eugen
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sabato 2 marzo 2024
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thriller ma soprattutto dramma anche politico
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"The Ciompany Yo Keep"(Robert Redford, dal romanzo di Neil Gordon, screenplay di Lem Dobbs, 2012)e'un film anche thriller, sul dramma dell'identita'(tranquillo avvocato vedovo con figlia preadolescente in realta'ex-radical protestatario anni 1970, che ora ha ssunto un altro nome)e la sua amata di un tempo, che ha commesso l'omicidio per cui lui stesso viene accusato. Il tutto scoperto tramite un giovane reporter in carriera, che fa molte domande, conduce una vera e propria inchiesta giornalistica(more americano, diremmo, se non fosse che ormai anche in Europa e altrove si seguono tali modalita' investigative). Prevlae sicuramente l'elemento drammatico e di damma politico sulla compnente trhiller, presente ma in forma direi minore rispetto al dramma esistenziale/polittico.
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"The Ciompany Yo Keep"(Robert Redford, dal romanzo di Neil Gordon, screenplay di Lem Dobbs, 2012)e'un film anche thriller, sul dramma dell'identita'(tranquillo avvocato vedovo con figlia preadolescente in realta'ex-radical protestatario anni 1970, che ora ha ssunto un altro nome)e la sua amata di un tempo, che ha commesso l'omicidio per cui lui stesso viene accusato. Il tutto scoperto tramite un giovane reporter in carriera, che fa molte domande, conduce una vera e propria inchiesta giornalistica(more americano, diremmo, se non fosse che ormai anche in Europa e altrove si seguono tali modalita' investigative). Prevlae sicuramente l'elemento drammatico e di damma politico sulla compnente trhiller, presente ma in forma direi minore rispetto al dramma esistenziale/polittico. Redaford e'ormai interprete avvezzo anche alla regia e il tutto procede bene, con notevole capacita'tecnica e sul paino interppretativo, otlre a Redford sono in scnea Julie Christie, Shia LE Boeuf, Susan Sarandon, Nick Nolte, Brendan Gleeson, Terrence Howard e altri(e)inteprreti ancora. Sicuramente notevole, da vedere, anche per ricostruire meglio quel periodo storico negli States. Eugen
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fabio 3121
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mercoledì 24 marzo 2021
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un uomo innocente in fuga dal suo oscuro passato
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il film racconta la vita normale che ora svolgono alcuni membri del gruppo "Weather Undergroun" che a cavallo tra gli anni '60 e '70 costuiva una organizzazione pacifista contraria alla guerra in Vietnam. Poichè durante le manifestazioni di protesta vi era stato anche un episodio di rapina ad una banca con morte di una guardia giurata, l'FBI a distanza di 30 anni continua la sua ricerca di quelli che sono oramai dei latitanti. Tra questi viene arrestata una casalinga Sharon Solarz (Susan Sarandon) e, tramite lo scoop del giovane giornalista Ben Shepard (Shia LaBeouf) dell'Albany Suntime, si scopre che l'avvocato Jim Grant (Robert Redford) altri non è che Nick Sloan.
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il film racconta la vita normale che ora svolgono alcuni membri del gruppo "Weather Undergroun" che a cavallo tra gli anni '60 e '70 costuiva una organizzazione pacifista contraria alla guerra in Vietnam. Poichè durante le manifestazioni di protesta vi era stato anche un episodio di rapina ad una banca con morte di una guardia giurata, l'FBI a distanza di 30 anni continua la sua ricerca di quelli che sono oramai dei latitanti. Tra questi viene arrestata una casalinga Sharon Solarz (Susan Sarandon) e, tramite lo scoop del giovane giornalista Ben Shepard (Shia LaBeouf) dell'Albany Suntime, si scopre che l'avvocato Jim Grant (Robert Redford) altri non è che Nick Sloan. Quest'ultimo, braccato dall'FBI, inizia una lunga e pericolosa fuga consegnando però prima la propria figlia picccola al fratello Daniel (Chris Cooper). Nei suoi spostamenti Nick incontrerà prima Donal (Nick Nolte) e poi il professore universitario Jed (Richard Jenkis) in cerca di notizie della ex militante Mimi Lurie. Nel frattempo il perspicace Ben Shepard entrerà in contatto con Henry Osborne (Brendan Gleeson) che aveva svolto 30 anni prima le indagini sull'assalto alla banca. Il finale è ricco di colpi di scena e di suspense tenendo lo spettatore letteralmente incollato allo schermo a seguire quella che è la fuga di un uomo innocente dal suo oscuro e misterioso passato. Davvero un bel film con un ritmo incalzante che si avvale sia un riuscito montaggio ma soprattutto di una sontuosa interpretazione di tutti i suoi protagonisti. Un elogio merita sia la performance attoriale che la regia di Robert Redford che grazie ad un cast stellare e ad un'ottima sceneggiatura produce una pellicola di alto spessore. Voto: 8/10.
