the_diaz_tribe
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lunedì 8 dicembre 2014
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l'amore visto in maniera nuova per allen
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Woody Allen incrementa la sua filmografia, giungendo quasi alla cinquantina di titoli diretti e sceneggiati. L’ultimo suo film, Magic in the Moonlight, prosegue il filone d’ambientazione europea. Dopo Barcellona, Parigi, Londra e Roma, il regista newyorkese sceglie la Costa Azzurra degli anni Venti per una commedia sofisticata che ondeggia tra magia, scienza e un romanticismo nuovo per il suo cinema.
La storia comincia su di un palco, tra gli applausi del pubblico, dove si sta esibendo il grande prestigiatore cinese Wei Ling Soo, personaggio di finzione sotto cui si nasconde Stanley Crawford (Colin Firth), uomo cinico, arrogante e maestro nell’inganno, ma scettico verso le cose ultraterrene.
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Woody Allen incrementa la sua filmografia, giungendo quasi alla cinquantina di titoli diretti e sceneggiati. L’ultimo suo film, Magic in the Moonlight, prosegue il filone d’ambientazione europea. Dopo Barcellona, Parigi, Londra e Roma, il regista newyorkese sceglie la Costa Azzurra degli anni Venti per una commedia sofisticata che ondeggia tra magia, scienza e un romanticismo nuovo per il suo cinema.
La storia comincia su di un palco, tra gli applausi del pubblico, dove si sta esibendo il grande prestigiatore cinese Wei Ling Soo, personaggio di finzione sotto cui si nasconde Stanley Crawford (Colin Firth), uomo cinico, arrogante e maestro nell’inganno, ma scettico verso le cose ultraterrene. Viene poi a sapere tramite l’amico e collega (Simon McBurney) della presenza di Sophie Baker (Emma Stone), una giovane e solare sensitiva che si sta accattivando le simpatie dell’ambiente aristocratico. Volendo smascherare quella che lui crede sia un’impostora, Stanley comincia a conoscerla e a frequentare le sedute spiritiche che le permettono di contattare il capofamiglia defunto del suo fidanzato, un giovanotto che è rimasto stregato dalla bellezza e abilità della medium. Oltre a questo, Sophie indovina dettagli della vita privata di Stanley, incrinando gradualmente le sue convinzioni e scetticismi, invischiandolo sempre di più all’interno della vicenda, e lasciandolo sempre più incredulo, stupefatto, e anche affascinato.
Magic in the Moonlight è la commedia più romantica mai prodotta da Woody Allen, che utilizza, come ci ha abituati, dei dialoghi brillanti, linguisticamente divertenti anche se qui non particolarmente memorabili e originali (a volte anche un pochino ripetitivi). Da menzionare, come di consueto nei suoi film, sono una scenografia, in linea qui con l’epoca – vista la lunga ricerca che si è fatta sulle location e sui costumi indossati negli anni Venti – e una fotografia curatissima con toni caldi che, insieme alla musica jazz ben dosata, avvolge lo spettatore facendolo rimanere incantato, divertito e frastornato dalla relazione complicata e ironica che si va a creare tra i due protagonisti di Emma Stone e Colin Firth, portatori, almeno inizialmente, di due opposte visioni del mondo, poi sempre più vicine grazie all’amore. Visioni del mondo che fanno percepire questo film come una commedia che può essere letta a due livelli: un livello superficiale, da commedia leggera, frizzante e rilassata, ma allo stesso tempo come una piccola dissertazione filosofica che si specchia in un secondo livello più profondo che sembra quasi una dichiarazione di messa in crisi del modo di percepire la vita da parte del regista, tutto logica ed empirismo, in cui il mistero dell’inspiegabile fa qui capolino e viene valorizzato grazie all’amore e non a qualcosa avente uno scopo.
Il punto di forza, e la vera sorpresa del film, è data dalla chimica delle interpretazioni della coppia protagonista, entrambi bravissimi: un Colin Firth che indossa perfettamente le vesti del personaggio cinico, disilluso, sfrontato, scettico e sprezzante del senso della vita; una Emma Stone che è sicuramente all’altezza del collega, pur essendo molto più giovane, con una performance che lascia il segno.
