pepito1948
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lunedì 17 settembre 2012
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eutanasia e risvegli
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Perché questo titolo, tratto dalla favolistica tradizionale? Conoscendo le ascendenze formative di Bellocchio, la bella addormentata sembra riferirsi a tutte le persone sprofondate temporaneamente in un sonno, anche interiore, reversibile, in attesa che uno slancio affettivo esterno possa risvegliarle. Se invece il sonno è irreversibile, non c’è risveglio e a nulla vale ogni tentativo in tal senso, che diventa controproducente od autodistruttivo. La vita (umana)non c'è più, a meno che per vita si intenda un corpo inerte con un cuore che batte grazie a sofisticate apparecchiature sanitarie. Prendendo spunto dalla vicenda di Eluana Englaro nonchè del padre e della sua tenace volontà di mettere fine ad un dramma senza sbocchi, contro una distorta e poco laica concezione della vita umana, Bellocchio ne trasfonde la problematica in una serie di storie in cui proprio il risveglio –od il suo mancato realizzarsi- è il motivo conduttore.
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Perché questo titolo, tratto dalla favolistica tradizionale? Conoscendo le ascendenze formative di Bellocchio, la bella addormentata sembra riferirsi a tutte le persone sprofondate temporaneamente in un sonno, anche interiore, reversibile, in attesa che uno slancio affettivo esterno possa risvegliarle. Se invece il sonno è irreversibile, non c’è risveglio e a nulla vale ogni tentativo in tal senso, che diventa controproducente od autodistruttivo. La vita (umana)non c'è più, a meno che per vita si intenda un corpo inerte con un cuore che batte grazie a sofisticate apparecchiature sanitarie. Prendendo spunto dalla vicenda di Eluana Englaro nonchè del padre e della sua tenace volontà di mettere fine ad un dramma senza sbocchi, contro una distorta e poco laica concezione della vita umana, Bellocchio ne trasfonde la problematica in una serie di storie in cui proprio il risveglio –od il suo mancato realizzarsi- è il motivo conduttore. Storie di finzione, che si snodano negli ultimi giorni che precedono la morte di Eluana , nella società civile e parallelamente nel Parlamento in cui si sta con un colpo di mano cercando di varare un decreto legge per impedire che qualcuno stacchi la spina. Quattro storie che si innestano come un puzzle su una vicenda che ha diviso le coscienze degli italiani con la virulenza di altre occasioni storiche, come il divorzio e l’aborto, mostrando davanti alla fatidica alternativa del sì o no alla morte (vista come uccisione o come liberazione) comportamenti disparati se non contrapposti, tra cui non sono mancate ipocrisie, pregiudizi, chiusure religiose e squallide proposizioni. Sullo sfondo dello stillicidio delle notizie fornite dalla televisione –unico aggancio alla realtà storica di quei giorni- in una sorta di conto alla rovescia, Bellocchio esprime la propria posizione di parte entrando nelle singole vicende con garbo e con rispetto, dando il giusto risalto alle differenti argomentazioni dei personaggi coinvolti senza per questo lasciare dubbi su quale tesi sostenere. Ci sono risvegli come ripensamenti etici indotti dal caso Englaro e favoriti da quella formidabile spinta che è l’amore (padre onorevole e figlia ultracattolica), non c’è risveglio in chi non esiste più perché irrimediabilmente privato di funzioni vitali e soprattutto del pensiero come non c’è in chi (sua madre ex nota attrice)si rifiuta di accettare la realtà crudele trincerandosi nella fede senza porsi domande e dare risposte ai familiari. Ma è soprattutto nell’episodio di Rossa, aspirante suicida, che Bellocchio puntualizza e riassume al meglio il suo pensiero: Rossa sembra morta dentro, si è annichilita ma il suo sonno aspetta che qualcuno le dia il calore che agisca da antidoto agli effetti del veleno ; il giovane medico/principe azzurro bacia la bella addormentata che svegliandosi si riprende la vita ed accetta con gratitudine il salvataggio. Bellocchio ha saputo impostare intelligentemente un film difficile, evitando condanne con l'accetta ma amalgamando bene l’intreccio di storie disparate senza mai venir meno all’idea di fondo: in questo tipo di drammi –che possiamo riassumere con il nome ancora aborrito di eutanasia- la morte indotta quando non c’è più vita “umana” è un atto d’amore, non meno di quello che anima chi, respingendo l’idea di staccare la spina anzitempo, decide di dedicare la propria vita residua all’attesa di un evento impossibile (o creduto possibile per via di fede). Ottimo il cast (su tutti la grande Huppert)
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gabriele marolda
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domenica 16 settembre 2012
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bella addormentata. il confine della vita
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Dopo un'assenza dalle sale cinematografiche durata tutta la pausa estiva la settimana scorsa ho visto, la sera della sua uscita, il film di Bellocchio tanto acclamato dal pubblico quanto quasi ignorato dalla giuria alla mostra del cinema di Venezia.Pur sapendo che l'argomento trattato è estremamente delicato, riguardando il comportamento del cittadino italiano e dei suoi rappresentanti politici sul fine vita, posso dire che questo lavoro contribuisce a considerare con maggiore equilibrio il tanto contrastato caso, che due anni fa divise profondamente l'opinione pubblica e la politica, con accese polemiche tra difensori a tutti i costi della vita, anche se meramente vegetativa, e chi ne voleva tutelare la dignità.
