ultimoboyscout
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venerdì 7 febbraio 2014
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il romanzo di una vita.
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Il vagabondare, il sesso, la musica, la droga e la vita sulla strada dell scrittore Sal Paradise, ovvero l'alter ego di Jack Kerouac e del suo amico Dean Moriarty, in realtà Neal Cassady, rispettivamente interpretati da Sam Riley e Garrett Hedlund con Kristen Stewart che è invece Marylou, ovvero LuAnne Henderson, vertice ideale del triangolo amoroso. Prodotto, tra gli altri, dalla Zoetrope di Francis Ford Coppola, è un film lungo, lento, noioso e monotematico, nonostante sia tratto da uno dei romanzi autobiografici più leggendari (un pò sopravvalutato forse) della vita on the road e della beat generation. Hedlund e Riley, i due protagonisti, non hanno fascino ne carisma, appaiono piatti e poco adatti, il solo che in una decina di minuti scarsi di apparizione riesce a dare una piccola scossa di energia è Viggo Mortensen che interpreta incredibilmente bene William Borroughs, padre indiscusso del movimento.
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Il vagabondare, il sesso, la musica, la droga e la vita sulla strada dell scrittore Sal Paradise, ovvero l'alter ego di Jack Kerouac e del suo amico Dean Moriarty, in realtà Neal Cassady, rispettivamente interpretati da Sam Riley e Garrett Hedlund con Kristen Stewart che è invece Marylou, ovvero LuAnne Henderson, vertice ideale del triangolo amoroso. Prodotto, tra gli altri, dalla Zoetrope di Francis Ford Coppola, è un film lungo, lento, noioso e monotematico, nonostante sia tratto da uno dei romanzi autobiografici più leggendari (un pò sopravvalutato forse) della vita on the road e della beat generation. Hedlund e Riley, i due protagonisti, non hanno fascino ne carisma, appaiono piatti e poco adatti, il solo che in una decina di minuti scarsi di apparizione riesce a dare una piccola scossa di energia è Viggo Mortensen che interpreta incredibilmente bene William Borroughs, padre indiscusso del movimento. Film ambiziosissimo se non impossibile, impossibile come il libro, prototipo del viaggio, della rivolta e di un certo tipo di formazione giovanile: proprio per questo ci sono voluti 55 anni perchè il romanzo trovasse approdo sul grande schermo. Ma Salles, a cui vanno comunque dati i giusti meriti per essere riuscito dove in molti avevano precedentemente fallito (vedi lo stesso Coppola e Godard), nella necessità di tradurre in immagini comprensibili anche se troppo didascaliche la ribellione di questi giovani alla ricerca dell'estremo, finisce per ricoprire la pellicola di una patina meramente commerciale e spudoratamente hollywoodiana, allontanandosi del tutto dallo stile di Kerouac, passando dalla sregolatezza e dalla ricerca di una via d'uscita al solito perbenismo della società americana. Scolastico e fuori tempo massimo.
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valywally
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martedì 23 ottobre 2012
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un viaggio, anche per lo spettatore.
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I motivi per andare a vedere questo film sono tanti. Il più importante è che è tratto dal romanzo di Jack Kerouac. Ma ce n'è almeno un altro da non sottovalutare: il regista, Walter Salles, ha girato anche capolavori come Central do Brasil e I diari della motocicletta. E la sua capacità di rendere lo spirito del viaggio è davvero unica. Il film è lungo, ma ha un ritmo serratissimo, nelle inquadrature, nei dialoghi, nelle apparizioni di personaggi che spariscono all'improvviso (per riapparire solo dopo, quando meno te lo aspetti). Lo spettatore si può facilmente lasciar trasportare dal "modo di vivere e di sperimentare" dei protagonisti.
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I motivi per andare a vedere questo film sono tanti. Il più importante è che è tratto dal romanzo di Jack Kerouac. Ma ce n'è almeno un altro da non sottovalutare: il regista, Walter Salles, ha girato anche capolavori come Central do Brasil e I diari della motocicletta. E la sua capacità di rendere lo spirito del viaggio è davvero unica. Il film è lungo, ma ha un ritmo serratissimo, nelle inquadrature, nei dialoghi, nelle apparizioni di personaggi che spariscono all'improvviso (per riapparire solo dopo, quando meno te lo aspetti). Lo spettatore si può facilmente lasciar trasportare dal "modo di vivere e di sperimentare" dei protagonisti. Tuttavia, dopo aver visto il film, qualcuno può avere la sensazione che manchi qualcosa: la psicologia dei protagonisti, i motivi del loro bisogno di provare esperienze sempre più forti, i loro turbamenti sembrano sfuggire. E' come se lo spettatore inseguisse durante tutto il film una ragione più profonda che alla fine non riesce ad afferrare.
