viskio
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giovedì 29 gennaio 2015
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straordinaria storia con buoni spunti
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Unbroken film diretto da Angelina Jolie (seconda regia), con sceneggiatura dei fratelli Coen, racconta la straordinaria storia di Louis Zamperini, figlio di emigranti italiani negli Stati Uniti.
Il film inizia raccontando di come Louis si avvicini all'atletica, e arrivi a vincere diverse gare che lo portano a partecipare alle Olimpiadi di Berlino del 1936.
Alle Olimpiadi si classifica nei 5mila metri all'ottavo posto (Miglior Statunitense), con una buona rimonta nel girone finale, destando l'ammirazione di Hitler.
Successivamente Louis si trovò a combattere nella seconda guerra mondiale, rappresentato da una sequenza di disastro aereo di ottima fattura, ritrovandosi in mezzo all'Oceano con altri due compagni.
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Unbroken film diretto da Angelina Jolie (seconda regia), con sceneggiatura dei fratelli Coen, racconta la straordinaria storia di Louis Zamperini, figlio di emigranti italiani negli Stati Uniti.
Il film inizia raccontando di come Louis si avvicini all'atletica, e arrivi a vincere diverse gare che lo portano a partecipare alle Olimpiadi di Berlino del 1936.
Alle Olimpiadi si classifica nei 5mila metri all'ottavo posto (Miglior Statunitense), con una buona rimonta nel girone finale, destando l'ammirazione di Hitler.
Successivamente Louis si trovò a combattere nella seconda guerra mondiale, rappresentato da una sequenza di disastro aereo di ottima fattura, ritrovandosi in mezzo all'Oceano con altri due compagni. Il naufragio durò 47 giorni, caratterizzati da un forte spirito di sacrificio e generosità da parte di Louis, che non si da per vinto e aiuta i suoi due compagni a non cedere, fino a quando, vengono prelevati dalla Marina Giapponese e portati in un campo di concentramento Nipponico.
Quì il film cala, la lunga detenzione nel campo e le ossessive torture da parte di Mutsuhiro Watanabe, capo del campo di prigionia, nei confronti di Zamperini, diventano un un lungo rapporto di grande conflitto.
Il film affronta inoltre il tema della religione, in particolare la crocifissione, simbolo di sofferenza e accettazione di essa, con Zamperini, che in un confronto con Watanabe, inquadrato da dietro mentre solleva un'asta di legno, sembra sia crocifisso.
Il film si conclude con la fine della guerra, la liberazione dei prigionieri, e l'immagine di repertorio che rappresenta Louis portare la fiaccola olimpica in Giappone, dove il suo principale carnefice, Mutsuhiro Watanabe, da lui perdonato nonostante le crudeltà commesse, rifiutò di incontrarlo.
Louis Zamperini dopo aver affrontato numerose avversità, uscendone sempre imbattuto (Unbroken), muore il 2 Luglio 2014 a 97 anni.
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ashtray_bliss
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giovedì 29 gennaio 2015
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zamperini, indistruttibile.
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Vedere questo film non è una passeggiata. Non è piacevole e nemmeno facile da seguire, scena dopo scena. E' un film cattivo e sporco, a tratti perverso ed esagerato che vorresti interropere a metà o meglio, vorresti prendere la pellicola e modificarla, rendendola più buona, forse buonista, più appetibile e mainstream. Forse la vorresti un pò romantica, dopotutto.
Angelina Jolie invece non imboccia la strada facile o quella che le assicurerà più soldi nel cachet. Non vuole confezionare una storia fatta di clichè che il grande pubblico è abituato a seguire nelle sale.
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Vedere questo film non è una passeggiata. Non è piacevole e nemmeno facile da seguire, scena dopo scena. E' un film cattivo e sporco, a tratti perverso ed esagerato che vorresti interropere a metà o meglio, vorresti prendere la pellicola e modificarla, rendendola più buona, forse buonista, più appetibile e mainstream. Forse la vorresti un pò romantica, dopotutto.
Angelina Jolie invece non imboccia la strada facile o quella che le assicurerà più soldi nel cachet. Non vuole confezionare una storia fatta di clichè che il grande pubblico è abituato a seguire nelle sale. La sua storia è fatta di dolore, disperazione, umiliazione, solitudine, sangue e tanta violenza. Descritto cosi il film farebbe proprio schifo, come raccontato nella recensione di M. Gandolfi.
Ma sotto lo strato superficiale si trova una storia grandiosa che emana speranza, tenacia, coraggio, forza di volonta e perseveranza da tutte le parti. Sotto lo strato di una storia fatta di disumana violenza, si rivela la vera essenza del film della Jolie; avere speranza, dimostrare coraggio e forza di volontà, non cedere e non mollare, costi quel che costi. Solo con questi elementi ci si può assicurare la dignità e sopravvivenza.
Ecco perchè Unbroken mi è piaciuto. Ecco perchè lo reputo un film importante ed imponente. Non è solo una storia di miseria e dolore, ma una storia dalla risonanza epica di resistenza, riscatto, dignità, coraggio e fede.
Louis Zamperini, un vero eroe di guerra italo-americano, nonchè campione olimpico portava con sè una storia molto densa e pesante ma altrettanto coraggiosa ed importante. Tale storia si rende nota al grande pubblico attraverso il chiacchierato e controverso lungometraggio della Jolie alla sua seconda opera dietro la macchina da presa. Ma bisogna ammettere che non è un prodotto indifferente, ti prende e ti trascina nel suo universo fatto di disgrazie, calamità naturali, violenze, soprusi e torture. Riuscendo ad essere uno di quei film che non dimentichi facilmente e ti porti dietro per un bel po'. Quei film che ti segnano e inseguono.
