carlotrevisan
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lunedì 20 maggio 2013
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mistificare i fatti per confondere le menti
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Questo film è stato giustamente un flop al cinema.
Partiamo con un esame tecnico: la recitazione è nella media, l'unico veramente eccellente è Gianmarco Tognazzi, fra i migliori attori italiani in circolazione.
La regia è accettabile ma niente di speciale. Fotografia buona.
Il problema è la storia:
nel film c'è la mistificazione del fatto di Eluana.
Nella finzione, cioè nel film, Eluana viene mostrata tenuta in vita da dei macchinari, dicesi accanimento terapeutico. Muore perchè le decidono di "staccare la spina".
Peccato che nella realtà Eluana non fosse tenuta in vita tramite accanimento, ma ricevesse soltanto acqua e cibo, e che la sua morte sia stata voluta dal padre, nonostante lei fosse viva senza alcun macchinario.
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Questo film è stato giustamente un flop al cinema.
Partiamo con un esame tecnico: la recitazione è nella media, l'unico veramente eccellente è Gianmarco Tognazzi, fra i migliori attori italiani in circolazione.
La regia è accettabile ma niente di speciale. Fotografia buona.
Il problema è la storia:
nel film c'è la mistificazione del fatto di Eluana.
Nella finzione, cioè nel film, Eluana viene mostrata tenuta in vita da dei macchinari, dicesi accanimento terapeutico. Muore perchè le decidono di "staccare la spina".
Peccato che nella realtà Eluana non fosse tenuta in vita tramite accanimento, ma ricevesse soltanto acqua e cibo, e che la sua morte sia stata voluta dal padre, nonostante lei fosse viva senza alcun macchinario.
Al di là delle considerazioni che si possano avere sulla vicenda, trovo completamente ingiusto, sia eticamente che registicamente, che un film venga fatto travisando gli avvenimenti realmente accaduti, e sfruttando la morte di una povera ragazza solo per vendere e per scopi politici. E' ha pure toppato nello scopo facendo flop.
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francesco izzo
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domenica 28 aprile 2013
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tesi giuste ma troppi personaggi poco credibili
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Il film,che ha un montaggio per i miei gusti un po' troppo frammentario e veloce, lancia una tesi laica e vuole difendere la libertà di autoderminazione dell'individuo (e dei suoi cari) nel momento estremo.
Ed io questa tesi la condivido pienamente.
Solo che i personaggi,se togliamo il sempre ottimo Servillo/senatore PdL,la brava Huppert /attrice disperata e Bellocchio Junior/Medico per bene e laico,sono altrimenti troppo spesso poco riusciti e poco credibili.
La Rohrwacher/Focolarina si innamora del ragazzo già nel bar,ha una notte di libera passione giovanile....e poi ritorna a dire il rosario davanti alla clinica con gli altri Focolarini.
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Il film,che ha un montaggio per i miei gusti un po' troppo frammentario e veloce, lancia una tesi laica e vuole difendere la libertà di autoderminazione dell'individuo (e dei suoi cari) nel momento estremo.
Ed io questa tesi la condivido pienamente.
Solo che i personaggi,se togliamo il sempre ottimo Servillo/senatore PdL,la brava Huppert /attrice disperata e Bellocchio Junior/Medico per bene e laico,sono altrimenti troppo spesso poco riusciti e poco credibili.
La Rohrwacher/Focolarina si innamora del ragazzo già nel bar,ha una notte di libera passione giovanile....e poi ritorna a dire il rosario davanti alla clinica con gli altri Focolarini. Vi sembra verosimile?
Il fratello minore della sua occasionale fiamma (un po' nevrotica anch'essa-la fiamma) è un border-line troppo aggressivo per essere un malato e troppo malato per essere solo un aggressivo,un adolescente con problemi. Forse è solo l'attore troppo giovane ed inesperto per rendere bene il personaggio.