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Dopo un'assenza dalle sale cinematografiche durata tutta la pausa estiva la settimana scorsa ho visto, la sera della sua uscita, il film di Bellocchio tanto acclamato dal pubblico quanto quasi ignorato dalla giuria alla mostra del cinema di Venezia.Pur sapendo che l'argomento trattato è estremamente delicato, riguardando il comportamento del cittadino italiano e dei suoi rappresentanti politici sul fine vita, posso dire che questo lavoro contribuisce a considerare con maggiore equilibrio il tanto contrastato caso, che due anni fa divise profondamente l'opinione pubblica e la politica, con accese polemiche tra difensori a tutti i costi della vita, anche se meramente vegetativa, e chi ne voleva tutelare la dignità.
Sono gli ultimi giorni della povera esistenza di Eluana Englaro, trasportata per volere del padre, rassegnato dopo 17 anni di coma e di alimentazione artificiale, in una clinica di Udine in cui un'equipe medica si era dichiarata disposta ad operare il trattamento che teneva in vita la ragazza.
Viene fermata l'attenzione sul travaglio di un senatore del PDL convocato a Roma per votare il provvedimento d'urgenza voluto da Berlusconi, erettosi interprete della volontà degli ambienti ecclesiastici nel voler impedire per legge la dolorosa risoluzione del papà di Eluana. Il parlamentare infatti intende disattendere la consegna del capo perché provato da un'esperienza familiare che vede in campo opposto la figlia, convinta delle ragioni del c.d. movimento per la vita.Sarà proprio nel corso delle manifestazioni di dissenso che si svolgono di fronte alla clinica di Eluana che la figlia del senatore incontrerà un giovane che le farà cambiare idea.Contemporaneamente all’episodio cardine si rappresentano le vicende di un'altra famiglia funestata da un caso simile, in cui la madre si aggrappa ad una fede cieca per implorare la grazia di un'improbabile guarigione, trascurando marito e l'altro figlio, e di una ragazza che la droga spinge al suicidio, salvata da un giovane medico che antepone l’amore del prossimo a quello per la carriera.
Pur essendo, come detto, il soggetto rappresentato, tra i più tormentati che si possano rappresentare in una pellicola, il film di Bellocchio non manca di una piacevole levità che non sconfina mai nella leggerezza o tanto meno superficialità, anche nella scena iperreale in cui un sempre grande Herlitzka interpreta una specie di psichiatra che, in un'improbabile sauna a palazzo Madama che echeggia antiche terme romane, cerca di tranquillizzare il collega, lo splendido protagonista Toni Servillo.
Com'era immaginabile, il film di Bellocchio sta risvegliando l'interesse sull'argomento fine vita e testamento biologico, considerato anche che il disegno di legge Calabrò da molti è, a buona ragione, considerato restrittivo della volontà del dichiarante, non prevalendo sul parere del medico.
Al di là del delicato e difficile argomento trattato, l'opera che lo rappresenta è un esempio di cinema magistrale non solo per l’esperta regia, ma anche per l’accurata fotografia e per l'eccellente cast di attori.
