Io, Daniel Blake

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francescaromanacerri domenica 7 maggio 2017
siamo uomini o numeri? Valutazione 5 stelle su cinque
100%
No
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Il film è un attacco al cuore del Sistema Capitalistico magistrale, disegna con lucidità , realismo, con sentimento che mai sconfine nel sentimentalismo la ricerca di un diritto primario che a causa di un sistema cieco, sordo e aziendalista è rimandato , complicato fino ai paradossi burocratici per cui l'uomo anziamo che ha diritto ad una sistema di indennità per malattia deve dimostrare di cercare lavoro. Intanto si sviluppa un amicizia tra l'anziano e una giovane donna che finirà a prostituirsi per la povertà e che non riesce come lui a mantenere la testa dritta; un primo cedimento ella lo ha quando ruba gli assorbenti al supermercato. Anche lei figura umanissima. [+]

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fabiofeli giovedì 27 ottobre 2016
"sono un cittadino, niente di più, niente di meno" Valutazione 4 stelle su cinque
50%
No
50%

Daniel Blake (Dave Johns) è un carpentiere sessantenne di sessanta anni che vive a Newcaste; ha appena subito un infarto cardiaco ed il medico gli proibisce il rientro al lavoro; è in attesa del riconoscimento della invalidità, ma si trova nella situazione kafkiana di dover chiedere un impiego tramite una specie di “agenzia per il lavoro”  pena la perdita dei sussidi. Ogni azione “sbagliata”, ogni dichiarazione errata nei questionari da compilare on-line fruttano a Daniel la riduzione o addirittura la sospensione degli aiuti economici. [+]

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kleber domenica 13 novembre 2016
e in italia? tutto bene? Valutazione 3 stelle su cinque
50%
No
50%

Questo film, visto in Italia, ci fa seriamente interrogare sul "fino a quando" può reggere il sistema sociale italiano, esposto ad ogni abuso, per di più esteso agli immigranti irregolari, con tutele e garanzie impensabili in Gran Bretagna, Paese dal quale importiamo modelli sociali, economici e culturali, senza parlare del vecchio impero USA e del nuovo impero Cina. Questo film è più incisivo di tanti "Report" o "Piazzapulite" nostrani. E quando crollerà lo Stato sociale italiano, non avremo nemmeno quella cornice di rigore protestante, ipocrita ma con una sua cruda coerenza. Da un punto di vista del cinema "sociale", impossibile non confrontare "Daniel Blake" con l'irreale e Placido "7minuti", ove il "sociale" è poco più che una scenografia per una pièce squisitamente teatrale.

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marcobrenni martedì 9 luglio 2019
questo non è un mondo per i perdenti Valutazione 4 stelle su cinque
0%
No
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Ken Loach è un maestro del cinema sociale che ricorda il grande cinema neorealista italiano dell'immediato dopoguerra. Anche in questo grandissimo film (!) egli non si smentisce, né per stile, sensibilità umana e sociale, nonché per l'assoluta attualità del tema. È un "J'accuse" non gridato e per questo ancora più pregnante contro questa società postmoderna iperliberista, informatizzata sino all'insensibilità totale, ma pure contro la burocrazia statale sovente cieca, persino tanto idiota da annientare la diginità umana solo con la cinica, anonima noncuranza formalistico-burocratica: mutatis mutandi, ricorda addirittura la "Banalità del Male" della Arendt. [+]

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flyanto lunedì 24 ottobre 2016
l'odissea di un uomo per far valere i suoi diritti Valutazione 4 stelle su cinque
48%
No
52%

 Esce proprio in questi giorni nelle sale cinematografiche "Io, Daniel Blake", l'ultima opera cinematografica di Ken Loach, il regista sociale britannico per eccellenza. Discusso film vincitore della Palma d'Oro all'ultimo Festival del Cinema di Cannes, esso presenta un ennesimo caso di emarginazione sociale riguardante un individuo comune. Daniel Blake è infatti un operaio di circa sessant'anni, vedovo, che, in seguito ad un infarto ora è costretto ad astenersi per un certo periodo dal lavoro in quanto ancora soggetto a rischio. [+]

[+] ma la trama (di kimkiduk)
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riccardo tavani sabato 26 novembre 2016
la bomboletta di daniel contri il muro dello stato Valutazione 3 stelle su cinque
33%
No
67%