Tralasciando alcuni momenti un po’ fiacchi e ripetitivi e il finale un po’ deludente (con uno scadente colpo di scena), questo film merita la visione, anche come piccolo testamento di rilettura della visione del mondo del regista.
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flyanto
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martedì 9 dicembre 2014
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la magia non esiste se non quella irrazionale ed a
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Film in cui si narra di un famoso illusionista (Colin Firth) che viene incaricato di smascherare una pseudo veggente (Emma Stone) la quale sta imbrogliando con le sue previsioni, dopo essersi conquistata la loro fiducia, tutti i membri di una facoltosa famiglia americana in vacanza sulla Costa Azzurra. L'illusionista, molto scettico, cinico e pure arrogante è abituato a smascherare immediatamente simili imbroglioni ma questa volta, dopo una certa iniziale diffidenza, comincia sempre di più ad essere interessato e fortemente impressionato dalla giovane medium sino ad un finale per lui del tutto inaspettato.
L'ultima pellicola di Woody Allen riporta lo spettatore nel magico ed irreale mondo dei trucchi e degli illusionisti che affascinano tanto il regista ma solo come un puro e semplice divertissement più che per una reale credenza e conseguente adesione.
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Film in cui si narra di un famoso illusionista (Colin Firth) che viene incaricato di smascherare una pseudo veggente (Emma Stone) la quale sta imbrogliando con le sue previsioni, dopo essersi conquistata la loro fiducia, tutti i membri di una facoltosa famiglia americana in vacanza sulla Costa Azzurra. L'illusionista, molto scettico, cinico e pure arrogante è abituato a smascherare immediatamente simili imbroglioni ma questa volta, dopo una certa iniziale diffidenza, comincia sempre di più ad essere interessato e fortemente impressionato dalla giovane medium sino ad un finale per lui del tutto inaspettato.
L'ultima pellicola di Woody Allen riporta lo spettatore nel magico ed irreale mondo dei trucchi e degli illusionisti che affascinano tanto il regista ma solo come un puro e semplice divertissement più che per una reale credenza e conseguente adesione. Pertanto nel corso della vicenda, assai divertente e simpatica, egli esprime la propria posizione di scetticismo, per non dire addirittura di netta opposizione, di fronte ad un mondo che egli reputa fatto di fandonie ed imbrogli, ovviamente più o meno gestiti bene, e volti al successo nei confronti degli individui ingenui. Nel corso di uno dei dialoghi chiarificatori finali Allen ribadisce con la sua solita maestria ed il suo sempre presente pessimismo condito però di fine arguzia quanto tutto ciò che non sia dimostrabile razionalmente, religione compresa, sia solo un'illusione per gli essere umani, sia pure a volte necessaria, al fine di poter vivere meglio e che solo l'amore, a prescindere dalla sua durata, può essere se non giustificato, bensì accettato in base alle leggi irrazionali più totali. Pensiero questo del regista già espresso da lui in una maniera più o meno così esplicita ed ironica in svariate sue precedenti pellicole ( da "La Maledizione dello Scorpione di Giada" ad "Alice" e ad "Incontrerai l'Uomo dei tuoi sogni" e molte altre ancora ....), pertanto egli non aggiunge nulla di nuovo alla propria concezione della vita e, sebbene l'ultima sua fatica non sia da reputare uno dei suoi massimi lavori, in ogni caso essa risulta assai piacevole e degna di essere vista in quanto altamente amabile nella sua trama e nel suo contenuto in generale nonchè come ulteriore prova stilistica (sceneggiatura e riproduzione storica fedele della fine dei ruggenti anni '20) del grandissimo Allen e di tutti gli attori stessi che danno vita ai vari personaggi, Colin Firth ed Emma Stone tra i principali ovviamente.