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miraj
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sabato 15 settembre 2012
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toccante ma non convince
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Ho voluto aspettare a scrivere due parole su questo film, perchè avevo la sensazone che fosse una di quelle storie che appena usciti dalla sala ti lasciano il groppo in gola ma che con il passare dei giorni, ripensandoci, senti che non sei convinto, che qualcosa non ha raggiunto il centro come doveva.Infatti, non mi ha convinta.Interessante l'estensione del concetto di "malattia senza ritorno" non solo ai casi di coma irreversibile ma ai tosicodipendenti ed alle malattie mentali.Ebbene, però interessante solo la loro carrellata, l'idea del confronto tra le ipotesi in cui la vita può divenire non-vita, ma banale la trattazione, la risoluzione finale nel concetto di amore salvifico per tutti.Banale la storia di Rossa, fino al fastidio della irrealtà, nonostante la grande carica emotiva che evoca.
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Ho voluto aspettare a scrivere due parole su questo film, perchè avevo la sensazone che fosse una di quelle storie che appena usciti dalla sala ti lasciano il groppo in gola ma che con il passare dei giorni, ripensandoci, senti che non sei convinto, che qualcosa non ha raggiunto il centro come doveva.Infatti, non mi ha convinta.Interessante l'estensione del concetto di "malattia senza ritorno" non solo ai casi di coma irreversibile ma ai tosicodipendenti ed alle malattie mentali.Ebbene, però interessante solo la loro carrellata, l'idea del confronto tra le ipotesi in cui la vita può divenire non-vita, ma banale la trattazione, la risoluzione finale nel concetto di amore salvifico per tutti.Banale la storia di Rossa, fino al fastidio della irrealtà, nonostante la grande carica emotiva che evoca.
La disputa tra le oppopste fazioni del resto non interessa, ormai è nota. Interessano molto invece le scelte soggettive. Per questo mi sembra che lo spunto migliore sia il parallelo tra la vicenda personale del marito-Servillo che stacca le macchine e la madre-Huppert che nella sopravvivenza della figlia identifica la propria sopravvivenza.
Avrei apprezzato un approfondimento.
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pressa catozzo
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venerdì 14 settembre 2012
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italia comatosa
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Avrei voluto dare un voto superiore ma ottimo mi sembrava troppo. Buono, sincero, meritevole, se non altro per la materia cui tratta. Certo non è il Bellocchio di pugni in tasca. I tempi cambiano le mamme invecchiano diceva la strofa di una canzone. I critici? Per me possono andare a ca....re . Il cinema ha bisogno di spettatori e non di servitori. Mai giudicare politici o clero. Speriamo che l'Italia trovi un pricipe che con un bacio la ridesti. Al momento e in ventilazione forzata.
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stavanger
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venerdì 14 settembre 2012
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assolutamente deludente
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Sgomento...un film che fa acqua da tutte le parti, plot mal fatto e a tratti ridicolo ( la madre che va dal figlio che ha appena cercato di ammazzare la sorella e gli dice "Non farlo più.." inaccettabile.. ) dialoghi retorici e scontati, la fotorafia quasi assente, e il pistolotto di Servillo da sbadiglio.
Che affontare un tema cosi sia difficile non è dubbio, forse solo Bergman ci sarebbe riuscito, ma Bellocchio, proprio perchè non è Bergman , poteva rimediare con cura, lavoro , pazienza ed umiltà, che evidentemente non ha o non ha più. Malissimo, se questo è lo standard più elevato del cinema italiano
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riccardo t.
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venerdì 14 settembre 2012
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libertà di scegliere
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Bella Addormentata - recensione
Bella Addormentata non è il film su Eluana Englaro; il suo tragico caso fa solamente da contorno alle vicende del film; attraverso immagini di repertorio, l'ultima opera di Marco Bellocchio parla di vita; di morte come libertà di scelta.
