recitativo con il protagonista. Approssimativo anche il ruolo avuto nella vicenda narrativa dal processo Andreotti. A fronte di un finale che si perde in lungaggini eccessive ed inutili su silenzi, vuoti narrativi e pause , volti , a parere del regista, ad esaltare il triste epilogo della vita del protagonista. Infine, la scena dell' attentato di Falcone appare eccessiva e decontestualizzata dal tessuto narrativo.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a umberto691 »
[ - ] lascia un commento a umberto691 »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
mardou_
|
sabato 13 luglio 2019
|
il boss dei due mondi
|
|
|
|
Negli ultimi vent’anni del 1900, il cancro della mafia si è fatto più maligno a causa della lotta per la supremazia tra Palermitani e Corleonesi.
Palermo è Cosa Nostra, con i suoi valori e le sue tradizioni antiche, ben rappresentate nella scena iniziale del film per i festeggiamenti di Santa Rosalia, un ritrovo di famiglia che ricorda quella del Padrino di Coppola, dove sacro e profano si sono mescolati fin dai tempi più antichi e dove è nato e si è sviluppato uno Stato nello Stato.
[+]
Negli ultimi vent’anni del 1900, il cancro della mafia si è fatto più maligno a causa della lotta per la supremazia tra Palermitani e Corleonesi.
Palermo è Cosa Nostra, con i suoi valori e le sue tradizioni antiche, ben rappresentate nella scena iniziale del film per i festeggiamenti di Santa Rosalia, un ritrovo di famiglia che ricorda quella del Padrino di Coppola, dove sacro e profano si sono mescolati fin dai tempi più antichi e dove è nato e si è sviluppato uno Stato nello Stato. Corleone è la Sicilia profonda, quella che tutti vogliono dimenticare ed ignorare perchè gretta, lontana, agricola ma con la fame e la forza necessarie per prendere il potere e dar vita ad un nuovo regno, quello di Totò Riina.
Sul finire degli anni ’80, emerge quindi la figura di Tommaso Buscetta, diviso fra l’Italia ed il Brasile, uomo d’onore fino alla fine nonchè primo pentito della storia.
Il film di Marco Bellocchio punta tutto sul dualismo interiore del protagonista, un Pierfrancesco Favino nella sua migliore interpretazione di sempre, raccontando la sua posizione scomoda all’interno della cosca anche prima di collaborare con i giudici, il suo essere un padre di famiglia, un amante ed un marito devoto e le nefandezze compiute che lo hanno fatto diventare il boss dei due mondi.
Seppur la fotografia dia alla pellicola quel costante sapore da fiction tv, la potenza del materiale trattato la rende coinvolgente e dolorosa, mentre si ripercorrono le ferite di un paese che continua a combattere ancora oggi un nemico che sembra cambiare volto e adattarsi ai tempi in maniera sorprendente.
La parte centrale, quella del Maxi Processo che si svolse a Palermo dal 10 febbraio 1986 al 30 gennaio 1992, è sicuramente la migliore di tutto il film, tanto da sembrare un pezzo di teatro in cui spicca l’eccellente Luigi LoCascio che recita in siciliano stretto per la figura di Salvatore Contorno. Ciò che purtroppo non viene approfondito è il rapporto tra Masino e Giovanni Falcone durante i colloqui che portarono alle 487 pagine di verbale in cui si comprese per la prima volta la struttura gerarchica di Cosa Nostra ed il modo per combatterla.
Altro passaggio fondamentale ma liquidato frettolosamente, è infine il processo a Giulio Andreotti, accusato da Buscetta di essere uno dei principali referenti politici dell’organizzazione, quasi a voler suggerire che ci sono troppi passaggi che è meglio ancora non affrontare.
Ciò che resta è un messaggio importante, un invito a non dimenticare, all’essere sull’attenti perchè il nemico è sempre in agguato, pronto a coglierci impreparati nei momenti di debolezza come in quelli di felicità, come l’ombra della mafia che si allunga e si accorcia al ritmo di un paese che spesso vuole ignorare di non essere veramente libero.