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scrignomagico
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venerdì 24 agosto 2018
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delusione
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Adoro i road movie, ma questa trasposizione cinematografica mi ha deluso su tutta la linea, protagonisti che non "sfondano", non affascinano, non coinvolgono.
La vicenda e i dialoghi appaiono fini a se stessi, la regia zoppica, il senso di confusione e la noia purtroppo giungono assai presto, implacabili.
Peccato, occasione persa.
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mike c.
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martedì 23 ottobre 2012
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on the road... ma dov'è la strada?
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Premessa: anche se il libro "Sulla strada" non esistesse questa pellicola sarebbe solamente un vano tentativo di imprimere in un film tutta la libertà, la voglia di vivere e la miseria mista a voglia di avventura del dopoguerra americano. Con risultati fallimentari.
Dopo un inizio molto lento il film non decolla mai. Invece il libro è un turbine di emozioni, leggendolo si vivono le sensazioni dei protagonisti, il ritmo è incalzante, non annoia mai. Il film si riduce solamente ad una serie di bellissimi paesaggi per fortuna immortalati in un'ottima fotografia che è l'unico elemento in grado di rendere il film guardabile e non ci porta a lasciare la poltrona del cinema.
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Premessa: anche se il libro "Sulla strada" non esistesse questa pellicola sarebbe solamente un vano tentativo di imprimere in un film tutta la libertà, la voglia di vivere e la miseria mista a voglia di avventura del dopoguerra americano. Con risultati fallimentari.
Dopo un inizio molto lento il film non decolla mai. Invece il libro è un turbine di emozioni, leggendolo si vivono le sensazioni dei protagonisti, il ritmo è incalzante, non annoia mai. Il film si riduce solamente ad una serie di bellissimi paesaggi per fortuna immortalati in un'ottima fotografia che è l'unico elemento in grado di rendere il film guardabile e non ci porta a lasciare la poltrona del cinema. Il personaggio cinematografico di Dean Moriarty sembra una storpia parafrasi del se stesso letterario nel libro, la sua psicologia sembra ridotta ad un malato di sex-addiction piuttosto che ad un ammalato di vita qual'è Dean; Marylou è totalmente fuori personaggio ridotta ad una bambolina erotica, Sal non si vede quasi mai con il pollice alzato. Non c'è nulla dei personaggi del libro se non un vago sentore ispiratore falsamente riprodotto. Centoventitrè minuti di noia e lentezza mortali basati però sul libro più "veloce" probabilmente mai scritto danno come risultato una pellicola già estinta, vuota o meglio svuotata di ogni senso insito nel titolo. Ma la domanda che mi sono fatto di più è "dov'è la strada?". Dov'è il senso di quel "Non lo so, ma dobbiamo andare". MInuti e minuti di inutili e ridondanti riprese dentro luoghi chiusi, sigarette interminabili, e niente minimamente che ci attiri verso la strada, se non la voglia di uscire dal cinema e andarsene in birreria, magari in autostop per soffocare la delusione di un film prodotto da colui che seppe trasformare il romanzo di Mario Puzo in storia del cinema.
Era difficile fare questo film, probabilmente impossibile. Sicuramente per ottenere questo risultato era meglio non farlo e se Coppola ci ha pensato su trent'anni prima di produrlo un motivo c'era: non doveva farlo.
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gabriele.vertullo
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lunedì 15 ottobre 2012
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poca introspezione per una complessa generazione
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On the Road è la traspozione cinematografica del celebre libro di Jack Kerouac, considerato da alcuni il manifesto della beat-generation. Che il racconto sia punto di partenza e ossatura del film si intuisce istantaneamente dall’ impostazione schematica meta-letteraria della storia, scandita da episodi delimitati e introdotti dalla voce narrante del protagonista/scrittore Sal Paradise (pseudonimo dell’autore); così che l’opera complessiva si rivela priva di identità propria e contemporaneamente ben lontana dalla sensibilità e dagli artifici stilistico-creativi che rendono quel romanzo peculiare e universale.
Ciò che si accampa davanti agli occhi dello spettatore è un’ apologia dello stile di vita di un gruppo di ragazzi legati da una profonda coscienza culturale, da una condizione precaria e itinerante, ma soprattutto dal desiderio di una vita vissuta e consumabile, stimolata dagli eccessi e soddisfatta nei piaceri.
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On the Road è la traspozione cinematografica del celebre libro di Jack Kerouac, considerato da alcuni il manifesto della beat-generation. Che il racconto sia punto di partenza e ossatura del film si intuisce istantaneamente dall’ impostazione schematica meta-letteraria della storia, scandita da episodi delimitati e introdotti dalla voce narrante del protagonista/scrittore Sal Paradise (pseudonimo dell’autore); così che l’opera complessiva si rivela priva di identità propria e contemporaneamente ben lontana dalla sensibilità e dagli artifici stilistico-creativi che rendono quel romanzo peculiare e universale.