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angelo bottiroli - giornalista
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sabato 13 dicembre 2014
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l'inconfondibile tocco di woody allen
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Forse come uomo non sarà granché, ma è innegabile che come sceneggiatore e regista, Woody Allen è sicuramente un talento come ce ne sono pochi. I suoi film, infatti, sono riconoscibili lontano un miglio. A volte, come capita spesso, è sufficiente anche vedere le prime immagini di un trailer per capire che dietro la macchina da presa c’è lui.
Capita anche per questo “Magic in the Moonlight” realizzato nel sud della Francia, in costa Azzurra a Provenza, un film – cartolina che ricorda molto il Midnight in Paris, anche se questo è decisamente meno surreale.
L’atmosfera però è uguale: Woody Allen sa portare sullo schermo quella particolare sensazione impalpabile che si respira soltanto in certi posti.
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Forse come uomo non sarà granché, ma è innegabile che come sceneggiatore e regista, Woody Allen è sicuramente un talento come ce ne sono pochi. I suoi film, infatti, sono riconoscibili lontano un miglio. A volte, come capita spesso, è sufficiente anche vedere le prime immagini di un trailer per capire che dietro la macchina da presa c’è lui.
Capita anche per questo “Magic in the Moonlight” realizzato nel sud della Francia, in costa Azzurra a Provenza, un film – cartolina che ricorda molto il Midnight in Paris, anche se questo è decisamente meno surreale.
L’atmosfera però è uguale: Woody Allen sa portare sullo schermo quella particolare sensazione impalpabile che si respira soltanto in certi posti. E solo chi li ha visitati sa cosa intendiamo.
E’ stato così per Parigi, lo è ancor di più per questo “Magic in the Moonlight”.
Il paragone tra i due film non è azzardato perché oltre ad essere stati realizzati in Francia hanno in Comune anche l’epoca, cioè, l'inizio del secolo scorso, un periodo che, a quanto pare, affascina molto il regista quasi 80enne.
“Magic in the Moonlight” però non è soltanto la descrizione dei paesaggi davvero stupendi del sud della Francia, ma è anche un’introspezione della vita sulla vita delle persone ed in particolare mette a confronto la razionalità con l’illusione, in un giusto mix tra i due protagonisti principali del film: un impeccabile ed imperturbabile Colin Firth (Il mondo di Arthur Newman, La Talpa il discorso del re) e una frizzante Emma Stone (The Amazing Spiderman, The Help e molti altri) che a soli 26 anni è già stata protagonista di una valanga di film.
Ed è proprio l’interpretazione della giovane 26enne a dare brillantezza al film che altrimenti si trascinerebbe monotono tra personaggi molto legati e poco fantasiosi.
Tutto ruota attorno al personaggio della giovane medium Sophie Baker, interpretata appunto da Emma Stone. Tra i vari attori che interpretano il film da segnalare l’ 80enne Eileen June Atkins che interpreta Zia vanessa.
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mauridal
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giovedì 18 dicembre 2014
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woody allen , magic moments.
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quando l'artista esprime il suo mondo attraverso le sue opere ,allora a volte accade che può riproporre per contenuti e linguaggio la stessa visione del mondo , nel cinema è accaduto per i grandi maestri, bergman, ford, fellini, anche per woody allen accade con il suo film magic moonlight dove racconta sempre del complicato rapporto degli uomini con le donne . Dunque tutti i personaggi del film ,dal finto magoStanley , alla incantata Sophie alla stessa zia Vanessa per finire con il piccolo brutto amico traditore del mago, per invidia e gelosia Howard, sono alias del piccolo grande Woody che ritrova in loro una parte di sè raccontando una semplice storia d'amore tra un uomo e una donna che da nemici , attraversando un tortuoso e complicato percorso, mentale e sentimentale con un fitto e raffinato dialogo, una serie di paesaggi meravigliosi , riescono a trovare una scintilla magica che li farà finalmente innamorare .