Aiutata da uno script scritto dai fratelli Coen, la Jolie segue la classica ricetta di un film diviso (almeno) in due parti, raggiungendo progressivamente il climax della drammaticità che culmina con la famigerata scena di Louis che solleva (e tiene sollevata per parecchio tempo) una pesante tavola di legno.
Il primo tempo si divide in due livelli; il presente di Louis come soldato durante la WW2 e i ricordi del suo passato, come giovane ribelle e successivamente promessa a stelle e striscie nello sport fino ad arrivare allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Successivamente lo schianto aereo nel oceano e l'attesa di essere soccorsi, Louis e i due superstiti rimasti tra cui Phil (un sempre bravo e bello Dom Gleeson) in una sequenza lunga ma impeccabile e sicuramente d'effetto. Si ha perfettamente l'impressione di essere lì, in quella enorme distesa d'acqua, così selvaggia e così dolce, insieme ai tre sfortunati che si vedono costretti a resistere alla fame, alla sete, all'indebolimento fisico e al crollo psicologico dell'ammaraggio.
Dopodichè, la Jolie dà un taglio nettamente più action e violento al film, entrando in un secondo tempo fatto di incarcerazione, torture e violenze da parte dei soldati Giapponesi. Dapprima Louis e Phil subiscono insieme lo stesso trattamento, dopo verranno divisi e spediti in campi di detenzione (aka concentramento diversi). E in un certo senso qui entra in scena l'atto terzo, la parte clou della pellicola; L'incontro/scontro tra Zamperini e il sergente Watanabe detto "Bird" - "Uccello" nel campo. Il giapponese non si sottrae mai ad atti di violenza psico-fisica terribili nei confronti del suo bersaglio. Louis, d'altra parte resiste sempre e comunque. Si dimostra "inspezzabile" anche quando chiunque si sarebbe accasciato a terra, in fin di vita.
La volontà di Louis, l'autodeterminazione, la fede in Dio, l'amore per la sua famiglia e la netta convinzione che alla fine la speranza vince sempre, mantengono integri lo spirito e la dignità di questo giovane uomo che si vede passare degli anni orribili, trasferito da una prigionia all'altra, in precarie condizioni igieniche e costretto a svolgere inutili e faticosi lavori nei lager del paese del sol levante.
La Jolie evita di disegnare accuratamente e profondamente la psiche e il carattere dei suoi principali protagonisti, ma non le sfugge l'obbiettivo principale: Parlare di guerra in chiave anti-bellica. La visione e il messaggio sottostante al film, è in netto contrasto col film stesso, sono l'importanza dell'autodeterminazione e del perdono, dettato anche da una lettura molto cristiana della pellicolla in questione (una sorpresa dato l'ateismo della regista). Un messaggio di speranza e di pacifismo (perdonare chi ci ha fatto dei torti e conviverci è possibile). Un inno al non aver rancori o odi verso il nemico ma ricordarsi che porgere l'altra guancia, talvolta è segno proprio di un essere tollerante, democratico, pacifista e spiritualmente elevato.
Tecnicmente, il film è molto riuscito. Si punta tutto su un estenuante realismo delle scenegiattura che sfocia anche in iper-realismo in alcuni punti. Fotografia e scenografia essenziale, asciutta e dalle tonalità cupe (nella seconda metà regnano le tonalità del grigio e del seppia in contrasto con i colori accesi e vibranti della prima parte).
Recitazione del emergente protagonista sufficiente e convincente dato anche il ruolo non proprio facile da indossare e sicuramente non alla portata di tutti. Un pò meno felice la scelta della rock star Miyavi. Troppo giovane, troppo distante e troppo effeminato per interpretare decentemente un sadico caporale come "Bird". Molto più piccole e poco memorabili le parti del resto del cast (dal fratello Pete, al resto dei carcerati nei campi di lavoro forzato).
In definitiva, si tratta si di una storia violenta, sporca e cattiva (senza cadere nella trappola dello splatter e delle violenza gratuita sulla quale purtroppo inciampano anche registi del calibro di Spielberg e Tarantino) ma con un vero e proprio messaggio anti bellico sottostante che emerge piano piano, man mano che il protagonista si risolleva ogni volta dall'inferno nel quale è catapultato, culminando alla fine del film, prima dei titoli di coda, con i veri filmati e didascalie che accompagnano lo spettatore alla fine della visione.
Assolutamente consigliato. Vedere questo film non è una passeggiata. Non è piacevole e nemmeno facile da seguire, scena dopo scena. E' un film cattivo e sporco, a tratti perverso ed esagerato che vorresti interropere a metà o meglio, vorresti prendere la pellicola e modificarla, rendendola più buona, forse buonista, più appetibile e mainstream. Forse la vorresti un pò romantica, dopotutto.
Angelina Jolie invece non imboccia la strada facile o quella che le assicurerà più soldi nel cachet. Non vuole confezionare una storia fatta di clichè che il grande pubblico è abituato a seguire nelle sale. La sua storia è fatta di dolore, disperazione, umiliazione, solitudine, sangue e tanta violenza. Descritto cosi il film farebbe proprio schifo, come raccontato nella recensione di M. Gandolfi.
