fabio 3121
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mercoledì 24 marzo 2021
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un uomo innocente in fuga dal suo oscuro passato
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il film racconta la vita normale che ora svolgono alcuni membri del gruppo "Weather Undergroun" che a cavallo tra gli anni '60 e '70 costuiva una organizzazione pacifista contraria alla guerra in Vietnam. Poichè durante le manifestazioni di protesta vi era stato anche un episodio di rapina ad una banca con morte di una guardia giurata, l'FBI a distanza di 30 anni continua la sua ricerca di quelli che sono oramai dei latitanti. Tra questi viene arrestata una casalinga Sharon Solarz (Susan Sarandon) e, tramite lo scoop del giovane giornalista Ben Shepard (Shia LaBeouf) dell'Albany Suntime, si scopre che l'avvocato Jim Grant (Robert Redford) altri non è che Nick Sloan.
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il film racconta la vita normale che ora svolgono alcuni membri del gruppo "Weather Undergroun" che a cavallo tra gli anni '60 e '70 costuiva una organizzazione pacifista contraria alla guerra in Vietnam. Poichè durante le manifestazioni di protesta vi era stato anche un episodio di rapina ad una banca con morte di una guardia giurata, l'FBI a distanza di 30 anni continua la sua ricerca di quelli che sono oramai dei latitanti. Tra questi viene arrestata una casalinga Sharon Solarz (Susan Sarandon) e, tramite lo scoop del giovane giornalista Ben Shepard (Shia LaBeouf) dell'Albany Suntime, si scopre che l'avvocato Jim Grant (Robert Redford) altri non è che Nick Sloan. Quest'ultimo, braccato dall'FBI, inizia una lunga e pericolosa fuga consegnando però prima la propria figlia picccola al fratello Daniel (Chris Cooper). Nei suoi spostamenti Nick incontrerà prima Donal (Nick Nolte) e poi il professore universitario Jed (Richard Jenkis) in cerca di notizie della ex militante Mimi Lurie. Nel frattempo il perspicace Ben Shepard entrerà in contatto con Henry Osborne (Brendan Gleeson) che aveva svolto 30 anni prima le indagini sull'assalto alla banca. Il finale è ricco di colpi di scena e di suspense tenendo lo spettatore letteralmente incollato allo schermo a seguire quella che è la fuga di un uomo innocente dal suo oscuro e misterioso passato. Davvero un bel film con un ritmo incalzante che si avvale sia un riuscito montaggio ma soprattutto di una sontuosa interpretazione di tutti i suoi protagonisti. Un elogio merita sia la performance attoriale che la regia di Robert Redford che grazie ad un cast stellare e ad un'ottima sceneggiatura produce una pellicola di alto spessore. Voto: 8/10.
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paolp78
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sabato 29 giugno 2024
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operazione nostalgia debole e sbiadita
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Pellicola pienamente nelle corde del regista Robert Redford, che si cimenta sul campo a lui congeniale degli ideali radicali e della lotta studentesca, tematica che viene affrontata a decenni di distanza al fine di rivalutare, correggere ma comunque non totalmente condannare le ideologie di un tempo. Come in numerose altre pellicole (molte delle quali hanno visto la partecipazione di Redford come interprete se non anche come regista), la narrazione è ispirata da idee anti-governative e si cerca di proporre letture alternative in favore dei movimenti pacifisti e studenteschi di sinistra.
Il film tuttavia non convince e particolarmente non funziona l’operazione nostalgia, con cui si tenta di fare appassionare gli spettatori di oggi a questioni e tematiche ormai dimenticate, peraltro senza richiamarne il contenuto in modo profondo e viscerale, ma restando in superficie e compiendo quindi un’operazione insipida e poco ficcante.
