Bella addormentata |
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Un film di Marco Bellocchio.
Con Toni Servillo, Isabelle Huppert, Alba Rohrwacher, Michele Riondino, Maya Sansa.
continua»
Drammatico,
durata 110 min.
- Italia 2012.
- 01 Distribution
uscita giovedì 6 settembre 2012.
MYMONETRO
Bella addormentata
valutazione media:
3,54
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Vivere soffrendo o troncare il male in ritardo?di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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lunedì 13 aprile 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
BELLA ADDORMENTATA (IT/FR, 2012) diretto da MARCO BELLOCCHIO. Interpretato da TONI SERVILLO, ALBA ROHRWACHER, MICHELE RIONDINO, FABRIZIO FALCO, MAYA SANSA, PIER GIORGIO BELLOCCHIO, ISABELLE HUPPERT, GIANMARCO TOGNAZZI, BRENNO PLACIDO, ROBERTO HERLITZKA, GIGIO MORRA, FEDERICA FRACASSI
Tre livelli narrativi che non s’intrecciano ma che sono accomunati da un unico tema che include al suo interno un’oggettivazione che funge anche da molteplice sfaccettatura: la ricerca della vita e la speranza che la anima. 1.) Un senatore di Forza Italia decide di votare contro una legge sull’alimentazione dei malati terminali, andando contro i consigli di un collega che gli vuol bene, in quanto ha per moglie una donna costretta in un letto a cui preferisce somministrare una morte indolore piuttosto che continuare a vederla soffrire senza uno scopo, pur continuando al contempo a nutrire affetto per la figlia che tiene seminari religiosi, canta canzoni ecclesiastiche per la strada in favore delle persone in coma irreversibile e si innamora di un ragazzo intelligente che ha per fratello un individuo particolarmente irrequieto e nervoso. 2.) Un’attrice cinquantenne con molta esperienza alle spalle si allontana emotivamente dal marito e dal figlio, anche lui aspirante attore dal talento emergente, per via della figlia, malata terminale che non si muove più da un letto, provando sentimenti contrastanti di isolamento e solitudine. 3.) Una ladra tossicodipendente tenta di suicidarsi dopo aver cercato di rapinare un primario ospedaliero, ma è salvata proprio da quest’ultimo che si impegna, assistendola nella convalescenza, affinché la donna eviti di procurarsi la morte. Sullo sfondo di questa tetra e cupa storia c’è la vicenda, ufficialmente documentata, di Eluana Englaro, che rimase in coma per diciassette anni e fu trasferita, nel febbraio 2009, per volere del padre Beppe, in una clinica di Udine dove trascorse i suoi ultimi giorni di vita, quando neppure l’alimentazione artificiale e le altre cure mediche riuscirono a salvarla dalla morte. M. Bellocchio sceglie consapevolmente di accantonare i toni epici e celebrativi che lo videro dirigere due sue precedenti opere (Nel nome del padre., 1972, e Vincere, 2009, che nonostante le apparenze condividono molte aspirazioni col film in questione), ma non mette da parte la storia, seppure convertendola con indiscutibile abilità con la cronaca giornaliera che accompagnò le tristi e inesorabili tappe della scomparsa di una donna che mancò all’affetto dei suoi cari dopo una lunghissima situazione che la vide barcamenarsi tra il mondo dei viventi e una realtà che il regista non tenta minimamente di spiegare, ma che intravede, come con una camera oscura fotografica, quale dimensione da evitare perché non apporta soluzioni ai problemi di una vita umana, sia pure l’esistenza squallida, monotona e insoddisfacente che i personaggi di quest’opera conducono, volenti o nolenti ma comunque obbligati da un flusso di circostanze non arginabili. Interessante è anche il discorso che si aggancia alla politica, il quale dimostra la relativa inutilità degli emendamenti che non riescono mai ad evitare il danno prima che accada, ma cercano sempre di correre a perdifiato ai ripari quando il male ha ormai ultimato il suo corso, e sostanzialmente quando i rimedi si rivelano infruttuosi e immancabilmente tardivi. In questo senso è esemplare la riscossa personale che il senatore Uliano Beffardi (interpretato da un Servillo strepitoso per il fatto che recita sempre sommessamente e sotto le righe) intraprende contro il partito che lo ha fatto eleggere, rinnegando le ideologie che tuttavia gli hanno giovato in precedenza. Tra le altre interpretazioni, spicca la Rohrwacher (che si conferma comunque come una delle migliori promesse femminili della sua generazione) con la sua ragazza disincantata e moderatamente passionale che sa dividersi fra numerosi amori (carnale, filiale-paterno e per la giustizia umana), e la Huppert per la sua Divina Madre che opta per un’emarginazione volontaria che la fa circondare da un convento di suore sempre intente a mugugnare preghiere e le impedisce un’elaborazione del lutto tranquilla e pacifica. Nel reparto maschile, si distinguono un Riondino efficace e controllato, Bellocchio figlio con il suo medico perseverante e coerente e, una rivelazione, il giovane F. Falco. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2012, dove ha conquistato un paio di premi, e poi ha fatto la sua comparsa anche al Toronto Film Festival. David di Donatello 2013 a M. Sansa (migliore attrice non protagonista) e Nastro d’Argento 2013 speciale a T. Servillo.
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