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renato volpone
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giovedì 25 ottobre 2012
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l'amore e il dolore
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Una sera, il concerto: Anne, un'insegnante di pianoforte si gode l'esecuzione a teatro di un suo allievo, ormai lanciato in una splendida carriera, sarà l'ultima sera. Al mattino un'assenza cerebrale preannuncia un rapido declino: la porterà in ospedale per un intervento alle coronarie e poi ad una paralisi progressiva. Emmanuelle Riva è grandiosa sia nel ruolo di "magnifica signora" che in quello di malata. Fantastico il regista nel guidarla: per chi ha vissuto l'esperienza è proprio così, tutto così. Il marito Georges, un grande Jean - Louis Trintignan, non l'abbandona e, in un immenso sacrificio d'amore, l'accompagna fino all'estremo, quell'estremo che si lo arrende e con le ultime forze rimaste le tenderà una mano.
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Una sera, il concerto: Anne, un'insegnante di pianoforte si gode l'esecuzione a teatro di un suo allievo, ormai lanciato in una splendida carriera, sarà l'ultima sera. Al mattino un'assenza cerebrale preannuncia un rapido declino: la porterà in ospedale per un intervento alle coronarie e poi ad una paralisi progressiva. Emmanuelle Riva è grandiosa sia nel ruolo di "magnifica signora" che in quello di malata. Fantastico il regista nel guidarla: per chi ha vissuto l'esperienza è proprio così, tutto così. Il marito Georges, un grande Jean - Louis Trintignan, non l'abbandona e, in un immenso sacrificio d'amore, l'accompagna fino all'estremo, quell'estremo che si lo arrende e con le ultime forze rimaste le tenderà una mano. È un film per chi si sente di conoscere e vuole parlare di testamento biologico, di morte assistita, e per chi non ne ha cognizione e usa forti leve morali per gestire il triste destino di altri. Questa storia insegna molto ed è tutto vero, come é vero l'isolamento, l'abbandono, la gente che se ne approfitta, il dolore. Ma sopra il dolore, su tutto, c'è quell'amore di cui oggi, per rincorrere falsi miti, ci si scorda, non lo si vede, presagio di quello che sarà un futuro di solitudine e rigetto, troppo impegnati, come la figlia dei protagonisti (isabelle Huppert) a seguire il destino economico del mercato immobiliare. Bellissimo film, qualche pecca nel montaggio, ma assolutamente da non perdere.
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gabriele marolda
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domenica 4 novembre 2012
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l'amore fino alla fine, forse oltre?
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Se da poco sei stato al funerale di una persona amica, è meglio, per salvaguardare la tua serenità, non vedere questo capolavoro della cinematografia moderna. Spoglio e rigoroso, il regista austriaco Haneke non ti risparmia nulla. Le scene iniziali ti annunciano già la tragicità di tutta la sapiente narrazione intorno ad una coppia di utraottantenni che concludono il loro ciclo vitale senza aver perso la forza di un amore ormai puramente spirituale, vinti dalle sofferenze della vecchiezza e della malattia.
Il film inizia con l'irruzione dei pompieri nella casa di quelli che saranno i due protagonisti, ormai passati a miglior vita.
Conducevano una vita serena i due musicisti in pensione, coltivando la loro antica passione per la musica con l’ascolto da stereo o dal vivo, fino a che un ictus della donna e un intervento chirurgico fallito non ne sconvolgono l'esistenza.
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Se da poco sei stato al funerale di una persona amica, è meglio, per salvaguardare la tua serenità, non vedere questo capolavoro della cinematografia moderna. Spoglio e rigoroso, il regista austriaco Haneke non ti risparmia nulla. Le scene iniziali ti annunciano già la tragicità di tutta la sapiente narrazione intorno ad una coppia di utraottantenni che concludono il loro ciclo vitale senza aver perso la forza di un amore ormai puramente spirituale, vinti dalle sofferenze della vecchiezza e della malattia.
Il film inizia con l'irruzione dei pompieri nella casa di quelli che saranno i due protagonisti, ormai passati a miglior vita.