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quando l'artista esprime il suo mondo attraverso le sue opere ,allora a volte accade che può riproporre per contenuti e linguaggio la stessa visione del mondo , nel cinema è accaduto per i grandi maestri, bergman, ford, fellini, anche per woody allen accade con il suo film magic moonlight dove racconta sempre del complicato rapporto degli uomini con le donne . Dunque tutti i personaggi del film ,dal finto magoStanley , alla incantata Sophie alla stessa zia Vanessa per finire con il piccolo brutto amico traditore del mago, per invidia e gelosia Howard, sono alias del piccolo grande Woody che ritrova in loro una parte di sè raccontando una semplice storia d'amore tra un uomo e una donna che da nemici , attraversando un tortuoso e complicato percorso, mentale e sentimentale con un fitto e raffinato dialogo, una serie di paesaggi meravigliosi , riescono a trovare una scintilla magica che li farà finalmente innamorare . Sembrerebbe tutto semplice, se non fosse per l'intervento nevrotico di Woody che complica la storia con la sua visione pessima del mondo, degli uomini delle donne, della vita inutile quanto la morte, della religione inutile in quanto talmud da osservare insomma un bel pasticcio da sciogliere con un finale o da lettino con freud oppure con una magnifica donna da baciare , woody nel sua fantastica irrealtà sceglie questa.
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antonietta dambrosio
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giovedì 18 dicembre 2014
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magico allen
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Magic in the moonlight – recensione
Il titolo già lasciava presagire che l’ultimo film di Woody Allen ci avrebbe trascinato in un’atmosfera romantica e deliziosa. Siamo ancora una volta in Europa, tra la Provenza ed una raffinatissima e folgorante Costa Azzurra degli anni Venti, rifinita da Allen in ogni dettaglio, ed il bianco dei costumi, le note jazz, i salotti nei quali ci si fermerebbe per ore tra un drink ed una riflessione sul senso della vita, i verdi giardini, le eleganti auto che viaggiano su sinuosi tornanti accarezzati da mare e cielo che si uniscono fino a confondersi, sono la cornice di una delicatissima storia d’amore. Il magico chiaro di luna si riflette sul volto di un’incantevole medium che un gentiluomo inglese, arrogante e scettico, è pronto a smascherare.
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Magic in the moonlight – recensione
Il titolo già lasciava presagire che l’ultimo film di Woody Allen ci avrebbe trascinato in un’atmosfera romantica e deliziosa. Siamo ancora una volta in Europa, tra la Provenza ed una raffinatissima e folgorante Costa Azzurra degli anni Venti, rifinita da Allen in ogni dettaglio, ed il bianco dei costumi, le note jazz, i salotti nei quali ci si fermerebbe per ore tra un drink ed una riflessione sul senso della vita, i verdi giardini, le eleganti auto che viaggiano su sinuosi tornanti accarezzati da mare e cielo che si uniscono fino a confondersi, sono la cornice di una delicatissima storia d’amore. Il magico chiaro di luna si riflette sul volto di un’incantevole medium che un gentiluomo inglese, arrogante e scettico, è pronto a smascherare. Stanley (Colin Firth, british dal cuore alla pelle) è un noto prestigiatore che indossa i panni di Wei Ling Soo nei suoi spettacoli di magia e viene invitato da Howard (Simon McBurney), vecchio amico e collega, a sconfessare Sophie (Emma Stone), impegnata a raggirare una ricca signora americana in vacanza con la famiglia sulla costa francese, mettendola in contatto con il suo amato marito defunto. Una tale assonanza tra immagini, parole, gesti e suoni donano all’ultima pellicola di Woody Allen carattere di sublime poesia, e mentre la magia dell’amore scolpisce l’animo di Stanley attraverso la luce del volto di Sophie, levigando anche gli spigoli più acuti del suo cinismo, l’inganno dell’amico Howard, al di là di ogni effettiva intenzione, si rivela capace di accorciare le distanze tra testa e cuore. Ed anche il più irremovibile nichilismo associato ad una saccente forma di misantropia cede sotto un cielo bianco di luna e sotto i colpi dell’ironia tagliente e buona dell’anziana zia Vanessa (un’energica Elieen Atkins). Forse nulla di nuovo per Allen, ma il suo morbido salto indietro nel tempo lungo un secolo è il numero di magia che ci ha reso parte di un mondo affascinante, e si sa, il Cinema, come le più belle forme d’amore, è capace di spostare i limiti di ogni realtà.