Ma sotto lo strato superficiale si trova una storia grandiosa che emana speranza, tenacia, coraggio, forza di volonta e perseveranza da tutte le parti. Sotto lo strato di una storia fatta di disumana violenza, si rivela la vera essenza del film della Jolie; avere speranza, dimostrare coraggio e forza di volontà, non cedere e non mollare, costi quel che costi. Solo con questi elementi ci si può assicurare la dignità e sopravvivenza.
Ecco perchè Unbroken mi è piaciuto. Ecco perchè lo reputo un film importante ed imponente. Non è solo una storia di miseria e dolore, ma una storia dalla risonanza epica di resistenza, riscatto, dignità, coraggio e fede.
Louis Zamperini, un vero eroe di guerra italo-americano, nonchè campione olimpico portava con sè una storia molto densa e pesante ma altrettanto coraggiosa ed importante. Tale storia si rende nota al grande pubblico attraverso il chiacchierato e controverso lungometraggio della Jolie alla sua seconda opera dietro la macchina da presa. Ma bisogna ammettere che non è un prodotto indifferente, ti prende e ti trascina nel suo universo fatto di disgrazie, calamità naturali, violenze, soprusi e torture. Riuscendo ad essere uno di quei film che non dimentichi facilmente e ti porti dietro per un bel po'. Quei film che ti segnano e inseguono.
Aiutata da uno script scritto dai fratelli Coen, la Jolie segue la classica ricetta di un film diviso (almeno) in due parti, raggiungendo progressivamente il climax della drammaticità che culmina con la famigerata scena di Louis che solleva (e tiene sollevata per parecchio tempo) una pesante tavola di legno.
Il primo tempo si divide in due livelli; il presente di Louis come soldato durante la WW2 e i ricordi del suo passato, come giovane ribelle e successivamente promessa a stelle e striscie nello sport fino ad arrivare allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Successivamente lo schianto aereo nel oceano e l'attesa di essere soccorsi, Louis e i due superstiti rimasti tra cui Phil (un sempre bravo e bello Dom Gleeson) in una sequenza lunga ma impeccabile e sicuramente d'effetto. Si ha perfettamente l'impressione di essere lì, in quella enorme distesa d'acqua, così selvaggia e così dolce, insieme ai tre sfortunati che si vedono costretti a resistere alla fame, alla sete, all'indebolimento fisico e al crollo psicologico dell'ammaraggio.
Dopodichè, la Jolie dà un taglio nettamente più action e violento al film, entrando in un secondo tempo fatto di incarcerazione, torture e violenze da parte dei soldati Giapponesi. Dapprima Louis e Phil subiscono insieme lo stesso trattamento, dopo verranno divisi e spediti in campi di detenzione (aka concentramento diversi). E in un certo senso qui entra in scena l'atto terzo, la parte clou della pellicola; L'incontro/scontro tra Zamperini e il sergente Watanabe detto "Bird" - "Uccello" nel campo. Il giapponese non si sottrae mai ad atti di violenza psico-fisica terribili nei confronti del suo bersaglio. Louis, d'altra parte resiste sempre e comunque. Si dimostra "inspezzabile" anche quando chiunque si sarebbe accasciato a terra, in fin di vita.
La volontà di Louis, l'autodeterminazione, la fede in Dio, l'amore per la sua famiglia e la netta convinzione che alla fine la speranza vince sempre, mantengono integri lo spirito e la dignità di questo giovane uomo che si vede passare degli anni orribili, trasferito da una prigionia all'altra, in precarie condizioni igieniche e costretto a svolgere inutili e faticosi lavori nei lager del paese del sol levante.
La Jolie evita di disegnare accuratamente e profondamente la psiche e il carattere dei suoi principali protagonisti, ma non le sfugge l'obbiettivo principale: Parlare di guerra in chiave anti-bellica. La visione e il messaggio sottostante al film, è in netto contrasto col film stesso, sono l'importanza dell'autodeterminazione e del perdono, dettato anche da una lettura molto cristiana della pellicolla in questione (una sorpresa dato l'ateismo della regista). Un messaggio di speranza e di pacifismo (perdonare chi ci ha fatto dei torti e conviverci è possibile). Un inno al non aver rancori o odi verso il nemico ma ricordarsi che porgere l'altra guancia, talvolta è segno proprio di un essere tollerante, democratico, pacifista e spiritualmente elevato.
Tecnicmente, il film è molto riuscito. Si punta tutto su un estenuante realismo delle scenegiattura che sfocia anche in iper-realismo in alcuni punti. Fotografia e scenografia essenziale, asciutta e dalle tonalità cupe (nella seconda metà regnano le tonalità del grigio e del seppia in contrasto con i colori accesi e vibranti della prima parte).
Recitazione del emergente protagonista sufficiente e convincente dato anche il ruolo non proprio facile da indossare e sicuramente non alla portata di tutti. Un pò meno felice la scelta della rock star Miyavi. Troppo giovane, troppo distante e troppo effeminato per interpretare decentemente un sadico caporale come "Bird". Molto più piccole e poco memorabili le parti del resto del cast (dal fratello Pete, al resto dei carcerati nei campi di lavoro forzato).
In definitiva, si tratta si di una storia violenta, sporca e cattiva (senza cadere nella trappola dello splatter e delle violenza gratuita sulla quale purtroppo inciampano anche registi del calibro di Spielberg e Tarantino) ma con un vero e proprio messaggio anti bellico sottostante che emerge piano piano, man mano che il protagonista si risolleva ogni volta dall'inferno nel quale è catapultato, culminando alla fine del film, prima dei titoli di coda, con i veri filmati e didascalie che accompagnano lo spettatore alla fine della visione col vero Zamperini che riempie il grande schermo. I nostri cuori invece sono già colmi di ottimismo.
