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martedì 24 ottobre 2017
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il pagliaccio assassino
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Ecco il nome giusto da dare a questo film! It è un'altra cosa.. Solo associare il titolo di un libro capolavoro con questo film è una bestemmia. Storia stravolta, nomi dei protagonisti copiati e scene improvvisate con effetti scenici degni di film come the ring e the goonies. Film pompato all'infinito da più di un anno... Grandissima delusione.
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rondo17
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martedì 24 ottobre 2017
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finalmente!
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Un horror vecchio stampo come non se ne vedevano da anni. Ovviamente, trattandosi dell'Opera letteraria di un pilastro, può essere più semplice, ma far entrare il pubblico in un'atmosfera burtiana, o simile, alla fine degli anni 80, senza sforare, non è da poco. Torniamo un po' tutti bambini con quella lealtà innocente in nome dell'amicizia. Soddisfatto, a dir poco, in attesa del sequel.
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carloalberto
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martedì 24 ottobre 2017
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noioso da paura
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E' vietato ai minori di 14 anni e invece dovrebbe essere vietato a un pubblico adulto. Per gli amanti di Harry Potter e basta.
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tetsuya
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martedì 24 ottobre 2017
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il ritorno dell’horror psicologico per antonomasia
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Quando nel lontano 1989 il regista Tommy Lee Wallace declinò su piccolo schermo il capolavoro horror del pluripremiato Stephen King, la critica fu quasi unanime nel bocciare la bontà di quell’ambizioso progetto. Nonostante un cast non particolarmente brillante, la presenza di Tim Curry (nei panni del celeberrimo clown Pennywise, consacrato a simbolo dell’immaginario orrorifico) firmava a ben vedere un prodotto di notevole qualità. Certo, la genesi su piccolo schermo restava evidente per tutta la durata del film, scandita da numerosi momenti di stanca dettati da un ritmo tipicamente televisivo.
A quasi trent’anni di distanza esordisce alfine sul grande schermo il capolavoro del King, stavolta adeguatamente espresso con un linguaggio squisitamente cinematografico.
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Quando nel lontano 1989 il regista Tommy Lee Wallace declinò su piccolo schermo il capolavoro horror del pluripremiato Stephen King, la critica fu quasi unanime nel bocciare la bontà di quell’ambizioso progetto. Nonostante un cast non particolarmente brillante, la presenza di Tim Curry (nei panni del celeberrimo clown Pennywise, consacrato a simbolo dell’immaginario orrorifico) firmava a ben vedere un prodotto di notevole qualità. Certo, la genesi su piccolo schermo restava evidente per tutta la durata del film, scandita da numerosi momenti di stanca dettati da un ritmo tipicamente televisivo.
A quasi trent’anni di distanza esordisce alfine sul grande schermo il capolavoro del King, stavolta adeguatamente espresso con un linguaggio squisitamente cinematografico. Il risultato è un horror straordinariamente riuscito, dove “jumpscares” ed altri comuni espedienti del genere si amalgamano in modo assai ragionato per dar vita ad un’opera dall’indiscusso impatto psicologico. Si perché It, sin dalla sua prima pubblicazione nel lontano 1986, non ha mai ambito tanto a terrorizzare lo spettatore, quanto piuttosto ad indurlo alla riflessione ed al ragionamento, affermandosi come l’approfondimento letterario sulle paure infantili per antonomasia. E l’opera del Muschietti difende a spada tratta questa meritata fama. I giovani protagonisti si fanno portavoce delle più intime ed incomprese paure adolescenziali, superandole poi grazie alla forza del sentimento più puro e forte di tutti, la vera amicizia, protagonista assoluta dell’opera. In un simile contesto Pennywise si palesa quale prodotto vivo di una società di adulti, miope dinanzi ai bisogni dei bambini: una società nella quale è pratica comune affogare dubbi e sofferenze nella più silenziosa rassegnazione.