Voto 3.5/5
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a mardou_ »
[ - ] lascia un commento a mardou_ »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
mauridal
|
lunedì 24 giugno 2019
|
amicizia + fedeltà = tradimento
|
|
|
|
Quando è un autore di cinema, come Marco Bellocchio a intraprendere la strada della narrazione documentata di vicende vere accadute in Italia nel recente passato che hanno segnato la storia della Repubblica e dello Stato , allora si può essere certi che il percorso non sarà facile, ma pur con tante riflessioni e diversi aspetti a confronto , il raggiungimento dell obiettivo finale è’ sicuramente chiaro e al contempo pieno di lucidità. E'questo il caso del film Il traditore ,dove il tema narrativo è il tradimento , inteso come categoria etico morale che alcuni uomini ben definiti usano e accusano gli uni contro gli altri.
[+]
Quando è un autore di cinema, come Marco Bellocchio a intraprendere la strada della narrazione documentata di vicende vere accadute in Italia nel recente passato che hanno segnato la storia della Repubblica e dello Stato , allora si può essere certi che il percorso non sarà facile, ma pur con tante riflessioni e diversi aspetti a confronto , il raggiungimento dell obiettivo finale è’ sicuramente chiaro e al contempo pieno di lucidità. E'questo il caso del film Il traditore ,dove il tema narrativo è il tradimento , inteso come categoria etico morale che alcuni uomini ben definiti usano e accusano gli uni contro gli altri. Si tratta di uomini facenti parte di quell'universo oscuro che viene definito socialmente mafia ma che qui si chiarisce come una organizzazione a delinquere col nome " cosa nostra". Intanto ,premesso questo , il film non è come si potrebbe pensare un film sociologico sulla mafia in genere, o peggio un film di denuncia storica della politica dello stato italiano in quegli anni. Dunque un film narrativo, per niente cine documentario ,anche se sono veri gli inserti filmati dalla tv e dai media dei vari processi in tribunale e le immagini dei personaggi che appaiono nella loro realtà. Qui lo sforzo credo riuscito della sceneggiatura e del regista Ë quello di rappresentare con il linguaggio del cinema ,la storia di un uomo come Tommaso Buscetta, appunto mafioso sinonimo di delinquente ma dal profilo speciale ,ovvero un appartenente alla organizzazione che dopo essere stato colpito nei suoi affetti familiari da nemici ex amici decide di denunciare tutta l'organizzazione mafiosa allo stato , alla magistratura italiana e quindi favorendone lo smantellamento e la scomparsa. Tutto in chiave narrativa, come storia di una vicenda umana contraddittoria e introspettiva con grandi e dubbiosi comportamenti, di colui che viene definito da suoi stessi sodali traditore pentito e che di tutti i personaggi coinvolti, sarebbe un gradino più in alto per il merito di aver collaborato. Tuttavia il regista sceglie di demolire il personaggio Buscetta , non come traditore, accusa che lui respinge ma proprio come uomo di poco onore per aver aderito alla cosca mafiosa , esserne stato capo , aver ordinato e anch'egli ucciso persone. IL film in buona sostanza non valorizza il pentimento , è un disvalore come il tradimento in ma rende giustizia al risultato ottenuto dai magistrati , Giovanni Falcone è ben interpretato e reso nei pochi momenti del film quando nei confronti della mafia e dei mafiosi non concede alcuna giustificazione anche se alcuni collaborano. Intanto la storia scorre sullo schermo con efficaci immagini dei volti di mafiosi in gabbie nel tribunale del maxi processo e in un momento di particolare effetto visivo e narrativo nel confronto faccia a faccia con il vero nemico ex compare di Buscetta , Pippo Calò, ottima interpretazione di Fabrizio Ferracane. Nei