asdrubale03
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lunedì 16 dicembre 2013
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stranamente meglio del primo
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il primo mi era piaciuto tantissimo e non avrei mai pensato che questo capitolo lo superasse di gran lunga.Peter jackson si è superato,aspetto con ansia il prossimo.
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yrock
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lunedì 16 dicembre 2013
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l'epica di tolkien è resa gloriosamente
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Non possiamo credere che l'adattamento di un libro per un film, possa non tralasciare o modificare parti del libro stesso. Il cinema di questo tipo, ha il compito di rendere emozionante e straordinario ciò che nel libro era favola. "Lo Hobbit" rispetto ai libri della trilogia dell'anello, è più che altro una bella favola per bambini ( che comunque fa sognare anche i grandi), Jackson ha dovuto renderla per tutti dai 13 (per la censura) ai 99 anni. Va sottolineato un altro aspetto importante: gli effetti speciali. Jackson non ha badato a spese nel registrare il film nel formato 3D, nell'inserimento di luoghi immensi e del più bel drago di tutti i tempi.
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Non possiamo credere che l'adattamento di un libro per un film, possa non tralasciare o modificare parti del libro stesso. Il cinema di questo tipo, ha il compito di rendere emozionante e straordinario ciò che nel libro era favola. "Lo Hobbit" rispetto ai libri della trilogia dell'anello, è più che altro una bella favola per bambini ( che comunque fa sognare anche i grandi), Jackson ha dovuto renderla per tutti dai 13 (per la censura) ai 99 anni. Va sottolineato un altro aspetto importante: gli effetti speciali. Jackson non ha badato a spese nel registrare il film nel formato 3D, nell'inserimento di luoghi immensi e del più bel drago di tutti i tempi. Il fantasy vive grazie a Jackson, bisogna ammetterlo.
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petercinefilodoc
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lunedì 16 dicembre 2013
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la nuova saga entra finalmente nel vivo!
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Il viaggio di Bilbo Baggins, Gandalf e dei nanetti capeggiati da Thorin Scudodiquercia alla riconquista del regno di Erebor, occupato dal possente e temibile drago Smaug, continua nella seconda parte della nuova trilogia di Peter Jackson sull'universo creato da Tolkien. Dopo un piccolo flashback, la narrazione riprende esattamente da dove si era fermata nel precedente capitolo fino ad arrivare al momento più atteso della pellicola, lo scontro con Smaug. Ma prima che ciò avvenga, la compagnia dovrà affrontare tante altre avventure e ostacoli letali: ragni, orchi, elfi e il ritorno del Signore Oscuro Sauron. Inizio col dire che dal punto di vista dello svolgimento della storia, La Desolazione di Smaug non presenta i tempi morti che tanto sono stati criticati al primo film, anzi' tutto è calibrato benissimo.
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Il viaggio di Bilbo Baggins, Gandalf e dei nanetti capeggiati da Thorin Scudodiquercia alla riconquista del regno di Erebor, occupato dal possente e temibile drago Smaug, continua nella seconda parte della nuova trilogia di Peter Jackson sull'universo creato da Tolkien. Dopo un piccolo flashback, la narrazione riprende esattamente da dove si era fermata nel precedente capitolo fino ad arrivare al momento più atteso della pellicola, lo scontro con Smaug. Ma prima che ciò avvenga, la compagnia dovrà affrontare tante altre avventure e ostacoli letali: ragni, orchi, elfi e il ritorno del Signore Oscuro Sauron. Inizio col dire che dal punto di vista dello svolgimento della storia, La Desolazione di Smaug non presenta i tempi morti che tanto sono stati criticati al primo film, anzi' tutto è calibrato benissimo. Come ben saprete, la suddetta trilogia è tratta dal libro di Tolkien del 1937 "Lo Hobbit", scritto 17 anni prima de Il Signore degli Anelli, che nacque palesemente come un libro per bambini adoperando quindi toni molto fiabeschi. Inizialmente erano