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elgatoloco
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sabato 17 novembre 2018
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the company...
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"THe Company you keep"(2012)è un film dalla solida tessitura narrativa, dove Robert Redford, regista e protagonista,realizza, partendo da un romanzo di Neil Gordon, un thriller"à rebours", ossia "alla ricerca del tempo perduto"nel quale si innestra anche, senza che essa venga"grdata", una riflessione sui trent'anni passati, sulla giovinezza perduta, ma soprattutto sull'uso della violenza, sulla liceità della lotta armata etc. Non si tratta di una narrazione franta, di flashbacks volutamente sconnessi, insommma di un'operaqzione volutamente"franta", che voglia fare dello sperimentalismo ad ogni costo. Al contrario, la narrazione è piana, "guidata" da un giornalista"in carriera", con problemi di affermazione nel difficile mondo della carta stampata, che vuol farsi strada e al tempo stesso far luce su una questione spinosa, innestando un ginepraio di ricerche, controricerche e controdeduazioni, fatalmente legate a un mondo nel quale il sospetto è una regola, dove d'altronde un reato è certamente stato consumato(e si tratta di omicidio, non di un banale furto), nel quale vi sono moitivi gravi per sospettare e per formulare accuse.
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"THe Company you keep"(2012)è un film dalla solida tessitura narrativa, dove Robert Redford, regista e protagonista,realizza, partendo da un romanzo di Neil Gordon, un thriller"à rebours", ossia "alla ricerca del tempo perduto"nel quale si innestra anche, senza che essa venga"grdata", una riflessione sui trent'anni passati, sulla giovinezza perduta, ma soprattutto sull'uso della violenza, sulla liceità della lotta armata etc. Non si tratta di una narrazione franta, di flashbacks volutamente sconnessi, insommma di un'operaqzione volutamente"franta", che voglia fare dello sperimentalismo ad ogni costo. Al contrario, la narrazione è piana, "guidata" da un giornalista"in carriera", con problemi di affermazione nel difficile mondo della carta stampata, che vuol farsi strada e al tempo stesso far luce su una questione spinosa, innestando un ginepraio di ricerche, controricerche e controdeduazioni, fatalmente legate a un mondo nel quale il sospetto è una regola, dove d'altronde un reato è certamente stato consumato(e si tratta di omicidio, non di un banale furto), nel quale vi sono moitivi gravi per sospettare e per formulare accuse. Tuttavia, è opportuno chiarirlo, non siamo davanti a un legal-thriller, ma a una condizione sospesa, nella quale, appunto, c'è l'"impulso originario"dato dalla stampa e poi l'FBI che si muove investigando.... Una condizione molto diversa da quella che altrimenti avremmo potuto aspettarci, molto diversa, soprattutto, da ciò che segna, per es., con tutto(?)il rispetto uno dei soliti serials TV di ambiente giudiziario-investigativo....Interpreti anche qui di grande solidità interpretativa come lo stesso Redford(scontato, si direbbe), la sempre "vivissima"Julie Christie, Shia LaBoeuf, il giovane investigatore, Sam Elliott etc. Un'ulteriore considerazione non può non legarsi al costante impegno , anche politico, che ha caratterizzato la vita di Redford, attore-regista da sempre impegnato anche politicamente, pur se ultimamente sembra aver deciso di aver lasciato il mondo della politica nazionale, per dedicarsi all'attività in campo locale; certo l'interprete-autore non ha precedenti come quelli di cui, pur essendo innocente, è accusato il suo protagonista, avendo sempre svolto le sue attività legalmente e nel segno del rifiuto dell'uso della violenza... El Gato
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no_data
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giovedì 3 marzo 2016
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film ridicolo
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Un film d'azione dove il protagonista è un uomo di 75 anni. Basta questo per capire che razza di film si va a vedere. Trama improbabile, attori poco credibili, Redford è patetico.
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dario
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domenica 10 gennaio 2016
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involuto
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Ammirevoli i dialoghi, sceneggiatura più che discreta, con qualche incertezza e lungaggine in vista dello scontato finale., Poco calore, didascalico e lento. Meglio la prima parte. Valide le interpetazioni, regia diseguale.