Ciò che si accampa davanti agli occhi dello spettatore è un’ apologia dello stile di vita di un gruppo di ragazzi legati da una profonda coscienza culturale, da una condizione precaria e itinerante, ma soprattutto dal desiderio di una vita vissuta e consumabile, stimolata dagli eccessi e soddisfatta nei piaceri. Il lungo e ormai classico (nell’ immaginario storico-cinematografico) viaggio on-the-road negli U.S.A. si rivela per il gruppo di ragazzi la riproposizione di identiche situazioni, semplicemente in città differenti(presentate con un buon gusto di ricostruzione storica): spensierati momenti di energica danza, dissertazioni pseudo-esistenziali accompagnate dal consumo di alcool e spinelli, e relazioni di puro godimento sessuale. Il regista brasilianoWalter Salles trascura qualsiasi prospettiva problematica di lettura, quali lo scenario che ha incentivato la nascita di tali ideali evasivi e antiborghesi, o le serie e tragiche implicazioni che comporta una tale scelta di vita: solo a tratti accennate da personaggi più sensibili e colpiti come Carlo Marx o la negletta Camille (Kirsten Dunst), allusioni che sostanzialmente non condizionano il film, che tende prevalentemente ad incentrarsi sul personaggio Dean Moriarty .
Dean è il personaggio trainante della storia e di ogni vicissitudine, amico fraterno di Sal che lo ammira per la sua condotta libertina e spregiudicata, fonte d’ispirazione del romanzo; ma essenzialmente Dean costituisce anche il punto debole del film. Personaggio stereotipato e irriducibile, che cade invischiato nelle sue solite e reiterate debolezze, ma che affascinano sia Sal che il regista.
On the road è un film generazionale ma imperfettamente chiuso: escluso è il rapporto/confronto con la società coeva e precedente (simbolico è l’episodio della vana ricerca del padre da parte di Dean), che sarebbe stato fondamentale considerando che la storia e il movimento si situano cronologicamente al termine della seconda guerra mondiale, essendo strettamente collegati. Vengono inseriti personaggi “adulti” che si rivelano interessanti e frizzanti, ma sensibilmente caricati: Viggo Mortensen folle e spettrale (di poche parole, ma sostanzialmente risolutive), Amy Adams trasandata e inquietante, e Steve Buscemi “gaio” e bizzarro. Certamente più riusciti di una Kristen Stewart che sfiora il personaggio “locandina”.
On the road è un film che non si srotola così velocemente come invece viene mostrata la stesura del libro, complessivamente rigido e ripetitivo che si conclude in un finale piuttosto obbligato.
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filippo catani
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giovedì 18 ottobre 2012
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viaggio e ribellione
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Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, un gruppo di ragazzi intraprende un viaggio lungo le strade degli USA in rivolta contro tutto e tutti e alla ricerca della propria e personalissima strda.
wSe si vuole fare un appunto al film forse sarebbe stato meglio un pizzico di ritmo in più nella narrazione della vicenda. Detto questo il film mette in mostra quello che sarebbe diventato da lì a poco il manifesto della beat generation. I ragazzi non si risparmiano nulla dal sesso all'alcool fino alle droghe e alle orge di gruppo. Il tutto mentre c'è chi cerca di scrivere una raccolta di poesie, chi di mettere per iscritto le proprie vicende e chi come la ragazza giunta ad un certo punto della vicenda decide di abbandonare il resto della comitiva per una vita "normale" fatta di famiglia e figli.
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Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, un gruppo di ragazzi intraprende un viaggio lungo le strade degli USA in rivolta contro tutto e tutti e alla ricerca della propria e personalissima strda.
wSe si vuole fare un appunto al film forse sarebbe stato meglio un pizzico di ritmo in più nella narrazione della vicenda. Detto questo il film mette in mostra quello che sarebbe diventato da lì a poco il manifesto della beat generation. I ragazzi non si risparmiano nulla dal sesso all'alcool fino alle droghe e alle orge di gruppo. Il tutto mentre c'è chi cerca di scrivere una raccolta di poesie, chi di mettere per iscritto le proprie vicende e chi come la ragazza giunta ad un certo punto della vicenda decide di abbandonare il resto della comitiva per una vita "normale" fatta di famiglia e figli. Il film inoltre è impreziosito da alcune star che ricoprono ruoli più o meno marginali (vedi la Dunst) o che offrono veri e propri cameo (vedi Mortesen e Buscemi). Insomma il prodotto è godibile e, per chi ne dispone, tocca la corda non solo della ribellione anticonformista ma anche quella di viaggiare alla scoperta di nuovi luoghi e di nuove esperienze di vita.