Intrecciando 4 storie con un filo tematico comune; Bellocchio realizza un film poetico e umanizzante; che esprime tutta l'anim...
a laica del suo autore; il film non è di parte; ascolta e capisce entrambe le posizioni con una oggettività cinematografica magistrale; la sceneggiatura è omogenea nonostante la difficoltà nel gestire quattro narrazioni diverse; ma l'abilità di Bellocchio permette di non stancare lo spettatore; ma portarlo a riflettere e a vedere il punto di contatto tra i racconti di vita messi in scena; la volontà e la difficoltà di scegliere come può essere quella che affligge il politico interpretato da un mostruoso Toni Servillo; indeciso se andare contro le direttive politiche del suo partito o contro la sua coscienza; in contrasto con la figlia attivista del movimento per la vita; scelta anche di non vivere e di recludersi per assistere la figlia in coma quella dell'ex attrice interpretata da una meravigliosa Isabelle Huppert; o di rifiutare un amore per aiutare un fratello; ma forse è nell'ultimo episodio che Bellocchio e il film si rivelano a chi guarda; quello con protagonista prorprio il figlio del regista nei panni dl un dottore disposto a tutto per salvare la tossicodipendente Maya Sansa; e qui la figura medica diventa un alternativa di vita; un gesto di amore estremo(come quelli di Servillo e della Huppert) di offrire una scelta di vita e di morte con un semplice atto di fiducia alla ragazza; che in un finale commovente come pochi; sceglie e ricambia con un gesto banale ma carico di amore.
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Bella Addormentata - recensione
Bella Addormentata non è il film su Eluana Englaro; il suo tragico caso fa solamente da contorno alle vicende del film; attraverso immagini di repertorio, l'ultima opera di Marco Bellocchio parla di vita; di morte come libertà di scelta.
Intrecciando 4 storie con un filo tematico comune; Bellocchio realizza un film poetico e umanizzante; che esprime tutta l'anim...
a laica del suo autore; il film non è di parte; ascolta e capisce entrambe le posizioni con una oggettività cinematografica magistrale; la sceneggiatura è omogenea nonostante la difficoltà nel gestire quattro narrazioni diverse; ma l'abilità di Bellocchio permette di non stancare lo spettatore; ma portarlo a riflettere e a vedere il punto di contatto tra i racconti di vita messi in scena; la volontà e la difficoltà di scegliere come può essere quella che affligge il politico interpretato da un mostruoso Toni Servillo; indeciso se andare contro le direttive politiche del suo partito o contro la sua coscienza; in contrasto con la figlia attivista del movimento per la vita; scelta anche di non vivere e di recludersi per assistere la figlia in coma quella dell'ex attrice interpretata da una meravigliosa Isabelle Huppert; o di rifiutare un amore per aiutare un fratello; ma forse è nell'ultimo episodio che Bellocchio e il film si rivelano a chi guarda; quello con protagonista prorprio il figlio del regista nei panni dl un dottore disposto a tutto per salvare la tossicodipendente Maya Sansa; e qui la figura medica diventa un alternativa di vita; un gesto di amore estremo(come quelli di Servillo e della Huppert) di offrire una scelta di vita e di morte con un semplice atto di fiducia alla ragazza; che in un finale commovente come pochi; sceglie e ricambia con un gesto banale ma carico di amore.
Infine non è da tralasciare la regia simbolica e visionaria di Bellocchio che riflette; aiutato da un comparto tecnico di prim'ordine dalla splendida fotografia alle azzeccate musiche su un povero e triste paese come l'Italia che ha trasformato un caso di dolore di una famiglia in un caso mediatico; punge le istituzioni come la chiesa che soffoca; e una politica apatica che tra monitor giganti; ossessione per l'immagine pubblica; e saune da vecchi imperatori no nsa più dove andare a parare. Bella addormentata è un film necessario e meritevole; che ragiona sul senso delle immagini che danno significato; una lezione di cinema e di scrittura.
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kimkiduk
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venerdì 14 settembre 2012
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seino striminzito
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Mah!!!!! Bellocchio si è arrabbiato perchè si aspettava il massimo e tanti premi a Venezia. In confronto a Pieta di Kim Ki Duk è un B-Movie. Recitato malissimo, a parte una buona prova di Servillo (ma per merito suo e non della regia) e di Fabrizio Falco (+ che sufficiente, che infatti ha vinto come attore emergente anche se forse perchè italiano). Non basta, per me, una buona idea di base trasformata in un concetto (tutto è addormentato in Italia) e far capire che la Englaro ha fatto solo da specchio delle allodole per politici e mass media, per potersi definire un bel film. Bellocchio ha fatto capire che nella vita anche tante persone "vive" sono come Eluana, ha fatto capire che quando la Chiesa entra nel giudizio degli altri è l'emblema politico della purezza ma quando questo riguarda tossici o poveri o tanti e tanti che non fanno clamore, la loro situazione e la loro morte vale zero anche per chi ha abiti talari importanti.
