mikirino
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martedì 5 aprile 2016
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noioso e inconcludente
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una vera delusione: tutto il bello e il divertente stava nel trailer
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stellab
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domenica 3 aprile 2016
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inguardabile !!!
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Un film inguardabile.
Classico film da radical chic che ne devono dire bene perchè è stato preso a cannes v
veramente noioso e sensa senso.
dialoghi banali e grandi sbadigli.
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robroma66
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mercoledì 30 marzo 2016
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sei solitudini in cerca d'amore
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Il titolo -malamente reso in italiano rispetto al francese Asphalte- è fuorviante: non si tratta di una commedia sentimentale strappalacrime ma di sei persone in cerca d'amore in una periferia grigia, annoiata, brutta e quasi addormentata. Ironia e insospettabile capacità affettiva sono le cifre del film.
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Il titolo -malamente reso in italiano rispetto al francese Asphalte- è fuorviante: non si tratta di una commedia sentimentale strappalacrime ma di sei persone in cerca d'amore in una periferia grigia, annoiata, brutta e quasi addormentata. Ironia e insospettabile capacità affettiva sono le cifre del film.
L'attrice in declino Jeanne -malinconica e non rassegnata- e il suo giovane vicino di pianerottolo Charly, l'aspirante fotografo -orso e respingente- Sternkowitz e l'infermiera, l'astronauta McKenzie -affettuoso e "faccia pulita"- e l'anziana signora algerina Hamida.
Il regista, Samuel Benchetrit, di origini ebree marocchine, figlio di un fabbro e di una parrucchiera, ha tratto il film dai suoi racconti autobiografici Les Chroniques de l'asphalte e infatti il film esprime -malgrado l'aspetto rarefatto e paradossale di contesti e personaggi- una netta autenticità.
E' una storia di solitudini ma non assomiglia -incrociando arti diverse- ai quadri di Hopper: in Asphalte tutto è mosso da un imprevisto quanto incrollabile senso di solidarietà che porta a raccogliere chi cade, con naturalezza e senza farsi o fare domande. Benchetrit ha detto in un'intervista che ha vissuto la giovinezza in un quartiere popolare e non ha mai conosciuto un senso di solidarietà così forte come in periferia. E' esattamente ciò che traluce nel film.
Per una volta, dunque, la banlieue non è luogo di violenza e di rabbia ma di fisiologica, disincantata e antiretorica disponibilità verso il prossimo. Un colpo d'occhio meraviglioso sulla contemporaneità.
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goldy
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mercoledì 30 marzo 2016
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antonioni scende nella banlieu
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Delizioso. Guardiamolo così com'è e lasciamoci prendere dall'incanto.
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fabiofeli
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martedì 29 marzo 2016
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scoprire se stessi per scoprire gli altri
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Nella anonima banlieu di una città francese sei personaggi intrecciano le loro storie. Sterkowitz (Gustave Kerven), costretto in carrozzina da una trombosi, adopera di nascosto l’ascensore alla installazione del quale è stato l’unico ad opporsi nella assemblea di condominio; nel suo girovagare notturno incontra nel retro dell’ospedale una infermiera del turno di notte (Valeria Bruni Tedeschi), in pausa per una sigaretta; si finge fotografo e dice che vorrebbe ritrarla, ma è chiaro che è invaghito di lei. Charly (Jules Benchetrit) è un ragazzo che vive da solo nello stesso palazzo; sul suo stesso piano abita Jeanne (isabelle Huppert, indimenticabile “Merlettaia” di C.