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Pellicola pienamente nelle corde del regista Robert Redford, che si cimenta sul campo a lui congeniale degli ideali radicali e della lotta studentesca, tematica che viene affrontata a decenni di distanza al fine di rivalutare, correggere ma comunque non totalmente condannare le ideologie di un tempo. Come in numerose altre pellicole (molte delle quali hanno visto la partecipazione di Redford come interprete se non anche come regista), la narrazione è ispirata da idee anti-governative e si cerca di proporre letture alternative in favore dei movimenti pacifisti e studenteschi di sinistra.
Il film tuttavia non convince e particolarmente non funziona l’operazione nostalgia, con cui si tenta di fare appassionare gli spettatori di oggi a questioni e tematiche ormai dimenticate, peraltro senza richiamarne il contenuto in modo profondo e viscerale, ma restando in superficie e compiendo quindi un’operazione insipida e poco ficcante.
La storia narrata non riesce a coinvolgere ed interessare autenticamente. Il misterioso passato su cui si deve fare chiarezza, in realtà appare alquanto decifrabile sin da subito, pertanto l’effetto sorpresa non si crea affatto ed il finale si presenta anonimo e poco emozionante. Anche il rapporto del protagonista con la figlioletta da cui deve separarsi, non crea pathos.
L’altro difetto della pellicola è costituito dall’età avanzata degli interpreti protagonisti, che non hanno più l’età per risultare convincenti se adoperati in contesti di azione, che viceversa rischiano di mostrarli impietosamente ridicoli. Redford settantaseienne veste evidentemente male i panni del padre di una dodicenne.
Oltre a Redford che è sia regista che protagonista, il cast prevede una nutrita schiera di grandi interpreti attempati: tra questi Julie Christie ha la parte più importante, mentre altri come Susan Sarandon e Nick Nolte hanno ruoli minori di complemento, dove comunque ben figurano. L’altro ruolo preminente è ricoperto da Shia LaBeouf, unica star di giovane età. Ci sono poi i sempre ottimi Brendan Gleeson, Richard Jenkins, Chris Cooper, Sam Elliott, Stanley Tucci e Terrence Howard.
L’organizzazione di estrema sinistra di cui facevano parte in gioventù vari personaggi del film è realmente esistita e si macchiò di atti terroristici, come attentati dinamitardi a palazzi governativi.
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gianleo67
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sabato 3 agosto 2013
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la deriva 'buonista' del cinema liberal
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Dopo 30 anni dalla tragica rapina in banca che costò la vita ad una guardia giurata, l'FBI stringe il cerchio attorno ai componenti del braccio armato di una organizzazione di protesta civile contro la guerra in Vietnam, divenuti nel frattempo insospettabili cittadini dalla vita irrepresensibile. Tra questi un brillante penalista vedovo e con figlia al seguito che, smascherato dall'intraprendenza di un giovane 'chronicler' locale, si dà alla macchia cercando di ritrovare la sua vecchia compagna d'armi e d'amore di un tempo e con essa la verità su quel tragico episodio da cui si dichiara estraneo. Finale consolatorio ed edificante.
Attraverso il contributo di una sceneggiatura di calibrata complessità, frutto della indiscussa professionalità della tradizione hollywoodiana (ma non era cinema indipendente?), Redford imbastisce un thriller d'azione che strizza l'occhio da un lato alle dinamiche orizzontali dei film di impegno civile degli anni '70 ('Tutti gli uomini del Presidente'- 1976 - A.
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Dopo 30 anni dalla tragica rapina in banca che costò la vita ad una guardia giurata, l'FBI stringe il cerchio attorno ai componenti del braccio armato di una organizzazione di protesta civile contro la guerra in Vietnam, divenuti nel frattempo insospettabili cittadini dalla vita irrepresensibile. Tra questi un brillante penalista vedovo e con figlia al seguito che, smascherato dall'intraprendenza di un giovane 'chronicler' locale, si dà alla macchia cercando di ritrovare la sua vecchia compagna d'armi e d'amore di un tempo e con essa la verità su quel tragico episodio da cui si dichiara estraneo. Finale consolatorio ed edificante.
