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raffele
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giovedì 28 aprile 2016
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un meridionale al polo, che ridere
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Anche Totò veniva a galla da un minestrone italico ricco di sapori, modi, gesti veraci, ipocriti o furbacchioni. La sua napoletanità, piazzata a Milano al cospetto di un vigile urbano incredulo o nella casbah di Algeri faceva sorridere ancora di più per il contrasto (qualche frase volgaruccia in dialetto scappa a tanti di noi se perdiamo la pazienza ad Oslo, poi ne ridiamo fra amici ricordando la faccia imbambolata della gente del posto). Totò era, come dire, più sanguigno e poetico di Checco. Pareva proprio un Napoletano convinto che il mondo intero fosse un sobborgo di Napoli, Checco invece si vede che scherza. La faccetta liscia di Checco è meno segnata dalla sua Puglia.
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Anche Totò veniva a galla da un minestrone italico ricco di sapori, modi, gesti veraci, ipocriti o furbacchioni. La sua napoletanità, piazzata a Milano al cospetto di un vigile urbano incredulo o nella casbah di Algeri faceva sorridere ancora di più per il contrasto (qualche frase volgaruccia in dialetto scappa a tanti di noi se perdiamo la pazienza ad Oslo, poi ne ridiamo fra amici ricordando la faccia imbambolata della gente del posto). Totò era, come dire, più sanguigno e poetico di Checco. Pareva proprio un Napoletano convinto che il mondo intero fosse un sobborgo di Napoli, Checco invece si vede che scherza. La faccetta liscia di Checco è meno segnata dalla sua Puglia. Scoppiettanti di gag che rifanno il verso alla società ed al cinema d'altro genere tutti e due, forse Checco (e tanti altri) non entreranno mai nella storia anche perché ci sono già Totò e Macario: se pensiamo che nella storia americana c'è Jerry Lewis, togliamo Totò dalla nostra e possiamo metterci Teocoli e Zalone. Detto questo, Checco che affabula la tribù antropofaga e chiama "strunz!" la guida africana che lo ha reso vulnerabile al potere dello sciamano di smascherare una frottola, è gustoso come un bigné. Voglio dire che se mettiamo da parte un po' di intransigenza intellettualoide, che facilmente serpeggia sui divani dal 68 in poi se si parla di satira o Jazz, possiamo dire che Quo Vado è simpatico, divertente, e addirittura, è una goccia in quel mare che prima o poi smaterializzerà qualche macigno italiano, che so, lo sbigottimento dinanzi alla coppia omosessuale, il parcheggiare male con la naturalezza del prendere un caffè. Per il posto fisso ci vole qualche presupposto in più sul fronte dei mercati e di una imprenditoria senza mafia, è più difficile aihmé.
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muttley72
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lunedì 2 maggio 2016
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un colpo al cerchio ed una alla botte
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Visto il film solo oggi ...in dvd. Il film che ha battuto ogni record di incasso in Italia... continua nella fortunata tradizione comica tracciata da Zalone nei suoi film precedenti.
In questo film l'argomento centrale sono i "dipendenti pubblici con posto fisso", appoggiati dai politici che li hanno fatti assumere e che sono lavoratori poco produttivi.....
Essi vengono "colpiti" dalla riforma che intende "precarizzarli" (o licenziali con incentivo economico...) si fa riferimento, in particolare, alla abolizione delle Province o alla loro trasformazione in Aree metropolitane. Tale riforma è nel film considerata solo di facciata e quindi inutile...
Per conservare il posto fisso e tutti i vantaggi che esso da rispetto a chi ne è sprovvisto, Zalone (uno dei pochi colpiti dalle nuove regole) gira in varie sedi italiane ed estere (si ironizza sui Paesi del Nord europa dove tutto funziona meglio ma che hanno anche qualche difetto).
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Visto il film solo oggi ...in dvd. Il film che ha battuto ogni record di incasso in Italia... continua nella fortunata tradizione comica tracciata da Zalone nei suoi film precedenti.
In questo film l'argomento centrale sono i "dipendenti pubblici con posto fisso", appoggiati dai politici che li hanno fatti assumere e che sono lavoratori poco produttivi.....
Essi vengono "colpiti" dalla riforma che intende "precarizzarli" (o licenziali con incentivo economico...) si fa riferimento, in particolare, alla abolizione delle Province o alla loro trasformazione in Aree metropolitane. Tale riforma è nel film considerata solo di facciata e quindi inutile...
