Magic Mike |
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Un film di Steven Soderbergh.
Con Channing Tatum, Alex Pettyfer, Matthew McConaughey, Cody Horn, Joe Manganiello.
continua»
Commedia,
durata 110 min.
- USA 2012.
- Lucky Red
uscita venerdì 21 settembre 2012.
MYMONETRO
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Meglio Full Monty
di johnny1988Feedback: 5843 | altri commenti e recensioni di johnny1988 |
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giovedì 27 settembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Budget di 7 milioni di dollari, una misura giusta per illudere il pubblico che si tratti di un cosiddetto "indipendent movie", quando di dipendenze ne mostra parecchie, e senza veli! Una firma (quasi) sicura come quella di Soderbergh, figura ormai sul viale del tramonto, un uomo che come il capo dello strip clup si esibisce in un'ultima performance, ma se il personaggio di Matthew McConaughey sembra ancora non aver consumato le sue ultime cartucce, il regista in carne e ossa sembra aver gettato la spugna. La classicità latente a cui Soderbergh ci ha abituati ci è nota tanto quanto il successo che riscuote sempre e comunque fra i portafogli e nell'immaginario dello spettatore comune e velleitario, se non nostalgico del cinema di vecchio standard. Ma ben inteso, parliamo di quel vecchio cinema di belle maniere senza autocompiacimenti boriosi e tratti da sceneggiature piacevoli. E qui diamo merito al regista. Ma parliamo anche, ed è giusto metterlo alla berlina, di un cinema, quasi il più delle volte, senza arte nè parte. Lo vediamo bene in Solaris, Intrigo a Berlino, Erin Brokovich, Ocean's Eleven solo per citare degli esempi. Soderbergh sa sempre rinnovare ESTETICAMENTE storie intelligenti scritte prima di lui, e quello che può sembrare più personale si rivela non essere mai farina del suo sacco. E usciamo (almeno io) dalla sala con un senso incolmabile di vuoto, comprensibile solo alla luce della lettura generale della sua filmografia. E' innegabile anche stavolta il talento visivo della regia e dell'abilità di un uomo che sa sfruttare il mercato più diretto. La trama (ma poi, quale trama?!) punta vincente su stalloni più da monta occasionale che da "sussurri" eterni. Impressionanti le coreografie, le abilità pirotecniche di Tatum, la scultura degli stripper (che spinge semmai sempre più ad abbonarsi alle palestre per reggere il confronto col quotidiano sociale), ma imbarazzanti i tentativi fasulli di costruire una trama laddove ce n'era troppo bisogno per non dare solo l'illusione che si pagasse il biglietto per vedere un pubblico in calore. Certo, a ben riflettere, si nota facilmente l'analogia fra ciò che si vede e ciò che può davvero accadere in uno strip club, ma il cinema ci dà (e deve!) dare anche la possibilità di sognare e di avere dei modelli di riferimento, e non solo forse mettere a nudo (quasi letteralmente) tutta (quasi letteralmente) la frustrazione di un regista che sembra rassegnarsi all'idea di non avere nulla da dire, se non confessare la propria mediocrità artistica. E lo vediamo bene tra un autoburlesco McConaughey (già citazione di un altro precedente autoironico Brad Pitt per i più originali Coen), una confessione campata a forza di un bovino Tatum (che ricorda più Step Up o Zoolander!!), una materna quanto irritante "brava ragazza" (anni luce lontana dalla purezza della Fata Turchina) e di un altro manzo come Alex Pettyfer che pare fare il verso ai divi degli anni '50 o al dramma del Berry Lyndon dei poveri. Un film che non ha niente da dire e non ispira sensualità per le donne (se no, alzi la mano chi vuole mettere in discussione la propria intelligenza) nè provoca gli uomini più ostili. Quello che si vede è gente che ha imparato a fingersi un dio davanti a uno specchio. Un film impossibile da non sapere di già visto, dalla tv a Full Monty (un capolavoro al confronto!), sebbene si salvino chicche ironiche come gli stripper dietro le quinte che si pompano - proprio di tutto - o battute come "Quante bocche hai messo incinte?". Di spessore c'è solo l'addominale e il tanga. E il finale è troppo consolatorio e spiccio per non suscitare il dubbio che Soderbergh sia consapevole di tutto ciò o meno.
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