Attraverso il contributo di una sceneggiatura di calibrata complessità, frutto della indiscussa professionalità della tradizione hollywoodiana (ma non era cinema indipendente?), Redford imbastisce un thriller d'azione che strizza l'occhio da un lato alle dinamiche orizzontali dei film di impegno civile degli anni '70 ('Tutti gli uomini del Presidente'- 1976 - A.J.Pakula),dove l'intricata rete di relazioni e di fatti emerge dai complicati rapporti interpersonali tra i personaggi, e dall'altro alla mistica eroica che declinava la fine del sogno americano nell'irriducibile idealismo di uomo braccato (I tre giorni del Condor - 1975 - S.Pollack) , in fuga verso un passato di oscure macchinazioni ed un presente di sconcertanti (strabilianti) rivelazioni. Forse eccessivamente verboso e complicato da un andamento narrativo non sempre coerente e credibile, offre un buono spettacolo per via del ritmo incalzante e per l'indiscutibile appeal di vecchie e nuove glorie del cinema a stelle e strisce e grazie ad una regia classica che ricerca una sintesi efficace tra le caratterizzazioni dei personaggi e lo sviluppo della storia, nel tentativo (non sempre riuscito) di indirizzarne comportamenti e motivazioni verso il punto di arrivo di un percorso accidentato dove la realtà non è mai quella che sembra. Nell'indagine parallela tra le ambizioni di un imberbe ma determinato cronista d'assalto e quella di un anziano ma ancora scattante 'azzeccagarbugli' liberal dal passato oscuro e misterioso (entrambi ruoli che l'autore conosce a menadito) si gioca lo sviluppo di un film che cerca di mescolare le ragioni della verità (storica,giuridica,personale) con quelle del cuore (una figlia grande ed una figlia piccola) nel segno di una discontinuità tra un passato di ingenuo e feroce idealismo ed un presente di 'normalizzazione borghese' e di buoni sentimenti, finendo con il sostituire la tensione morale dei 'modelli' già citati con la deriva stucchevole e deboluccia di un sentimentalismo da terza età (ma che sarà mai questo tremendo segreto che il protagonista vuole preservare dall'invadenza dei media?). Nutrito il 'parterre de heros' non ostante la produzione indipendente del padre fondatore del Sundance; si rischia però l'irritante effetto cameo con presenze meritevoli di una maggiore valorizzazione, ridotte al rango di figurine marginali nei rivoli senza sbocco di una narrazione incompiuta (Sarandon,Nolte,Christie). Non sempre quando invecchia, il vino migliora. Anche per il vecchio Bob dovrebbe valere la regola di tacere quando non si ha nulla da dire: il silenzio si sa, è d'oro.
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jayan
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domenica 13 gennaio 2013
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alla ricerca della verità e di se stessi
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Ancora un film capolavoro di Robert Redford, con lui che interpreta la parte del protagonista, l'avvocato Grant, e Julie Christie che interpreta una parte di coprotagonista, che appare nel finale ma è come la ciliegina sulla torta. Un gruppo di amici che avevano partecipato alle proteste contro la guerra del Vietnam, dopo 32 anni, si incontrano di nuovo, non per loro scelta ma perché in parte accusati dell'omicidio di una guardia di sicurezza durante una rapina a una banca, effettuata per fare soldi e finanziare la loro picoola rivoluzione. Erano idealisti e ora sono divenuti professionisti, gente rispettata e completamente insospettabile. Un giornalista indaga sulle loro vite, in particolare su quella di Grant.