Conducevano una vita serena i due musicisti in pensione, coltivando la loro antica passione per la musica con l’ascolto da stereo o dal vivo, fino a che un ictus della donna e un intervento chirurgico fallito non ne sconvolgono l'esistenza. Lottano come possono, rifiutando il ricovero a lunga degenza in una clinica per non rinunciare all'unico valore che li tiene ancora legati alla vita.
La forte partecipazione alle difficoltà crescenti con l'avanzare della paralisi e delle sofferenze sono sottolineate dall'assenza di una colonna sonora e dai numerosi primi piani dei due grandi attori, Trintignant e Riva, perché lo spettatore non sia distratto nemmeno un attimo dal ritmo lento e inesorabile dello scorrere degli eventi, quasi per intero nell'appartamento sobrio ed elegante, in cui di tanto in tanto si affaccia l'unica figlia, presa dagli impegni (anche lei è una musicista) che la portano lontana e che cerca invano di convincere il padre a far ricoverare la povera mamma, perché sia forse più efficacemente assistita.
L'epilogo non può che essere, ormai lo spettatore lo sa, che l'eutanasia, sia pure compiuta in modo atroce, che si vive come disperato ultimo atto d'amore.
Il film non si pone il problema dell'aldilà, ma l'amore, chissà, quando è così forte e puro, rende un po' eterni.
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dambros
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domenica 11 novembre 2012
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inutile e dannoso
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Film mediocre, soprattutto in relazione a ciò che vorrebbe suscitare in un pubblico psudointellettuale. E' la quotidiana storia della vita, triste quanto si vuole ma del tutto scontata, che procede con un ritmo volutamente cristallizzato nel tempo, ma con un effetto finale melenso melenso. Ad ingigantire il distacco dalla realtà comune, la possibilità, da parte dei due protagonisti, di disporre di ingenti quantità di denaro, che permette di affrontare la durezza della malattia (un ictus subito dalla donna), ma che perciò male si sposa con la pietà verso i protagonisti che la pellicola vorrebbe instillare. Una storia di tutti i giorni, banale, mal recitata, che non merita tutto il clamore e il successo di critica tributato
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aesse
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domenica 4 novembre 2012
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la responsabilita' di amare
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LA RESPONSABILITA’ DI AMARE
Michael Haneke con “ AMOUR” ci ha regalato davvero un film straordinario, nel senso che non credo sia mai stato fatto niente di simile, né nel modo né nel contenuto e difficilmente si può trovarne un altro che gli si possa accostare per merito data la sua ineguagliabile bellezza.
Assistere alla visione di “ AMOUR” è un’esperienza che ci entra dentro quasi ci fosse capitato davvero di vivere proprio quella storia seppure non da protagonisti ed è una esperienza buona e benefica..
Il film viene classificato come drammatico, certo non si ride, ma un paio di volte si può farlo come nella vita accade anche nei momenti più impegnativi, ma se si considera che la morte è ineluttabile e la vecchiaia e la malattia quasi, allora non vedo dove stia il dramma.
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LA RESPONSABILITA’ DI AMARE
Michael Haneke con “ AMOUR” ci ha regalato davvero un film straordinario, nel senso che non credo sia mai stato fatto niente di simile, né nel modo né nel contenuto e difficilmente si può trovarne un altro che gli si possa accostare per merito data la sua ineguagliabile bellezza.
Assistere alla visione di “ AMOUR” è un’esperienza che ci entra dentro quasi ci fosse capitato davvero di vivere proprio quella storia seppure non da protagonisti ed è una esperienza buona e benefica..
Il film viene classificato come drammatico, certo non si ride, ma un paio di volte si può farlo come nella vita accade anche nei momenti più impegnativi, ma se si considera che la morte è ineluttabile e la vecchiaia e la malattia quasi, allora non vedo dove stia il dramma.