Maya Sansa,splendida tossica,sembra più un'attrice di teatro o una docente di filologia della Sorbona (nel suo scambio finale col medico),che non una povera tossica al decimo tentativo di disintossicazione con tendenze suicide.
E poi- ma qui la critica che faccio è proprio alla sceneggiatura -Gianmarco Tognazzi/ Padre 68ino del giovincello viziatissimo ed ambizioso aspirante attore,non è in grado di riconoscere,nello scambio che ha con lui nel salotto di casa,appunto il suo cinismo e la sua ambizione e gli parla d'altro. Forse non è neanche questo credibile come personaggio,visto che trattasi del padre.
Mi sono piaciuti invece:l'abbraccio del senatore PdL alla moglie morente;lo scambio tra il medico e la tossica alla fine del film;e la scelta di tre stralci di dichiarazioni di Berlusconi alla TV -sullo sfondo- che ne rivelano tutta la superficialità e volgarità sul tema.
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maria f.
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giovedì 28 febbraio 2013
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evviva i buoni film!
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Un film notevole, difficile per l’argomento trattato ma accessibile per come il regista ce l’ha proposto.
Storie di vite che stanno per concludere il percorso terreno o che apparentemente già sono arrivate al termine. Corpi che continuano a vivere ma che sono privi delle loro funzioni, e forse anche privi di attività cerebrali, o considerati privi di vita solo perché non sono in grado di manifestare la propria volontà di continuare a esserci o no.
Creature come Rossa, una tossicodipendente che tenta di togliersi la vita perché non ha la forza di cambiare, salvata da un medico che ha scelto questa professione per passione e quindi dedica alla sua paziente la propria attenzione prendendola cocciutamente e saldamente per mano e non mollandola.
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Un film notevole, difficile per l’argomento trattato ma accessibile per come il regista ce l’ha proposto.
Storie di vite che stanno per concludere il percorso terreno o che apparentemente già sono arrivate al termine. Corpi che continuano a vivere ma che sono privi delle loro funzioni, e forse anche privi di attività cerebrali, o considerati privi di vita solo perché non sono in grado di manifestare la propria volontà di continuare a esserci o no.
Creature come Rossa, una tossicodipendente che tenta di togliersi la vita perché non ha la forza di cambiare, salvata da un medico che ha scelto questa professione per passione e quindi dedica alla sua paziente la propria attenzione prendendola cocciutamente e saldamente per mano e non mollandola.
Parenti e amici combattuti e disperati per decisioni che mai avrebbero pensato di dover prendere in prima persona, eroi, perché sono chiamati ad affrontare una realtà che li costringe, loro malgrado, a decidere della vita di un individuo la cui volontà potrebbe essere diametralmente opposta se solo fosse in grado di manifestarla (Rosa).
La volontà di una moglie e mamma devastata e angosciata dalla sofferenza che raccoglie le sue forze per comunicare al marito di essere aiutata a morire. Nemmeno il tenerissimo sostegno di sua figlia, la quale le ricorda quanto la donna medesima, le ha insegnato, che, bisogna affrontare la vita da guerriera e combattere, è sufficiente a dissuaderla dalla sua intenzione di porre fine al suo calvario.
Complimenti al regista e agli attori.
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ultimoboyscout
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martedì 19 febbraio 2013
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dormire...morire...
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Bellocchio affronta il tema più che incandescente dell'eutanasia in un film ricco di suggestione, con un cast di livello e una storia giocata tra realtà e immaginazione. Eluana Englaro, la donna morta (o uccisa, dipende dai punti di vista) nel Febbraio del 2009 a seguito dell'interruzione volontaria dell'alimentazione artificiale, è la protagonista occulta del film e i suoi ultimi sei giorni di vita (si, di vita!) scandiscono le varie storie che il film racconta, quella della madre della ragazza in stato vegetativo, quella del politico che deve votare la legge che bloccherebbe l'inturruzione della nutrizione, quella di due attivisti, uno laico e una cattolica, che manifestano di fronte alla clinica e che finiranno per innamorarsi e quella di uan tossica che desidera solo morire ma vede un medico contrapporsi alla sua scelta.