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Ancora un film capolavoro di Robert Redford, con lui che interpreta la parte del protagonista, l'avvocato Grant, e Julie Christie che interpreta una parte di coprotagonista, che appare nel finale ma è come la ciliegina sulla torta. Un gruppo di amici che avevano partecipato alle proteste contro la guerra del Vietnam, dopo 32 anni, si incontrano di nuovo, non per loro scelta ma perché in parte accusati dell'omicidio di una guardia di sicurezza durante una rapina a una banca, effettuata per fare soldi e finanziare la loro picoola rivoluzione. Erano idealisti e ora sono divenuti professionisti, gente rispettata e completamente insospettabile. Un giornalista indaga sulle loro vite, in particolare su quella di Grant. Un colpo di scena. Ma non voglio rivelarvi i particolari. Sembra un thriller ma in fondo è la ricerca di noi stessi, della nostra vera natura e indole. I professionisti sono disposti a rinunciare alla libertà pur di difendere i loro ideali? Quasi nessuno. Nel finale appare una donna che cambierà le carte in tavola. Bellissimo il dialogo finale tra Julie Christie e Robert Redford. Ambientato nelle foreste dello stato di New York (Albany) e nel Michigan, al confine con il Canada, in cittadine e villaggi dispersi tra gli alberi gialli e rossi dell'autunno americano, il film è ricco di atmosfere, interiori ed esteriori. Da non perdere!
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(di silver47)
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theciddons
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venerdì 4 gennaio 2013
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il viaggio conclusivo di una generazione!
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Redford tenta l'esperiemento, riuscito, di portare sullo schermo la generazione, le battaglie e le proteste del '68 impiantate nell'odierna società globalizzata. Una generazione americana che, agli occhi del regista, ha fondamentalmente perduto lo scontro con il "potente" ed è stata costretta a ritornare, di sotterfugio, all'interno del sistema con un lavoro normale e una famiglia normale, lontano dai riflettori. Una sopravvivenza lunga 40 che torna, inevitabilmente, a presentare il conto. Una piccola crepa morale che cresce e cresce e alla fine rende impossibile continuare la vita "normale". E da questo presupposto si sviluppa il complesso intreccio narrativo all'interno del quale si muovono il vecchio (troppo a dir la verità per il personaggio interpretato) ed il giovane e ambizioso giornalista Shia LeBoeuf che dovrà compiere anch'egli un personale viaggio esteriore ed interiore per comprendere infine quali sono i suoi valori morali.
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Redford tenta l'esperiemento, riuscito, di portare sullo schermo la generazione, le battaglie e le proteste del '68 impiantate nell'odierna società globalizzata. Una generazione americana che, agli occhi del regista, ha fondamentalmente perduto lo scontro con il "potente" ed è stata costretta a ritornare, di sotterfugio, all'interno del sistema con un lavoro normale e una famiglia normale, lontano dai riflettori. Una sopravvivenza lunga 40 che torna, inevitabilmente, a presentare il conto. Una piccola crepa morale che cresce e cresce e alla fine rende impossibile continuare la vita "normale". E da questo presupposto si sviluppa il complesso intreccio narrativo all'interno del quale si muovono il vecchio (troppo a dir la verità per il personaggio interpretato) ed il giovane e ambizioso giornalista Shia LeBoeuf che dovrà compiere anch'egli un personale viaggio esteriore ed interiore per comprendere infine quali sono i suoi valori morali. Ed è questo il significato più intimo che Redford vuole trasmette allo spettatore del XXI secolo. L'insegnamento, il bagaglio morale, unico retaggio di un'intera generazione che aveva definitio l'intera propria identità attraverso il dissenso, talvolta violento, viene idealmente ed implicitamente trasmesso dal vecchio al giovane americano in una sorta di malcelato ottimisto che non tramonta mai nel pensiero dell'ultimo divo americano. Un film impegno, fortemente liberal, che si trasferisce dagli anni 60' e 70' nella de - moralizzata società americana del 2012. Il testamento etico di una generazione che ha ancora qualcosa da dire.