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Nella anonima banlieu di una città francese sei personaggi intrecciano le loro storie. Sterkowitz (Gustave Kerven), costretto in carrozzina da una trombosi, adopera di nascosto l’ascensore alla installazione del quale è stato l’unico ad opporsi nella assemblea di condominio; nel suo girovagare notturno incontra nel retro dell’ospedale una infermiera del turno di notte (Valeria Bruni Tedeschi), in pausa per una sigaretta; si finge fotografo e dice che vorrebbe ritrarla, ma è chiaro che è invaghito di lei. Charly (Jules Benchetrit) è un ragazzo che vive da solo nello stesso palazzo; sul suo stesso piano abita Jeanne (isabelle Huppert, indimenticabile “Merlettaia” di C. Goretta e “Pianista” di Haneke) in perenne difficoltà con le porte dell’ascensore e con la porta di casa. Charly la aiuta e scoprirà che lei è stata una famosa attrice di cinema e forse spera ancora di girare. Vedono insieme i suoi film in cassetta nell’appartamento ingombro di scatoloni, forse residuo insolubile di un recente trasloco, ed il ragazzo propone a Jeanne di girare con una videocamera una scena da inviare a un regista per una parte in un nuovo film. Un astronauta americano, John (Michael Pitt), digiuno di francese, atterra inopinatamente sul terrazzo condominiale: è costretto a chiedere aiuto a madame Hamida (Tassadit Mandi), una signora marocchina che non capisce una parola di inglese. La donna gli permette di telefonare alla NASA e lo accoglie in casa e lo accudisce come fosse il figlio che sta scontando una condanna in galera. Un lavello che perde acqua, una telenovela dagli imprevisti sviluppi che John già conosce (una citazione del Nanni Moretti di “Caro Diario”) ed un cous-cous preparato con tutti i sentimenti abbattono il muro della non-comunicazione tra i due. Nel quartiere risuona un rumore insolito ed agghiacciante, quasi un lamento angoscioso: un grido di aiuto? Il verso di una fiera fuggita da un circo? …
La difficoltà di vivere nella solitudine e di comunicare viene raccontata alternando momenti dolenti a divertenti e surreali spunti di humour nero, originati dal concatenarsi di avvenimenti inattesi. Il muro della incomunicabilità nei moderni luoghi dell’abitare – tema a suo tempo caro a Michelangelo Antonioni, pur se trattato in maniera alquanto diversa – viene cancellato dalla solidarietà che può nascere tra estranei, monadi solitarie, nonostante le diversità: basta mettersi in gioco, scoprire se stessi per scoprire gli altri; e così fa Charly con Jeanne, quando la riprende con la telecamera e la corregge, in un modo che ricorda le interviste di Jean-Luc Godard ai personaggi dei suoi film costretti in un serrato primo piano davanti alla cinepresa. Charly costringe Jeanne ad essere vera e lei a sua volta scopre nel desiderio di affetto e comprensione il punto debole del ragazzo. Solo al temine del film sapremo l’origine del rumore agghiacciante. E’ un suono reale, come reale è il grido della solitudine. Un montaggio scorrevole, una recitazione che rende quasi superfluo il dialogo (citazione particolare per la immensa Huppert, per la Mandi e Kerven) ed una perfetta rappresentazione di un luogo-non luogo confezionano un film da non mancare.
Valutazione ****
FabioFeli
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flyanto
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martedì 29 marzo 2016
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sei solitudini a confronto
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Tre incontri, assai improbabili, tra gli individui di un caseggiato fatiscente alla periferia di Parigi costituiscono le tre storie di cui è composto "Il Condominio dei Cuori Infranti". C'è un uomo che vive al primo piano ed a cui è stato concesso, per le sue condizioni economiche precarie, di vivere nell'appartamento gratuitamente, con il divieto però categorico di fare uso dell'ascensore, il quale si innamora di un'infermiera che egli va a trovare ogni sera nel corso della di lei pausa. Poi c'è un adolescente che vive praticamente da solo nel proprio appartamento il quale fa amicizia, instaurando un rapporto misto di complicità e nello stesso tempo di ammirazione, con una matura attrice, ormai però un poco sul viale del tramonto.