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Bellocchio affronta il tema più che incandescente dell'eutanasia in un film ricco di suggestione, con un cast di livello e una storia giocata tra realtà e immaginazione. Eluana Englaro, la donna morta (o uccisa, dipende dai punti di vista) nel Febbraio del 2009 a seguito dell'interruzione volontaria dell'alimentazione artificiale, è la protagonista occulta del film e i suoi ultimi sei giorni di vita (si, di vita!) scandiscono le varie storie che il film racconta, quella della madre della ragazza in stato vegetativo, quella del politico che deve votare la legge che bloccherebbe l'inturruzione della nutrizione, quella di due attivisti, uno laico e una cattolica, che manifestano di fronte alla clinica e che finiranno per innamorarsi e quella di uan tossica che desidera solo morire ma vede un medico contrapporsi alla sua scelta. Il film prende una piega ben precisa e una posizione delineata, quella del regista che ha condiviso la causa di morte di Beppino Englaro e non si è voluto contrapporre alla morte stessa. E' una storia di conflitti e di rinascite, di malattia ed eticità, tra immagini filmiche e di repertorio, un pizzico moralista che non mira al rispetto delle scelte o al risveglio delle coscienze ma vuole obbligatoriamente imporre il proprio punto di vista. Il film, attraverso le sue storie che si alternano ma non si incrociano, propone i diversi punti di vista per poi perorare una sola e ben precisa causa scatenando polemiche e polveroni, che si vanta di non raccontare la storia di Eluana ne sfruttarne il nome ma che molto furbescamente ne segue la scia approfittandosi biecamente del tema caldissimo e di grande attualità in Italia. In concorso a Venezia è stato del tutto ignorato. Meno male che qualcuno ancora si accorge di certi mezzucci e di scelte fastidiosamente furbesche. W la vita!
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pensierocivile
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sabato 9 febbraio 2013
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solo servillo sveglia bellocchio
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La scelta di non entrare nell'evento tragico della famiglia Englaro, ma di raccontare l'influenza, le conseguenze o anche soltanto il circo che si esibì in quei giorni è la scelta del Grande Autore. Piuttosto sono le storie scelte per raccontare quei momenti a suscitare più di un dubbio. La bella addormentata Maya Sansa e il principe azzurro che veglia su di lei, sono elementi di una vicenda simbolica più che funzionali al senso della totalità del racconto: fondamentali come un "C'era una volta..." e "...vissero tutti felici e contenti", ma avulsi dalle emozioni del racconto che li vede quasi sempre addormentati. Superflua la storia d'amore tra Riondino e la Rohrwacher, inutile, "autoriale" spoglia di quell'analisi necessaria per comprendere le due posizioni "inconciliabili".
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La scelta di non entrare nell'evento tragico della famiglia Englaro, ma di raccontare l'influenza, le conseguenze o anche soltanto il circo che si esibì in quei giorni è la scelta del Grande Autore. Piuttosto sono le storie scelte per raccontare quei momenti a suscitare più di un dubbio. La bella addormentata Maya Sansa e il principe azzurro che veglia su di lei, sono elementi di una vicenda simbolica più che funzionali al senso della totalità del racconto: fondamentali come un "C'era una volta..." e "...vissero tutti felici e contenti", ma avulsi dalle emozioni del racconto che li vede quasi sempre addormentati. Superflua la storia d'amore tra Riondino e la Rohrwacher, inutile, "autoriale" spoglia di quell'analisi necessaria per comprendere le due posizioni "inconciliabili". Altro livello spetta al dramma che simula la vicenda Englaro: tutto è caratterizzato, estetizzato, raggelato e consegnato quasi ad un'altra realtà, distante, ma presente. Lo straniamento sta tutto in quella figura immota, bellissima, astratta che allontana la realtà, lasciando lo spettatore nella scomoda posizione di pensare alla tragedia e rifletterla in immagini "purificate", virate in rispetto dell'estetica. Il film raggiunge le sue vette con Servillo e la complicità di Bellocchio: la regia sembra risvegliarsi, regalando scene di doveroso impatto, col parlamentare in penombra "abbagliato" dall' entusiasmo del suo partito in uno schermo o gli incontri "nell'inferno" di Herlitzka, o il finale sospeso. La coppia regala grande cinema, anche se irraggiungibili sono le immagini reali delle veglie, il certificato di una Italia che non riesce proprio a toccare il fondo.
