Un'educazione parigina

   
   
   

Il regista Jean-Paul Civeyrac realizza un'ode al grande schermo. Gira in bianco e nero, si muove tra Chuciev e Eustache, e invita alla meraviglia anche in tempi bui. In digitale

di Gian Luca Pisacane La Rivista del Cinematografo

I protagonisti di Un'educazione parigina iniziano a guardare Ho vent'anni di Marlen Chuciev del 1965. I film si specchiano l'uno nell'altro: i giovani in questione sono sempre quattro, a cambiare sono le capitali di riferimento. Chuciev girava a Mosca, e metteva in scena la diseducazione sentimentale secondo le influenze anche della Nouvelle Vague francese. Era il ritratto disilluso di uno scontro generazionale senza possibilità di recupero, e sul montaggio finale la leggenda racconta che intervenne Chrušëv con pesanti tagli. [...]

di Gian Luca Pisacane, articolo completo (2724 caratteri spazi inclusi) su La Rivista del Cinematografo 12 aprile 2021

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