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Tre incontri, assai improbabili, tra gli individui di un caseggiato fatiscente alla periferia di Parigi costituiscono le tre storie di cui è composto "Il Condominio dei Cuori Infranti". C'è un uomo che vive al primo piano ed a cui è stato concesso, per le sue condizioni economiche precarie, di vivere nell'appartamento gratuitamente, con il divieto però categorico di fare uso dell'ascensore, il quale si innamora di un'infermiera che egli va a trovare ogni sera nel corso della di lei pausa. Poi c'è un adolescente che vive praticamente da solo nel proprio appartamento il quale fa amicizia, instaurando un rapporto misto di complicità e nello stesso tempo di ammirazione, con una matura attrice, ormai però un poco sul viale del tramonto. Infine, vi è un astronauta americano il quale, per un guasto alla propria astronave, deve atterrare forzatamente nei pressi del suddetto condominio e qui viene ospitato per due giorni (finchè la NASA non torna a riprenderlo) da un'anziana donna magrebina che vive sola in quanto il proprio figlio si trova in carcere.
Questa pellicola di Samuel Benchetrit, in forma surreale e nel contempo molto ironica, racconta in pratica tre storie di profonda solitudine: tutti i personaggi del condominio in questione infatti vivono la propria esistenza senza quasi mai comunicare con gli altri ed nello spazio ristretto del proprio appartamento, come se fossero quasi isolati uno dall'altro. In realtà ognuno di loro prova dei sentimenti veri che però vengono da loro manifestati quando se ne presenta l'occasione ed il tipo di amore che essi manifestano e che il regista prende in esame è di diversa natura, a seconda della condizione e del soggetto preso in esame. Pertanto vi è descritto l'amore come sentimento provato da una coppia di adulti, quello di complicità e, forse, un poco sostituente quello materno mancante di un adolescente per una donna più matura e quello materno vero e proprio provato da una donna ormai anziana e sofferente per l'assenza del figlio verso un giovane estraneo della stessa età di quest'ultimo. Tutte le tre storie, sia pure in forma diversa, sono presentate e descritte in maniera toccante e dimostrano quanto l'amore possa essere potente e di conseguenza, atto a superare delle situazioni che sono ormai stantie e completamente all'insegna di una totale mancanza di comunicazione tra i vari individui, anche quando questi vivono addirittura uno accanto all'altro. Benchetrit con questo film lancia un messaggio di speranza ad una società e ad un'umanità che vive ormai all' insegna del più freddo e totale individualismo, ponendo, appunto, la fiducia sui sentimenti veri come unica via d'uscita ed ormai di sopravvivenza.
Toccante e divertente nello stesso tempo.
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dinoroar
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martedì 29 marzo 2016
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siamo migliori di quanto crediamo?
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Senza parlare di trama e singoli personaggi ma valutando l'insieme, a fine film frulla in testa un dubbio: forse l'eterogenea umanità è migliore di quanto crediamo. Amicizia, solidarietà, amore, rispetto, comprensione, uguaglianza, dolcezza il tutto narrato con misura senza retorica ma con convincente naturalezza. Forse siamo anche meno complessi di come ci dipingiamo e forse ascoltare l'altro invece di parlare solamente di noi stessi è infine la ricetta della salvezza. In una situazione di degrado e squallore, tanta varia umanità si riscatta e sottovoce ma tenacemente spera e vive.
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no_data
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martedì 29 marzo 2016
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depressione senza speranza
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Nonostante il trailer che in mala fede lo dipinge come un film brillante e divertente, e nonstante la recensione positiva e francamente fuorviante di MyMovies, si tratta di una surreale e sconsolata immersione nell'inutilità dell'esistenza, nella nullità di vite perdute senza possibilità di redenzione o riscatto. Un inno alla depressione. Non andate a vederlo senza esservi portati una lametta.