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nino pell.
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domenica 9 dicembre 2012
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la sofferenza umana ha bisogno di atti d'amore
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Ottima prova cinematografica del regista Bellocchio ispirata al caso della giovane Eluana Englaro di cui non ha minimamente la pretesa di schierarsi a favore dei tantissimi pro o contro riguardo la drammatica vicenda accaduta nel corso del febbraio 2009, ne il porre delle basi alternative. Ovviamente in tale pellicola vi compare pure la classica frecciatina sociale nei riguardi di certe scelte convenzionali della politica moderna, ma per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, si sa, non ci siamo certo trovati di fronte a scottanti novità. E' storia risaputa ormai quello di mettere in evidenza un'Italia faccendiera, egoista ed ipocrita. L'anticonformismo di vedute e, conseguentemente, di comportamento sociale, è sempre appartenuto ad una schiera di pochissimi.
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Ottima prova cinematografica del regista Bellocchio ispirata al caso della giovane Eluana Englaro di cui non ha minimamente la pretesa di schierarsi a favore dei tantissimi pro o contro riguardo la drammatica vicenda accaduta nel corso del febbraio 2009, ne il porre delle basi alternative. Ovviamente in tale pellicola vi compare pure la classica frecciatina sociale nei riguardi di certe scelte convenzionali della politica moderna, ma per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, si sa, non ci siamo certo trovati di fronte a scottanti novità. E' storia risaputa ormai quello di mettere in evidenza un'Italia faccendiera, egoista ed ipocrita. L'anticonformismo di vedute e, conseguentemente, di comportamento sociale, è sempre appartenuto ad una schiera di pochissimi. Per ciò che attiene il tema principale di questo film, diciamo che esso racchiude in se un significato bellissimo che Bellocchio ce lo trasmette tramite una serie di situazioni vissute da vari personaggi che presentano delle analogie con il caso Englaro. Attraverso una serie di vicende, il regista, dunque, vuole elogiare l'amore dei familiari come grande forza trainante e naturale per dare supporto e sollievo alla sofferenza umana di coloro che riversano in condizioni gravissime di salute. In qualche circostanza, l'amore spinge al rispetto da parte di familiari di scelte estreme manifestate da malati terminali che desiderano non continuare più a soffrire, in altre situazioni l'amore spinge le persone ad abbandonare i loro interessi personali (come fama e successo) per dedicare la loro vita all'assistenza dei malati sofferenti e ciò anche in maniera addirittura perenne. Infine, in qualche altra circostanza l'amore può dimostrarsi come straordinario antidoto e soluzione per il ritorno alla gioia di vivere, quando elementi come solitudine e conseguentemente malessere psicologico possono spingere un individuo al suicidio, quale scelta estrema di abbandonare questa esistenza. Bellissimo, a tal proposito, l'episodio del film riguardante una tossicodipendente abbandonata a se stessa che viene parsimoniosamente presa in cura da un medico di un ospedale, il quale dedica tutto se stesso al recupero lento e non facile della donna. Da encomio, quindi, la significativa scena finale tra questi due personaggi che, insieme agli altri significativi episodi, conclude pertanto questa riuscita pellicola di Bellocchio che staziona su di un livello assolutamente convincente ed ottimale.