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iuriv
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domenica 25 gennaio 2015
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se ne può fare a meno.
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Redford ci propone un thriller ad inseguimento che, nelle intenzioni, vorrebbe essere adrenalinico e nel contempo tenta di offrire una riflessione su certi movimenti di protesta. Per se, il buon Reddy, sceglie il ruolo di protagonista: un ex membro della rivolta studentesca che si è rifatto una vita, ma che a causa di un tardivo pentimento da parte di una compagna, si ritrova a dover cercare qualcuno in grado di scagionarlo da un omicidio.
Che Redford voglia fare la parte del buono e incompreso ci può stare. Ma, non contento dell'aura di perfezione che si auto-distribuisce, ci mette anche il carico da novanta, affidandosi una figlia di undici anni e una fresca vedovanza. Questo finisce per distruggere ogni possibilità di empatizzare con il padre di famiglia attempato e sostanzialmente perfetto, che il rosso-grigio attore porta sullo schermo.
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Redford ci propone un thriller ad inseguimento che, nelle intenzioni, vorrebbe essere adrenalinico e nel contempo tenta di offrire una riflessione su certi movimenti di protesta. Per se, il buon Reddy, sceglie il ruolo di protagonista: un ex membro della rivolta studentesca che si è rifatto una vita, ma che a causa di un tardivo pentimento da parte di una compagna, si ritrova a dover cercare qualcuno in grado di scagionarlo da un omicidio.
Che Redford voglia fare la parte del buono e incompreso ci può stare. Ma, non contento dell'aura di perfezione che si auto-distribuisce, ci mette anche il carico da novanta, affidandosi una figlia di undici anni e una fresca vedovanza. Questo finisce per distruggere ogni possibilità di empatizzare con il padre di famiglia attempato e sostanzialmente perfetto, che il rosso-grigio attore porta sullo schermo.
A calcare ancora di più la mano il disegno degli antagonisti, l'FBI in questo caso, che sembrano un gruppo di beoni senza speranza. Succede spesso che il bureau si faccia fregare con trovate da action movie di serie B, che non depisterebbero nemmeno un gatto. Non per niente spunta il personaggio di Shia LaBeouf (attore inspiegabilmente sulla breccia), un giornalista che con due click mette fine a trent'anni di latitanza. Ma Robert non ci pensa nemmeno a costruirci attorno un vero rivale, in quanto ancora innamorato della figura che lo rese celebre in Tutti Gli Uomini Del Presidente. Il ruolo di LaBeouf, infatti, fa capire come per Redford il mestiere del giornalista sia ancora la cosa più pura del mondo occidentale, sempre preso dietro alla giustizia e in grado di rinunciare persino allo scoop della vita per mantenere la propria integrità.
A dire il vero il regista non sembra proprio farcela a disegnare dei personaggi convincenti. Tutti sono avvolti da un'aura di bontà soffocante che li rende davvero poco interessanti. Persino l'unica vera strega della pellicola troverà un modo di riscattarsi. E in un film il cui protagonista è un unto dagli dei, servono anche degli antagonisti profondamente malefici, altrimenti manca l'effetto suspance che un thriller dovrebbe garantire.
Del resto, con un ritmo paragonabile a un encefalogramma piatto, riuscire ad arrivare ai nervi dello spettatore è quasi impossibile. O meglio, è piuttosto facile farlo nel modo sbagliato, facendoli spezzare in maniera irrimediabile. Persino la messa in scena pare meccanica, con trovate telefonate e ben visibili, ma soprattutto discontinue e mal amalgamate.
Quello a cui Redford tiene di più, forse, è la presa di posizione distaccata sugli eventi che caratterizzarono il movimento studentesco negli anni 70. Da qui i lunghi dialoghi tra i protagonisti dell'epoca, che mettono in mostra una sorta di disincanto per il periodo storico in questione. Questi momenti sono quelli che funzionano meglio, secondo me, dando un filo di spessore a una trama che in molti punti non funziona.
Perché la cosa riuscita peggio è il tentativo di amalgamare le due anime del film, utilizzando un thriller teso per offrire uno spaccato di una parte della società americana a cui Redford è particolarmente legato. Però il thriller non è teso proprio per niente e questo è il vero punto dolente della visione.