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alex2044
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lunedì 28 marzo 2016
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il cuore oltre l'ostacolo
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In un paesaggio che più desolato non si può dove tutto è brutto e degradato e perfino il tempo è sempre grigio , sei solitudini si incontrano , si conoscono , si apprezzano .Sono diverse , per vita , cultura , atteggiamenti ma li unisce l'umanità che è in loro . Questo film , fatto di nulla sorprende per la sua profondità e malgrado la sua apparente staticità mette in moto il cuore dello spettatore ma anche la mente . Facendolo pensare , sorridere ma anche ridere con spontaneità . Insomma il meccanismo che Samuel Benchetrit ha messo in moto funziona e passati i primi momenti di sconcerto per un film singolare non solo per i temi ma anche per la tecnica , si entra con piacere in un mondo positivo che ti avvolge e riscalda con la sua voglia di vivere .
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In un paesaggio che più desolato non si può dove tutto è brutto e degradato e perfino il tempo è sempre grigio , sei solitudini si incontrano , si conoscono , si apprezzano .Sono diverse , per vita , cultura , atteggiamenti ma li unisce l'umanità che è in loro . Questo film , fatto di nulla sorprende per la sua profondità e malgrado la sua apparente staticità mette in moto il cuore dello spettatore ma anche la mente . Facendolo pensare , sorridere ma anche ridere con spontaneità . Insomma il meccanismo che Samuel Benchetrit ha messo in moto funziona e passati i primi momenti di sconcerto per un film singolare non solo per i temi ma anche per la tecnica , si entra con piacere in un mondo positivo che ti avvolge e riscalda con la sua voglia di vivere . Gli attori sono tutti bravi ed anche le due primedonne , Isabelle Huppert e Valeria Bruni Tedeschi , evitano di prevaricare con il loro carisma gli altri coprotagonisti meno noti , segno di una notevole intelligenza . Si esce felici , sorridenti e con l'animo lieve da un film così che sarà piccolo ma ha un cuore grandissimo .
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maurizio meres
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domenica 27 marzo 2016
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la riscoperta della vita
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Tre copie,una è amore materno,un'altra è la scoperta dell'amore è l'ultima diventa un amore tra un giovane una donna matura dell'amicizia,sei personaggi,tre storie,sei stati d'animo,tre differenti situazioni,sei personaggi in cerca d'amore,tutti differenti l'uno dall'altro,il tutti ambientato nella più assoluta desolazione,in una città grigia,squallida,senza vita in una atmosfera surreale della Francia del nord est.
In un palazzo fatiscente dove un semplice cigolio amplificato dal vento,di uno sportello di un cassone suscita in loro storie fantastiche.
Nelle tre situazioni ognuno esprime sia amore che solitudine,la ricerca o meglio la scoperta che la vita può dare qualcosa d'importante,diventa meraviglioso.
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Tre copie,una è amore materno,un'altra è la scoperta dell'amore è l'ultima diventa un amore tra un giovane una donna matura dell'amicizia,sei personaggi,tre storie,sei stati d'animo,tre differenti situazioni,sei personaggi in cerca d'amore,tutti differenti l'uno dall'altro,il tutti ambientato nella più assoluta desolazione,in una città grigia,squallida,senza vita in una atmosfera surreale della Francia del nord est.
In un palazzo fatiscente dove un semplice cigolio amplificato dal vento,di uno sportello di un cassone suscita in loro storie fantastiche.
Nelle tre situazioni ognuno esprime sia amore che solitudine,la ricerca o meglio la scoperta che la vita può dare qualcosa d'importante,diventa meraviglioso.
Bravissimo il regista nel riprendere in ognuno di loro il proprio stato emotivo,con espressioni che parlavano,con gesti lenti voluti,dove la cinepresa si ferma per dare maggior risalto alla loro personalità.
Film d'avanguardia,dove la sperimentazione cinematografica suscita allo spettatore,curiosità voglia di diverso,ben vengano questi film,come al solito di difficile interpretazione per chi non vuole aprirsi ad un mondo non nuovo perché in questo film si riscoprono dei valori dimenticati.
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