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domenica 9 dicembre 2012
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la sofferenza umana ha bisogno di atti d'amore
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Ottima prova cinematografica del regista Bellocchio ispirata al caso della giovane Eluana Englaro di cui non ha minimamente la pretesa di schierarsi a favore dei tantissimi pro o contro riguardo la drammatica vicenda accaduta nel corso del febbraio 2009, ne il porre delle basi alternative. Ovviamente in tale pellicola vi compare pure la classica frecciatina sociale nei riguardi di certe scelte convenzionali della politica moderna, ma per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, si sa, non ci siamo certo trovati di fronte a scottanti novità. E' storia risaputa ormai quello di mettere in evidenza un'Italia faccendiera, egoista ed ipocrita. L'anticonformismo di vedute e, conseguentemente, di comportamento sociale, è sempre appartenuto ad una schiera di pochissimi.
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Ottima prova cinematografica del regista Bellocchio ispirata al caso della giovane Eluana Englaro di cui non ha minimamente la pretesa di schierarsi a favore dei tantissimi pro o contro riguardo la drammatica vicenda accaduta nel corso del febbraio 2009, ne il porre delle basi alternative. Ovviamente in tale pellicola vi compare pure la classica frecciatina sociale nei riguardi di certe scelte convenzionali della politica moderna, ma per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, si sa, non ci siamo certo trovati di fronte a scottanti novità. E' storia risaputa ormai quello di mettere in evidenza un'Italia faccendiera, egoista ed ipocrita. L'anticonformismo di vedute e, conseguentemente, di comportamento sociale, è sempre appartenuto ad una schiera di pochissimi. Per ciò che attiene il tema principale di questo film, diciamo che esso racchiude in se un significato bellissimo che Bellocchio ce lo trasmette tramite una serie di situazioni vissute da vari personaggi che presentano delle analogie con il caso Englaro. Attraverso una serie di vicende, il regista, dunque, vuole elogiare l'amore dei familiari come grande forza trainante e naturale per dare supporto e sollievo alla sofferenza umana di coloro che riversano in condizioni gravissime di salute. In qualche circostanza, l'amore spinge al rispetto da parte di familiari di scelte estreme manifestate da malati terminali che desiderano non continuare più a soffrire, in altre situazioni l'amore spinge le persone ad abbandonare i loro interessi personali (come fama e successo) per dedicare la loro vita all'assistenza dei malati sofferenti e ciò anche in maniera addirittura perenne. Infine, in qualche altra circostanza l'amore può dimostrarsi come straordinario antidoto e soluzione per il ritorno alla gioia di vivere, quando elementi come solitudine e conseguentemente malessere psicologico possono spingere un individuo al suicidio, quale scelta estrema di abbandonare questa esistenza. Bellissimo, a tal proposito, l'episodio del film riguardante una tossicodipendente abbandonata a se stessa che viene parsimoniosamente presa in cura da un medico di un ospedale, il quale dedica tutto se stesso al recupero lento e non facile della donna. Da encomio, quindi, la significativa scena finale tra questi due personaggi che, insieme agli altri significati episodi, conclude pertanto questa riuscita pellicola di Bellocchio che stazione su di un livello assolutamente convincente ed ottimale.
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lisa casotti
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sabato 10 novembre 2012
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tutti pazzi per eluana
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Per i primi dieci minuti ho creduto che si trattasse di un film di fantascienza con una Maya Sansa, tanto brava quando mal diretta, che si aggirava sbarellata ed emaciata come in quei paesaggi da film americano del dopo catastrofe climatica e un pronto soccorso italo-caotico alla ER, dove un chirurgo, così macabro e cinico da apparire falso, scommetteva su vita e morte esatta dell’Englaro.