Antonietta D’Ambrosio
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sabrina lanzillotti
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venerdì 13 marzo 2015
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l’illusione che non sorprende
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Berlino, 1928. Il più grande illusionista del mondo, Wei Ling Soo, nome d’arte di Stanley Crawford, ha appena terminato il suo spettacolo quando il suo amico d’infanzia Howard Burkan lo ingaggia per smascherare una sedicente medium di nome Sophie Baker.
Incuriosito dalla descrizione che ne fa il compagno, l’uomo si reca nel sud della Francia, dove la ragazza è ospite presso una facoltosa famiglia che ha abilmente soggiogato.
Inizialmente riluttante all’idea che possa esistere un altro mondo oltre il nostro, Stanley tenta in tutti i modi di smascherare Sophie ma, con sua grande sorpresa, la giovane sembra conoscere episodi significativi del suo passato, tanto da mettere in dubbio la sua stessa razionalità.
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Berlino, 1928. Il più grande illusionista del mondo, Wei Ling Soo, nome d’arte di Stanley Crawford, ha appena terminato il suo spettacolo quando il suo amico d’infanzia Howard Burkan lo ingaggia per smascherare una sedicente medium di nome Sophie Baker.
Incuriosito dalla descrizione che ne fa il compagno, l’uomo si reca nel sud della Francia, dove la ragazza è ospite presso una facoltosa famiglia che ha abilmente soggiogato.
Inizialmente riluttante all’idea che possa esistere un altro mondo oltre il nostro, Stanley tenta in tutti i modi di smascherare Sophie ma, con sua grande sorpresa, la giovane sembra conoscere episodi significativi del suo passato, tanto da mettere in dubbio la sua stessa razionalità.
“Magic in the Moonlight” è l’ultimo lavoro firmato Woody Allen ambientato in Costa Azzurra.
Come tutti i film del Maestro, dietro l’apparente leggerezza, infatti, si nasconde un messaggio particolarmente profondo: l’eterna contrapposizione tra razionalità ed illusione che da sempre divide in due l’umanità.
Nonostante i notevoli spunti, però, la trama appare banale e priva di momenti brillanti, come invece ci aspetteremmo da un film di Allen.
La fine del film è ben chiara allo spettatore già dopo i primi cinque minuti, nel momento in cui la fidanzata di Stanley ricorda all’uomo che loro due sono <<anime gemelle>>.
I ruoli assegnati ai due protagonisti sono eccessivamente marcati e a tratti stereotipati, i pochi momenti divertenti non sono sufficienti per considerare “Magic in the Moonlight” all’altezza di altri capolavori del regista.
Anche la scelta del cast non è pienamente riuscita. Se i personaggi di contorno si limitano a svolgere il loro compito senza infamia e senza lode ed Emma Stone si cala abbastanza bene nei panni della fattucchiera in cerca di denaro, è l’interpretazione di Colin Firth che non appare totalmente credibile. Sulle spalle dell’attore, infatti, dovrebbe poggiarsi l’intera pellicola ma, nonostante il suo impegno, Firth si dimostra incapace di reggere un tale peso.
Nonostante tutto, però, vale la pena guardare “Magic in the Moonlight”, fosse anche solo per i paesaggi in cui esso è ambientato e per la meravigliosa fotografia di Darius Khondji, che donano al film quella magia che, alla fine, si rivela essere l’indiscussa protagonista.