previsti soltanto 2 film, ma poi Jackson decise di aggiungerne un terzo per dislocare in maniera migliore l'intera vicenda. Premesso che il vero motivo di questo "allungamento" è come spesso succede di tipo economico, il sottoscritto non si è indignato più di tanto nell'apprendere la notizia perchè Lo Hobbit è si un libro breve rispetto a quelli della saga successiva, ma nel quale comunque avvengono molti eventi che magari nel libro non sono molto approfonditi, e che potrebbe essere tranquillamente espansi (battaglie). Tuttavia, per allungare il brodo, Jackson è stato costretto ad inserire o reinserire personaggi che nell'opera di Tolkien non sono presenti o non esistono proprio. E' il caso dell'elfo Legolas, dalla trilogia del signore degli anelli, e alla new entry l'elfa Tauriel. Quest'ultima però risulta essere poco incisiva ai fini della storia, se non per la relazione amorosa che nascerà in maniera fin troppo frettolosa e ai limiti del ridicolo con uno dei nani. Ma in linea di massima non mi è dispiaciuto il suo inserimento, come anche quello di Legolas che in fin dei conti nella struttura della storia ci calza bene. Notevole come venga messo in rilievo il cambiamento di Bilbo, che rimane comunque a mio parere il più adorabile personaggio della saga, in seguito al ritrovamento dell'anello. E se la sceneggiatura talvolta barcolla leggermente, è nella cura dei dettagli e nell'uso magistrale della CGI che si ritrova la vera eccellenza di questo secondo film, che riesce addirittura a superare dal punto di vista tecnico tutti i suoi predecessori. Gli ultimi 40 minuti sono da standing ovation! Dimenticate tutti i draghi che avete visto al cinema finora, Smaug è veramente il più fascinoso, grandioso, imponente drago mai visto e realizzato! Jackson dirige magistralmente tutte le scene d'azioni, ma in particolare il finale, per poi staccare in un punto cardine e costringerci a impostare di nuovo il timer, questa volta al 7 dicembre 2014, quando uscirà nelle sale "Racconto di un ritorno" (ultimo atto, già ultimato e in fase di post-produzione). Insomma, Lo Hobbit-La Desolazione di Smaug è un film che funziona, nonostante il legittimo malcontento dei puristi tolkieniani in seguito a sostanziali cambiamenti, ma c'era da aspettarselo. Ciò che conta è che sia sia dimostrato un'ottimo preludio a quello che sarà il gran finale, o almeno si spera. Voto: 8,5
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pisa93
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lunedì 16 dicembre 2013
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"lo hobbit" secondo jackson
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Bilbo e la sua "nanica" compagnia continuano il viaggio verso la montagna, ma ancora tante insidie li attendono ed il loro più grande nemico sta aspettando dormiente su una marea di tesori.
Peter Jackson attinge a piene mani dall'universo tolkeniano, riscrivendolo e maneggiandolo come se fosse un giocattolo che ha bisogno di una messa a punto. Si perde l'origine del libro e sorge una nuova storia, epica ed appassionata, ma ben lontana dalla classica Terra di Mezzo che tutti noi conosciamo. Orchi mai visti ed amori interraziali fanno da fronzoli e corredo ad una trama che non aveva davvero bisogno di aggiunte. Sembra quasi che le tre ore canoniche di film debbano essere eguagliate a qualsiasi costo e prezzo.
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Bilbo e la sua "nanica" compagnia continuano il viaggio verso la montagna, ma ancora tante insidie li attendono ed il loro più grande nemico sta aspettando dormiente su una marea di tesori.
Peter Jackson attinge a piene mani dall'universo tolkeniano, riscrivendolo e maneggiandolo come se fosse un giocattolo che ha bisogno di una messa a punto. Si perde l'origine del libro e sorge una nuova storia, epica ed appassionata, ma ben lontana dalla classica Terra di Mezzo che tutti noi conosciamo. Orchi mai visti ed amori interraziali fanno da fronzoli e corredo ad una trama che non aveva davvero bisogno di aggiunte. Sembra quasi che le tre ore canoniche di film debbano essere eguagliate a qualsiasi costo e prezzo. Si creano nuovi personaggi e si strizza l'occhio a protagonisti di trilogie future, lanciando le basi per una frase che Jackson a breve oserà dire: "Lo Hobbit l'ho scritto io!".