Per quanto concerne l’aspetto attoriale, Bill Skarsgard elude ogni possibile confronto con il grandissimo Tim Curry grazie ad una performance quanto mai evocativa e carica di pathos. Il suo Pennywise, complice anche un trucco degno del massimo riconoscimento, incanta e terrorizza al tempo stesso.
Sotto il profilo registico anche qui, a mio avviso, si assiste ad un mezzo miracolo: il “quasi esordiente” Andrés Muschietti mette la firma su di una regia estremamente pulita ed abilmente ragionata, di qualità nettamente superiore rispetto alla media dei film del genere.
In conclusione reputo It un vero e proprio capolavoro del cinema horror, boccata d’aria fresca tanto, forse troppo, attesa dai fan del genere.
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andreaalesci
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martedì 24 ottobre 2017
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una storia che funziona tra inquietudine e magia
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Impossibile giudicare It (il film) prescindendo dal capolavoro che lo scrittore del Maine diede alle stampe nel 1986. Il paragone con il testo è in questo caso ancora più sbilanciato rispetto agli altri migliaia di adattamenti letterari fatti nella storia del cinema.
Milleduecento pagine scritte con la profondità di campo che Orson Welles dava ai suoi lavori, erano davvero difficili da sceneggiare e dirigere. Eppure, il regista argentino è riuscito a riportare a galla lampi di emozioni che il lettore ha sperimentato sfogliando le pagine di carta. E forse per chi non si era mai confrontato con It—né col romanzo né con la miniserie televisiva del 1990—, questa versione 2017 è stata un vettore di propulsione per nuovi adepti Kingiani.
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Impossibile giudicare It (il film) prescindendo dal capolavoro che lo scrittore del Maine diede alle stampe nel 1986. Il paragone con il testo è in questo caso ancora più sbilanciato rispetto agli altri migliaia di adattamenti letterari fatti nella storia del cinema.
Milleduecento pagine scritte con la profondità di campo che Orson Welles dava ai suoi lavori, erano davvero difficili da sceneggiare e dirigere. Eppure, il regista argentino è riuscito a riportare a galla lampi di emozioni che il lettore ha sperimentato sfogliando le pagine di carta. E forse per chi non si era mai confrontato con It—né col romanzo né con la miniserie televisiva del 1990—, questa versione 2017 è stata un vettore di propulsione per nuovi adepti Kingiani.
Cambia il periodo di ambientazione della storia (il 1958 del romanzo diventa il 1988), alcune parti sono saltate a pié pari per esigenze temporali (i pomeriggi passati a costruire il rifugio nei Barren, le effusioni tra Beverley e tutti gli altri Perdenti), altre sono sintetizzate (le rivelazioni di It a ciascuno dei ragazzi). Nonostante tutte queste ‘mancanze’, la storia funziona e i momenti di suspence sono tanti e ben congegnati.
Con il passare dei minuti quasi ci si abitua a vedere il beffardo ghigno di Pennywise (Bill Skarsgård) e l’inquietudine è sempre tenuta nella giusta misura, senza esplosioni incontrollate; anche in questo è rispettato il canovaccio del romanzo, dove l’aspetto horror fa da sfondo onnipervasivo alla storia, ma è destinato a rimanere là sotto, nelle fogne, condannato a passare in secondo piano rispetto alla magia dell’infanzia che l’abilità di Stephen King ci fa respirare a ogni pagina.
Rimane chiara (anche se più debole in confronto al libro) la separazione tra il mondo degli adulti e quello dei ragazzi, tra realtà e immaginazione, tra rimpianti e desideri. Le differenze tra chi è come anestetizzato e chi invece sente la vita palpitare in tutte le sue vergini vibrazioni. E forse tutto sta in una frase che rimane addosso anche dopo le milleduecento pagine e che il copione del film registra come la promessa di legami inscindibili: "Brace d’inverno i capelli tuoi, dove il mio cuore brucia".