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valequeen
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lunedì 31 agosto 2015
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sense and sensibility
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Commedia divertente ma allo stesso tempo profonda: è la storia di Stanley Crawford (Colin Firth), di professione illusionista, che viene invitato un giorno da un suo collega ad incontrare una medium americana (Emma Stone) ritenuta all’unanimità una vera e propria maga, al fine di verificare gli effetti dei “poteri” di quest’ultima su di un uomo come Stanley il quale, in una vita divisa tra cuore (la storia fallita con la moglie, la mancanza di veri amici...) e cinico razionalismo, ha oramai da tempo scelto quest’ultimo (non a caso Firth si definisce un illusionista mentre la Stone è considerata una medium a tutti gli effetti).
Dopo un inizio di forti pregiudizi il protagonista, non riuscendo a scoprire il "trucco" utilizzato dalla medium Sophie, si arrende di fronte ai suoi poteri e, anzi, dover ammettere l’esistenza di un aldilà oltre alla realtà nuda e cruda lo fa inaspettatamente rinascere e riempire di una gioia di vivere forse mai provata fino ad allora: ragione e cuore sono finalmente l’una compagna dell'altro.
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Commedia divertente ma allo stesso tempo profonda: è la storia di Stanley Crawford (Colin Firth), di professione illusionista, che viene invitato un giorno da un suo collega ad incontrare una medium americana (Emma Stone) ritenuta all’unanimità una vera e propria maga, al fine di verificare gli effetti dei “poteri” di quest’ultima su di un uomo come Stanley il quale, in una vita divisa tra cuore (la storia fallita con la moglie, la mancanza di veri amici...) e cinico razionalismo, ha oramai da tempo scelto quest’ultimo (non a caso Firth si definisce un illusionista mentre la Stone è considerata una medium a tutti gli effetti).
Dopo un inizio di forti pregiudizi il protagonista, non riuscendo a scoprire il "trucco" utilizzato dalla medium Sophie, si arrende di fronte ai suoi poteri e, anzi, dover ammettere l’esistenza di un aldilà oltre alla realtà nuda e cruda lo fa inaspettatamente rinascere e riempire di una gioia di vivere forse mai provata fino ad allora: ragione e cuore sono finalmente l’una compagna dell'altro.
Purtroppo, andando avanti con la storia si scopre che si tratta in realtà soltanto di una messa in scena: quella scoperta che aveva così tanto scosso e riappacificato Stanley si fonda su una falsità, scoperta la quale tutto ritorna come prima (divisione tra mente e cuore), salvo il finale in cui, a differenza dell’inizio in cui Colin Firth era dominato dalla ragione, a trionfare è invece il sentimento, in una sorta di inno a vivere senza farsi troppe domande, a godere dell'emozione del presente accantonando l'esigenza della ragione di voler scoprire il vero significato delle cose.
Nonostante il finale romantico, la sensazione che si ha a pellicola conclusa non è quindi la vittoria del protagonista, poiché è come se questi si accontenti di una mezza felicità, senza invece voler capire perché l’incontro con Sophie lo abbia potuto cambiare in tal modo, come testimoniato da questo breve ma densissimo dialogo che si trova all’incirca a metà pellicola:
Stanley: Sai è straordinario. Avrò annusato questi fiori un centinaio di volte eppure non li avevo mai realmente annusati.
Sophie: Che peccato tutto il resto della razza umana che tu consideri babbei lì ad annusare i fiori e tu sempre escluso.
Stanley: Ah no aspetta; loro ne godevano in modo sciocco, non pensavano mai, non si fermavano mai per un momento a pensare quale orrido affare sembrasse tutto: venire al mondo, non aver commesso alcun crimine eppure essere condannati a morte.
Però, nota, ho detto “sembrasse”.
Buona visione
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renatoc.
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sabato 10 marzo 2018
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woody ci sa sempre fare!