Assolutamente consigliato.
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(di irishman)
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[thewolf]
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venerdì 30 gennaio 2015
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astenersi perditempo
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Inizio questa recensione con una premessa: Unbroken non è un film per tutti.
Definito lento, noioso e "grottescamente violento", questo è un film che a molti, abituati come sono al machismo americano, semprerà privo di spinta e mordente. Non ci sono grandi scene epiche di battaglie (eccezion fatta per quelle iniziali) e i dialoghi sono ridotti all'osso, lasciando spazio alle immagini. Unbroken è sottilmente brutale, e sottilmente poetico. La regista è Angelina Jolie, e forse le risposte stanno tutte qua. C'è chi la ama e c'è chi la odia, e questo film verrà accolto allo stesso modo. La violenza "indigesta" e "immotivata" del film è tale per tutti quelli che scambiano la propria schizzinosità per sensibilità.
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Inizio questa recensione con una premessa: Unbroken non è un film per tutti.
Definito lento, noioso e "grottescamente violento", questo è un film che a molti, abituati come sono al machismo americano, semprerà privo di spinta e mordente. Non ci sono grandi scene epiche di battaglie (eccezion fatta per quelle iniziali) e i dialoghi sono ridotti all'osso, lasciando spazio alle immagini. Unbroken è sottilmente brutale, e sottilmente poetico. La regista è Angelina Jolie, e forse le risposte stanno tutte qua. C'è chi la ama e c'è chi la odia, e questo film verrà accolto allo stesso modo. La violenza "indigesta" e "immotivata" del film è tale per tutti quelli che scambiano la propria schizzinosità per sensibilità. Che poi, a dire il vero, io ho visto decine di film graficamente molto più violenti di questo, ma la differenza sta nel fatto che la violenza di Unbroken non è MAI spettacolarizzata: è una violenza piatta, cruda, non c'è niente di bello in essa, proprio come nella realtà. Opinioni personali a parte, il film è molto ben girato, la fotografia impeccabile, il realismo e la cura nei dettagli totale. Contrariamente a quanto si può pensare, non è una plateale celebrazione dell'uomo che è stato Louis Zamperini e della sua fede, ma il mezzo per affermare che qualunque essere umano può essere speciale, e trovare la forza di andare avanti e sopravvivere a situazioni di inconcepibile brutalità. Lo spettatore medio ha bisogno di affezionarsi ad un personaggio per essere toccato dalle sue vicende, ma Louis, invece, è una persona qualunque: non è il più intelligente, non è il più forte, non è il più bello. Louis potrebbe essere uno qualsiasi di noi. E' un messaggio universale che purtroppo si scontra violentemente con l'indifferenza verso il prossimo della nostra società. Anche la fede è tratta in modo sottile, ma rispettoso. Poteva diventare un polpettone religioso indigesto, e invece la Jolie ha preferito smussarne gli angoli e presentarla più come una forza spirituale intrinseca, presente in ognuno di noi a prescindere dal credo. Quella forza che permetterà a Louis di resistere fino alla fine.
Il cast - in cui non brilla una sola star di Hollywood - merita, a sua volta, una nota di elogio. Jack O'Connell è perfetto nel ritrarre, con poche parole e una padronanza del corpo efficacissima, la condizione e lo spirito di questo ragazzo indomito a un passo dalla resa totale. A lui si contrappone Miyavi, un musicista giapponese qui al suo esordio da attore, che nella sua interpretazione del sergente Watanabe personifica, con quel suo viso di porcellana e il suo spietato accanimento, tutta l'insensata follia umana alla base di ogni conflitto.
E' un film lungo, emotivamente claustrofofico e violento. Queste tre caratteristiche lo rendono difficile da guardare, ma è così che deve essere. Per una rara volta, siamo di fronte ad una storia vera che non è stata trasformata in una facile, seppur epica, americanata d'intrattenimento. Pur parlando a tutti gli effetti di un eroe, questo è un film anti-eroe: nel corso del film non c'è una scena, una soltato, di rivalsa totale. Non una in cui il protagonosta prevalga davvero. Perfino la scena madre è una magrissima consolazione. Perchè in guerra perdono tutti.
Non è un film perfetto; la musica, soprattutto, avrebbe potuto essere più incisiva, aiutando a dare più impatto ad alcune scene. E la figura della madre di Louis, nel doppiaggio italiano, perde un po' della sua forza.
La Jolie è pur sempre una regista alle "prime armi", ma non si direbbe affatto, e con tali premesse ho ragione di credere che un giorno diventerà una regista ad alti livelli. La complessità di realizzazione di questo film aveva spaventato registi ben più esperti di lei, ma è riuscita comunque a creare una pellicola che, nella sua imperfezione, è permeata da una sua peculiare, tragica bellezza.
In conclusione, per sopperire alla freddezza dell'unica stellina (ingiustificata) data dalla gentile signora Gandolfi, io gliene darei anche 5, ma rimango obiettivo, e mi fermo a 4.
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(di gabrielebaldin)
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alessiok
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giovedì 29 gennaio 2015
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l'attore jack o'connell solleva un film pesante.