La calligrafia di Ben impressa su una cartolina per Beverley. La poesia come gesto di un amore segreto, riservato, giovane, leggero. Come lo sono i dialoghi dei ragazzini, che s’infarciscono di battute spiritose, parolacce, silenzi, sguardi. E gocce di sangue che colano anche in quel giuramento finale, sigillo di un’amicizia che sarà sempre più forte di quella cosa ricacciata nell’oscuro mondo sotterraneo di Derry.
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my_movies_land
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lunedì 23 ottobre 2017
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ottima trasposizione cinematografica
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un film davvero sorprendente. Prima di vederlo, nonostante le numerose recensioni positive, non avevo delle grandi aspettative per via dei vari trailer che non mi aveva convinto. Per la prima mezz'ora non mi stava piacendo; l'ho trovato confusionario a causa delle varie scenette in cui Pennywise si manifestava con ogni personaggio che sono fin troppo scollegate e fini a se stesse. Per fortuna il film migliora notevolmente riuscendo a compensare e a farti dimenticare la noiosa prima parte. La regia di Muschietti è molto dinamica e fluida, ma spesso ripetitiva con i muovimenti di macchina. Le interpretazioni dei ragazzini sono molto buone, in particolar modo quella di Finn Wolfhard, il bambino noto per la partecipazione alla serie tv "Stranger Things", Bill Skarsgård nella parte di "Pennywise" è davvero eccezionale ed è superiore alla grande interpretazione di Tim Curry.
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un film davvero sorprendente. Prima di vederlo, nonostante le numerose recensioni positive, non avevo delle grandi aspettative per via dei vari trailer che non mi aveva convinto. Per la prima mezz'ora non mi stava piacendo; l'ho trovato confusionario a causa delle varie scenette in cui Pennywise si manifestava con ogni personaggio che sono fin troppo scollegate e fini a se stesse. Per fortuna il film migliora notevolmente riuscendo a compensare e a farti dimenticare la noiosa prima parte. La regia di Muschietti è molto dinamica e fluida, ma spesso ripetitiva con i muovimenti di macchina. Le interpretazioni dei ragazzini sono molto buone, in particolar modo quella di Finn Wolfhard, il bambino noto per la partecipazione alla serie tv "Stranger Things", Bill Skarsgård nella parte di "Pennywise" è davvero eccezionale ed è superiore alla grande interpretazione di Tim Curry. La colonna sonora anche se discreta, l'avrei preferita più partecipe e invadente.
In conclusione il film non mi ha spaventato come pensavo, ma mi ha divertito e intrattenuto come pochi altri e credo che sia uno dei migliori film dell'anno.
Voto; 9/10
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jlkbest72
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lunedì 23 ottobre 2017
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it's an horror
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Il film è fatto bene sia in temini di trama che di suspance
Mi è piaciuta la scalta degli attori: veri nerds non bellocci travestiti da tali
In alcuni momenti si salta sulla sedia (letteralmente)
Rispetto al predecessore del 1990 (non c'è paragone!) la cui trama era incrociata tra la fase adolescenziale e quella adulta in questo IT si è scelto per 2 versioni completamente distinte come se fossero 2 storie differenti.
Infatti questa versione cinematografica è concentrata esclusivamente sull'infanzia dei ragazzi ben orchestrando atti di bullismo, terrore con i vari incontri con IT, amicizia e solidarietà.
Il fatto che non vedo l'ora di vedere il seguito è indicativo della buona riuscit
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Il film è fatto bene sia in temini di trama che di suspance
Mi è piaciuta la scalta degli attori: veri nerds non bellocci travestiti da tali
In alcuni momenti si salta sulla sedia (letteralmente)
Rispetto al predecessore del 1990 (non c'è paragone!) la cui trama era incrociata tra la fase adolescenziale e quella adulta in questo IT si è scelto per 2 versioni completamente distinte come se fossero 2 storie differenti.
Infatti questa versione cinematografica è concentrata esclusivamente sull'infanzia dei ragazzi ben orchestrando atti di bullismo, terrore con i vari incontri con IT, amicizia e solidarietà.