Vi si racconta ciò a cui ognuno di noi dovrebbe potere ambire, quell’amore vero che non si proclama, fatto di silenzi, piccoli gesti, intese e soprattutto di responsabilità perché amare davvero significa prendersi la responsabilità dell’altro e per l’altro, è un impegno importante che ci porta a scendere a patti con l’inviolabilità dell’espressa volontà altrui…
Il regista, come fosse teatro, spesso ci lascia in un limbo spaziale, in attesa, a distanza, mentre loro, i due magnifici protagonisti, Trintignant, splendidamente marchiato dal dolore, determinato e solido se pur traballante vecchio George e E. Riva colpita ma forte e certa Anne si appartano parlottano, si intendono. Noi,intrusi, guidati all’osservazione dei muti particolari della loro casa dove tutto si svolge mentre noi lo vediamo, attenti all’aspirapolvere che succhia il grande tappeto sotto il piano che Anne non potrà più suonare oppure ai bei quadri, a seguire in tempo reale la stesura del commiato o alle vetrate liberty da cui entra ed esce il piccione che George si impegna a salvare quando progetta il gran finale.
Nello scorrere lento e anche lungo di questa storia fatta di niente, perché tutto è implicito e immanente ci si riconosce graziati dall’assistere al miracolo che l’amore che protegge e tutela di più del miglior welfare del mondo, determina e che se non ci può più permettere di sperarlo per noi lo auguriamo a chi ci sta più a cuore: diventare vecchi e belli come loro, segreti e uniti, forti e certi.
ANTONELLA SENSI
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diomede917
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sabato 3 novembre 2012
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amore e morte
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Nessun suono, nessun rumore, niente musica così inizia il vincitore dell’ultima Palma d’Oro di Cannes quasi a voler dire….Silenzio gira Haneke…..e poi d’improvviso si sfonda la porta della nostra coscienza e ci tuffiamo immediatamente nel dramma.
L’Amour che da il titolo al film è quello tra due insegnanti di musica Anne e Georges ormai ottantenni che un ictus mette a dura prova.
La malattia improvvisa della moglie costringe il marito ad accudire con un amore senza remore la compagna di una vita, un’ amore così grande fatto di promesse da mantenere ad ogni costo, fatto di racconti di un passato lontano, fatto di filastrocche da cantare in tutti modi…..
Haneke si piazza nelle mure domestiche dei protagonisti….
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Nessun suono, nessun rumore, niente musica così inizia il vincitore dell’ultima Palma d’Oro di Cannes quasi a voler dire….Silenzio gira Haneke…..e poi d’improvviso si sfonda la porta della nostra coscienza e ci tuffiamo immediatamente nel dramma.
L’Amour che da il titolo al film è quello tra due insegnanti di musica Anne e Georges ormai ottantenni che un ictus mette a dura prova.
La malattia improvvisa della moglie costringe il marito ad accudire con un amore senza remore la compagna di una vita, un’ amore così grande fatto di promesse da mantenere ad ogni costo, fatto di racconti di un passato lontano, fatto di filastrocche da cantare in tutti modi…..
Haneke si piazza nelle mure domestiche dei protagonisti…..li segue….li osserva….niente pietismi solo la dura quotidianità che viene riservata ai monumentali Jean-Louis Trintignant ed Emanulle Riva.
Qualcuno si chiede se il duro regista austriaco si è ammorbidito…..assolutamente no….il suo cinema senza sconti è presente con il suo occhio che segue la degenerazione di questa malattia come la scena della doccia o quella forte e improvvisa dello schiaffo talmente intensa che sembra che sia lo spettatore a riceverlo fino allo struggente finale….
E alla fine ti senti come Isabelle Huppert….solo, in un surreale silenzio a cercare di capire cosa sia successo…..anche a te.
Di una cosa è certa la Palma d’Oro non è il premio giusto per Amour (non fraintendetemi il film è di un’intensità magnifica) perché premiare il film risulta limitativo per le mostruose interpretazioni di Trintignant e Riva.....loro non sono gli attori dl film, loro sono il film…..lo vivono, lo sentono, lo soffrono e lo amano amandosi…..visto che la regola del Festival impedisce la concentrazione dei premi….io non avrei avuto dubbi tra il film e gli attori io avrei scelto quest’ultimi.