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Mah!!!!! Bellocchio si è arrabbiato perchè si aspettava il massimo e tanti premi a Venezia. In confronto a Pieta di Kim Ki Duk è un B-Movie. Recitato malissimo, a parte una buona prova di Servillo (ma per merito suo e non della regia) e di Fabrizio Falco (+ che sufficiente, che infatti ha vinto come attore emergente anche se forse perchè italiano). Non basta, per me, una buona idea di base trasformata in un concetto (tutto è addormentato in Italia) e far capire che la Englaro ha fatto solo da specchio delle allodole per politici e mass media, per potersi definire un bel film. Bellocchio ha fatto capire che nella vita anche tante persone "vive" sono come Eluana, ha fatto capire che quando la Chiesa entra nel giudizio degli altri è l'emblema politico della purezza ma quando questo riguarda tossici o poveri o tanti e tanti che non fanno clamore, la loro situazione e la loro morte vale zero anche per chi ha abiti talari importanti. L'idea valeva qualcosa, il modo di interpretarla anche. La Huppert sembra la copia invecchiata e brutta della Pianista (con pause splendide nella Pianista, quasi inutili qui). Per me il cinema è uscire dalla sala emozionati e pensanti. Il cinema è sensazione e perfetta trasposizione del pensiero del regista. Il cinema è recitazione. Emozione poca, sensazione normale, recitazione generale quasi zero. Per peggiorare il tutto ha anche aggiunto una storia di amore tra un medico e una "tossica" che rasenta il ridicolo. Bellocchio non ti arrabbiare sei da 6 forse scarso.
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olgadik
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venerdì 14 settembre 2012
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un rito significativo e coinvolgente
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Chi conosce il cinema di Bellocchio sa, entrando in sala, che si accinge comunque a celebrare un rito significativo e coinvolgente. E così è stato. L’opera è di quelle alte, che inchiodano alla riflessione e alla partecipazione, con una notevole forza di immagini, di uso sapiente della luce e dell’ombra, di una fotografa di alto livello (Daniel Ciprì). Per quanto riguarda dialoghi, sequenze, battute, ce ne sono di folgoranti che da soli valgono tutto il film. Si veda ad esempio la scena del bagno turco o, per i dialoghi, lo scambio tra il senatore (Toni Servillo) e un collega medico (Roberto Herlitzka), che è una frustata feroce e cinica diretta ai politici, poveracci senza anima, persi nei corridoi del potere.
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Chi conosce il cinema di Bellocchio sa, entrando in sala, che si accinge comunque a celebrare un rito significativo e coinvolgente. E così è stato. L’opera è di quelle alte, che inchiodano alla riflessione e alla partecipazione, con una notevole forza di immagini, di uso sapiente della luce e dell’ombra, di una fotografa di alto livello (Daniel Ciprì). Per quanto riguarda dialoghi, sequenze, battute, ce ne sono di folgoranti che da soli valgono tutto il film. Si veda ad esempio la scena del bagno turco o, per i dialoghi, lo scambio tra il senatore (Toni Servillo) e un collega medico (Roberto Herlitzka), che è una frustata feroce e cinica diretta ai politici, poveracci senza anima, persi nei corridoi del potere. Ciò non toglie che alcune cadute di tensione o pregi che possono suonare anche difetti, non siano mancati. In alcune parti (leggi la seconda metà) il racconto è diseguale, il ritmo un po’ stanco e non tutti i personaggi hanno eguale sapore di verità e simbolo insieme. Qualche intellettualismo o punta retorica emerge in un film che è fatto soprattutto di sentimenti e poi di cronaca sullo sfondo. Quelle di Bellocchio sono tre storie di uomini e donne che in parte si intrecciano, in parte scorrono parallele, ma hanno due elementi in comune. Il primo è che i personaggi si misurano tutti con la morte, la vita e l’amore e ciascuno ha dentro un modo personale e complesso di accostarvisi. Dire che il film tratta di eutanasia è perciò riduttivo. Altro elemento comune è lo sfondo: la vicenda di Eluana Englaro (febbraio 2009), rappresentata tramite spezzoni di cronaca ottimamente montata. Tale cronaca è discreta e in secondo piano, mentre la parte del leone la giocano i sentimenti e quello che essi scatenano tra i diversi personaggi. Vediamo ora in sintesi le storie immaginarie con valore simbolico. Un senatore già socialista