Il fatto che non vedo l'ora di vedere il seguito è indicativo della buona riuscita del film
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lunedì 23 ottobre 2017
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trama fantastica ma...
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Se entrate in sala convinti di vivere il brivido dell'horror, uscirete dal cinema scontenti. Infatti è stato classificato come un drammatico e thriller. Inizio intrigante, ma da poco prima della metà ha preso la strada della favoletta: i protagonisti si alleano per fronteggiare un nemico comune. Alla fine c'è anche un pizzico di romanticismo. Le battute dei ragazzi poi, sono troppe anche nei momenti di pericolo. La sala del cinema in cui sono stato, ha passato metà film a ridere per le scene in cui i protagonisti prendevano in giro le madri tra di loro. Insomma: storia fantastica che meritava un tocco di serietà in più dalla parte dei personaggi. La dicitura alla fine del film, ci fa ben sperare in un secondo capitolo magari migliore del primo.
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lunedì 23 ottobre 2017
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it 1990 vs it 2017
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appena vista la versione 2017....una sola totale non ha per niente a che fare con quello del 1990 che anche se privo di supereffetti speciali sa trasportare coinvolgere e porta avanti tematiche intense come amicizia e solidariera. Questo ha solo una moltitudinedi jump scares ma vuoto di contenuti lento e prevedibile. bocciato
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roberteroica
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domenica 22 ottobre 2017
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il ritorno di pennywise
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L’atteso “IT” di Andy Muschietti sposa in pieno l’estetica dell’accumulo. Prende la prima parte del mastodontico romanzo di Stephen King e la declina attraverso un racconto di formazione che guarda con nostalgia agli anni Ottanta (a partire dalla colonna sonora, ma non solo). Strizza quindi l’occhio ai quarantenni di oggi per rievocarne l’infanzia dell’avventura che non è mai esistita se non in un film, o in un libro. “It” appunto, che era calato nella provincia americana degli anni Cinquanta e che ora subisce uno slittamento temporale di una trentina di anni, cambiando generazione di adolescenti, per un nuovo pubblico. Ma la costruzione dei piccoli e grandi orrori avanza con una progressione che non prevede tempi morti o contemplazioni introspettive: è già il postmoderno degli anni Novanta ad essere chiamato in causa.
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L’atteso “IT” di Andy Muschietti sposa in pieno l’estetica dell’accumulo. Prende la prima parte del mastodontico romanzo di Stephen King e la declina attraverso un racconto di formazione che guarda con nostalgia agli anni Ottanta (a partire dalla colonna sonora, ma non solo). Strizza quindi l’occhio ai quarantenni di oggi per rievocarne l’infanzia dell’avventura che non è mai esistita se non in un film, o in un libro. “It” appunto, che era calato nella provincia americana degli anni Cinquanta e che ora subisce uno slittamento temporale di una trentina di anni, cambiando generazione di adolescenti, per un nuovo pubblico. Ma la costruzione dei piccoli e grandi orrori avanza con una progressione che non prevede tempi morti o contemplazioni introspettive: è già il postmoderno degli anni Novanta ad essere chiamato in causa. E questo rimando stilistico evita per una volta la messa in abisso della nostalgia, fortunatamente. Quindi largo spazio all’illustrazione delle nefandezze di Pennywise, il clown ballerino che si ciba del sangue dei ragazzi e che ritorna, identico a distanza di 27 anni, nei secoli, ora sotto forma di lebbroso, ora di megera strega. Un’illustrazione che non pretende di avere un’anima (non si cerchino appigli alla categoria dell’Autore) ma che gioca onestamente, rispettando il cuore del romanzo di King, che nasconde le nostre paure per mettercele davanti proprio quando ce lo aspettiamo. Che poi il protagonista assoluto di tutti i romanzi di King sia il Tempo non è proprio un discorso trascurabile. E Muschietti mette le mani avanti, anticipando la resa dei conti che senz’altro verrà.
#filmdagustare
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