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All'inizio sembra una commediola divertente, ma se si presta attenzione bisogna stare attenti ai messaggi! Woody Allen da quanto ho visto mi sembra ateo, e non lo nasconde. Anche in questo film lotta contro l'esistenza del soprannaturale, infatti quando la zia è in fin di vita, lo scettico protagonista non esita a pregare Iddio, ma poi quando la zia guarisce si ricrede per non parlare poi quando scopre l'imbroglio della bella e amata Sophie, sembra dire:"Vedete? Il soprannaturale non esiste!" Esiste però l'amore e questa storia arriva felicemente all' happy-end! Ognuno, Woody Allen compreso, è libero di esprimere le proprie convinzioni! Io sono un credente cattolico, comunque ho apprezzato questo film, piacevole e distensivo!
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elgatoloco
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giovedì 3 dicembre 2020
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lievemente (ma non solo)sospeso tra commedia e dra
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"Lievemente"ma anche "cum ira et studio"sospeso tra dramma e commedia, questo"Magic in the Moonlight"( 2014,Woody ALlen, ovviamente autore di soggetto e sceneggiatura, coautore e strumentista delle usiche jazz del film , ambientato verso la fine degli anni 1920-inizio dei '30)contrappone un illusionista deliberatamente scettico, ingaggiato da un amico per scoprire i presunti"imbrogli"-inganni di una giovane medium alla stessa medium, solo che, scoperti gli inganni, rimane un sentimento che diverrà amore reciproco, fino al matrimonio. Se rimangono le tesi di fondamentale scetticismo di Allen(emblematica la frase dello scettico illusonista: "L'unico superpotere certo è quello che brandisce la falce", è anche vero che, al tempo stesso, si apre uno spazio sempre più ampio al potere del sogno, dell'illusione magari, certamente dell'amore-amor vincit omnia potremmo agevolmente aggiungere.
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"Lievemente"ma anche "cum ira et studio"sospeso tra dramma e commedia, questo"Magic in the Moonlight"( 2014,Woody ALlen, ovviamente autore di soggetto e sceneggiatura, coautore e strumentista delle usiche jazz del film , ambientato verso la fine degli anni 1920-inizio dei '30)contrappone un illusionista deliberatamente scettico, ingaggiato da un amico per scoprire i presunti"imbrogli"-inganni di una giovane medium alla stessa medium, solo che, scoperti gli inganni, rimane un sentimento che diverrà amore reciproco, fino al matrimonio. Se rimangono le tesi di fondamentale scetticismo di Allen(emblematica la frase dello scettico illusonista: "L'unico superpotere certo è quello che brandisce la falce", è anche vero che, al tempo stesso, si apre uno spazio sempre più ampio al potere del sogno, dell'illusione magari, certamente dell'amore-amor vincit omnia potremmo agevolmente aggiungere. Dopo tergiversazioni e meditazioni, sia in rapporto con l'"amico"il cui ruolo, in realtà, è decisamente ambiguo), ma anche con la zia, salvata non da un"miracolo"ma dalle abili mani dei chirurghi, come il protagonista dirà, dopo qualche momento di esitazione quasi"superstiziosa", la condizione attesa da qualcuno/a e forse temuta da altri/e si realizza, dove non si potrà mai dire che il film di Woody siano"prevedibili"(il che in buona sostanza non vuol dire nienete, tra l'altro)ma invece che essi si realizzano come un work in progress(questo è anche il"cammino"della storia narrata nel fillm, del plot in buona sostanza). E in più , sempre fondamentale nelle opere alleniane(commedie, film, libri, ma anche musica, appunto)il ruolo dell'hypokritès, che in graco vuol dire non"iprocrita"come oggi intendiamo , ma"attore", ossia quel sottile margine tra "realtà"e"finzione"che Allen non meno di un Proust, di un Musil, di un Pirandello(per citare solo alcuni nomi emblematici e fin troppo noti)sa cogliere e sottolineare in maniera impareggiabile. Anche qui, come altrove, ossia in altre opere"alleniane"si ride poco e alloro solo"jaune", ossia con molte riserve di amarezza, ma il film è opera di rara intelligenza, decisamente in linea con il meglio dlela filmografia esistente. I protagonisti Colin Firth e Emma Stone sono bravisismi, a riconferma delle capacità registiche di Allen, che "coglie"(da attore oltre che autore consumato)chi sia più adatto a un ruolo, ma idem vale per tutti/e gl/lei altr/e, a inziare da Simonc Mc Burney, nel ruolo complesso dell'"amico"che è tale, per modo di dire... El Gato
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elgatoloco
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giovedì 16 dicembre 2021
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poco movimento, molta riflessione, come sempre in
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"Magic in the Moonlioght"(Woody Allen, ovviamente anche soggetto e sceneggiatura, 2014)parla di un illusionista(l'azione inizia a Berlino, nel 1928, senza particolari allusioni al contesto storico, peraltro)di grande successo internazionale, che , ingaggiato da un collega, vuole smascherare una giovane medium che sembra ottenere, a sua volta, un grande successo in ambito"globale". Lui, scettico, ateo e chiuso ad ogni"miracolo"sembra cedere in parte alle suggreestioni di questa furba ragazza, capace di improvvisare predizioni e "vaticini", anche se in fondo la sua convinzione permane quella di sempre, scettica di fronte ad ogni"irrazionalità"e ad ogni"eccezione"alle regole naturali(è darwinista convinto, nietzschiano in parte).