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andrea bazzarini
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mercoledì 2 gennaio 2013
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la regola del silenzio
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Robert Redford fotografa con un affresco impressionista la sua visione dell'America contemporanea, democratica e con uno sguardo incendiario a ricordare epoche passate cercando di cambiare il mondo. I giorni che passano, gli occhiali dalla montatura di corno sono sempre gli stessi, ora ci sono Twitter e le email ma il giornalista naif e d'assalto non ne ha bisogno, come allora gli bastano una biro, un taccuino e un diner dove intrattenere relazioni sociali vitali.
I tre giorni del Condor di Shia LaBeouf rincorrono nel Michigan una storia vecchia di 40 anni, annebbiata negli anni '70, quando il vecchio e arzillo avvocato Bob aveva un'altra identità, un'altra vita, gli stessi ideali e forse una colpa non ancora pagata che Susan Sarandon fa tornare a galla.
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Robert Redford fotografa con un affresco impressionista la sua visione dell'America contemporanea, democratica e con uno sguardo incendiario a ricordare epoche passate cercando di cambiare il mondo. I giorni che passano, gli occhiali dalla montatura di corno sono sempre gli stessi, ora ci sono Twitter e le email ma il giornalista naif e d'assalto non ne ha bisogno, come allora gli bastano una biro, un taccuino e un diner dove intrattenere relazioni sociali vitali.
I tre giorni del Condor di Shia LaBeouf rincorrono nel Michigan una storia vecchia di 40 anni, annebbiata negli anni '70, quando il vecchio e arzillo avvocato Bob aveva un'altra identità, un'altra vita, gli stessi ideali e forse una colpa non ancora pagata che Susan Sarandon fa tornare a galla. Ben Affleck dovrebbe guardare gli ultimi cinque minuti di questo film per vedere come si conclude una grande trama di spionaggio. Tutti gli uomini (rivoluzionari) del presidente Redford in uno spy game idealisticamente ritmato e più che riuscito.
I tempi cambiano baby. I tempi, forse.
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filippo catani
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lunedì 31 dicembre 2012
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un bel film a marca redford
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Una vecchia attivista di un movimento terrorista viene arrestata a trent'anni da un colpo in banca che causò la morte di una guardia giurata. Questo evento metterà in allarme gli altri membri del gruppo che non sono stati arrestati. Un giornalista intanto cercherà di fare luce sugli eventi presenti e passati.
Sgombrando il campo da ogni equivoco diciamo subito che questo film trasuda Redford in ogni sua parte e, come spesso avviene nei suoi film più "impegnati", lo svolgimento della trama viene superato dal messaggio che è insito nella pellicola. Fino a che punto si è disposti a rischiare per le proprie idee politiche? Fino a che punto si è disposti ad arrivare una volta imboccata la strada della lotta armata? E soprattutto si è disposti a rifarsi completamente una nuova identità cercando di vivere più anonimamente possibile?.
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Una vecchia attivista di un movimento terrorista viene arrestata a trent'anni da un colpo in banca che causò la morte di una guardia giurata. Questo evento metterà in allarme gli altri membri del gruppo che non sono stati arrestati. Un giornalista intanto cercherà di fare luce sugli eventi presenti e passati.
Sgombrando il campo da ogni equivoco diciamo subito che questo film trasuda Redford in ogni sua parte e, come spesso avviene nei suoi film più "impegnati", lo svolgimento della trama viene superato dal messaggio che è insito nella pellicola. Fino a che punto si è disposti a rischiare per le proprie idee politiche? Fino a che punto si è disposti ad arrivare una volta imboccata la strada della lotta armata? E soprattutto si è disposti a rifarsi completamente una nuova identità cercando di vivere più anonimamente possibile?. Ecco gli spunti che vengono lanciati in pasto allo spettatore che però segue con passione anche lo svolgimento della trama. Il film è poi impreziosito da un cast sfavillante di grandi stelle di Hollywood che si sono prestate all'opera; detto di Redford ci sono star del calibro della Sarandon, Tucci e Nolte solo per fare qualche nome. L'unico a non convincere è LaBeouf nel ruolo del giornalista investigativo; il ragazzo pare ancora acerbo e poco espressivo; peccato perchè non ha certo un ruolo marginale. Insomma quest'opera riesce a coniugare sapientemente il buon thriller con il cinema civile che negli USA ha fatto tanta fortuna specialmente per cercare di fare luce su movimenti e momenti storici non del tutto limpidi (e anche noi ne sappiamo qualcosa con il dibattito riaperto dal recente e bel Romanzo di una strage).