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flyanto
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domenica 14 ottobre 2012
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quella libertà totale tanto auspicata dalla "beat
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Film tratto dal famoso romanzo "Sulla strada" di Jack Kerouac in cui i vari protagonisti, intraprendendo vari viaggi in macchina lungo le strade desolate degli Stai Uniti, sperimentano le esperienze più assurde ed ogni oltre limite al fine di fare nuove esperienze e di ricercare se stessi. Obiettivamente il film è ben fatto, soprattutto per ciò che riguarda la fotografia e la ricostruzione degli ambienti e dell'epoca della fine degli anni 40 e l'inizio dei 50, ma nel complesso esso risulta con troppe lungaggini e pertanto un pò monotono in certi momenti. Probabilmente la monotonia è anche data dalla trama dello stesso romanzo che, all'epoca in cui è uscito, senza dubbio deve aver fatto scalpore diventando così un inno, per non dire un manifesto, per le nuove generazioni contro il perbenismo e l'ipocrisia di un'epoca e di un paese dominati da una condizione perenne di bella facciata, ma che al giorno d'oggi, invece, risulta ormai superato e pertanto anacronistico.
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Film tratto dal famoso romanzo "Sulla strada" di Jack Kerouac in cui i vari protagonisti, intraprendendo vari viaggi in macchina lungo le strade desolate degli Stai Uniti, sperimentano le esperienze più assurde ed ogni oltre limite al fine di fare nuove esperienze e di ricercare se stessi. Obiettivamente il film è ben fatto, soprattutto per ciò che riguarda la fotografia e la ricostruzione degli ambienti e dell'epoca della fine degli anni 40 e l'inizio dei 50, ma nel complesso esso risulta con troppe lungaggini e pertanto un pò monotono in certi momenti. Probabilmente la monotonia è anche data dalla trama dello stesso romanzo che, all'epoca in cui è uscito, senza dubbio deve aver fatto scalpore diventando così un inno, per non dire un manifesto, per le nuove generazioni contro il perbenismo e l'ipocrisia di un'epoca e di un paese dominati da una condizione perenne di bella facciata, ma che al giorno d'oggi, invece, risulta ormai superato e pertanto anacronistico. Le scene di sballo procurato tramite spinelli o con la marijuana, gli innumerevoli incontri sessuali promiscui e non e l'idea stessa del viaggio inteso come fuga alla noiosa routine quotidiana ora sono diventati, purtroppo o no, una realtà giornaliera e pertanto non più un'eccezione. Quindi, concludendo, la pellicola mi è sembrata dal punto di vista tematico altamente "out" per i giorni nostri e pertanto poco avvincente.
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elettra84
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giovedì 18 ottobre 2012
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la schiavitu’ della liberta’
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Fine della seconda guerra mondiale. I giovani americani ricominciano a vivere. Tra di essi i sognatori, scrittori e poeti del nuovo tempo che vivono in un equilibrio precario, in un’ispirata follia che li spinge a cercare un equilibrio in un mondo in continuo movimento … on the road!
La strada è la vera protagonista di questo film. La strada con tutti i suoi pericoli, le sue tentazioni e le sue meraviglie. La strada che accoglie le storie di tutti i suoi abitanti e le intreccia. E’ la strada “la casa” di questi giovani che su di essa trovano lo sballo, l’alternativa al dolore per la morte di una madre, all’abbandono di un padre, all’accettazione di amori non convenzionali.
Sono forti e drammatiche ad un tempo le scene di droga, di sesso, e le fotografie di quadri familiari distrutti.
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Fine della seconda guerra mondiale. I giovani americani ricominciano a vivere. Tra di essi i sognatori, scrittori e poeti del nuovo tempo che vivono in un equilibrio precario, in un’ispirata follia che li spinge a cercare un equilibrio in un mondo in continuo movimento … on the road!
La strada è la vera protagonista di questo film. La strada con tutti i suoi pericoli, le sue tentazioni e le sue meraviglie. La strada che accoglie le storie di tutti i suoi abitanti e le intreccia. E’ la strada “la casa” di questi giovani che su di essa trovano lo sballo, l’alternativa al dolore per la morte di una madre, all’abbandono di un padre, all’accettazione di amori non convenzionali.
Sono forti e drammatiche ad un tempo le scene di droga, di sesso, e le fotografie di quadri familiari distrutti. Un film che fa riflettere su quanto sia importante coltivare i propri sogni e quanto sia meraviglioso voler raggiungere sempre nuovi orizzonti … ma la strada è fatta di scorciatoie, vicoli bui, terra battuta, campi spinosi … l’importante è non perdere di vista l’obiettivo dimenticando dove stiamo andando…
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(di melania)
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