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"Magic in the Moonlioght"(Woody Allen, ovviamente anche soggetto e sceneggiatura, 2014)parla di un illusionista(l'azione inizia a Berlino, nel 1928, senza particolari allusioni al contesto storico, peraltro)di grande successo internazionale, che , ingaggiato da un collega, vuole smascherare una giovane medium che sembra ottenere, a sua volta, un grande successo in ambito"globale". Lui, scettico, ateo e chiuso ad ogni"miracolo"sembra cedere in parte alle suggreestioni di questa furba ragazza, capace di improvvisare predizioni e "vaticini", anche se in fondo la sua convinzione permane quella di sempre, scettica di fronte ad ogni"irrazionalità"e ad ogni"eccezione"alle regole naturali(è darwinista convinto, nietzschiano in parte). Dopo violente smentire, più che altro private, rispettoa ai poteri della "medium", dopo un'epserienza che lo ha visto quasi privato dell'amata zia(circostanza nella quale si era messo a pregare a un Dio "mai conosciuto")torna ad essere quello di smepre, dopo una con ferenza stampa di segno contrario. Ma alla fine confesserà a se stesso e alla ragazza di essersi innamorato di lei. Dopo un alterco o meglio una malinteso, quasi"magicamente", la ragazza gii comparirà davanti, dopo aver rinunciato a una proposta di matiromonio da parte di un miliardario anche decisamente"piacente". Woody Allen(in questo simile al suo"maestro"Ingmar Bergman)ha sempre discusso il problema teologico, insieme a quello ontologico, propendendo per lo scetticismo("Dio è morto, Marx è morto e ilo non mi sento troppo bene"e qui , al'9nizio del film , "Non c'è nessun Suuperpotere, salvo l'uomo con la falce")e questo caraterizza anche il film, nel quale i movimenti di macchina da presa sono pochissimi, dove domina un clima quasi teatrale, da"scena fissa", nel quale sono i dialoghi e le "controversie", appunto us temi ontologici(ossia sull'essere)e teologici ad essere dominanti, Se si può parlare di comédie au champagne, come si è fatto, credo possa essere decisamente accettabile, appunto per il carattere volutamente"statico"del filM, che punta, come in precedenti opere del grande Woody sull'essenza, sulla qualità dei problemi discussi e , volendo, tale carattere sembra denotare una certa"stanchezza"da parte di Allen stesso, ma al tempo stesso la sua "vitalità"sta appunto nel saper riproporre questioni che altrimenti il cinema(commerciale ma non solo)evita. Coln Firth e Emma Stone sono un""accoppiata vincente", senz'altro e anche in questo si vede il valore di un regista autore.scrittore che sa riproporsi, avendo, dal canto suo, rinunciato alla propria carriera di attore. Allen Atkins, nei panni di"zia Vanessa"è dal canto suo una presenza noteovlisisma. El Gato
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d'accordo? |
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