Per conservare il posto fisso e tutti i vantaggi che esso da rispetto a chi ne è sprovvisto, Zalone (uno dei pochi colpiti dalle nuove regole) gira in varie sedi italiane ed estere (si ironizza sui Paesi del Nord europa dove tutto funziona meglio ma che hanno anche qualche difetto).
Zalone da un colpo al cerchio ed una alla botte:..quando fa il furbo parla con "furbesco" accento milanese (...riferimento nemmeno tanto velato a Silvio B.), quando invece viene a contatto con ecologisti e persone (eccessivamente) "impegnate nel sociale" e con concetti del Mondo "troppo ingenuamente aperti".... ironizza anche su queste. Il film finisce indirettamente anche per affrontare un tema, quello della paternità di chi è rimasto scapolo ed in casa con i genitori fino ad età avanzata....anche qui si ironizza sull'opposto..cioè sulle le nuove (e strane) famiglie allargate createsi sulla "sedimentazione" di molte separazionii (con figli). Battute anche sul razzismo (nemmeno tanto velate). Il film scorre via velocissimo poiché è un continuo di situazioni comiche senza pause. Attori famosi (Banfi, Micheli) fanno da spalla a Zalone. Si ride..cosa più importante in un film comico. Tre stelle piene.
Forse in questo caso a battere i record di incasso.... hanno in parte contribuito, oltre agli estimatori del comico-cantante...anche tutti i dipendenti pubblici ....e le loro famiglie.
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greatsteven
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venerdì 17 agosto 2018
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zalone cavalca sempre la cresta dell'onda!
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QUO VADO? (IT, 2016) di GENNARO NUNZIANTE. Con CHECCO ZALONE, ELEONORA GIOVANARDI, SONIA BERGAMASCO, MAURIZIO MICHELI, LINO BANFI, LUDOVICA MODUGNO, NINNI BRUSCHETTA, SEBASTIAN DUCCIO, PAOLO PIEROBON, AZZURRA MARTINO
Fin da giovanissimo Checco sognava un lavoro sicuro, e oltre a ciò ha realizzato tutti gli altri sogni della sua vita: voleva vivere coi suoi genitori respingendo così una costosa indipendenza economica e ce l’ha fatta; desiderava essere eternamente fidanzato senza mai affrontare le responsabilità del matrimonio con relativi figli ed è riuscito anche in questo; ma soprattutto ha ottenuto il massimo guadagnando un posto fisso nell’ufficio provinciale caccia e pesca.
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QUO VADO? (IT, 2016) di GENNARO NUNZIANTE. Con CHECCO ZALONE, ELEONORA GIOVANARDI, SONIA BERGAMASCO, MAURIZIO MICHELI, LINO BANFI, LUDOVICA MODUGNO, NINNI BRUSCHETTA, SEBASTIAN DUCCIO, PAOLO PIEROBON, AZZURRA MARTINO
Fin da giovanissimo Checco sognava un lavoro sicuro, e oltre a ciò ha realizzato tutti gli altri sogni della sua vita: voleva vivere coi suoi genitori respingendo così una costosa indipendenza economica e ce l’ha fatta; desiderava essere eternamente fidanzato senza mai affrontare le responsabilità del matrimonio con relativi figli ed è riuscito anche in questo; ma soprattutto ha ottenuto il massimo guadagnando un posto fisso nell’ufficio provinciale caccia e pesca. Con questa meravigliosa leggerezza, Checco timbra licenze per cacciatori e pescatori e fa invidia a tutti. Ma quando il ministro Magnu, con un decreto, abolisce le Province, nel varo della riforma della pubblica amministrazione, Checco è convocato al Ministero dalla mefistofelica dirigente Sironi che lo piazza di fronte ad una scelta drastica: abbandonare il posto fisso (con un’allettante buonuscita che la Sironi ha offerto a tutti gli altri lavoratori che le si sono piegati) o essere trasferito lontano da casa. Pur di non lasciare il posto fisso che considera sacro anche perché fu proprio il senatore pugliese Nicola Binetto ad accomodare Checco in provincia e suo padre in comune, l’uomo accetta il trasferimento. Per metterlo in condizione di dimettersi e cedere al ricatto, la Sironi lo fa girovagare fra Lampedusa, Val di Susa e Sardegna imponendogli gli incarichi più improbabili, ma Checco resiste eroicamente a ciascuno di essi, finché la dirigente non lo spedisce al Polo Nord assegnandogli la mansione di difendere una base di ricercatori scientifici italiani dagli attacchi degli orsi bianchi. Qui il nostro conosce Valeria, una scienziata che si occupa di animali in pericolo d’estinzione, e s’innamora perdutamente di lei, venendone poco a poco ricambiato. Con lei si trasferisce per un lungo