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Unbroken è tratto in modo più verosimile che romanzato da la storia vera, molto affascinante e più volte raccontata , di Louise Zamperini,morto purtroppo durante la realizzazione del film . Il protagonista (interpretato dall'attore britannico gia' pluripremiato e nominato ai BAFTA Jack O'Connell) di origini italiane è un soldato americano che combatte nel fronte aereo con le forze giapponesi,un incidente lo catapulta su un gommone nel pacifico in compagnia di due soldati suoi amici , e per tantissimi giorni sopravviverà per essere salvato poi dal nemico ed essere recluso come prigioniero di guerra. Unbroken può sembrare un film che non decolla mai,lento nello sviluppo della trama,scontato,noioso e troppo cauto.
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Unbroken è tratto in modo più verosimile che romanzato da la storia vera, molto affascinante e più volte raccontata , di Louise Zamperini,morto purtroppo durante la realizzazione del film . Il protagonista (interpretato dall'attore britannico gia' pluripremiato e nominato ai BAFTA Jack O'Connell) di origini italiane è un soldato americano che combatte nel fronte aereo con le forze giapponesi,un incidente lo catapulta su un gommone nel pacifico in compagnia di due soldati suoi amici , e per tantissimi giorni sopravviverà per essere salvato poi dal nemico ed essere recluso come prigioniero di guerra. Unbroken può sembrare un film che non decolla mai,lento nello sviluppo della trama,scontato,noioso e troppo cauto. in realtà come film biografico non ha l'obbiettivo di fare cinema d'azione e d'intrattenimento puro. Anzi in questo caso si vuole,con una grande stima verso Louise Zamperini,raccontare una storia di guerra e di amore per la vita con uno stile raffinato,ricercato ma anche molto sfrontato. infatti molte sono le critiche ricevute sull'eccessiva violenza spersonalizzata dei vari soldati giapponesi all'interno della pellicola ,tutto quello che si vuole togliere a questi personaggi si vuole dare però al protagonista, personaggio che forse sente troppo la responsabilità di dover essere da esempio di coraggio e da eroe. Perchè forse Il personaggio di Zamperini in questo film non è il classico eroe americano come invece la maggior parte della critica lo ha definito,ma è un uomo,come tanti che sono rimasti invisibili nella storia,''indistruttibile'' tanto che non ha bisogno di una donzella da cui tornare per essere cosi potente ma puo' contare solo su se stesso. Un solo attimo riesce a riempire la vita di questo sfortunato ragazzo, il momento della vittoria della corsa olimpica. Quando servira' si aggrapperà a quel piccolo momento lontano nel tempo e nel cuore che però gli da' ancora forza e orgoglio da vendere. La fotografia sublime che decora il film non snatura affatto l'atmosfera di Verità e Realismo che lo avvolge, anzi gli da la giusta allegria visiva nei pochi momenti felici della vita del personaggio e diventa poco più spenta e grigia nei momenti più angoscianti non esaltando troppo le scene leggermente disturbanti e tendenti al sadico,ed è accompagnata da una colonna sonora notevole e azzeccata.Questo film è diretto da Angelina Jolie , un attrice celebrità che fa un lavoro eccellente e originale , quasi visionario,nel modo di realizzare il cinema che si allontana un pò dallo standard dei film di guerra-drammatici. lei vuole chiaramente imitare Clint Eastwood ma è forse fallendo nell'impresa che esce un prodotto irripetibile , una piccola perla che è bloccata nel fondo dell'oceano dei blockbuster americani , ma che in pochi hanno voglia di andare a controllare quanto effettivamente brilli di una luce perversa e dolce allo stesso tempo. Da spendere qualche parola anche su due grandi interpretazioni che probabilmente hanno tenuto incollati alle sedie anche gli spettatori che non hanno amato il film e hanno alzato il valore di questa produzione. Jack O'Connell infatti dimagrito per l'occasione di circa venti chili non entra mai effettivamente nel ruolo , fa di più. Lui lotta contro il concetto di ''ruolo'' si prende la responsabilità di reggere sulle spalle un film poco vivace che richiede una forza mentale e una determinazione degne di nota. L'attore dice in un intervista che per fare nella maniera più vera possibile le scene in cui doveva essere affamato , preferiva proprio avere lo stomaco vuoto per non sentirsi in colpa e sentirsi collegato emotivamente con la tensione del momento. C'è poi il neo-attore giapponese Miyavi che fa un esordio stellare nel cinema. Un cantante che non ha alcuna esperienza alle spalle , riesce guidato dalla Jolie che lo ha scoperto ascoltando la sua musica su internet, a sfornare una prestazione da ''villain'' di una profondità emotiva inferiore soltanto alla grande componente inquietante che caratterizza la figura dello storico torturatore sadico ''The Bird'' . Una scena in particolare che li vedrà faccia a faccia verso la fine del film è il momento più intenso dello stesso e loro lo rendono indimenticabile.
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sir gient
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lunedì 9 febbraio 2015
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...raccontare un'esistenza
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La seconda guerra mondiale, una base di partenza mica da poco, luoghi e tempi in cui gli eroi e gli antieroi la fanno da padroni, dove l'infinita stupidità umana e contemporaneamente il più sublime dei pensieri crescono e fagocitano razionali e irrazionali comportamenti... perchè è questo ciò che fa la guerra, riesce a trascendere ogni animo e creare e distruggere contemporaneamente e far intravedere il più alto anelito dello spirito umano ed al medesimo, il più basso .