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onufrio
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martedì 1 aprile 2014
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il silenzio dei presunti colpevoli
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A trent'anni di distanza da una tragica rapina finita con la morte di una guardia giurata, Sharon Solarz viene arrestata dall'Fbi poco prima che si consegnasse lei stessa volontariamente, su questo strano arresto indaga un giovane giornalista dell'Albany Suntimes, Ben Shepard, che viene subito al nome di Jim Grant(Robert Redford), cosa nasconde quest'uomo? dietro di lui si costruiscono tutti i fili di questa misteriosa vicenda che a distanza di 30 anni fatti di silenzio, troverà una verità. Diretto ed interpretato di Robert Redford, copione valido, cast stellare, manca l'adrenalina, la suspence che dia quel punto in più al film.
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luigi chierico
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mercoledì 8 gennaio 2014
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quanti non la conoscono
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Sono trascorsi 32 anni da quando si sono svolti i fatti che ora tornano a galla perché
qualcuno non ha continuato a tacere ed un giovane intraprendente giornalista coglie l’occasione per riportare alla luce fatti e personaggi.
Il tempo ha cambiato i volti, i pensieri e le tendenze di tutti coloro che un tempo erano uniti
nel condurre una pacifica battaglia contro la guerra, non è possibile immaginare personaggi obesi, con i capelli bianchi, col volto carico di rughe, dagli occhi spenti, senza vigore fisico, in azioni di lotta continua, rischiare la vita per un mondo pulito, la galera per
il proprio concetto di libertà e di pace.
Tra questo manipolo di vecchi decrepiti emerge la figura di un imberbe giornalista che conduce, anche lui, la sua battaglia per la verità.
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Sono trascorsi 32 anni da quando si sono svolti i fatti che ora tornano a galla perché
qualcuno non ha continuato a tacere ed un giovane intraprendente giornalista coglie l’occasione per riportare alla luce fatti e personaggi.
Il tempo ha cambiato i volti, i pensieri e le tendenze di tutti coloro che un tempo erano uniti
nel condurre una pacifica battaglia contro la guerra, non è possibile immaginare personaggi obesi, con i capelli bianchi, col volto carico di rughe, dagli occhi spenti, senza vigore fisico, in azioni di lotta continua, rischiare la vita per un mondo pulito, la galera per
il proprio concetto di libertà e di pace.
Tra questo manipolo di vecchi decrepiti emerge la figura di un imberbe giornalista che conduce, anche lui, la sua battaglia per la verità.
La caccia è spietata, si calpestano posizioni, sentimenti, amicizia, e l’innocenza pur di pervenire spietatamente alla verità, costi quel che costi.
Il fatto accaduto, commesso 32 anni prima di per sé non giustifica questo accanimento, sia pure condotto nel rispetto della Legge ( lex dura lex ).
Mantenere un segreto comporta il silenzio; il segreto a rispettato per potersi definire tale. Javier Marias nel romanzo “Un cuore così bianco” tra l’altro scrive: “avrei preferito continuare a non sapere, anche se è difficile sapere se si vuole sapere o continuare ad ignorare qualcosa una volta che si sa”.
Per conoscere quanto costa mantenere un segreto consiglio di vedere il film “Treno di notte per Lisbona”, il prezzo è altissimo.
Robert Redford conduce il film in maniera egregia, dando alla storia un velo di mistero, con momenti di tensione e di thriller, si avvale di attori di tutto rilievo, nessuno escluso da Christie a Nick Nolte, da Sam Elliott a Brendan Gleeson, tuttavia il livello non cresce, resta un film modesto ed a nulla è valsa la partecipazione di Susan Sarandon, unica a dare spessore interpretativo in quei pochi minuti in cui appare per svelare il segreto taciuto per tanti, troppi anni.
A mio avviso il ruolo principale è quello del giornalista e pertanto il compito andava assegnato a ben altro interprete dotato di maggiore carisma e personalità.
Anche il corpo investigativo non è all’altezza dell’inchiesta e direi che là dove non c’è riuscito il protagonista ribelle della vicenda, ci è riuscito il regista a compromettere la capacità dei servizi segreti degli Stati Uniti d’America!
Talora la regola del silenzio si infrange per un interesse supremo, alto, sublime e doveroso per il rispetto di una giustizia compromessa, ma Sharon Solarz parla perché sia portata alla luce una verità di cui non sopporta più il peso.