periodo in Norvegia, conoscendone la numerosa prole (avuta da tre uomini differenti!), chiede ai genitori di trasferirsi lassù per un po’ per presentargliela e specialmente cambia le sue abitudini, diventando più civile e aprendo il suo piccolo mondo ad un’inedita esistenza che amplierà i suoi orizzonti e modificherà la sua esistenza. Ma ad un certo punto la nostalgia di casa preme e Checco sente il bisogno di rimpatriare: Valeria lo segue e insieme aprono, in un paese forestale della Calabria, un’Oasi della Legalità in cui curano animali esotici per poi reinserirli nel loro habitat naturale. Eppure l’imperterrita tenacia della Sironi non demorde: convinta a voler appioppare assegni sempre più consistenti al suo rivale per non perdere la faccia di fronte al governo, espropria il terreno che ospita lo zoo e indirettamente sancisce la rottura del rapporto fra Checco e Valeria. Ma, quando tutto sembra perduto, ecco arrivare una lieta notizia: Valeria è di nuovo incinta, e stavolta di Checco. L’uomo va giù in Africa, dove viene preso in ostaggio da una tribù locale e poi rilasciato nonostante lo sciamano lo ritenga un poco di buono e raggiunge l’amata in ospedale, dove però la bambina appena nata ha bisogno di un vaccino, e i pochi che là arrivano sono razionati. Per la prima ed unica volta, dunque, Checco firma un assegno per cedere il suo posto fisso di guardia forestale (ruolo che fino ad allora, tornato in Italia, aveva ricoperto) e ottenere in cambio una dose sostanziosa di vaccini per l’intero ospedale. Ogni cosa si conclude per il meglio: Checco è diventato padre, affida momentaneamente il nipotino ai nonni e, mentre la Sironi viene accolta nel consiglio d’amministrazione in virtù del suo inatteso atto di carità, l’individuo che tanto l’ha fatta penare si congratula con lei prima di dedicarsi ad un compito imparato già sui ghiacci del Circolo Polare Artico. Quarta collaborazione del trio Valsecchi (produttore inossidabile per Taodue, stavolta affiancato da Medusa)-Nunziante (regista e sceneggiatore)-Zalone (cosceneggiatore e protagonista). Luca Pasquale Medici ripropone, col suo spiritaccio sgrammaticato e dissacrante che però non dimentica mai la funzione educativa del proprio cinema, un’avventura del suo alter ego, quel "tamarro" pugliese in perpetuo equilibrio tra conformismo e anarchia, cartina di tornasole dei difetti e vizi del popolo nostrano. Sembra incredibile che ad ogni film riesca a superare sé stesso: in effetti, con la carriera sul grande schermo, ha saputo valorizzarsi molto più che come cantautore neomelodico-demenziale. La sua verve creativa non perde un colpo, rilascia divertimento scoppiettante da tutti i pori, trasuda spassose gag a catena che rispettano puntualmente i tempi comici, deride le macchinazioni e le cose che dovrebbero funzionare meglio sul piano politico, sociale e culturale con un’autoironia esilarante che, fra una battuta ad effetto e una voce narrante onnipresente e onnisciente, infonde riflessioni sì amare sul Belpaese, ma esclude a priori il déjà-vu in favore di una novità brillante, fresca e intelligente. Come anche nei tre precedenti, anche in Quo vado? vengono trattati temi come il machismo omofobico, il mammismo, il razzismo, la maleducazione civile, l’integrazione culturale, il provincialismo e il carrierismo, e la critica in chiave di protesta allegra e spensierata centra il bersaglio nuovamente e con vigore giammai appassito. Ma Zalone non si prende la scena tutta per sé, lascia spazio anche al resto del cast, che vede un’infuocata Bergamasco, una gentile Giovanardi, un infido Bruschetta, un Micheli prudentemente sotto le righe, una Modugno madre affettuosa e zeppa di inutili premure e un Banfi in partecipazione straordinaria nelle vesti del politico che difende "la fissità di posto" (tanto per il gusto della citazione!) come un arcivescovo il Vangelo. Non è stata un’impresa facile diventare primatista italiano d’incassi nel medesimo periodo in cui nelle sale hanno sbancato al box office film come Star Wars: Il risveglio della forza e Il ponte delle spie, ma il nostro insostituibile e bravissimo comico è riuscito con ardente passione nell’impresa, regalando al pubblico anche due nuovi brani musicali il cui sarcasmo dirompente e la cui energia positiva permettono un ascolto tanto attento quanto curioso: I Am an Italian Boy – Mafia, pizza & Maccaroni e La prima Repubblica non si scorda mai.
