Il rosso e il blu |
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Un film di Giuseppe Piccioni.
Con Margherita Buy, Riccardo Scamarcio, Roberto Herlitzka, Silvia D'Amico, Davide Giordano.
continua»
Commedia,
durata 98 min.
- Italia 2012.
- Teodora Film
uscita venerdì 21 settembre 2012.
MYMONETRO
Il rosso e il blu
valutazione media:
3,14
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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la scuola ed il maredi pepito1948Feedback: 125 | altri commenti e recensioni di pepito1948 |
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martedì 25 settembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Continua a colpire la fantasia dei cineasti il fascino narrativo della scuola, con le sue dinamiche, i suoi spunti intergenerazionali, le storie disparate di studenti e professori alle prese con un’istituzione che cade a pezzi sotto i colpi di maglio di coloro che al massimo livello dovrebbero ottimizzarne la qualità, trattandosi di un irrinunciabile tramite tra l’oggi e il domani. E nella scuola ed il suo degrado, come è noto, si riflette la profonda crisi sociale ed in particolare quella umana dei suoi protagonisti, da una parte e dall’altra della cattedra –dove allignano delusioni, solitudini, abbandoni, incomprensioni, incertezze e quant’altro- ed è su questa verità che con diversi toni insiste tutta la filmografia “scolastica” non solo degli ultimi tempi. In una scuola superiore di periferia diretta da Giuliana, preside immersa dalla testa ai piedi nel sistema chiuso e tendenzialmente refrattario ad ogni modifica significativa, tutto sembra cristallizzato nel solito tran tran quotidiano, nei piccoli e spesso ossessivi riti quotidiani, come un mare piatto che rifugge dal vento. Ma l’arrivo di un supplente portatore di nuove energie e di speranze innesca una reazione a catena che fa alzare il vento. Non una tempesta (come nell’Attimo fuggente) ma almeno un moto ondoso che increspa il mare ed influisce sulla navigazione, suggerendo nuove rotte. Ma in quei “tremila siepi” che è la vita, come ci insegna un atavico ed immortale metodo usato nelle valutazioni scolastiche, nessuno è perfetto ed è almeno rosso, mentre alcuni sono particolarmente portati all’errore, cioè al blu, con possibilità nel tempo di passare dall’una all’altra connotazione cromatica. E se si passa dai compiti scritti ai loro autori o correttori, possiamo sbizzarrirci a sottolinearne con il colore che ci sembra più appropriato il loro comportamento. Il vecchio professore disincantato, cinico, ferocemente nemico di ogni speranza di progresso dei ragazzi, cattivo per autodefinizione (“sono tutti da bocciare, ma io li promuovo tutti, così li distruggo”), avverso al mondo che ha perduto la bellezza, è blu notte, ma l’amore può sempre fare miracoli. Il professorino Prezioso, ancora malfermo per inesperienza e facile alle gaffes, è un rosso che scade nel blu per uno svarione marchiano. La bella preside, tendente al blu per la sua rigidità gestionale, si tinge di rosso quando la sua coscienza ultrablindata si sbriciola a contatto con uno studente abbandonato e pieno di problemi. Per la professoressa che non riesce a capire il processo di fotosintesi che dovrà insegnare ai suoi allievi è difficile se optare per il rosso perché di più la sua mente non può o per il blu in rapporto ai danni che la sua limitata competenza può arrecare agli studenti e quindi alla comunità. Certamente merita il rosso la studentessa oberata dai guai familiari che accetta il verdetto impietoso dei docenti, anche se qualcuno ha indebitamente calcato la mano. Questo per dire, come sembrano tratteggiare gli autori del film, che anche in un sistema a vocazione monolitica ed in crisi perenne come la scuola, le realtà umane che vi operano possono sussultare o addirittura sbloccare il timone se indotte da qualche significativo stimolo esterno. Nulla di rivoluzionario, ma l’occhio di Piccioni segue i protagonisti con rispettosa attenzione dentro la scuola per poi pedinarli anche fuori, dove il mondo è più complicato, svelando così drammi, problematiche, difficoltà che dànno un senso a ciò che tra le mura di un’istituzione irreggimentata spesso non appare. Buio e luce, rosso e blu si alternano, si combinano, si smussano, si amplificano in un divenire tumultuoso, anche se sembrano placarsi tra i banchi, le cattedre e le sale riunioni. Centrale e preponderante (non per niente voce narrante) è la figura-simbolo del professor Fiorito, il decano che, ormai ai limiti del degrado personale, ritrova in un impeto di vitalità la voglia di replicare agli allibiti studenti la più bella lezione di storia dell’arte della sua lunga vita professionale, impersonato da un eccezionale Herlitzka, che riproduce mutatis mutandis il personaggio beffardo e cialtrone di Bella Addormentata. Accettabili per una volta la Buy e Scamarcio, che hanno ritoccato in meglio la propria capacità interpretativa, rasentando la sufficienza. Interessante.
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