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stefano cipollone
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lunedì 2 marzo 2020
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il potere e la potenza
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per parlare del traditore la prima cosa che viene in mente è il carattere che unisce i protagonisti di questa storia: sono siciliani e sono assetati di potere. si potrebbe dire che un altro elemento di comunanza è il fatto di essere mafiosi; ma così si escluderebbe l'unico personaggio non mafioso del film, Giovanni Falcone, l'uomo di cui il traditore buscetta s'innamora virilmente, stimando la sua intelligenza, godendo dei colloqui nei quali si sono sancite le condanne dei 366 mafiosi, stringendogli la mano, tornando in italia a testimoniare dopo la sua morte. mafioso e siciliano invece è totò riina, impassibile nella sua maschera di cera dalla quale traspare il carisma criminale di quell' "anima malata" che lavora h24 per cosa nostra e che non dà soddisfazione a buscetta durante il confronto processuale.
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per parlare del traditore la prima cosa che viene in mente è il carattere che unisce i protagonisti di questa storia: sono siciliani e sono assetati di potere. si potrebbe dire che un altro elemento di comunanza è il fatto di essere mafiosi; ma così si escluderebbe l'unico personaggio non mafioso del film, Giovanni Falcone, l'uomo di cui il traditore buscetta s'innamora virilmente, stimando la sua intelligenza, godendo dei colloqui nei quali si sono sancite le condanne dei 366 mafiosi, stringendogli la mano, tornando in italia a testimoniare dopo la sua morte. mafioso e siciliano invece è totò riina, impassibile nella sua maschera di cera dalla quale traspare il carisma criminale di quell' "anima malata" che lavora h24 per cosa nostra e che non dà soddisfazione a buscetta durante il confronto processuale. mafioso e siciliano è lo sprezzante pippo calò, forse il vero traditore del film, avendo ucciso i figli di buscetta per i quali era uno zio. mafiosi sono i detenuti nelle sbarre per la prima udienza del maxiprocesso nel 1986, che sancì un colpo mortale per quei picciotti che per rallentare le udienze, nelle gabbie come animali, simulano epilessia, si cuciono la bocca con con ago e filo (non metaforicamente ma realmente), si spogliano indicando il proprio fallo, urlano che buscetta è "più cornuto di una lumaca" e che rappresentano col loro carnevale arrogante la fantasia violenta e ignorante che schiaccia la cultura e la giustizia. mafioso è totuccio contorno, sodale di buscetta nel pentitismo, ma a differenza sua con la cazzimma che gli fa restituire le offese ai mafiosi nelle gabbie, e che spererà fino all'ultimo di vendicarsi di riina. e infine mafioso è tommaso buscetta, l'uomo che ha fatto provare ai mafiosi fino a quel momento sicuri nei loro imperi un sentimento nuovo per il loro carattere di "viddani": lo sgomento. buscetta che ribaltando l'assioma riiniano-andreottiano, pensa che "fottere sia meglio che comandare". buscetta che piange i figli. buscetta che aspetta che il figlio di un suo bersaglio omicida, cresca e si sposi, prima di chiudere i conti con la sua vittima.
non mafioso e non siciliano è l'avvocato di andreotti che farà emergere tutta l'ambiguità e le contraddizioni di buscetta, simbolo di un potere che con la tecnica intellettuale sottomette chi per convenienza o vendetta aveva smascherato la piovra che attanaglia la sicilia e l'italia.
non è mafioso e non è siciliano il presidente del tribunale che col suo tono implorante e debole cerca di calmare i mafiosi che ruggiscono nelle gabbie metafora di uno stato che fino a quel momento era stato complice e silente.
non mafiosi e forse non siciliani sono le frotte di topi che scappano impauriti al momento della sentenza che fa sapere all'italia e al mondo che lo stato italiano riconosce e combatte l'associazione mafiosa.