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nino pell.
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martedì 5 gennaio 2016
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un film apparentemente leggero
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La comicità di Checco Zalone sicuramente non è più una novità ed anche in questo film egli conferma il suo personalissimo modo di essere solo all'apparenza un comico leggero. In "Quo vado" infatti si sorride, ma allo stesso tempo si riflette e, magari, ci si immedesima nella mentalità dell'italiano medio. Questa volta l'attore pugliese ci descrive l'ambizione (e perché no, sicuramente la garanzia) di poter raggiungere nel nostro paese l'obiettivo di un posto fisso che allo stesso tempo non risulti troppo stressante, ma anzi facile da svolgere e possibilmente ripetitivo nelle mansioni, come appunto questo film ironicamente ci mostra nelle sue sequenze iniziali.
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La comicità di Checco Zalone sicuramente non è più una novità ed anche in questo film egli conferma il suo personalissimo modo di essere solo all'apparenza un comico leggero. In "Quo vado" infatti si sorride, ma allo stesso tempo si riflette e, magari, ci si immedesima nella mentalità dell'italiano medio. Questa volta l'attore pugliese ci descrive l'ambizione (e perché no, sicuramente la garanzia) di poter raggiungere nel nostro paese l'obiettivo di un posto fisso che allo stesso tempo non risulti troppo stressante, ma anzi facile da svolgere e possibilmente ripetitivo nelle mansioni, come appunto questo film ironicamente ci mostra nelle sue sequenze iniziali. La caratteristica particolare di questa pellicola, che alla fine entusiasma e rincuora lo spettatore, è sicuramente la convinzione assoluta del protagonista nel difendere a tutti i costi i propri ideali, dimostrando così sin dall'inizio di essere deciso e imperturbabile ad ogni forma di compromesso o di alternative che possano compromettere il suo percorso ordinario che egli si è prefisso di raggiungere sin dall'inizio. Così accade quando il suo posto fisso viene compromesso dal subentrare di una legge sulla riforma del pubblico impiego a seguito della quale la sua situazione occupazionale è a rischio licenziamento in quanto secondo i criteri della nuova normativa egli non è nè sposato e nè ha prole. Ed ecco allora che una spietata dirigente di settore lo spinge in maniera continuativa nel tempo a fargli firmare l'assegno di buonuscita ai fini del TFR minacciandolo di trasferirlo magari anche al Polo Nord. Ma in tale circostanza Checco dimostra una forza d'animo che ha dell'incredibile e così accetta di essere trasferito anche nei posti più sperduti del mondo pur doi conservare il mito del posto fisso. In una delle sue varie trasferte incontrerà l'amore di una donna che gli darà ancora più determinazione e coraggio nel non demordere da questo suo ideale. Molto belle e poetiche le scene finali del film ambientate in Africa dove a seguito dell'amore per la sua compagna ma soprattutto per un figlioletto che egli avrà da lei, il buon Checco compirà un'azione umanitaria che non potrà non commuovere e che lo riscatterà in maniera straordinaria dalla sua precedente vita agiata e forse egoistica. Bravo Zalone nel trasmetterci sentimenti di altruismo e di bontà attraverso un modo di fare film molto diretto, schietto e, appunto, apparentemente leggero. Un quattro stelle per il profondo significato che l'attore ha voluto trasmetterci e naturalmente per distinguerloo giustamente dai consueti cinepattenoni che da sempre girano in circolazione, con i quali magari lo si potrebbe associare nella forma, ma assolutamente non nella sostanza. Fortunatamente sotto questo aspetto, Checco Zalone è unico.
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grillaldo
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sabato 2 gennaio 2016
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senza coraggio
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Si ride, ma anche di cuore. Ben fatto, probabilmente centrerà i "target" che si è prefissi (ovviamente, ma senza retorica, commerciali). Uno specchio sul prototipo dell'"italiano" abbarbicato alle mammelle (quale novello Romolo o Remo) della isterilita lupa italiota. Ha anche qualche slancio innovativo, qualche passaggio gustoso di comicità, addirittura meno "casereccio" di altre produzioni (ma non si capisce se è un bene o un male). Ma non ha coraggio! Non lo ha cercato e quindi non lo ha. Si è fermato ai privilegi impiegatizi: quelli che rendono di più al botteghino? Non ha cercato, col coraggio appunto, nuovo pubblico.