dialoghi tra i due esce la vera natura di sfida e di violenza che sottintendeva nei rapporti tra i mafiosi da cui si evince che una vera amicizia non poteva esistere tra loro. In contrasto al tradimento anche l’amicizia viene sottintesa come contraddizione di fondo , e con il personaggio di Salvatore Contorno perfettamente reso da un grande Luigi Lo Cascio si stabilisce il senso e la forma dell’amicizia tra gli uomini della cosca. Dunque amicizia, fedeltà , tradimento, rispetto dei valori della tradizione, famiglia e credenze religiose un mix culturale che coinvolge e avvolge tutti gli appartenenti al sistema mafioso. Il film si muove in un clima opprimente una sorta di claustrofobia delle vite in una terra siciliana già isolana ma qui si evidenzia la quasi totale impossibilità per un picciotto di svincolarsi dalle famiglie opprimenti e vincolanti. Ottima la scelta del regista di mantenere la stretta parlata siciliana nel dialogo tra i personaggi per rimarcare la chiusura al mondo degli adepti. Buscetta reso anche in dialetto , da un fenomenale Favino . si distinguerà anche per la sua esterofilia la seconda vita in Brasile e le ideali scene delle cantate nostalgiche in brasiliano, di un uomo vecchio ormai privo di futuro. Un film a tuttotondo dove Bellocchio ha scolpito ogni personaggio affinché possa restare oltre l’immagine filmica nella mente dello spettatore. Una particolare interpretazione del finale dove un giovane mafioso spara ad una figura simile durante una festa di matrimonio. Bellocchio avrà ripescato i suoi elementi di analisi della psiche ponendoci di fronte all’epilogo di un a vita , Buscetta finisce la sua esistenza sparando a ritroso nella memoria ad un sua mancata vittima che altri non è che lui stesso alle origini un sé che si spara per interposta persona portando a termine un originario peccato mortale. (mauridal)
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a mauridal »
[ - ] lascia un commento a mauridal »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
pietro
|
giovedì 20 giugno 2019
|
un maestro al servizio di una storia
|
|
|
|
Bellocchio è un grande maestro e lo conferma anche in questo che non sembra essere proprio un suo film. Da vedere
|
|
|
[+] lascia un commento a pietro »
[ - ] lascia un commento a pietro »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
lucascialo
|
martedì 18 giugno 2019
|
la vita di tommaso buscetta
|
|
|
|
Quando un ottimo regista si trova a lavorare con ottimi interpreti, difficilmente il risultato finale è scadente e deludente. E questo film non sfugge a questa regola, sebbene non sempre scontata.
Pierfrancesco Favino si conferma ancora una volta un ottimo attore, superando però ogni precedente interpretazione. Si cala a dovere nel personaggio controverso di Tommaso Buscetta, con i suoi valori, la sua cadenza, rendendolo molto simile all'Escobar di Benicio Del Toro. Soprattutto alla fine, quando canta una canzone sentimentale brasiliana alla sua festa di compleanno.
A renderlo simile, oltre alla stazza, la carnagione scura e la barba folta, anche il suo essere tenero marito (la moglie è Maria Fernanda Candido) e padre da un lato, e spietato esecutore dall'altro.
[+]
Quando un ottimo regista si trova a lavorare con ottimi interpreti, difficilmente il risultato finale è scadente e deludente. E questo film non sfugge a questa regola, sebbene non sempre scontata.
Pierfrancesco Favino si conferma ancora una volta un ottimo attore, superando però ogni precedente interpretazione. Si cala a dovere nel personaggio controverso di Tommaso Buscetta, con i suoi valori, la sua cadenza, rendendolo molto simile all'Escobar di Benicio Del Toro. Soprattutto alla fine, quando canta una canzone sentimentale brasiliana alla sua festa di compleanno.