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efrem
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lunedì 2 marzo 2020
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il traditore
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Il Traditore di Marco Bellocchio è un film stupendo. Un Capolavoro di realismo, messo in scena con una tale delicatezza e accuratezza che è impossibile non lodare il film. Pierfrancesco Favino è perfetto, degno del miglior Brando. Una pellicola che racconta la storia di Tommaso Buscetta, ripercorrendo soprattutto il Maxi Processo e gli incontri fra Buscetta e Falcone. Veramente bellissimo nel raccontare la fine di “Cosa Nostra” (Mafia). Sublime.
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francesco2
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domenica 1 marzo 2020
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un uomo semplice
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Di fronte ad un avvocato Caino che ce la mette tutta per inchiodarlo. Buscetta si autodefinisce un uomo semplice- ben piu articolata la frase autentica.
Non credo sia finta umilta. Piuttosto Buscetta, mai pentitosi, assume forse consapevolezza di essere uomo profondamente ignorante, probabilmente, che in piu ha condotto una vita dissoluta, fuori da vincoli etici e persino riguardanti la sua salute: In quel momento, con quelle parole, non vuole cambiare il mondo, non possiamo considerarlo l eroe-anti-eroe -pensiamo a Forrest Gump, meno che mai l anima pura Lazzaro felice. Non cerca altra giustizia che non sia quella personale, con ogni probabilita. Ma, in quel momento, confida persino lui di essere un ingranaggio positivo nel marciume della societa.
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Di fronte ad un avvocato Caino che ce la mette tutta per inchiodarlo. Buscetta si autodefinisce un uomo semplice- ben piu articolata la frase autentica.
Non credo sia finta umilta. Piuttosto Buscetta, mai pentitosi, assume forse consapevolezza di essere uomo profondamente ignorante, probabilmente, che in piu ha condotto una vita dissoluta, fuori da vincoli etici e persino riguardanti la sua salute: In quel momento, con quelle parole, non vuole cambiare il mondo, non possiamo considerarlo l eroe-anti-eroe -pensiamo a Forrest Gump, meno che mai l anima pura Lazzaro felice. Non cerca altra giustizia che non sia quella personale, con ogni probabilita. Ma, in quel momento, confida persino lui di essere un ingranaggio positivo nel marciume della societa.
Nel suo accusare Andreotti, il piu potente dei potenti italiani, un fuscello -al contempo Davide e Golia- sembra dire sono un mascalzone, un incompetente, ma posso servire persino io: Ottimo Bellocchio, l unico suo film ad avermi colpito per davvero a parte Buongiorno, notte
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lunedì 9 dicembre 2019
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spettacolareeeeeee
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joker91
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sabato 30 novembre 2019
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uno dei migliori film di bellocchio
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Film che narra le vicende di Tommaso Buscetta,il pentito di COSA NOSTRA che rilasciò dichiarazioni scottanti sulla mafia,sullo stato e sui Corleonesi a Giovanni Falcone. Si tratta di un film ben girato e recitato ancora meglio da un grande Pierfrancesco Favino,forse il miglior film sull'argomento. Musiche e cast azzeccato,secondo me ha buone possibilità di prendere una nomination all'oscar al film straniero.
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oscar77
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sabato 16 novembre 2019
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perché in dialetto stretto?
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ho volutamente dato una stella a quello che poteva essere un grandissimo film. ottima realizzazione, belle scene, coinvolgente, recitato in maniera esemplare anche dall'ultima delle comparse...perché rovinare un film con dialoghi incomprensibili alla maggior parte degli spettatori?? non potevano doppiarlo in Italiano con un semplice accento siciliano? nooo, bisogna sempre fare i fenomeni rendendo di fatto,nulla ,quella che poteva essere una pellicola che nel nostro cinema non si vedeva da moltissimo tempo!
dopo 20 minuti ho mollato, carico di un'irritazione esagerata!
Bellocchio, hai fatto una fesseria!