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Si ride, ma anche di cuore. Ben fatto, probabilmente centrerà i "target" che si è prefissi (ovviamente, ma senza retorica, commerciali). Uno specchio sul prototipo dell'"italiano" abbarbicato alle mammelle (quale novello Romolo o Remo) della isterilita lupa italiota. Ha anche qualche slancio innovativo, qualche passaggio gustoso di comicità, addirittura meno "casereccio" di altre produzioni (ma non si capisce se è un bene o un male). Ma non ha coraggio! Non lo ha cercato e quindi non lo ha. Si è fermato ai privilegi impiegatizi: quelli che rendono di più al botteghino? Non ha cercato, col coraggio appunto, nuovo pubblico. Gli basta - e avanza - il suo, una base molto vasta che si chiede dove sono i privilegiati. Allora, senza coraggio appunto, viene mostrato l'impiegato "inchiodato" al posto fisso da "fancazzista". Ma quanto è simpatico, è addirittura capace di tentare il cambiamento epocale! Fa ridere, fa ridere molto, ma non ha il coraggio di affrontare il cuore del problema: cui prodest? Questo andazzo, cui prodest? Rivolgendosi ad una platea così vasta, è abbastanza chiaro che lascia passare il messaggio: privilegi = burocrati. Ma è vero questo? Oppure è tanto per ridere un pò? Solo commedia leggera? Oppure l'italiano è la causa del suo stesso male? Si è riso molto anche con Benigni quando ha affrontato il tema della deportazione degli ebrei con "La vita è bella". Quel film aveva chiaro i suoi propositi e con finezza artistica li ha raggiunti. Ma "Quo vado" dove vuole arrivare, se vuole arrivare da qualche parte? L'unica e che fa ridere! Se ci basta questo....
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flyanto
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martedì 12 gennaio 2016
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il mito del posto fisso e del non fare nulla
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L'ultima pellicola di Checco Zalone "Quo Vado?" sta riscuotendo e continuerà a riscuotere anche in seguito uno straordinario successo dovuto effettivamente al fatto che tale prodotto risulta ben confezionato denotando una piena maturità che il comico pugliese ha finalmente raggiunto.
In essa il protagonista interpreta il ruolo dell'italiano medio con l'aspirazione ad ottenere ed a mantenere il tanto agognato posto fisso in campo lavorativo. Ma poichè ormai non vi è più nulla di così sicuro, egli da un giorno all'altro si ritrova confinato di volta in volta in terre sempre più lontane e con incarichi sempre meno probabili pur di non arrendersi a licenziarsi ed a prendere la definitiva liquidazione.
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L'ultima pellicola di Checco Zalone "Quo Vado?" sta riscuotendo e continuerà a riscuotere anche in seguito uno straordinario successo dovuto effettivamente al fatto che tale prodotto risulta ben confezionato denotando una piena maturità che il comico pugliese ha finalmente raggiunto.
In essa il protagonista interpreta il ruolo dell'italiano medio con l'aspirazione ad ottenere ed a mantenere il tanto agognato posto fisso in campo lavorativo. Ma poichè ormai non vi è più nulla di così sicuro, egli da un giorno all'altro si ritrova confinato di volta in volta in terre sempre più lontane e con incarichi sempre meno probabili pur di non arrendersi a licenziarsi ed a prendere la definitiva liquidazione. Tra svariati avvenimenti ed in contempo anche una sincera storia d'amore ricambiata, Zalone riuscirà a barcamenarsi ed a prendere una saggia decisione per ciò che riguarda la propria collocazione lavorativa ed il proprio futuro.
Il film, rispetto ai suoi altri precedenti, risulta meglio congegnato e dotato di un'ironia più sottile e raffinata attraverso cui Zalone prende in giro ed in pratica anche denuncia il mal costume generale di molti italiani nel volere un futuro assicurato lavorativamente parlando ma anche, nello stesso tempo, sforzarsi poco per ottenerlo e soprattutto mantenerlo. Così vengono rappresentate tutte le manovre a cui si ricorre al fine di ottenere privilegi di ogni sorta e soprattutto vivendo aderendo ad un modo di pensare che denota la scarsa, per non dire nulla, voglia di impegnarsi duramente ed in prima persona e ricercare e dipendere continuamente dall'intensità e dal numero di legami e di clientele che si riescono a consolidare.