Un film che racconta una vita di un uomo, apparentemente semplice come tutti gli uomini, ma che nasconde dentro di se la forza di riuscire a confrontarsi con la vita e a non mollare mai, senza arrendersi davanti alle difficoltà, davanti alle avversità, davanti ad altri uomini che come lui trovano la forza di fare quello che fanno.
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La seconda guerra mondiale, una base di partenza mica da poco, luoghi e tempi in cui gli eroi e gli antieroi la fanno da padroni, dove l'infinita stupidità umana e contemporaneamente il più sublime dei pensieri crescono e fagocitano razionali e irrazionali comportamenti... perchè è questo ciò che fa la guerra, riesce a trascendere ogni animo e creare e distruggere contemporaneamente e far intravedere il più alto anelito dello spirito umano ed al medesimo, il più basso .
Un film che racconta una vita di un uomo, apparentemente semplice come tutti gli uomini, ma che nasconde dentro di se la forza di riuscire a confrontarsi con la vita e a non mollare mai, senza arrendersi davanti alle difficoltà, davanti alle avversità, davanti ad altri uomini che come lui trovano la forza di fare quello che fanno.
Un film che si carica come una molla, un film ben girato, belle le scene,la fotografia discreta, discreto il montaggio, anche se i flashback danno la sensazione di un già visto, un film che come un aereo sulla pista da gas, da gas e ancora gas, ma che alla fine come una molla non scatta e come un aereo coi freni tirati non decolla ed arriva alla fine della pista senza farti godere nemmeno il volo.
Si fa vedere con discrezione, godibile, anche se in alcuni momenti mi sembrava di rivedere sette anni in Tibet e l'impero del sole in altri, chissà come mai....solo che qui non c'erano P52 che volavano a bassa quota, ma B29 con carichi di bombe che ogni tanto facevano cilecca....
La cosa che mi è piaciuta di più è il pensiero che qualcuno abbia voluto raccontare la storia di un uomo, uno di noi, uno del genere umano...a chi non piacerebbe avere la propria vita raccontata in un film....per il resto... una serata piacevole in un cinema di periferia.
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cate95s
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mercoledì 4 febbraio 2015
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invincibile!
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Un film che racconta la malignità, la freddezza e l'insensatezza della guerra in maniere eccellente. Ogni scena ha tono crudo, piena di dolore e frustrazione che sfociano nel sentimento della speranza. Il protagonista, il giovane atleta di origini italiane Zamperini, viene chiamato al fronte per combattere una guerra contro uomini innocenti come lui; si troverà ad affrontare innumerevoli difficoltà quali i 45 giorni passati su un gommone disperso nell'oceano senza acqua e senza cibo, e la reclusione nel lager giapponese capitanato da un brutale tiranno che lo tortura per puro sfogo. Una storia toccante, affascinante e vera che si concentra su temi importanti: patriottismo, amizicia, forza, speranza e perdono.
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Un film che racconta la malignità, la freddezza e l'insensatezza della guerra in maniere eccellente. Ogni scena ha tono crudo, piena di dolore e frustrazione che sfociano nel sentimento della speranza. Il protagonista, il giovane atleta di origini italiane Zamperini, viene chiamato al fronte per combattere una guerra contro uomini innocenti come lui; si troverà ad affrontare innumerevoli difficoltà quali i 45 giorni passati su un gommone disperso nell'oceano senza acqua e senza cibo, e la reclusione nel lager giapponese capitanato da un brutale tiranno che lo tortura per puro sfogo. Una storia toccante, affascinante e vera che si concentra su temi importanti: patriottismo, amizicia, forza, speranza e perdono. L'andamento del lungometraggio è un pò lento, con alcune digressioni psicologiche, che ad un occhio inesperto può apparire noioso. Un inizio più che buono per la neo-regista e produttrice Angelina Jolie, che mostra di esser capace anche dietro la cinepresa.
Film da vedere!
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ombri
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venerdì 6 febbraio 2015
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il peggior trionfo dell'americanità
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Banale. Noioso. Retorico. Manicheo. Fastidiosamente autocompiaciuto. Sono molti gli epiteti negativi che possono a mio parere contraddistinguere l'ultima (speriamo!) fatica registica della Jolie. La storia di Louis Zamperini, eroe di guerra americano (anzi italoamericano, e già qui cadiamo nel solito, stra-abusato cliché del ragazzino emarginato ed insultato a suon di "mangiaspaghetti"), ma anche campione mezzofondista che conquista il mondo intero alle olimpiadi, ma anche espressione di indomito spirito di sopravvivenza, in grado di resistere più di 40 gioni su un gommone in mezzo all'oceano, catturando e divorando squali (!), ma anche fulgido esempio di rettitudine morale e forza d'animo nel resistere alla infinite vessazioni impostegli dal sadico comandante del campo di prigionia giapponese in cui viene rinchiuso, ebbene questa storia incredibilmente vera dalle notevoli potenzialità viene dalla Jolie banalizzata all'osso e ridotta a trionfo della retorica eroica-anzi quasi mitologica.