A renderlo simile, oltre alla stazza, la carnagione scura e la barba folta, anche il suo essere tenero marito (la moglie è Maria Fernanda Candido) e padre da un lato, e spietato esecutore dall'altro. Già, esecutore materiale di tanti omicidi. Ma di Cosa Nostra, come ci tiene a sottolineare. La Mafia, a suo dire, è solo una invenzione giornalistica. Quella Cosa Nostra che però ha tradito i suoi ideali originari, pertanto, lui non si sente un traditore. O un pentito. Accezione che iniziava a farsi strada in quegli anni.
I veri traditori erano altri. Su tutti Pippo Calò (Fabrizio Ferracane), col quale ebbe un memorabile confronto nel maxi processo. Quando, convinto da Giovanni Falcone (Fausto Russo Alesi), decise di rivelare tutto. Ed è qui che scoprirà che i suoi figli sono stati uccisi proprio per volere del cassiere Calò.
Il film ricostruisce dunque la vita di Tommaso Buscetta, partendo proprio dalla festa che avrebbe dovuto unire corleonesi e palermitani. Ed invece, per volere del capo dei primi, Totò Riina (ottima la maschera seriosa di Nicola Calì), e di Calò appunto, si riscrisse la storia della Mafia a colpi di omicidi. Proprio mentre Don Masino era in Brasile.
Una festa che rievoca l'inizio indimenticabile de Il Padrino. Perchè è spesso in queste occasioni, tra un ballo, brindisi, fuochi d'artificio e convenevoli, che si ricamano le peggiori cospirazioni.
Oltre a lui, altro pentito è Totuccio Contorno, interpretato da Luigi Lo Cascio, indimenticabile Peppino Impastato. E' passato ottimamente dall'altra parte della trincea, facilitato da una sicilia che gli scorre nelle vene.
Marco Bellocchio, dopo una serie di film apprezzati, torna dunque a parlare d'Italia. Nel suo stile ineffabile. Senza romanzare il racconto ne caricaturare i personaggi. Che restano comunque fedeli agli originali.
Se la Mafia uccide solo d'estate, i suoi protagonisti hanno fatto calare un lungo inverno sul Paese. Spezzato dal pentititsmo e da magistrati coraggiosi.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a lucascialo »
[ - ] lascia un commento a lucascialo »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
samanta
|
domenica 16 giugno 2019
|
ma è il vero buscetta?
|
|
|
|
Il Traditore in parte è un film in parte è un documentario della vicenda di Tommaso Buscetta "don Masino" (interpretato da Pierfrancesco Favino) uomo della mafia siciliana che per primo collaborò con la giustizia, permettendo nel 1986 che si svolgesse il c.d. maxi processo contro centinaia di mafiosi. Il film non è evidentemente nelle corde di Marco Bellocchio che non riesce a dare spicco alla personalità di Buscetta che diventa un personaggio senza troppo nerbo, quasi uno spettatore delle sue vicende. Inoltre il film appare troppo lungo (2 ore e mezzo) lento e a tratti anche noioso.
Buscetta era un criminale pluriomicida, trafficante di droga alla grande, che conduceva una vita brillante sopra le righe, donnaiolo impenitente.
[+]
Il Traditore in parte è un film in parte è un documentario della vicenda di Tommaso Buscetta "don Masino" (interpretato da Pierfrancesco Favino) uomo della mafia siciliana che per primo collaborò con la giustizia, permettendo nel 1986 che si svolgesse il c.d. maxi processo contro centinaia di mafiosi. Il film non è evidentemente nelle corde di Marco Bellocchio che non riesce a dare spicco alla personalità di Buscetta che diventa un personaggio senza troppo nerbo, quasi uno spettatore delle sue vicende. Inoltre il film appare troppo lungo (2 ore e mezzo) lento e a tratti anche noioso.