Tutti pazzi per Eluana quindi. E di pazzi ce ne sono. Perché il tentativo di sottolineare (ma a me è sembrato di calcare) le varie posizioni intorno alla vicenda si è trasformato in una caricatura. Come è paradossale la giovane Alba Rohrwacher, forse un po’ troppo giovane per la sua età, che fanatica pro movimento per la vita la dà al primo che passa, con una scioltezza che nemmeno una escort, salvo poi volerlo sposare al risveglio.
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Per i primi dieci minuti ho creduto che si trattasse di un film di fantascienza con una Maya Sansa, tanto brava quando mal diretta, che si aggirava sbarellata ed emaciata come in quei paesaggi da film americano del dopo catastrofe climatica e un pronto soccorso italo-caotico alla ER, dove un chirurgo, così macabro e cinico da apparire falso, scommetteva su vita e morte esatta dell’Englaro.
Tutti pazzi per Eluana quindi. E di pazzi ce ne sono. Perché il tentativo di sottolineare (ma a me è sembrato di calcare) le varie posizioni intorno alla vicenda si è trasformato in una caricatura. Come è paradossale la giovane Alba Rohrwacher, forse un po’ troppo giovane per la sua età, che fanatica pro movimento per la vita la dà al primo che passa, con una scioltezza che nemmeno una escort, salvo poi volerlo sposare al risveglio. Ché conosciuto l’amore si vede la vita con occhi diversi… Ma per favore!
Mi avevano detto: rende bene tutte le posizioni. Ci avevo creduto. E invece ho visto un film di parte dove il laico che lascia morire la moglie per amore sembra giustificabile, onorevole e coraggioso, mentre il cattolico non si capisce bene che idea abbia in testa… Tra ceri accesi e santi appesi alle pareti, rosai recitati a volte urlati, mancava solo qualche estasi mistica o le stigmate sanguinanti di Padre Pio. Peccato perché i cattolici non sono affatto babbei, anzi, molti di loro ragionano con la propria testa, e hanno una gran bella testa, con un punto di vista “superiore” tra fede e ragione, dogma e umanità. E sapere cosa pensano loro e non la Chiesa farebbe bene a tutti, contribuirebbe ad arricchire il dibattito intorno all’eutanasia e forse al senso dell’esistenza.
Peccato, perché io che al riguardo sono più vicina alle posizioni laiche che religiose, ci tenevo a conoscere le loro riflessioni sulla vita che si spegne e che resta appesa a un filo, più per un bisogno dell’uomo che per volontà di Dio. Sarebbe stato molto più onesto e più arricchente di 17 minuti di applausi che non hanno portato nessun premio, e come ci siamo offesi! Ché nella vita bisogna pure saper perdere, “Placidi” certo, ma noi sempre senza il diritto divino (vedi Brendo) di apparire sullo schermo, tanto per imparare basta impegnarsi con serietà.
L’elemento più stuzzicante è dato ancora una volta dal teatrino dei politici, che in quanto stomachevole fa “vomitare” immagini suggestive come quella di vederli a mollo in un bagno turco che rende meglio del reale, oziosi antichi romani, che come dei del Gianicolo ci guardano dall’alto indifferenti alle nostre pene di mortali. E chi si fa degli scrupoli deve curasi a Lorazepam, perché per sedere in Parlamento è meglio sedare la coscienza.
Infine leggo le critiche di chi scrive a buon diritto e ancora una volta mi dico: evidentemente ho capito poco o niente!
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[+] una visione attenta e sensibile
(di scrigno magico)
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ennas
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venerdì 9 novembre 2012
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il sonno e i risvegli
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Nel film, la riproposta di ampi stralci della gazzarra che ha accompagnato la tragica vicenda di Eluana Englaro e dei suoi famigliari ha toccato un nervo scoperto: ho rivisto con rinnovato disgusto, come la retorica più trita e offensiva ha dato mostra di se in ogni luogo.