Lontana è la poesia del "Signore degli Anelli" ed anche se il regista sembra avere capito che dopo il primo film serviva un cambiamento, la metamorfosi non sembra ancora completa.
Le atmosfere si sono fatte più cupe e la fotografia cerca di tornare agli allori di un tempo, anche se usata con troppa sufficienza. Manca, infatti, la naturalezza con cui lo spettatore veniva avvolto nei placidi paesaggi neozelandesi, carichi di speranze e di oscurità.
Nonostante ciò, il film è una ricostruzione appassionata di una serie di eventi epici nel loro genere. A tratti si pecca di eccessiva esuberanza, con nani capaci di azioni impossibili ed elfi che farebbero impallidire Rambo in persona, ma il risultato e assolutamente piacevole e coinvolgente.
Le tre ore scarse di film quasi non si sentono, scorrendo veloci ed incalzanti davanti agli occhi di uno spettatore che vuole perdersi in un mondo che non è il suo. Il tutto è impreziosito da un villain d'eccezione: il drago Smaug, curato nei dettagli e motivo di plauso per il lavoro portato a termine dalla Weta. Un grande Benedict Cumberbatch dà la voce alla creatura, intessendo trame e dialoghi a tratti poetici.
In conclusione, siamo davanti ad un film che cerca di trovare una sua identità, anche se ancora legato ad un "Signore degli Anelli" che non manca mai di richiamare, ma non per questo meritevole di un giudizio negativo. Infatti sa stupire, emozionare ed, elemento più importante, incolla alla poltrona per tutta la sua durata.
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harry manback
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lunedì 16 dicembre 2013
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sfiorata l'immensa qualità della prima trilogia
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Questo secondo capitolo dedicato alle avventure del nostro Bilbo è palesemente più ritmato e dinamico del primo, che si apprestava, invece, soltanto ad introdurci in una terra di mezzo più fiabesca e gioiosa di quella che avevamo visto ne "Il signore degli anelli".
Ne "La desolazione di Smaug", l'atmosfera fiabesca del primo si è piano piano dissolta, mano a mano che la figura del negromante viene a delinearsi nel futuro Sauron, simbolo del male più puro.
Nonostante abbia una sceneggiatura leggermente più debole rispetto al primo episodio, che era quasi poetico, risulta molto più convincente dal punto di vista narrativo e questa volta le scene ed i personaggi aggiuntivi non sono per niente fuori luogo.
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Questo secondo capitolo dedicato alle avventure del nostro Bilbo è palesemente più ritmato e dinamico del primo, che si apprestava, invece, soltanto ad introdurci in una terra di mezzo più fiabesca e gioiosa di quella che avevamo visto ne "Il signore degli anelli".
Ne "La desolazione di Smaug", l'atmosfera fiabesca del primo si è piano piano dissolta, mano a mano che la figura del negromante viene a delinearsi nel futuro Sauron, simbolo del male più puro.
Nonostante abbia una sceneggiatura leggermente più debole rispetto al primo episodio, che era quasi poetico, risulta molto più convincente dal punto di vista narrativo e questa volta le scene ed i personaggi aggiuntivi non sono per niente fuori luogo.
Raddoppiate le scene d'azione, i combattimenti (alcuni un po' forzati lo ammetto), ma soprattutto i personaggi, la storia infatti non ha un unico filo conduttore come nel primo capitolo, ma segue le vicende di diversi gruppi di personaggi.
Nonostante in questo film si sia tolto un po' di spazio a Bilbo, che nel primo era il protagonista assoluto, questa nuova caratteristica ha contribuito a rendere "La desolazione di Smaug" più simile alla vecchia intramontabile trilogia di Jackson, che aveva anch'essa una moltitudine di personaggi e di situazioni diverse.
Un plauso è doveroso farlo alla realizzazione di Smaug, che è davvero qualcosa di fantastico, imponente, magnifico, superiore.
A mio parere questo film aveva tutte le carte in regola per raggiungere il livello dei primi tre capolavori di Jackson, ma purtroppo è stato penalizzato dalla colonna sonora (che nonostante sia epica non è minimamente paragonabile al lavoro fatto per la vecchia trilogia), e dalla sceneggiatura, che convince, ma non lascia a bocca aperta .