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Banale. Noioso. Retorico. Manicheo. Fastidiosamente autocompiaciuto. Sono molti gli epiteti negativi che possono a mio parere contraddistinguere l'ultima (speriamo!) fatica registica della Jolie. La storia di Louis Zamperini, eroe di guerra americano (anzi italoamericano, e già qui cadiamo nel solito, stra-abusato cliché del ragazzino emarginato ed insultato a suon di "mangiaspaghetti"), ma anche campione mezzofondista che conquista il mondo intero alle olimpiadi, ma anche espressione di indomito spirito di sopravvivenza, in grado di resistere più di 40 gioni su un gommone in mezzo all'oceano, catturando e divorando squali (!), ma anche fulgido esempio di rettitudine morale e forza d'animo nel resistere alla infinite vessazioni impostegli dal sadico comandante del campo di prigionia giapponese in cui viene rinchiuso, ebbene questa storia incredibilmente vera dalle notevoli potenzialità viene dalla Jolie banalizzata all'osso e ridotta a trionfo della retorica eroica-anzi quasi mitologica. La bella e intelligente signora Pitt commette qui l'errore imperdonabile di non capire che i primi della classe non piacciono a nessuno, e nemmeno i martiri, a meno che non siano dotati di personalità sfaccettate ed accattivanti; il suo Zamperini è invece soggetto inquietantemente bidimensionale, del tutto privo di vero spessore e ridotto a cliché in ogni suo comportamento, persino nel suo iniziale deviare dalla retta via in epoca adolescenziale (per poi però compiere un clamoroso cambiamento di rotta e diventare uno sportivo dalla stupefacente abnegazione dopo solo poche parole di incoraggiamento da parte del fratello maggiore). E' del tutto impossibile affezionarsi al personaggio, e analogamente i suoi patimenti appaiono talmente enfatizzati da non poter minimamente coinvolgere il pubblico. Le parti più riuscite ed accattivanti del film sono senza dubbio quelle belliche ed avventurose, interamente concentrate nella prima parte, ma la retorica filoamericana che le accompagna arriva in breve a sovrastarle e a far precipitare l'intero film nel déja-vu. Ovviamente i soldati americani sono tutti belli, generosi, altruisti ed eroici, non uno di loro compie azioni criticabili nei momenti più difficili, che notoriamente tendono a tirar fuori il peggio di ogni uomo (salvo un piccolo cedimento iniziale di uno dei compagni di naufragio di Zamperini, poi ampiamente compensato); i giapponesi, incarnati dalla figura del sadico Watanabe (dalle fattezze inquietantemente femminee tra l'altro, mentre la mascolinità dei soldati americani è palese,,,sarà un caso?!), sono invece crudeli e amorali (!), e meritano la sconfitta che immancabilmente subiranno. Insomma i buoni vincono sui cattivi, e pare di essere tornati al manicheismo dei vecchi film western in cui i coraggiosi cowboy lottavano contro indiani selvaggi assetati di sangue e scalpi. Una visione della guerra datata e un po' tristanzuola che speravamo avesse definitivamente abdicato di fronte all'apertura mentale e all'onestà intellettuale mai così necessarie come nel tempo in cui viviamo.
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giusefusco
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domenica 8 febbraio 2015
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brava angelina
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Il biopic ha sempre un certo fascino, basta leggere all'inizio la classica dicitura "una storia vera", basato su una storia vera" e così via per essere già predisposti positivamente verso la pellicola; per non parlare poi del fatto che se si tratta di una storia che ignoravamo alla fine del film avremo comunque la sensazione di aver appresso qualcosa.
In generale è un bel film, un "war movie" che stavolta ci propone come eroe un antieroe nel senso che Zamperini non è una leggenda militare come ne abbiamo viste in abbondanza (come American Sniper, l'ultimo in ordine di tempo) ma una persona che riesce a resistere e sopravvivere a sofferenze ed atrocità al limite dell'umano (il naufragio e la prigionia).
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Il biopic ha sempre un certo fascino, basta leggere all'inizio la classica dicitura "una storia vera", basato su una storia vera" e così via per essere già predisposti positivamente verso la pellicola; per non parlare poi del fatto che se si tratta di una storia che ignoravamo alla fine del film avremo comunque la sensazione di aver appresso qualcosa.
In generale è un bel film, un "war movie" che stavolta ci propone come eroe un antieroe nel senso che Zamperini non è una leggenda militare come ne abbiamo viste in abbondanza (come American Sniper, l'ultimo in ordine di tempo) ma una persona che riesce a resistere e sopravvivere a sofferenze ed atrocità al limite dell'umano (il naufragio e la prigionia). Il film è un pò troppo lungo e potrebbe durare 30 minuti in meno perchè la lunghezza non è proporzionale alla narrazione (non ci sono tanti sviluppi o colpi di scena da mostrare e non ci sono altri personaggi o storie utili a far comprendere la narrazione).
Un unico dubbio dal punto di vista tecnico: Il protagonista ed il commilitone restano in acqua per 47 giorni e a loro non cresce un filo di barba ad eccezione del pizzetto del protagonista.
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cinemalove
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domenica 8 febbraio 2015
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emozionante a tratti
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Non verrà ricordato come un film frizzante, ma la Jolie al debutto non delude. L'inizio è abbastanza pesante e sconnesso, salti costanti in varie situazioni del protagoniste che a volte è difficile collegare. Ma da metà film in poi la storia si fa apprezzare per ciò che fondamentalmente racconta: l'istinto di soppravvivenza, di essere davanti a tutti.. nello sport, nella vita. Classico finale da storia vera ma tutto sommato il progetto riesce: in alcuni tratti (SPOILER) soprattutto nel finale quando alza la trave in legno, riesce nell'intento di emozionare
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gabrykeegan
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lunedì 2 febbraio 2015
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se non fosse vero, non ci crederei...
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Per il suo secondo lungometraggio da regista, Angelina Jolie sceglie ancora una volta una storia dallo sfondo bellico e che si svolge per gran parte in infernali campi di prigionia.