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Nel film, la riproposta di ampi stralci della gazzarra che ha accompagnato la tragica vicenda di Eluana Englaro e dei suoi famigliari ha toccato un nervo scoperto: ho rivisto con rinnovato disgusto, come la retorica più trita e offensiva ha dato mostra di se in ogni luogo. La regia rimette in scena con efficacia questo violento psicodramma di massa.
Questa vicenda viene inquadrata sullo sfondo, per narrarci altre vite travagliate dagli stessi dilemmi e lo fa evitando, a mio parere con intelligenza , di affermare la sua personale opinione come un dogma. Non ci da una versione militante e questo lo ritengo un pregio.
Alcuni attori sono molto bravi ( Huppert, Sansa, Servillo, Herlitza, in primis ) a mostrarci le varie sfumature umane dei personaggi, le contraddizioni , le lacerazioni legate alle loro scelte. I dialoghi
richiedono molta attenzione perché fondamentali allo spessore dei personaggi, ad esempio: la madre-attrice (Huppert) non ha la fede ma si circonda di persone di fede, - io recito sempre…- dice al sacerdote e quando sostituendo la suora-infermiera nella veglia, si assopisce, esprime nel dormiveglia misteriosi impulsi – queste mani non si puliscono mai…- La sceneggiatura riesce a rendere coerente l’intreccio delle storie e un sapiente uso della luce e del colore contribuisce notevolmente alle atmosfere del film( i colori lividi e nebulosi in certe fasi , più luminosi e morbidi in altre, il rosso-oro-bruno da “crepuscolo degli dei” della “sauna” parlamentare ).
Le storie dei personaggi, reali o simboliche che siano, sono scomode: danno corpo ad una realtà umana possibile ma anche a dei fantasmi da esorcizzare,a dei tabù che la regia fa intravedere. Si costeggia la morte, la “madre dei tabù”, il più tremendo dei misteri.
La problematica che il film affronta non è solo l’eutanasia o le scelte del fine vita, argomenti già difficilissimi ma ambisce ad allargare questo campo includendo situazioni in cui il legame fra vita e morte è più presente ed oppressivo per le persone. La regia riesce in questo ambizioso intento? A mio parere sì, perché non si arroga il potere di fornire risposte definitive, le storie, reali o simboliche che siano, sono aperte e contengono solo qualche timida ipotesi di rimedio ( il potersi finalmente parlare? L’amore che introduce altri modi di vedere? L’apertura alle altrui ragioni ed emozioni?).
Alla fine del film mulinano in testa vecchi e nuovi quesiti, ad es.: che senso diamo alla vita quando tutti i sensi paiono dileguarsi con la vita stessa? Può aiutare l’avere una fede o anch’essa può sparire nei momenti cruciali lasciando il credente disarmato?
Queste storie evocano anche un elemento “innominabile” : il “mors tua-vita mea” che aleggia mai detto, in tante storie dolorose simili a queste ( ce ne sono tante).
Com’è veramente il rapporto fra la libertà di scelta delle persone e il potere?
E’ bello questo film? Bello mi pare un termine inadatto. Il film mi ha ricordato quanto non sia scontato che una società garantisca la libertà di scelta di ciascuno. Come essere umano mi ha riproposto interrogativi atavici che non possono trovare una sola risposta , ne una unica dottrina che ne neutralizzi il bruciore. E’ già tanto per un film, per questo ringrazio il regista Bellocchio che ha maneggiato con maestria ma anche con umiltà un materiale incandescente , per questo il film merita per me un alto punteggio ed è sicuramente un film da vedere.
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omero sala
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mercoledì 7 novembre 2012
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un "altro" bellocchio
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Il film prende spunto dall’intensa emozione suscitata dal “caso Englaro” che ha visto la Chiesa ed il partito di Berlusconi contrapporsi alla decisione del padre di Eluana, una donna in coma irreversibile da 17 anni, di interromperne l’alimentazione artificiale considerata inutile accanimento terapeutico.