Voto 9
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lukemisonofattotuopadre
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sabato 13 ottobre 2012
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haneke non sbaglia più un colpo
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Ok, signori e signore, è ufficiale: Michael Haneke non sbaglia più un colpo. Caché, Il nastro bianco e adesso Amour. Ottimi film, ben girati, ben recitati, ottimamente scritti. Tutti diversi. Caché è proprio un thriller, anche se il finale è atipico, Il Nastro Bianco un dramma storico degno del povero Hobsbawm, e questo Amour un dramma rigoroso e essenziale, che non arretra davanti a nulla.
Sapete la storia e non occorre aggiungere altro se non questo: Haneke nel corso degli anni ha perfezionato la trasposizione della sua visione del mondo su pellicola, per cui Amour colpisce come se fosse un thriller: la malattia viene prima suggerita, dopo che l'inizio aveva già rivelato la fine, poi assistiamo all'inesorabile decadimento della carne e del corpo, fino a quando il dolore è per entrambi insopportabile, seppure per motivi diversi, e l'enorme, inarrivabile Trintignant vi pone fine.
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Ok, signori e signore, è ufficiale: Michael Haneke non sbaglia più un colpo. Caché, Il nastro bianco e adesso Amour. Ottimi film, ben girati, ben recitati, ottimamente scritti. Tutti diversi. Caché è proprio un thriller, anche se il finale è atipico, Il Nastro Bianco un dramma storico degno del povero Hobsbawm, e questo Amour un dramma rigoroso e essenziale, che non arretra davanti a nulla.
Sapete la storia e non occorre aggiungere altro se non questo: Haneke nel corso degli anni ha perfezionato la trasposizione della sua visione del mondo su pellicola, per cui Amour colpisce come se fosse un thriller: la malattia viene prima suggerita, dopo che l'inizio aveva già rivelato la fine, poi assistiamo all'inesorabile decadimento della carne e del corpo, fino a quando il dolore è per entrambi insopportabile, seppure per motivi diversi, e l'enorme, inarrivabile Trintignant vi pone fine.
Gli attori sono fenomenali, da paura, quasi. Anche se obietterei che Trintignant non stia recitando; piuttosto, è la vita, purtroppo, a dettargli quelle espressioni laceranti.
Amour è un po' La Bella Addormentata di Cannes, anche se qui non ha senso parlare di eutanasia o testamento biologico. Per cui spero che nessuno faccia tanto rumore per nulla, come per il film sulla povera Eluana, e ci si possa godere questo gran, tristissimo film, in pace.
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flyanto
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domenica 28 ottobre 2012
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quando l'amore illimitato deve arrendersi alla mal
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Film su di una coppia di anziani coniugi la cui vita, a seguito dell' ictus che colpisce la donna, cambia radicalmente degenerando di giorno in giorno fino all'estreme conseguenze. Come tutti i films di Michael Haneke, anche questo risulta estremamente duro, realistico e senza falsi moralismi. Tutto il male che scaturisce da una malattia degenerativa e dalle conseguenti condizioni che si instaurano a seguito di questa, vengono rappresentate con estrema precisione e freddezza dal regista, quasi scientifica, direi, e senza "sconti". Non possono che sorgere a questo punto solo due considerazioni: quanto possa essere illimitato l'amore e la necessità o meno di ricorrere in certi casi dell'eutanasia.
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Film su di una coppia di anziani coniugi la cui vita, a seguito dell' ictus che colpisce la donna, cambia radicalmente degenerando di giorno in giorno fino all'estreme conseguenze. Come tutti i films di Michael Haneke, anche questo risulta estremamente duro, realistico e senza falsi moralismi. Tutto il male che scaturisce da una malattia degenerativa e dalle conseguenti condizioni che si instaurano a seguito di questa, vengono rappresentate con estrema precisione e freddezza dal regista, quasi scientifica, direi, e senza "sconti". Non possono che sorgere a questo punto solo due considerazioni: quanto possa essere illimitato l'amore e la necessità o meno di ricorrere in certi casi dell'eutanasia. Meritata la vinta Palma d'Oro al Festival di Cannes ed eccezionali le interpretazioni dei due coniugi Jean-Louis Trintignat ed Emmanuelle Riva.