Alla fine dobbiamo dire che si torna sempre indietro.
chigi
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folgore94
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venerdì 3 gennaio 2014
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intrigante
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gran bel film ,labeouf su tutti
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gianleo67
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sabato 3 agosto 2013
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la deriva 'buonista' del cinema liberal
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Dopo 30 anni dalla tragica rapina in banca che costò la vita ad una guardia giurata, l'FBI stringe il cerchio attorno ai componenti del braccio armato di una organizzazione di protesta civile contro la guerra in Vietnam, divenuti nel frattempo insospettabili cittadini dalla vita irrepresensibile. Tra questi un brillante penalista vedovo e con figlia al seguito che, smascherato dall'intraprendenza di un giovane 'chronicler' locale, si dà alla macchia cercando di ritrovare la sua vecchia compagna d'armi e d'amore di un tempo e con essa la verità su quel tragico episodio da cui si dichiara estraneo. Finale consolatorio ed edificante.
Attraverso il contributo di una sceneggiatura di calibrata complessità, frutto della indiscussa professionalità della tradizione hollywoodiana (ma non era cinema indipendente?), Redford imbastisce un thriller d'azione che strizza l'occhio da un lato alle dinamiche orizzontali dei film di impegno civile degli anni '70 ('Tutti gli uomini del Presidente'- 1976 - A.
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Dopo 30 anni dalla tragica rapina in banca che costò la vita ad una guardia giurata, l'FBI stringe il cerchio attorno ai componenti del braccio armato di una organizzazione di protesta civile contro la guerra in Vietnam, divenuti nel frattempo insospettabili cittadini dalla vita irrepresensibile. Tra questi un brillante penalista vedovo e con figlia al seguito che, smascherato dall'intraprendenza di un giovane 'chronicler' locale, si dà alla macchia cercando di ritrovare la sua vecchia compagna d'armi e d'amore di un tempo e con essa la verità su quel tragico episodio da cui si dichiara estraneo. Finale consolatorio ed edificante.
Attraverso il contributo di una sceneggiatura di calibrata complessità, frutto della indiscussa professionalità della tradizione hollywoodiana (ma non era cinema indipendente?), Redford imbastisce un thriller d'azione che strizza l'occhio da un lato alle dinamiche orizzontali dei film di impegno civile degli anni '70 ('Tutti gli uomini del Presidente'- 1976 - A.J.Pakula),dove l'intricata rete di relazioni e di fatti emerge dai complicati rapporti interpersonali tra i personaggi, e dall'altro alla mistica eroica che declinava la fine del sogno americano nell'irriducibile idealismo di uomo braccato (I tre giorni del Condor - 1975 - S.Pollack) , in fuga verso un passato di oscure macchinazioni ed un presente di sconcertanti (strabilianti) rivelazioni. Forse eccessivamente verboso e complicato da un andamento narrativo non sempre coerente e credibile, offre un buono spettacolo per via del ritmo incalzante e per l'indiscutibile appeal di vecchie e nuove glorie del cinema a stelle e strisce e grazie ad una regia classica che ricerca una sintesi efficace tra le caratterizzazioni dei personaggi e lo sviluppo della storia, nel tentativo (non sempre riuscito) di indirizzarne comportamenti e motivazioni verso il punto di arrivo di un percorso accidentato dove la realtà non è mai quella che sembra. Nell'indagine parallela tra le ambizioni di un imberbe ma determinato cronista d'assalto e quella di un anziano ma ancora scattante 'azzeccagarbugli' liberal dal passato oscuro e misterioso (entrambi ruoli che l'autore conosce a menadito) si gioca lo sviluppo di un film che cerca di mescolare le ragioni della verità (storica,giuridica,personale) con quelle del cuore (una figlia grande ed una figlia piccola) nel segno di una discontinuità tra un passato di ingenuo e feroce idealismo ed un presente di 'normalizzazione borghese' e di buoni sentimenti, finendo con il sostituire la tensione morale dei 'modelli' già citati con la deriva stucchevole e deboluccia di un sentimentalismo da terza età (ma che sarà mai questo tremendo segreto che il protagonista vuole preservare dall'invadenza dei media?). Nutrito il 'parterre de heros' non ostante la produzione indipendente del padre fondatore del Sundance; si rischia però l'irritante effetto cameo con presenze meritevoli di una maggiore valorizzazione, ridotte al rango di figurine marginali nei rivoli senza sbocco di una narrazione incompiuta (Sarandon,Nolte,Christie). Non sempre quando invecchia, il vino migliora. Anche per il vecchio Bob dovrebbe valere la regola di tacere quando non si ha nulla da dire: il silenzio si sa, è d'oro.
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