Se si parlasse solo di questo, però, non ci sarebbe niente di nuovo. La grandiosità di quest'opera sta tutta nel non doversi scervellare troppo con una trama talmente perfetta nella realtà, da dover essere solo raccontata a puntino grazie alla sceneggiatura dei fratelli Coen (feat R.
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Per il suo secondo lungometraggio da regista, Angelina Jolie sceglie ancora una volta una storia dallo sfondo bellico e che si svolge per gran parte in infernali campi di prigionia.
Se si parlasse solo di questo, però, non ci sarebbe niente di nuovo. La grandiosità di quest'opera sta tutta nel non doversi scervellare troppo con una trama talmente perfetta nella realtà, da dover essere solo raccontata a puntino grazie alla sceneggiatura dei fratelli Coen (feat R.LaGravenese e M.Nicholson) di cui la sapiente mano si vede nelle scene quasi paradossali che caratterizzano il percorso fisico e morale del protagonista.
Premettendo che sarebbe meglio guardare il film in lingua originale per capire bene l'adolescenza (i genitori parlavano solo l'italiano) e i rapporti tra i soldati americani e i giapponesi, bisogna entrare nel merito di quanto quest'opera possa dividere i critici.
C'è chi lo definisce un film grottesco e troppo esagerato per essere reputato un buon lungometraggio. A tanti altri è invece piaciuta l'opera di "canonizzazione" di un uomo che ha sofferto per anni il dolore senza mai arrendersi.
La mia opinione sta nel mezzo, o meglio, dal punto di vista tecnico sono d'accordo che Angelina non sia ancora ai livelli di Clint Eastwood o di altri grandi registi che hanno raccontato questa guerra nippo-americana, né abbia ancora l'esperienza necessaria per poter rendere immemorabile un film del genere.
Allo stesso tempo, però, riconosco il coraggio dell'attrice nel scegliere una storia così pazzesca e nell'aver fatto un grande lavoro - circondata da dei maestri - per rappresentare al meglio la vita unica di un uomo sicuramente forte e umile.
Se non bastassero le gare olimpiche in cui Zamperini sorprese tutti con la sua forza atletica, ci si mette un naufragio nell'Oceano Pacifico a rendere la sua esperienza ancora più interessante.
In pratica una sorta di situazione alla "Racconto di un naufrago" di Gabriel García Márquez, tra squali, sole e fame, aiutato però da altri due commilitoni. Un mese e mezzo su due canotti e la voglia di sopravvivere che viene raccontata in modo sobrio, dove lui fa sì la parte del più forte, ma è sempre pronto ad aiutare anche gli altri due, in una rappresentazione del detto "l'unione fa la forza".
Se non bastasse la prima parte alla "Vita di Pi", Zamperini deve fare i conti anche con i campi di prigionia giapponesi. Qui, per molti critici, il film inizia a diventare grottesco. La verità è che siamo di fronte a una testimonianza visiva di malignità pura. Non si può dire che sia crudeltà eccessiva (ho visto tante pellicole molto più splatter e con violenza gratuita), perché è solo il racconto di ciò che avveniva veramente ai prigionieri americani negli anni della guerra contro il Giappone. Un po' come nel film di Gibson su Gesù: o si accetta che le cose a quei tempi erano veramente così crude o non si pretenda di avere la realtà storica con edulcorazioni che ne boicottano la veridicità totale.
Il rapporto coi carcerieri nipponici senza scrupoli viene descritto bene nel dualismo tra la forza bruta del caporale Watanabe e la forza onorevole di Zamperini, non un eroe, ma un uomo resistente, con un fisico gracile per la fame, ma con uno spirito (un mix di testardaggine italiana e coraggio americano) che ha ormai affrontato talmente tante sfide (NB: era stato già cinquanta giorni in mare aperto!!!) da non piegarsi di fronte alle angherie dei suoi carcerieri.
Un film di guerra in cui la guerra sembra una cosa lontana - si sanno le notizie attraverso qualche lettera o le comunicazioni delle guardie - ma le cui conseguenze sono ben visibili nel rapporto tra le persone di due razze opposte nei tratti e nella cultura, ma legate dal filo indissolubile della convivenza in uno stato quasi fuori da ogni concezione realistica della vita.
Zamperini non è quindi un eroe, è solo un ragazzo che si è trovato vittima di una serie di sfortunati eventi e ha sopportato cose disumane. Il film è testimonianza di un uomo vero, che ha resistito a torture inflitte dalla natura e dagli umani con dignità e forza d'animo infinite.
La connotazione religiosa è a volte accennata, a volte non detta, in una scena sottolineata palesemente con un grande pezzo di legno sollevato per non morire, ma non è sicuramente l'unica chiave di lettura per un film che merita un voto alto.
La grande interpretazione del sorprendente Jack O'Connell - abile nelle espressioni e soprattutto nelle prove fisiche -, la fotografia sobria, le musiche di un plurinominato al premio Oscar come Alexandre Desplat e l'ottimo montaggio (soprattutto nella seconda parte) di Tim Squyres fanno il resto.
Se fosse stato un film originale, avremmo (e avrei) gridato al surreale, alla solita americanata per esaltare lo spirito patriottico e il coraggio d'oltreoceano. La verità è che ci si trova davanti a qualcosa di talmente assurdo da credere, che se pensiamo che tutto ciò sia successo davvero, non possiamo che applaudire.
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