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alesimoni
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venerdì 18 ottobre 2019
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favino = de niro
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Grandioso.Il Maestro Bellocchio ha fatto centro con il suo film forse meno "bellocchiano", che non rinuncia alla classica dimensione onirica del suo cinema ma che racconta i fatti calandoli nelle vicende realmente accadute. Favino superlativo, non è un'eresia paragonarlo ai grandissimi del cinema crime americano. La sequenza inziale è già bellissima con una fotografia notevole ed uno uso delle didascalie che ricorda il Divo sorrentiano che qui apparità in mutande. Quella degli elicotteri, degna dei migliori film di azione tipo "Sicario" è clamorosamente e felicemente un inedito nel bagaglio del cineasta piacentino, ed è realizzata con grande maestria.
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Grandioso.Il Maestro Bellocchio ha fatto centro con il suo film forse meno "bellocchiano", che non rinuncia alla classica dimensione onirica del suo cinema ma che racconta i fatti calandoli nelle vicende realmente accadute. Favino superlativo, non è un'eresia paragonarlo ai grandissimi del cinema crime americano. La sequenza inziale è già bellissima con una fotografia notevole ed uno uso delle didascalie che ricorda il Divo sorrentiano che qui apparità in mutande. Quella degli elicotteri, degna dei migliori film di azione tipo "Sicario" è clamorosamente e felicemente un inedito nel bagaglio del cineasta piacentino, ed è realizzata con grande maestria. Le sequenze oniriche , invece un suo must, sono potentissime e mi rimaranno a lungo impresse in mente, perché creano un grande disagio, soprattutto quella del funerale. Favino regge quasi tutto il film sulle sue spalle rappresentando un uomo che non è certamente un santo, ma che dopo una vita spericolata decide di provare a redimersi e sente su di sé il peso di una colpa schiacciante e un senso continuo di essere in pericolo. Parla 4/5 lingue diverse accompagnandole anche con espressioni del viso diverse riempiendo lo schermo con rara intensità e portando lo spettatore a vivere il suo stato d'animo, senza bisogno di parlare. Il film è lunghissimo per il tema che tratta, ma non stanca mai. Gran bel finale, come ci aveva abituati in "Buongiorno,notte". Molto bravo anche Fabrizio "Anime Nere" Ferracane. E' un film dal respiro talmente internazionale che deve rappresentarci ai prossimi Oscar, è chiaro.
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felicity
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mercoledì 16 ottobre 2019
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uno dei film più importanti degli ultimi anni
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Bellocchio realizza un importante film sull’identità, quella che Don Masino falsifica più volte confidando nella validità del solo nome. Identità intesa come ruolo e come etichetta: Buscetta, che poi diviene Don Masino, o il boss dei due mondi, diventa la mafia stessa quando vincolato a essa, poi il traditore e un bersaglio quando, vincolato alla giustizia, diviene nemico della stessa.
E non si dica che Il Traditore si presenti come un’apologia della figura di Buscetta: nessuno sconto sul fardello delle sue azioni, sulle incongruenze delle sue decisioni, sull’ambiguità della sua storia e delle sue risposte, e nessuno sconto sull’ingenuità con cui più volte scorta la giustificazione della “vera mafia”, quella di una volta, quella migliore, seppur ugualmente criminale.
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Bellocchio realizza un importante film sull’identità, quella che Don Masino falsifica più volte confidando nella validità del solo nome. Identità intesa come ruolo e come etichetta: Buscetta, che poi diviene Don Masino, o il boss dei due mondi, diventa la mafia stessa quando vincolato a essa, poi il traditore e un bersaglio quando, vincolato alla giustizia, diviene nemico della stessa.
E non si dica che Il Traditore si presenti come un’apologia della figura di Buscetta: nessuno sconto sul fardello delle sue azioni, sulle incongruenze delle sue decisioni, sull’ambiguità della sua storia e delle sue risposte, e nessuno sconto sull’ingenuità con cui più volte scorta la giustificazione della “vera mafia”, quella di una volta, quella migliore, seppur ugualmente criminale.