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cinemascoop.altervista.org
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sabato 8 settembre 2012
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il film dei no-global
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Il settantacinquenne attore e regista americano si è affacciato in laguna (per la prima volta) ed ha presenziato alla proiezione della sua ultima fatica. Pur essendo fuori concorso, "The Company You Keep" ha attratto le attenzioni di pubblico e mass-media sia per il fatto che Redford non era mai sbarcato al lido prima d’ora sia per il cast di grande glamour. Che il tutor del Sundance Film Festival fosse politicamente schierato a favore dei Democratici era cosa già nota; nella conferenza stampa di presentazione il regista ha anche motivato il suo appoggio alla candidatura di Obama per le prossime elezioni presidenziali. Le idee politiche di Redford sono spudoratamente e candidamente manifestate anche nel suo film.
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Il settantacinquenne attore e regista americano si è affacciato in laguna (per la prima volta) ed ha presenziato alla proiezione della sua ultima fatica. Pur essendo fuori concorso, "The Company You Keep" ha attratto le attenzioni di pubblico e mass-media sia per il fatto che Redford non era mai sbarcato al lido prima d’ora sia per il cast di grande glamour. Che il tutor del Sundance Film Festival fosse politicamente schierato a favore dei Democratici era cosa già nota; nella conferenza stampa di presentazione il regista ha anche motivato il suo appoggio alla candidatura di Obama per le prossime elezioni presidenziali. Le idee politiche di Redford sono spudoratamente e candidamente manifestate anche nel suo film. Il biondo e rugoso attore americano ha diretto una pellicola di denuncia contro gli eccessi del capitalismo imperante. Una storia No-Global. Il malcelato obbiettivo di fondo è quello di mostrare il lato cattivo del Governo che “mandava” i giovani alla guerra (a quell’epoca c’era il Viet-Nam) mentre i pacifisti che all’inizio protestavano con metodi non violenti vengono apertamente giustificati anche se arrivarono a strumenti di vero terrorismo come attentati dinamitardi e atti di deprecabile violenza che portarono perfino ad omicidi. Susan Sarandon ora è una madre di famiglia ma viene fermata e arrestata proprio per quegli episodi terroristici avvenuti trent’anni prima. Si scopre che la stessa era in procinto di confessare la sua colpevolezza ed inoltre, grazie alle indagini di un giornalista (LaBeouf), viene alla ribalta anche tutta la rete degli ex militanti contestatori. Da “bravo” No Global, Robert Redford mette in ridicolo la polizia facendo scoprire al giornalista in solo due mosse ciò che l’FBI non era riuscita in ben trent’anni di indagini. Difficile dare un giudizio artistico distaccato per un film del tutto parziale.
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[+] sgangherato
(di cocca 46)
[ - ] sgangherato
[+] un film che riabilita gli ideali degli anni 70
(di sergiolino63)
[ - ] un film che riabilita gli ideali degli anni 70
[+] pop corn
(di pressa catozzo)
[ - ] pop corn
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mafaldita22
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sabato 5 gennaio 2013
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meglio sarandon di christie
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Tre stelle sono tante... Diciamo che per me è da 6,5. Il film è ben fatto ed ha dei buoni propositi. Scorre molto bene fino ad un certo punto.... quando entra in scena Mimi, il personaggio interpretato da Julie Christie, sia per l'interpretazione dell'attrice (troppo poco credibile, botulinata com'è, nei panni della pasionaria che non cede) che per la mancanza di spessore nei dialoghi. Frasi scontate e senza niente di nuovo. Molto meglio il personaggio interpretato da Susan Sarandon, in tutti i sensi. Il problema è che, ad un certo punto della storia, Mimi/Christie diventa importante, centrale, ed il film cade, senza appello, nella banalità e diventa scontato.