Ci tengo a precisare che il libro non l'ho letto, quindi non potrò commentare il film a 360 gradi, ma le emozioni che mi ha fatto provare durante la visione sono state veramente intense, ed a tratti mi sembrava di ritornare davvero alla prima trilogia.
VOTO 9
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tonict
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lunedì 16 dicembre 2013
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buon film, ma....
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Partiamo da qui: il film è sicuramente da vedere, fosse soltanto per le scene dentro la montagna con il meraviglioso drago Smaug. Più in generale, la seconda parte del film è davvero buona, coinvolgente, e anche piuttosto epica. Quello che non ho apprezzato, personalmente, è stato il contrasto, troppo evidente, tra i toni favolistici de Lo Hobbit e i suoi animali parlanti, con quelli più cupi e seriosi delle scene di "aggancio" alla trilogia dell'anello. Scene stupende per carità, ma che mal si conciliano con tutto il resto, nuocendo alla credibilità della pellicola. Confesso di aver apprezzato maggiormente il primo capitolo, dove i riferimenti c'erano si, ma erano più sporadici e comunque non avvilivano i toni allegri e spensierati di quella che poi, in fondo, è una favola per bambini.
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Partiamo da qui: il film è sicuramente da vedere, fosse soltanto per le scene dentro la montagna con il meraviglioso drago Smaug. Più in generale, la seconda parte del film è davvero buona, coinvolgente, e anche piuttosto epica. Quello che non ho apprezzato, personalmente, è stato il contrasto, troppo evidente, tra i toni favolistici de Lo Hobbit e i suoi animali parlanti, con quelli più cupi e seriosi delle scene di "aggancio" alla trilogia dell'anello. Scene stupende per carità, ma che mal si conciliano con tutto il resto, nuocendo alla credibilità della pellicola. Confesso di aver apprezzato maggiormente il primo capitolo, dove i riferimenti c'erano si, ma erano più sporadici e comunque non avvilivano i toni allegri e spensierati di quella che poi, in fondo, è una favola per bambini. La desolazione di Smaug vuole essere troppe cose, ma non ci riesce. Il peggiore dei cinque film "tolkeniani".
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wwiwa
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lunedì 16 dicembre 2013
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stupendo
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Premetto che non ho letto il libro quindi forse è questo che fa la differenza.
A me è piaciuto tantissimo tutto: i paesaggi mozzafiato, i personaggi, la storia l'unica cosa che non mi è piaciuta è che finisce sul più bello (scherzo!) se riesco andrò a vederlo una seconda volta!
Però ad esempio una ragazza seduta vicino a me che aveva letto Lo Hobbit diceva che non si ritrovava con la trama.
Adesso un anno per la terza parte sigh!!
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claudiofedele93
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lunedì 16 dicembre 2013
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un'incredibile desolazione (di smaug)!
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Dopo aver concluso un primo capitolo non del tutto soddisfacente, ma ad ogni modo gradito dai fan del regista e da chi professa di amare Tolkien e le sue opere, Peter Jackson torna, ad un anno preciso di distanza da Un Viaggio Inaspettato, al cinema portando sul grande schermo il secondo atto di quella che è la nuova trilogia ambientata nella vecchia (e amata)Terra di Mezzo.
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Dopo aver concluso un primo capitolo non del tutto soddisfacente, ma ad ogni modo gradito dai fan del regista e da chi professa di amare Tolkien e le sue opere, Peter Jackson torna, ad un anno preciso di distanza da Un Viaggio Inaspettato, al cinema portando sul grande schermo il secondo atto di quella che è la nuova trilogia ambientata nella vecchia (e amata)Terra di Mezzo.La pellicola, di fatto, dopo un brevissimo prologo nella città di Brea che strizza l’occhio a The Lord of the Rings, non solo per il tempo, ma anche per il luogo designato, le scenografie ed il cameo da parte di chi sta dietro alla macchina da presa già visto esattamente poco più di dieci anni fa, inizia precisamente laddove avevamo lasciato la compagnia dei nani guidata da Thorin Scudodiquercia, alle prese con i mannari ed il temibile Azog che non ne vogliono saper di cessare l’estenuante caccia. Da qui gli eredi della stirpe di Durin, assieme al coraggioso Bilbo Baggins e al saggio stregone Gandalf il Grigio si dirigono verso quella che sarà la casa del mutapelle Beorn, un essere quanto mai singolare ma che nulla ha contro Thorin e la sua missione. Dopo aver goduto dell’ospitalità di quest’ultimo la compagnia si appresta ad arrivare dinanzi ai confini di Bosco Atro, dove deve salutare Gandalf impegnato (sotto suggerimento di Lady Galadriel) ad indagare sul ritorno e l’esistenza del Negromante. Da questo momento Bilbo e i nani saranno catapultati in un vorticoso viaggio senza sosta e ricco di peripezie, arrivando infine ai pendii della Montagna Solitaria ed alle porte di Erebor, vedendosela contro il temibile drago Smaug.