passato a Forza Italia si reca a Roma per votare il decreto urgente richiesto dal governo Berlusconi per vietare che a Eluana sia sospesa l’alimentazione forzata. Ma dentro di sé il politico è in forte crisi su quel voto, perché nel suo passato c’è stata un’esperienza analoga e sconvolgente. La sua figlia Maria (Alba Rohrwacher) è intanto partita anche lei, ma diretta a Udine per manifestare da buona cattolica contro chi vuole mettere fine all’esistenza della ragazza. In questo viaggio la giovane incontrerà l’amore nella persona di un ragazzo che la pensa in modo opposto. C’è poi una madre ex-attrice (Isabelle Huppert) la cui figlia è in coma totale. La donna ha rinunciato alla carriera e agli altri affetti per curarla, ma sente che la sua fede non basta e si dibatte tra varie angosce. Terza vicenda quella di una giovane tossicomane (Maya Sansa, magnifica interprete) che desidera morire perché la vita non le interessa più e tenta il suicidio. Ma un giovane medico dell’ospedale, mentre la donna giace in coma, la veglia di notte aspettandone il risveglio. A questo punto la sceneggiatura sempre accurata, (di Marco Bellocchio, Veronica Raimo e Stefano Rulli), con uno scatto di fantasia, sceglie di farla risvegliare, così come nel film su Aldo Moro lo statista alla fine del racconto passeggia libero per la strada… Per concludere, con tatto e con forte attenzione al particolare umano, persino nella gestualità, il regista non tralascia di esprimere sommessamente la propria posizione su un tema delicato, poco governabile con una legge nelle sue intime pieghe e contraddizioni.
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tidikappa
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venerdì 14 settembre 2012
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bha!
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I personaggi sono streotipati e poco credibili (dalla tossica che vuole suicidarsi al medico che può permettersi di stare lì 24/24, passando per i politici ecc.); qualche attore regge, altri sono penosi (il monologo di Marco Brenno al capezzale della sorella in coma è da palio teatrale studentesco); il fim non aggiunge nulla alla discussione in merito al discorso Eluana e diritto alla vita e alla morte in genere..secondo me se non fosse di bellocchio nessuno si chiederebbe nemmeno se valga la pena o no vederlo.
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sblob
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venerdì 14 settembre 2012
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il piacere di andare al cinema
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Questo è cinema. Bellocchio sfiora la perfezione e, nonostante il gran dolore che provoca, le due ore passate davanti al suo film sono impagabili. Se c'è un film che racconta l'Italia, o almeno quella sino a ieri, è questo. Ma non solo. La vicenda della Englaro, così presente e pressante sino a poco tempo fa, è trattata in maniera del tutto inedita: lei e il padre non ci sono ma sono sostituiti da altre lei e da altri padri, ed è questo che rende questo film un capolavoro (ed è raro trovarne). Ma questo lo è, per la perfezione della regia, per la sceneggiatura impeccabile, per la recitazione (quasi sempre senza cadute), per il pathos, per l'empatia, per la calibrata alternanza tra notiziari televisivi presi dalla realtà e le vite che si raccontano e per un racconto che non detta regole ma lascia pensare, solo pensare.
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Questo è cinema. Bellocchio sfiora la perfezione e, nonostante il gran dolore che provoca, le due ore passate davanti al suo film sono impagabili. Se c'è un film che racconta l'Italia, o almeno quella sino a ieri, è questo. Ma non solo. La vicenda della Englaro, così presente e pressante sino a poco tempo fa, è trattata in maniera del tutto inedita: lei e il padre non ci sono ma sono sostituiti da altre lei e da altri padri, ed è questo che rende questo film un capolavoro (ed è raro trovarne). Ma questo lo è, per la perfezione della regia, per la sceneggiatura impeccabile, per la recitazione (quasi sempre senza cadute), per il pathos, per l'empatia, per la calibrata alternanza tra notiziari televisivi presi dalla realtà e le vite che si raccontano e per un racconto che non detta regole ma lascia pensare, solo pensare. Nessuna retorica, solo grande cinema, come Bellocchio sa fare.
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