Serena l’arte e tremenda la vita: in questo contrasto si può riassumere la forza di I, Daniel Blake, il film che strappa la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2016. La serenità è nella forma che l’autore conferisce alla sua opera. Alle inquadrature, alla sequenza delle scene, al montaggio, ai dialoghi. Tutto scorre sullo schermo di luce pulita, con toni drammatici, cromatici e acustici discreti, ma proprio questo fa salire meglio – poco alla volta e da dentro l’immagine stessa – la tremenda crudeltà amministrativa dell’assistenza sociale capitalistica, qui nella sua versione più formale, ossia più squisitamente british. Una scelta stilistica, quella di Loach, che gli consente una tale internità alla realtà da sfumare davvero i confini tra questa e il cinema, come mera riproduzione fotografica esterna. [+]

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francesco izzo domenica 27 novembre 2016
un film semplicemente stupendo Valutazione 5 stelle su cinque
40%
No
60%

E' un film stupendo. Dopo aver annunciato che Jimmy's Hall sarebbe stato il suo ultimo film, Ken Loach torna invece alla grande sul grande schermo per raccontarci la storia di ordinaria follia di un povero falegname cardiopatico letteralmente schiacciato dalla cieca burocrazia di una cittadina dell'Inghilterra contemporanea.
Bellissima e commovente la storia, toccante la magistrale interpretazione dei protagonisti. Sono al solito curati i minimi particolari, e ci sono scene (la povera donna fuggita da Londra che apre la scatola di fagioli alla Banca del Cibo, l'umanità persino del direttore del Supermarket in cui ha rubato, il rapporto che si crea tra il falegname, la donna e i suoi piccoli figli, le parole scritte nell'ultima lettera del falegname e tante altre) che davvero toccano il cuore e fanno capire allo spettatore di non essere solo ad indignarsi per certe vergogne della società attuale. [+]

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valterchiappa sabato 24 giugno 2017
noi con daniel blake Valutazione 5 stelle su cinque
33%
No
67%

Lo ami subito Daniel Blake. Il viso aperto e improntato al sorriso, lo sguardo fermo, le spalle dritte. Da lui ti attendi una stretta di mano salda o una amichevole pacca sulla spalla. Perché per lui sono le mani che contano: con le mani si fa il lavoro, con le mani ed una matita si scrive, con le mani, le sue che sanno fare tutto, riparare, costruire, oppure stringere altre mani, si aiuta il prossimo.
Lo ami subito Daniel Blake. Lo vedi lontano un miglio che è un uomo buono; ma allo stesso tempo intuisci che è fermo come un mulo, incrollabile nel non rinunciare alla sua dignità di uomo e alla rettitudine. Perché questo è ciò in cui ha sempre creduto, ciò che gli ha consentito di affrontare una vita difficile ed essere comunque felice. [+]

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luciano sibio domenica 29 ottobre 2023
i film di loach annoiano Valutazione 2 stelle su cinque
0%
No
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Spiego perchè a me i film di Loach non piacciono e annoiano. Non piacciono perchè i suoi film "non"  hanno lo scopo primario di emozionarci, ma quello di sensibilizzarci verso una realtà di sfruttamento che colpisce oggi grandi masse di lavoratori nell'attuale mondo della globalizzazione neoliberista, e così diffondere una certa mentalità di cambiamento.I film di Loach sono, tutti, e in via primaria, dei film di denuncia sociale, quelli che una volta si chiamava il cinema impegnato.
E questo è del tutto sbagliato.Il compito del film, lo voglia o no Loach, resta sempre quello di emozionarci e renderci partecipi, il più possibile, di una realtà immaginaria dove vivere sensazioni che di solito non viviamo, e questo grazie alla sceneggiatura,scenografia e alla recitazione degli attori. [+]

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luigi chierico martedì 1 novembre 2016
una denuncia Valutazione 3 stelle su cinque
47%
No
53%

Non è un film di Ken Loach ma la sua DENUNCIA,infatti non c’è nulla da commentare in questa sede sul film,lo spettatore non viene distratto dalle immagini,dalla fotografia,dal commento musicale,dalla sceneggiatura o dalla scenografia.L’interpretazione è affidata soltanto alla bravura dei due attori Dave Johns e Hayley Squires,nella parte di Daniel e Katie.In definitiva non è un vero film ma una forte,coraggiosa denuncia contro la burocrazia,le leggi e i metodi in cui sempre il cittadino si imbatte ogni qualvolta vuol far valere i suoi diritti, non solo nella piccola cittadina di Newcastle in Inghilterra,ma nello stesso intero mondo “civile”. L’intero film non si allontana mai da questa accusa e lascia lo spettatore invischiato come il povero protagonista nel tentare di venir fuori dal labirinto in cui il suo Stato lo ha cacciato. [+]

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