Ci sono tanti aspetti che caratterizzano La Desolazione di Smaug e fanno si che questo secondo episodio si allontani anni luce dal primo, ma allo stesso tempo è evidente come Jackson, per aumentare il ritmo, rendere il film più adrenalinico e fluido abbia deciso, senza troppe presentazioni o dubbi, di allontanarsi con coraggio dal manoscritto di John R.R. Tolkien. Quel che ne esce è senza dubbio un prodotto che riesce perfettamente nel suo intento, ovvero di trasportare lo spettatore da una parte all’altra non solo della storia ma sopratutto della mappa della Terra di Mezzo e di saper divertire, intrattenere ed incantare in modo semplice ed efficace. Le numerose differenze tra la controparte cartacea e quella portata sul grande schermo sono tante eppure, in tutta onesta, è difficile indicare l’elemento meno riuscito di tutta l’opera poiché come il regista neozelandese ha già abituato in passato tutti noi, i suoi lungometraggi sono ricchi di quella precisione e cura così maniacale da dar persino fastidio in alcuni momenti; così non viene stravolta solo la storia in sé, ma vengono fatte aggiunte che magari faranno storcere il naso ai puristi come, in questo caso, l’entrata in scena della (bellissima) elfa Tauriel, interpretata dalla giovane Evangeline Lilly. Su di lei è bene spendere due parole, poiché il suo personaggio ricorda in alcuni momenti Dama Arwen, ma risulta fin da subito essere molto più spericolato nonché imprevedibile rispetto all’elfo femmina interpreto da Liv Tyler e sebbene inesistente nel racconto, nel complesso rimane comunque ben realizzato e curato sotto l’aspetto psicologico. Il film, grazie a questa presenza femminile ne guadagna, anche se, in tutta onestà, lasciano un po’ perplesse alcune scelte di sceneggiatura, che solo soggettivamente possono piacere o meno. Tuttavia è bene ricordare che il confronto e l’unione tra due razze ben diverse è sempre stato un elemento cardine della visione che Jackson ha della terra di Arda.
Per quanto riguarda la durata del film quest’ultima si attesta sulle due ore e mezzo abbondanti, ma al contrario di Un Viaggio Inaspettato questi appare decisamente più spettacolare e di gran lunga molto meno lento, ma sopratutto (rullo di tamburi) può vantarsi di un finale a cliffhanger con la F maiuscola, dove il piccolo Bilbo deve vedersela con il temibile Smaug, il più bel drago mai realizzato in tutta la storia del cinema fino ad oggi. Credete a noi, Smaug non è solo un qualcosa di grosso che si muove dentro i meandri di Erebor, egli è un personaggio concreto, capace di rubare l’attenzione dello spettatore, con un suo sinistro fascino, che fa sua la scena non solo visivamente (e qui facciamo un plauso agli effetti speciali che a nostro dire si sono superati) ma anche per quanto riguarda la sua natura ed i dialoghi tra lui e lo sventurato Hobbit, che sottolineano così un lavoro di sceneggiatura fatto da Philippa Boyens, Fran Walsh, Jackson e Gulliermo del Toro davvero sopraffino e da manuale nonché privo, in generale, di sbavature e cali.