Attorno alla vicenda - che ha visto la mobilitazione di tutto il mondo politico, di buona parte di quello scientifico e dell’intera opinione pubblica - si snodano altre storie: quella di Uliano Beffardi (Toni Servillo) un senatore del PdL convocato a Roma per votare un decreto d’urgenza che impedisca l’eutanasia e combattuto fra la coscienza e gli obblighi dell’appartenenza politica; quella di sua figlia Maria (Alba Rohrwacher), cattolica attivista di un Movimento per la Vita che si innamora di Roberto (Michele Riondino) schierato sul fronte opposto dei laici; quella di un medico, il dottor Pallido (Pier Giorgio Bellocchio), che si prodiga per salvare una tossica con tendenze suicide (Maya Sansa“la Rossa”); e quella infine di una ex-attrice, la Divina Madre (Isabelle Huppert) che si è ritirata dalle scene e dalla vita per assistere una figlia in coma e, raggelata dai sensi di colpa e devastata dalla impotenza, passa i giorni nell’attesa isterica di un miracolo impossibile.
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Il film prende spunto dall’intensa emozione suscitata dal “caso Englaro” che ha visto la Chiesa ed il partito di Berlusconi contrapporsi alla decisione del padre di Eluana, una donna in coma irreversibile da 17 anni, di interromperne l’alimentazione artificiale considerata inutile accanimento terapeutico.
Attorno alla vicenda - che ha visto la mobilitazione di tutto il mondo politico, di buona parte di quello scientifico e dell’intera opinione pubblica - si snodano altre storie: quella di Uliano Beffardi (Toni Servillo) un senatore del PdL convocato a Roma per votare un decreto d’urgenza che impedisca l’eutanasia e combattuto fra la coscienza e gli obblighi dell’appartenenza politica; quella di sua figlia Maria (Alba Rohrwacher), cattolica attivista di un Movimento per la Vita che si innamora di Roberto (Michele Riondino) schierato sul fronte opposto dei laici; quella di un medico, il dottor Pallido (Pier Giorgio Bellocchio), che si prodiga per salvare una tossica con tendenze suicide (Maya Sansa“la Rossa”); e quella infine di una ex-attrice, la Divina Madre (Isabelle Huppert) che si è ritirata dalle scene e dalla vita per assistere una figlia in coma e, raggelata dai sensi di colpa e devastata dalla impotenza, passa i giorni nell’attesa isterica di un miracolo impossibile.
Le storie non sono tutte ugualmente credibili e convincenti, ma hanno il pregio di restituirci un Bellocchio diverso, più civile,quasi dubbioso, quasi (incredibilmente) neutrale, sicuramente meno ideologico, meno militante, meno engagé del Bellocchio che conosciamo.
Il regista di Bobbio infatti, trattando l’argomento emotivamente forte del testamento biologico, apre le porte a posizioni diverse, chiudendole invece alle opposte demagogie ed alla ottusa intransigenza; e ci offre una lezione di stile e di tolleranza, di onestà e di rispetto, che presta attenzione ai “punti di vista” e si discosta dalle impuntature fanatiche di chi, di fronte al delicatissimo problema dell’accanimento terapeutico e del fine vita, alza barricate, lancia scomuniche, pone divieti, impone etiche, promuove crociate. (Per la cronaca, si sta parlando di Giuliano Ferrara, Magdi Allam, Maurizio Sacconi, …).
La nota causticità di Bellocchio emerge irrefrenabile solo in poche sequenze, quando viene tratteggiata l’ipocrisia dei politici che strumentalizzano il caso, ed il più amaro ed aspro sarcasmo esplode negli inserti giornalistici (autentici) che riportano le pubbliche prese di posizione di Berlusconi (che sosteneva che la povera Eluana avrebbe potuto "in ipotesi anche generare un figlio"),oscenamente stonate nel sommesso sfondo costituito dalla privata sofferenza di chi in prima persona, silenziosamente, attraversava il dramma di decidere di por fine alla assurda impietosa non-vita di una figlia.
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