Titolo originale | Ritorno sui monti naviganti |
Anno | 2017 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 70 minuti |
Regia di | Alessandro Scillitani |
Attori | Paolo Rumiz, Albano Marcarini, Marco Revelli, Franco Arminio, Marco Ciriello Raffaele Nigro, Paolo Simonazzi, Maddalena Scagnelli, Brunori Sas. |
Tag | Da vedere 2017 |
MYmonetro | 3,35 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento mercoledì 14 luglio 2021
A dieci anni dal successo del suo primo viaggio in Appennino - e dal libro che ha contribuito alla riscoperta del camminare e del vivere con lentezza - Paolo Rumiz ritorna su quelle montagne.
CONSIGLIATO SÌ
|
Dieci anni dopo il mitico viaggio compiuto a bordo di una Topolino, Paolo Rumiz torna ad attraversare l'Appennino. Il racconto del film si dipana lungo la penisola, in compagnia di quella straordinaria rete di persone che Rumiz ha conosciuto nei suoi viaggi tornando a percorrere idealmente i luoghi dell'Italia minore, con passo lento, a velocità sostenibile.
In un'Italia che, come tanti altri Paesi, sta perdendo la memoria del passato e, talvolta, la consapevolezza del presente Rumiz e Scillitani non sono solo necessari ma si potrebbe tranquillamente dire indispensabili.
Ne è una riprova questo ritorno sull'Appennino, la spina dorsale dell'Italia che, come viene detto a un certo punto, ha ben poco da invidiare alle altezzose Alpi. È un ritorno in cui lo slow food si fonde con lo slow moving perché con una Topolino, per quanto ben tenuta, c'è poco da correre. La lentezza (che non si trova nella narrazione perché Rumiz sa come affabulare destando attenzione e Scillitani sa come montare e accompagnare musicalmente rendendo impossibile il sorgere della noia) consente di scoprire ciò che la velocità trascura.
Veniamo così accompagnati in un viaggio che si articola in tappe che non solo ci rivelano luoghi che potevamo ritenere abbandonati e che invece pulsano di vita nuova ma che ci mostrano un'Italia sconosciuta e anche un po' segreta. Udiamo cornamuse non scozzesi, incontriamo una comunità di elfi, apprendiamo leggende che ancora oggi aleggiano tra i boschi. Soprattutto però diventiamo testimoni di un ritorno ai campi che ha sì un lontano sentore di fuga dalle città ma possiede anche, ancor più forte, la coscienza della necessità di reinventarsi nel cuore della Natura e non contro di essa. Che ci si trovi al centro di quattro province al Nord o che si ascoltino le riflessioni di un possibile discendente di Annibale in Calabria si ha sempre la percezione che una vita diversa e non omologante è ancora possibile.
Il contributo di scrittori ed esperti non manca ma Rumiz e Scillitani sanno come inserirlo nel flusso delle immagini e delle parole attribuendogli la giusta misura. Che è quella (come la loro) di chi sa ma non esibisce il sapere.