Ci sono delle pecche ne La Desolazione di Smaug? Ovviamente non possono mancare alcune cadute di stile o lacune, sopratutto nella prima parte che è palesemente collegata al primo capitolo e persino un occhio poco attento può capire che il primo quarto d’ora doveva essere posto come conclusione di An Unexpected Journey, gioco forza Beorn è un personaggio (quasi del tutto) sacrificato e speriamo di poterlo ammirare di più nella conclusione di questa storia. Per quanto riguarda gli effetti visivi, come detto in precedenza, il lavoro che è stato fatto dalla Weta Digital è d’altissimo livello, tuttavia, a coloro i quali non fosse piaciuta la prima parte è bene mettere in chiaro che anche in questo film l’effetto digitale è molto presente, anche se meno accentuato grazie ad una fotografia che rende il lungometraggio cupo e ricco di inquietudine. La regia è sempre ottima, con lunghe sequenze acrobatiche e capace di cogliere la coralità dell’opera in ogni momento senza mai abbandonare o mettere in ombra un personaggio e se pensiamo a quanti ne sono stati aggiunti in questo secondo film, non possiamo che non apprezzare quanto è stato fatto.
Il cast funziona bene, i nani ormai non sono solo parte dell’ambiente ma bensì della storia e non vengono meno dinanzi ai nuovi comprimari, dove tra tutti spicca, oltre alla già citata Lilly, un magnifico Stephen Fry nei panni del governatore di Pontelagolungo, figura che dovrebbe far suonare in testa qualche campanello a noi italiani ed un magnetico Lee Pace nella parte di Thranduil il re degli elfi. Buona anche la prova di Luke Evans nelle vesti di Bard discendente di Girion, mentre leggermente sottotono, usato per azioni spettacolari (nonché per un “dolcissimo” riferimento/collegamento a La Compagnia dell’Anello) è il Legolas di Orlando Bloom, molto più cupo, meno amichevole e poco propenso a far amicizia col popolo di Durin. Mckellen, Armitage (il cui Thorin assume sempre più i connotati di un personaggio da vero dramma teatrale) e Freemansono sempre perfetti nei loro ruoli eCumberbatch riesce a mettere qualcosa di se stesso anche quando gli viene richiesto di interpretare un drago in Perfomance Capture. A proposito di Smaug, sebbene non abbiamo potuto sentire il doppiaggio originale, promuoviamo senza incertezze il lavoro che è stato fatto da Luca Ward, la cui voce non ha nulla da invidiare alla controparte inglese ed è un piacere/terrore sentir parlare il flagello di Durin dinanzi a noi. Ottime, infine, le scenografie e la colonna sonora realizzata da uno Shore molto più ispirato per quanto riguarda i temi e le melodie, del tutto coerenti con quanto accade sullo schermo.
Lo Hobbit – La Desolazione di Smaug è un film che gode di un ritmo molto più fluido, forsennato e colleziona al suo interno un gran numero di momenti spettacolari, esaltanti, ma soprattuto ben orchestrati. Il secondo capitolo della nuova trilogia traghetta lo spettatore in quello che sarà il gran finale e sebbene l’attesa sia ormai tanta, fan o no, è impossibile non rimanere colpiti o affascinati da quanto portato (ancora una volta) sullo schermo da Jackson, il quale dimostra di essere uno dei pochi registi al mondo capaci di saper tener le redini di (mega) produzioni di tale portata. Non rimane che godersi tutto ciò che Lo Hobbit ha da offrire nelle due ore e mezzo di durata e poiché questo capitolo convince appieno in (quasi) ogni inquadratura, è difficile pensare che dopo ben 5 film, il caro vecchio Peter Jackson possa cadere in fallo nel tirare le fila di una storia che grazie alla passione che in lui alberga per le storie di Tolkien, ha saputo imporsi e trovare una propria identità nel vasto, quanto immortale, panorama cinematografico!
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isaacasimov
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lunedì 16 dicembre 2013
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diverse scene di troppo..