Il traditore si espande e poi si restringe improvvisamente nel ritmo, si dilata nel momento della prima magnifica macro-sequenza del maxi-processo dove Favino nei panni del protagonista, Luigi Lo Cascio in quelli di Totuccio Contorno e Fabrizio Ferracane in quelli di Pippo Calò si esibiscono in una performance attoriale tra le più alte del nostro cinema recente; un’aula di tribunale che diventa palcoscenico teatrale, dove accade di tutto e dove si mette in scena il confronto feroce tra Stato e mafia, con lo Stato incarnato dal giudice del Nord incapace di tenere sotto controllo la situazione, spaesato, e persino intimorito dal vigore della protesta mafiosa.
Grazie alla perfetta gestione del ritmo, a sequenze di grande impatto visivo (l’attentato a Falcone) ed emotivo (il tesissimo processo in tribunale), e alla vitalità del suo regista, a Il Traditore spetta sicuramente un posto di rilievo nel panorama cinematografico italiano degli ultimi dieci anni.
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gbavila
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lunedì 7 ottobre 2019
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finalmete un nome per l'innominato
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A un ccerto punto una frase mi accende una luce smagliante: "la mafia non esiste". E' l'Innominato dei Promesi sposi, Buscetta è l'Innominato e Falcone è Federico Borromeo. Buscetta alla fine dice "mi ha dato l mano!". Si può non credere nella divina provvienza ma in questo caso si fa fatica a non vederla nel grande Falcone che sa guardare negli occhi lo strumento della redenzione che gli sta davanti. Marco Bellocchio ci fa rivedere il capolavoro di Manzoni quasi nella contestualizzazione di quegli avvenimenti di cui tutti abbiamo memoria per i racconti dei tg, dei giornali, delle scneggiate in quella famosa aula del processo. Quella segmentazione diluita nel tempo e con i tanti accenti spesso oscuri (per chi ci stava dietro) ora diventa un romanzo perfetto come quello che ci ha tanto affascinato nella vicenda manzoniana, finalmente i segmenti si collegano e la nostra riflesione lavora sui personaggi togliendoli dalle loro luci apparenti per metterli nei loro posti giusti, fino all'ultimo che non parla mai: forse potrebbe ssere la Monaca di Monza, la sventurata.
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A un ccerto punto una frase mi accende una luce smagliante: "la mafia non esiste". E' l'Innominato dei Promesi sposi, Buscetta è l'Innominato e Falcone è Federico Borromeo. Buscetta alla fine dice "mi ha dato l mano!". Si può non credere nella divina provvienza ma in questo caso si fa fatica a non vederla nel grande Falcone che sa guardare negli occhi lo strumento della redenzione che gli sta davanti. Marco Bellocchio ci fa rivedere il capolavoro di Manzoni quasi nella contestualizzazione di quegli avvenimenti di cui tutti abbiamo memoria per i racconti dei tg, dei giornali, delle scneggiate in quella famosa aula del processo. Quella segmentazione diluita nel tempo e con i tanti accenti spesso oscuri (per chi ci stava dietro) ora diventa un romanzo perfetto come quello che ci ha tanto affascinato nella vicenda manzoniana, finalmente i segmenti si collegano e la nostra riflesione lavora sui personaggi togliendoli dalle loro luci apparenti per metterli nei loro posti giusti, fino all'ultimo che non parla mai: forse potrebbe ssere la Monaca di Monza, la sventurata.
Giuliano Bavila
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frascop
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giovedì 19 settembre 2019
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bellocchio è un grande
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Marco Bellocchio ama di tanto in tanto occuparsi della vita politica italiana, lo ha fatto con Aldo Moro e adesso si occupa di mafia, attraverso la storia del pentito Masino Buscetta. Personaggio controverso ma che consentì a Falcone di far condannare capi e gregari della mafia a cominciare da Riina e Pippo Calò. Il film è pieno di sparatorie ed è sorrentiniano ma asciutto come non riesce più ad essere Sorrentino da quando si è messo in testa che Fellini rivive in lui. Bellocchio è un grande, lo dimostra facendo recitare Favino come nessuno. Non è un capolavoro da vincere Cannes ma si apprezzano anche la musica di Piovani e i dialoghi.
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