Buscetta era un criminale pluriomicida, trafficante di droga alla grande, che conduceva una vita brillante sopra le righe, donnaiolo impenitente. Fu costrretto a collaborare perché era l'unica chance che aveva per non essere ucciso, infatti Cosa Nostra (fu don Masino a rivelare che questo era il vero nome della mafia) non aveva più fiducia in lui che si comportava come un free lance dello spaccio dal suo rifugio (lussuoso) in Brasile con la terza moglie e anche per la sua vita dissoluta e questo non per un falso moralismo come voleva far credere Totò Riina al processo ma parché non dava la sicurezza di essere discreto e rivelasse i segreti delle imprese mafiose, come dice un vecchio proverbio mafioso "meglio comandare che fotxxxe".
Buscetta non era un mafioso vecchio stile, che era feroce quanto la nuova ma che a differenza di quella precedente ("canna quando c'é il vento piegati") decise di fare la guerra allo Stato ammazzando giudici, poliziotti, carabinieri e addirittura il Prefetto di Palermo . A suo tempo il Prefetto Mori che "piallò" la mafia nel periodo 1924-1929, andava tranquillamente a cavallo nella campagna senza scorta, la mafia sapeva benissimo che attacccare lo Stato avrebbe comportato un inasprimento di pene e che d'altra parte morto un servitore dello Stato un altro lo avrebbe sostituito.
Buscetta si presenta come un vecchio mafioso che si ribella alla nuova dirigenza, ma in realtà si era arricchito con il traffico di eroina il cui ricavato riempì di miliardi i trafficanti e stravolse le leggi della vecchia mafia, partecipa a tutte le imprese criminose che gli comandano, solo quando la mafia colpisce la sua famiglia lui decide di collaborare perché sa che prima o poi sarebbe toccato a lui, ma questo dal film traspare poco, Buscetta appare quasi un personaggio neutro, abulico, non viene in luce la sua personalità tragica, fantasiosa, la sua furbizia, raccontò anche bugie a Falcone che peraltro se ne accorse, incominciò per soldi a fare rivelazioni tardive (ormai era morto Falcone) sulla politica quasi questa fosse la cupola della cupola con risultati nulli (il processo Andreotti) . Teorema che Falcone negò, in realtà non era la politica a comandare alla mafia, ma questa a comandare ai politici collusi. Il film però dà poco spazio al processo Andreotti che forse era meglio omettere perché intralcia il filo della trama apparendo come un appendice di scarsa importanza.
Il film peraltro si avvale di una eccellente interpretazione di Favino e soprattutto di Fabrizio Ferracane che interperta il mafioso Pippò Calò, il confronto al processo tra lui e Buscetta è un capolavoro che fa comprendere quale abisso di male era (ed è) la mafia. In conclusione un film discreto anche se certamente ritengo insuperabile "Il giorno della Civetta" di Damiano Damiani tratto dal romanzo di Sciascia: Buscetta era un uomo o un quaquaraquà?.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a samanta »
[ - ] lascia un commento a samanta »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
fabiuz62
|
domenica 16 giugno 2019
|
un film da non perdere
|
|
|
|
Un film da non perdere perché racconta magistralmente uno spaccato del Paese imprescindibile; perché è girato in maniera maestrale; perché è impreziosito da alcune interpretazioni straordinarie (Favino in testa). Merita tutto il bene di cui si è parlato!!! Straconsigliato..!!!!
|
|
|
[+] lascia un commento a fabiuz62 »
[ - ] lascia un commento a fabiuz62 »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
rosalba
|
venerdì 14 giugno 2019
|
una moderna tragedia
|
|
|
|
Un film dal ritmo serrato, magistralmente interpretato da Favino, con un regista che riesce a non cadere nel luogo comune. Le scene del processo mi hanno richiamato le tragedie greche:i mafiosi processati a fare da coro, Buscetta uno scomodo protagonista e "l'organizzazione" che incombe ineluttabile come il fato. Uno spettacolo di forza straordinaria
|
|
|
[+] lascia un commento a rosalba »
[ - ] lascia un commento a rosalba »
|
|
d'accordo? |
|
|
|