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Ho visto ieri il film in questione al cinema e devo dire che ne sono rimasto particolarmente deluso. Ho trovato particolarmente deludente e fastidiose le numerose variazioni sul tema dell'omonimo romanzo di Tolkien, che si traducono sullo schermo come cadute di stile e di realismo nella narrazione. L'esempio più notevole è rappresentato dalla "necessaria" reintroduzione del personaggio di Legolas e del suo amore non corrisposto con l'elfa Tauriel, a sua volta troppo impegnata in una "profondissima" love story con un nano che si è sviluppata nel giro di ben 5 minuti !!..Diverse scene d'azione sono esagerate al limite dell'inverosimile, il che non è necessariamente un male, ma in ceri casi in questo film si è andati decisamente oltre e al limite del ridicolo (vedi Thorin che fa surf su una carriola di legno sopra un fiume d'oro liquido e molte altre scene).
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Ho visto ieri il film in questione al cinema e devo dire che ne sono rimasto particolarmente deluso. Ho trovato particolarmente deludente e fastidiose le numerose variazioni sul tema dell'omonimo romanzo di Tolkien, che si traducono sullo schermo come cadute di stile e di realismo nella narrazione. L'esempio più notevole è rappresentato dalla "necessaria" reintroduzione del personaggio di Legolas e del suo amore non corrisposto con l'elfa Tauriel, a sua volta troppo impegnata in una "profondissima" love story con un nano che si è sviluppata nel giro di ben 5 minuti !!..Diverse scene d'azione sono esagerate al limite dell'inverosimile, il che non è necessariamente un male, ma in ceri casi in questo film si è andati decisamente oltre e al limite del ridicolo (vedi Thorin che fa surf su una carriola di legno sopra un fiume d'oro liquido e molte altre scene).
In breve, personalmente penso che in questo film si sia voluto "esgerare" , trasformando la trama pulita e semplice del libro in una sceneggiatura a tratti grottesca; e tutto nel nome del guadagno.
Sarebbero bastati solo 2 film per rendere "Lo Hobbit" di Tolkien, ma purtroppo logiche di botteghino hanno spinto la regia ad allungare il brodo..
Al di là del fatto che siate d'accordo con me o meno, da amico vi consiglio di leggervi anche il romanzo; è lungo un quinto del Signore degli Anelli ed è leggero ed emozionante, vi farà passare sicuramente delle belle serate!
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evildevin87
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lunedì 16 dicembre 2013
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il suo lo fa
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Il film in sè è un discreto colossal fantasy di mestiere, ma niente di più. L'ho trovato discretamente sottotono e meno coinvolgente rispetto al precedente, che era pregno di momenti da brivido e che rendevano davvero impeccabili certe parti. Qui l'unico momento che mi ha fatto tenuto incollato alla sedia è quando Bilbo incontra Smaug (parte leggermente cambiata rispetto al libro, ma comunque gradevole). Non che comunque faccia sopraggiungere la noia, anzi, il ritmo è ben tenuto per tutta la durata del film e dunque la longevità non si fa mai sentire particolarmente. Se devo dire una cosa che proprio non mi è piaciuta, è Orlando Bloom: al di là del fatto che non sembra neanche più di tanto il Legolas della trilogia de "Il signore degli anelli", è stato davvero monoespressivo e al limite della credibilità.
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Il film in sè è un discreto colossal fantasy di mestiere, ma niente di più. L'ho trovato discretamente sottotono e meno coinvolgente rispetto al precedente, che era pregno di momenti da brivido e che rendevano davvero impeccabili certe parti. Qui l'unico momento che mi ha fatto tenuto incollato alla sedia è quando Bilbo incontra Smaug (parte leggermente cambiata rispetto al libro, ma comunque gradevole). Non che comunque faccia sopraggiungere la noia, anzi, il ritmo è ben tenuto per tutta la durata del film e dunque la longevità non si fa mai sentire particolarmente. Se devo dire una cosa che proprio non mi è piaciuta, è Orlando Bloom: al di là del fatto che non sembra neanche più di tanto il Legolas della trilogia de "Il signore degli anelli", è stato davvero monoespressivo e al limite della credibilità. Tirando le somme comunque il film risulta godibile, ben dosata l'azione, l'ironia e i momenti di tensione, regia di Peter Jackson impeccabilee che come sempre da sempre molto credito alle ambientazioni, spettacolari a dir poco. Per quanto mi riguarda, più che sufficiente.
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[+] bloom...
(di hollyver07)
[ - ] bloom...
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