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Tre stelle sono tante... Diciamo che per me è da 6,5. Il film è ben fatto ed ha dei buoni propositi. Scorre molto bene fino ad un certo punto.... quando entra in scena Mimi, il personaggio interpretato da Julie Christie, sia per l'interpretazione dell'attrice (troppo poco credibile, botulinata com'è, nei panni della pasionaria che non cede) che per la mancanza di spessore nei dialoghi. Frasi scontate e senza niente di nuovo. Molto meglio il personaggio interpretato da Susan Sarandon, in tutti i sensi. Il problema è che, ad un certo punto della storia, Mimi/Christie diventa importante, centrale, ed il film cade, senza appello, nella banalità e diventa scontato. Peccato, le intenzioni erano buone ed io amo Redford come regista, ma... si può aspettare che lo diano in tv, visti i tempi di magra...
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muttley72
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giovedì 3 gennaio 2013
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film un po' fiacco
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La storia narrata nel film è molto lineare (per non dire banale): tutto scaturisce dall'arresto di una ex terrorista (che in pratica si costituisce, per rimorso, dopo 30 anni) che negli anni '60 faceva parte di una organizzazione (formata da cittadini statunitensi) contraria alla guerra in Vietnam e protagonista di alcuni attentati/rapine. L'organizzazione è ormai da decenni sciolta e parte dei membri (quelli accusati di crimini non prescritti, suppongo) sono da sempre latitanti sotto falso nome, vivendo vite normali.
Dall'arresto della "pentita" nasce una indagine giornalistica ad opera di un giovane reporter, il quale smaschera (per caso) un altro membro dell'organizzazione (accusato dell'omicidio di una guardia giurata commessa durante una rapina a cui aveva partecipato anche la "pentita") e da anni latitante (interpretato da R.
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La storia narrata nel film è molto lineare (per non dire banale): tutto scaturisce dall'arresto di una ex terrorista (che in pratica si costituisce, per rimorso, dopo 30 anni) che negli anni '60 faceva parte di una organizzazione (formata da cittadini statunitensi) contraria alla guerra in Vietnam e protagonista di alcuni attentati/rapine. L'organizzazione è ormai da decenni sciolta e parte dei membri (quelli accusati di crimini non prescritti, suppongo) sono da sempre latitanti sotto falso nome, vivendo vite normali.
Dall'arresto della "pentita" nasce una indagine giornalistica ad opera di un giovane reporter, il quale smaschera (per caso) un altro membro dell'organizzazione (accusato dell'omicidio di una guardia giurata commessa durante una rapina a cui aveva partecipato anche la "pentita") e da anni latitante (interpretato da R. Redford).
Ne nasce una "caccia all'uomo" da parte dell' FBI e la conseguente fuga dell' ex terrorista scoperto (che cerca di incontrare alcuni ex compagni di lotta ed in particolare la sua ex fidanzata).
Le uniche note di "thrilling" del film consistono quindi solo in alcuni piccoli "colpi di scena" attinenti a paternità nascoste ed al dubbio sulla colpevolezza o meno (relativamente all'omicidio) del protagonista in fuga. Il film non è invedibile, ci recitano alcuni attori famosi, ma non sembra colpire nè per l'originalità della trama/sceneggiatura, nè per le scene di azione (che comunque non sono un obbligo). Alla fine del film mi sono alzato dalla sedia del cinema nello stesso modo in cui avrei spento la tv di casa mia, dopo aver visto un film senza infamia e senza lode.
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[+] cui prodest?
(di asphalto)
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