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alessandro viale
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giovedì 1 novembre 2012
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amour
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Amour non è un film triste, a meno che non si reputi che l'amore, e la vita, lo siano. È innanzitutto un film vero, fin nei dettagli: le azioni imperfette, come il taglio dei fiori, le dimenticanze, come l'acqua lasciata scorrere - quest'acqua, rumore bianco e commento eracliteo. È una verità che "non andrebbe mostrata". La musica è un personaggio minore, interviene, si arresta, ma come gli altri
personaggi minori (la figlia e il marito, il pianista e il piccione, il portiere e la moglie) non può fare pressocché nulla per entrare e condizionare l'esistenza dei due anziani amanti - alternativamente uno demiurgo dell'altro, fino alla decisione finale - e non fa nulla per lenire la sofferenza degli spettatori: niente dolce panacea.
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Amour non è un film triste, a meno che non si reputi che l'amore, e la vita, lo siano. È innanzitutto un film vero, fin nei dettagli: le azioni imperfette, come il taglio dei fiori, le dimenticanze, come l'acqua lasciata scorrere - quest'acqua, rumore bianco e commento eracliteo. È una verità che "non andrebbe mostrata". La musica è un personaggio minore, interviene, si arresta, ma come gli altri
personaggi minori (la figlia e il marito, il pianista e il piccione, il portiere e la moglie) non può fare pressocché nulla per entrare e condizionare l'esistenza dei due anziani amanti - alternativamente uno demiurgo dell'altro, fino alla decisione finale - e non fa nulla per lenire la sofferenza degli spettatori: niente dolce panacea. È persino difficile piangere, e quindi sfogarsi, e se ne esce davvero colpiti. E noi siamo spettatori, come lo sono quelli del concerto iniziale, tra cui i due protagonisti. E la vita è questa: ti piace? Se no, puoi sempre entrare in una stanza, l'anticamera, e sederti ad aspettare.
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donni romani
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mercoledì 28 novembre 2012
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l'amore affronta anche la morte
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A pochi minuti dall'inizio del film Georges, il personaggio interpretato da Jean-Louis Trintignant racconta che quando era un ragazzino andò al cinema e vide un film che lo emozionò a tal punto da farlo piangere. Tanti decenni dopo confessa di non ricordare più la trama del film, ma di risentire ancora le stesse emozioni di allora. Ecco, a distanza di tempo si potrà anche dimenticare qualche dettaglio del nuovo film di Michael Haneke, Palma d'oro al Festival di Cannes - ma di sicuro rimarranno le emozioni forti, crudeli, viscerali che colpiscono durante la proiezione.
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A pochi minuti dall'inizio del film Georges, il personaggio interpretato da Jean-Louis Trintignant racconta che quando era un ragazzino andò al cinema e vide un film che lo emozionò a tal punto da farlo piangere. Tanti decenni dopo confessa di non ricordare più la trama del film, ma di risentire ancora le stesse emozioni di allora. Ecco, a distanza di tempo si potrà anche dimenticare qualche dettaglio del nuovo film di Michael Haneke, Palma d'oro al Festival di Cannes - ma di sicuro rimarranno le emozioni forti, crudeli, viscerali che colpiscono durante la proiezione. Georges e Anne sono invecchiati insieme e conducono una vita tranquilla e borghese, fra un concerto e un libro da condividere. Quando Anne ha una prima ischemia transitoria il futuro dei due anziani coniugi si fa più incerto e la successiva paresi che la costringe sulla sedia a rotelle è un passaggio che i due cercano di affrontare con coraggio e forza, aiutandosi a superare i momenti di ovvio imbarazzo e dolore. Le prospettive si annullano, il corpo e le sue esigenze prendono il sopravvento e il peggiorare della malattia, unitamente alla volontà di Anne di non sopravvivere a se stessa, costringono Georges ad un atto d'amore estremo e totalizzante. La messa in scena è talmente aderente alla realtà da sembrare quasi documentaristica, ma ciò che interessa maggiormente ad Haneke