Insomma, in tanti anche precedentemente hanno già più volte denunciato il suddetto mal costume italiano del fare poco e solo grazie ad amicizie o conoscenze influenti, ma in "Quo Vado?" Zalone riesce a presentare la suddetta tematica in maniera alquanto originale e del tutto personale, in maniera assai divertente dove la comicità e l'ironia non scendono mai nella volgarità e nella superficialità ma confezionando un prodotto che ben incontra i gusti del pubblico, svelando o meno verità scomode e deprecabili di cui, purtroppo, si è già da tempo troppo a conoscenza, ma che in ogni caso non è superfluo riflettervi e, magari, non cercare di rimediarvi.
Altamente consigliabile come divertente scaccia pensieri.
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schema
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lunedì 11 gennaio 2016
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semplicemente un buon film!
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...spinto all'inverosimile… un successo pilotato al massimo, basta vedere in quante sale è uscito (operazione di marketing ben riuscita) la gente corre a riempire le sale, tutti ne parlano nel bene o nel male…
il film è semplice dalla trama simpatica e ironica… si ride sui luoghi comuni e sulle mezze verità all'italiana… si passa un ora e mezza in allegria.
Il punto forza del film? Non è volgare e non è demenziale, anzi se uno vuole può anche riflettere su… su un Italia con il culo attaccato alla sedia e i cervelli in fuga, un Italia dove o hai ganci in politica o non vai da nessuna parte… un Italia dove ricevere delle intimidazioni mafiose è normale… Non è un film capolavoro! E' semplicemente un film!
Zalone è bravo e non starei a fare tanti paragoni (come molti fanno) esaltando ancora una volta i mostri sacri del passato come Totò, Sordì ecc ecc… siamo nel 2016 Zalone parla la lingua del 2016 (bella o brutta che sia)… su questo forum tutti a dargli contro, ma magari tra 30 anni saremo tutti li a dire “ah Zalone quello si che era un grande del cinema”.
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...spinto all'inverosimile… un successo pilotato al massimo, basta vedere in quante sale è uscito (operazione di marketing ben riuscita) la gente corre a riempire le sale, tutti ne parlano nel bene o nel male…
il film è semplice dalla trama simpatica e ironica… si ride sui luoghi comuni e sulle mezze verità all'italiana… si passa un ora e mezza in allegria.
Il punto forza del film? Non è volgare e non è demenziale, anzi se uno vuole può anche riflettere su… su un Italia con il culo attaccato alla sedia e i cervelli in fuga, un Italia dove o hai ganci in politica o non vai da nessuna parte… un Italia dove ricevere delle intimidazioni mafiose è normale… Non è un film capolavoro! E' semplicemente un film!
Zalone è bravo e non starei a fare tanti paragoni (come molti fanno) esaltando ancora una volta i mostri sacri del passato come Totò, Sordì ecc ecc… siamo nel 2016 Zalone parla la lingua del 2016 (bella o brutta che sia)… su questo forum tutti a dargli contro, ma magari tra 30 anni saremo tutti li a dire “ah Zalone quello si che era un grande del cinema”. “Chi disprezza compra” recita il detto.
Sulla questione livello culturale, ognuno scelga quello che preferisce… senza denigrare gli altri. La cultura c'è, esiste, basta cercarla... promuoverla e non imporla..Sono il primo a dire che spesso mancano film di spessore nelle sale, e che molti film meriterebbero più spazio e non solo qualche piccola sala per cultori…
Credo che per alcuni “cinefili” e non, tutto quello che ho scritto suona come una bestemmia in chiesa, ma prima di scrivere certi commenti
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guardate il film
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se potete non entrate già con la molletta sul naso per darvi un aria intellettuale
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fatevela una risata ogni tanto...
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gianleo67
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giovedì 9 giugno 2016
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satira qualunquista di un gattopardismo di ritorno
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Unico esubero di un programma di razionalizzazione dei costi della Pubblica Amministrazione, il sedentario e indolente Checco si vede costretto ad accettare le più scomode ed improbabili destinazioni pur di conservare il suo agognato ed irrinunciabile posto fisso. La sua battaglia contro una ostinata ed agguerrita funzionaria ministeriale incaricata di liquidarlo, lo porterà in giro per l'Italia e per il mondo, mettendo alla prova la sua capacità di adattamento e facendogli scoprire persino l'amore ed il valore della solidarietà.
