
Titolo originale | Der Teufelsgeiger |
Titolo internazionale | The Devil's Violinist |
Anno | 2013 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Germania, Italia |
Durata | 122 minuti |
Regia di | Bernard Rose |
Attori | David Garrett (I), Jared Harris, Andrea Deck, Joely Richardson, Veronica Ferres Olivia D'Abo, Helmut Berger, Christian McKay, Thomas Anton, Peter R. Bishop, Peter Bosch, Ben Cura, David Godden, Stephen Hastings, Franziska Huber, Ian Hughes, Kristian Portz, Jennifer Davison, Marco di Sapia, Joe Geary, Stephen Hastings (II), Ian Hughes (II), Tim Jefferis, Elizabeth Kinnear, Onat Koc, Fanny Krausz, Makhare Alexander Ninidze, Oskar Ricketts, Angie Russo, Marco Schleicher, Ania Sowinski, Andrew Tiernan, Franziska Weisz. |
Uscita | giovedì 27 febbraio 2014 |
Distribuzione | Academy Two |
MYmonetro | 2,58 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 16 giugno 2023
Niccolò Paganini ha talento ma non la costanza per farcela nel mondo della musica. Farà un patto con il diavolo per avere successo. In Italia al Box Office Il violinista del diavolo ha incassato 113 mila euro .
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CONSIGLIATO NÌ
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Siamo agli inizi dell'Ottocento. Il violinista Niccolò Paganini dissipa le sue energie fra donne, gioco d'azzardo e stupefacenti. Quel che è peggio, nessuno sembra capire né apprezzare il suo talento. Nessuno, tranne un certo Urbani, mefistofelico agente (del demonio?) che lo convince a firmare un contratto capestro: Urbani garantirà a Paganini il successo, e il "violinista del diavolo", come verrà chiamato il musicista, dopo la morte gli consegnerà la sua anima.
Il regista inglese Bernard Rose, che aveva già affrontato il mondo della musica classica in Amata immortale e con The Kreutzer Sonata, trova nella superstar del violino David Garrett l'ispirazione per parlare non solo della dannazione intrinseca al talento, in particolare quello musicale, ma anche della dimensione divistica di Paganini, che oltre ad aver inventato un modo rivoluzionario di suonare il suo strumento si era anche appropriato della ribalta, un po' come sarebbe successo molti anni dopo a Jimi Hendrix e la sua chitarra elettrica.
Tuttavia l'intuizione di raccontare Paganini come l'antesignano di ogni rock star non viene estesa all'intero contesto filmico: se da un lato Garrett, con i suoi capelli lunghi, i suoi occhialetti tondi e il suo sguardo perennemente sballato pare un Axel Rose catapultato nel 19esimo secolo, dall'altro l'iconografia resta quella tradizionale, senza le invenzioni autoriali del Milos Forman di Amadeus o le riletture rock di Baz Luhrmann.
È importante sottolineare che questo non è un film su Niccolò Paganini, volutamente inconoscibile dall'inizio alla fine (alla Salvatore Giuliano, per azzardare un paragone alto), e rivelato solo attraverso la musica: è fondamentale che a interpretarlo sia un violinista vero come Garrett, anche autore della colonna sonora, perché le sue performance nel film portano la narrazione ad un altro livello e ci danno immediatamente il senso di quale sia il problema di fondo, ovvero l'ingestibilità di un talento spropositato nella cornice della quotidianità.
Anche Jared Harris, che ha il ruolo di Urbani, si limita a farsi maschera, o meglio, proiezione dell'ambizione e insicurezza di Paganini. Tutti gli altri sono figurine da libro pop up, evocato esplicitamente dall'inquadratura del figlio di Paganini che manovra un teatrino. Rose avrebbe dovuto spingere di più sulla caratterizzazione grottesca di quelle figure di contorno, accentuandone proprio la dimensione teatrale, come ha fatto Tim Burton con il suo Sweeney Todd.
Così come avrebbe dovuto imprimere un ritmo musicale più serrato (entro una durata filmica più breve) alla narrazione: se Paganini fosse a bordo schermo, si metterebbe a scandirgli il tempo per imporgli il suo stile, a tratti quasi sincopato.
Il violinista del diavolo resta comunque un'interessante riflessione sulla natura del talento, il culto della celebrità, i prodromi dell'industria musicale e la differenza fra l'intrattenitore e l'artista. Peccato che la forma non aderisca meglio al contenuto: ma non sono molti i Paganini, nemmeno fra i registi.