è raccontare il pudore dei sentimenti, l'inadeguatezza di fronte all'orrore della malattia, il bisogno di dare un senso all'abisso che si avvicina. La figlia di Georges ed Anne, una sempre intensa Isabelle Huppert, un giorno va a visitare la madre e trova la porta della camera da letto chiusa a chiave. Ne chiede ovviamente ragione al padre e la risposata di lui è raggelante e tenerissima allo stesso tempo, perchè dopo aver raccontato alla figlia le miserie e le sofferenze fisiche e mentali che Anne subisce ogni giorno conclude con la frase "Non c'è niente da vedere in tutto questo", quasi volesse proteggere quella donna, tanto bella e tanto amata, dalla pietà e dalla compassione, sia pure della sua stessa figlia, perchè laddove non c'è più dignità non c'è più vita, e solo un grande amore può avere un'evoluzione tanto coraggiosa. Gli sguardi che i due protagonisti - magnifici per sobrietà, fragilità e potenza espressiva Trintingnant ed Emmanuelle Riva - si scambiano sono sguardi stanchi, vecchi, pieni di paura e di angoscia, ma anche di dignità e di forza, pronti a resistere, ma anche a lasciar andare. Perchè, sembra insegnarci Haneke, la vita è fatta proprio di questo, di resistere e lasciar andare, di amare e agire, di incontrarsi, amarsi e andare via insieme. Prima che sia la vita a toglierci anche l'ultimo brandello di libertà e di dignità.
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breberto
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sabato 27 ottobre 2012
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vietato ai minori di vent'anni e ai maggiori di 70
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Film impressionante, non risparmia nulla del dolore di entrambi i coniugi e dell'amore reciproco. Ci sono momenti insostenibili, come il soffocamento della moglie con il cuscino da parte del marito che si abbatte su di lei piangendo; si vedono le gambe di lei di sotto la coperta che si muovono spasmodicamente e poi più niente. Giustamente il marito non scopre il viso della moglie allo spettatore, l'abbiamo già vista all'inizio composta serenamente nella morte dal marito che ha sparso su di lei dei fiorellini. Non mi sento di rimproverare quasi nulla a questo film quasi perfetto, forse il primo sogno di Trintignant (l'unico poi, perchè la seconda volta, quando lei esce e lui dietro di lei dopo che lei è gia morta - è lei dunque che lo spinge fuori da quella casa, non sapremo che fine farà - non si tratta di un sogno ma di una visione della sua mente, come quando ha messo il CD con un pezzo per pianoforte e con la mente vede lei che lo suona.
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Film impressionante, non risparmia nulla del dolore di entrambi i coniugi e dell'amore reciproco. Ci sono momenti insostenibili, come il soffocamento della moglie con il cuscino da parte del marito che si abbatte su di lei piangendo; si vedono le gambe di lei di sotto la coperta che si muovono spasmodicamente e poi più niente. Giustamente il marito non scopre il viso della moglie allo spettatore, l'abbiamo già vista all'inizio composta serenamente nella morte dal marito che ha sparso su di lei dei fiorellini. Non mi sento di rimproverare quasi nulla a questo film quasi perfetto, forse il primo sogno di Trintignant (l'unico poi, perchè la seconda volta, quando lei esce e lui dietro di lei dopo che lei è gia morta - è lei dunque che lo spinge fuori da quella casa, non sapremo che fine farà - non si tratta di un sogno ma di una visione della sua mente, come quando ha messo il CD con un pezzo per pianoforte e con la mente vede lei che lo suona.- dicevo che forse il primo sogno è un po' ad effetto e l'incontro con l'ex allievo di pianoforte che sta facendo carriera è forse un po' aggiuntivo, in un film dove tutto è essenziale. Anche gli interventi della figlia sono un po' esteriori rispetto a quello che di sconvolgente il film ci fa vedere quando sono in scena i due vecchi coniugi alle prese con la malattia e la decadenza e con l'amore reciproco. Superfluo dire che Trintignant e ancor più la Riva sono straordinari e che non si riesce a pensare al film se non con loro. La sala era assolutamente silenziosa, si è sentito solo per un buon tratto il russare non sonoro di uno spettatore che si era addormentato.
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