Quarto capitolo della premiata ditta Nunziante-Zalone sui vizi e le virtù dell'italiano medio(cre) impersonato dalla maschera giuliva di un ignorante di successo, questa ennesima variante della trasferta itinerante di un terrone da esportazione ha come tema centrale l'improbabile mobilità di una risorsa umana di un apparato burocratico ritenuto, non a torto, immutabile ed anacronistico e come tale destinato ad una inevitabile restaurazione.
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Unico esubero di un programma di razionalizzazione dei costi della Pubblica Amministrazione, il sedentario e indolente Checco si vede costretto ad accettare le più scomode ed improbabili destinazioni pur di conservare il suo agognato ed irrinunciabile posto fisso. La sua battaglia contro una ostinata ed agguerrita funzionaria ministeriale incaricata di liquidarlo, lo porterà in giro per l'Italia e per il mondo, mettendo alla prova la sua capacità di adattamento e facendogli scoprire persino l'amore ed il valore della solidarietà.
Quarto capitolo della premiata ditta Nunziante-Zalone sui vizi e le virtù dell'italiano medio(cre) impersonato dalla maschera giuliva di un ignorante di successo, questa ennesima variante della trasferta itinerante di un terrone da esportazione ha come tema centrale l'improbabile mobilità di una risorsa umana di un apparato burocratico ritenuto, non a torto, immutabile ed anacronistico e come tale destinato ad una inevitabile restaurazione.
Se le gag e le situazioni più brillanti sono come al solito il frutto di un collaudato schema di ricognizione delle beghe cultural-mediatiche più in voga (il sistema neo-borbonico del pubblico impiego, gli equilibrismi di una politica cialtrona e pubblicistica, le contraddizioni di un paese alle prese con criminilità organizzata, immigrazione clandestina, fuga di cervelli e compagnia cantando) e del risaputo retroterra xenofobo e sessista di un Miles Gloriosus più simile nelle fattezze e negli istinti al servo scaltro della commedia plautina, il vero motore comico del plot stà nell'inefficacia di un contrappasso sindacale in cui la fortuna e le insospettabili capacità di adattamento del nostro giocano a sfavore di un potere centrale incapace di arginare con il buon senso e le generose profferte economiche il naturale istrionismo di un idiota ostinatamente ancorato ad un sistema di irrinunciabili e presunti privilegi sociali. Rimangono purtroppo i difetti di una storia che procede con una certa frammentarietà nell'accumulo di episodi e situazioni a cui nemmeno l'espediente dell'excursus narrativo ricapitolato ad una platea di selvaggi di buon cuore riesce a porre rimedio, e finendo per scivolare nel solito finale buonista ed accomodante che non graffia come non l'avevano fatto gli episodi precedenti. Checco fa Checco, ovviamente e gli altri personaggi solo le macchiette di una parte in commedia che fa sorridere al più e mai veramente ridere, confermadosi come straordinario fenomeno al box office anche grazie al massiccio endorsement televisivo (il solito Fazio-so) e ad una colonna sonora che ha il suo pezzo forte nelle doti di un poliedrico menestrello da avanspettacolo che scimmiotta Celentano non meno della fuffa qualunquista delle canzoni del molleggiato. Se non è genio questo. Frase più riuscita: "Signor sindaco prometto che fra una settimana al più tardi avremo tutte le irregolarità a norma". Gattopardesco.
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enzo70
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giovedì 7 gennaio 2016
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e zelone porta al cinema tutti gli italiani
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La comicità di Checco Zalone ed il suo straordinario successo nelle sale cinematografiche sono una risposta alla crisi ed ai toni cupi dei ritmi dell’informazione di questi anni. Zelone funziona perché riesce ironicamente a raccontare l’Italia ma non la massacra, anzi, il suo italiano medio, quello del posto fisso a tutti i costi, è una brava persona, che combatte per i suoi valori, per quanto non condivisibili, come il posto fisso; ed anzi accetta di andare a vivere in Sardegna, in Calabria, nei posti più impensabili, per arrivare al polo nord per difendere una ricercatrice, di cui si innamora, dagli attacchi degli orsi polari.
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La comicità di Checco Zalone ed il suo straordinario successo nelle sale cinematografiche sono una risposta alla crisi ed ai toni cupi dei ritmi dell’informazione di questi anni. Zelone funziona perché riesce ironicamente a raccontare l’Italia ma non la massacra, anzi, il suo italiano medio, quello del posto fisso a tutti i costi, è una brava persona, che combatte per i suoi valori, per quanto non condivisibili, come il posto fisso; ed anzi accetta di andare a vivere in Sardegna, in Calabria, nei posti più impensabili, per arrivare al polo nord per difendere una ricercatrice, di cui si innamora, dagli attacchi degli orsi polari. E l’italiano medio è capace di mettere in discussione se stesso, accettano una compagna con tre figli di tre diverse etnie e cambiano totalmente il suo modo di vivere, al punto, addirittura, da scegliere di accettare le regole di vita dei norvegesi. La prima grande capacità di Zelone è quella di riuscire a far ridere senza mai essere volgare, la sua normalità è un elemento innovativo nella comicità del cinema italiano che spesso utilizza il turpiloquio per strappare agli spettatori di Natale l’ennesima risata. Ma Zelone riesce a non strappare mai una risata, ma a far sorridere per tutto il film, perché le battute rappresentano la sua capacità di andare a fondo nell’analisi dell’italianità. Ed un film tutto positivo non può che fare bene ed il suo incredibile successo nelle sale cinematografiche dimostra che gli italiani sono stanchi delle nenie dei disfattisti alla Saviano.
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andrea giostra
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mercoledì 13 gennaio 2016
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i grandi comici si vedono solo se sanno ripetersi!
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Ripetersi non è mai facile, ma i veri fuoriclasse si vedono proprio da questo: dal saper ripetere le imprese che li hanno resi famosi e gli hanno portato gloria! Nell'antica Grecia la “kûdos” (gloria) rappresentava una “forza magica” concessa dagli dèi ai Guerrieri in modo da garantire la loro superiorità sull'avversario, ma significava anche la superiorità acquisita sul campo di battaglia e manifestata nel successo che si ripeteva nelle imprese successive.
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Ripetersi non è mai facile, ma i veri fuoriclasse si vedono proprio da questo: dal saper ripetere le imprese che li hanno resi famosi e gli hanno portato gloria! Nell'antica Grecia la “kûdos” (gloria) rappresentava una “forza magica” concessa dagli dèi ai Guerrieri in modo da garantire la loro superiorità sull'avversario, ma significava anche la superiorità acquisita sul campo di battaglia e manifestata nel successo che si ripeteva nelle imprese successive. Nel nostro caso il Guerriero è rappresentato dal duo Nunziante-Zalone che per la quarta volta consecutiva superano loro stessi: in termini di spettatori e di incasso al box-office.
Il racconto di Nunziante-Zalone è realistico e contemporaneo. La sceneggiatura, pur non essendo originale, è intrigante e stimola continuamente lo spettatore sui lenti, ma inesorabili ed inevitabili, cambiamenti della nostra cultura, delle nostre relazioni umane, degli stili di vita, delle priorità morali ed etiche, del senso civico e civile di un popolo, insomma, di temi molto importanti e basilari del vivere quotidiano e del vivere rispettando il prossimo e il diverso da noi. Il tema centrale della sceneggiatura è questo, e per certi versi, la narrazione potrebbe benissimo trasformarsi in una commedia, così come in un film drammatico. Il film è, invece, un film comico, fatto per far ridere lo spettatore: e ci riesce alla grande. Ed è qui che Nunziante-Zalone si dimostrano dei fuoriclasse dell'Arte Cinematografica Italiana, e non dei semplici artisti che aguzzano la loro mente per creare delle battute cinematografiche per far ridere lo spettatore, a mò di barzelletta! Quindi, se dobbiamo essere eticamente onesti, noi che amiamo il cinema d'autore, dobbiamo riconoscere che questi due Artisti sono due Grandissimi Artisti.
La storia narra di Checco Zalone – il protagonista del Film – che ha realizzato il suo sogno di bambino: il posto fisso presso una pubblica amministrazione! Il posto fisso da adulto gli garantisce tutti i privilegi possibili e immaginabili, e lo rendono l'uomo più invidiato del suo paese: sia dalle belle donne che vorrebbero sposarlo, che dagli uomini che ne vorrebbero prendere il posto. Accade però che le nuove riforme sul lavoro volute dal Governo Nazionale, mettono a rischio tutti i privilegi acquisiti e goduti da Checco in quindici anni di onorato servizio. E' lì che iniziano le “avventure” di Checco, esilaranti ma realistiche insieme, che, con l'aiuto di un cast di attori bravissimi e azzeccatissimi nei vari ruoli (tra tutti Sonia Bergamasco ed Eleonora Giovanardi), fanno di “Quo Vado?” un eccellente Film, e, insieme, un eccellente Film Comico.
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