Paradiso amaro |
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Un film di Alexander Payne.
Con George Clooney, Shailene Woodley, Beau Bridges, Robert Forster, Judy Greer.
continua»
Titolo originale The Descendants.
Commedia,
durata 110 min.
- USA 2011.
- 20th Century Fox Italia
uscita venerdì 17 febbraio 2012.
MYMONETRO
Paradiso amaro ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Sid
di gianmarco.diromaFeedback: 7173 | altri commenti e recensioni di gianmarco.diroma |
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lunedì 20 agosto 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In un mondo dove uomini pregano altri uomini affinché coprano i loro errori, dove la mostruosità (come insegna il sempreverde David Lynch) si nasconde e si annida proprio lì, dove sembrano invece essere manifeste virtù profonde legate alla difesa del lavoro e della famiglia - come quando il personaggio Brian Speer è capace di passare con grande repentinità dal registro di amante colto in flagrante a quello di marito premuroso ed accogliente con un sorriso che neanche quello di Tom Cruise potrebbe eguagliare -, si svolge il dramma di Matt King, costretto a fare i conti con l'imminente ed inevitabile morte della moglie Elizabeth. Il racconto procede tranquillo, ha un suo senso compiuto, riuscendo a non essere per questo un film a tesi. Nel senso che gli attori diretti da Alexander Payne, interpretano dei personaggi vivi, le cui emozioni, seppur stemperate in una forma molto composta ed equilibrata, capace di smorzare la forza del dramma - non diventando però commedia -, rivelano nel compiersi lineare della vicenda alcuni momenti in grado di andare molto in alto. La figura di Sid per esempio, stereotipo del cosiddetto maschio dalla zucca vuota (oggi si direbbe "barbaro"), il quale invece diventa capace di dare una sonora lezione di vita al disorientato padre di famiglia Matt King. Anche la vita di Sid nasconde un dramma, la scomparsa del padre, ma non per questo sembra 'crogiolarsici'. La sua funzione è quella di accompagnare Alex; di farle compagnia. Lo fa anche passando per stupido e superficiale. Ma in realtà adempie alla sua funzione di amico e compagno di viaggio. Qui a Venezia c'è un ponte chiamato Ponte dell'umiltà; dopo o prima di questo ponte, a seconda della direzione in cui si proceda, c'è un ristorante. Si chiama Linea d'ombra. Sid sembra avvicinarsi a superarla la sua linea d'ombra, con umiltà, essendo capace di scorgere degli elementi di ilarità anche nella tragedia - si veda la sequenza a casa dei nonni di Alex, quando non riesce a trattenere il riso di fronte alla demenza senile della nonna - crescendo nel corso del racconto, arrivando nel finale a porsi per un momento come elemento regolatore nella gestione di un momento difficile, quando Julie Speer va a trovare Matt, ed Elizabeth ormai in fin di vita. Lo stesso incontro tra una Julie ferita ed umiliata nel suo ruolo di moglie e madre fedele, e il corpo (morente) di Elizabeth pone due questioni chiave. La questione del perdono, e la questione dell'amore, di un'idea dell'amore molto alta in questo film: innamorato sinceramente della sua famiglia, Brian Speer, non ha la forza, nell'umiliazione che prova dopo l'incontro con Matt King, di andare a salutare per l'ultima volta la sua amante. Manda la moglie, sorta di figura di continuità tra il suo tradimento e il (possibile) superamento di questo tradimento (da intendersi come tradimento di fiducia). Poi c'è il bacio tra Matt ed Elizabeth. Tra labbra vive e labbra rotte ai lati, secche, gonfie, bianche, bluastre e screpolate, di labbra pronte per spirare. E poi l'ultimo saluto ad Elizabeth. Quattro momenti clou, quattro punte di massima tensione, durante le quali questa pellicola diventa qualcosa di più di un semplice film d'intrattenimento. Un film sano (meriterebbe la S maiuscola), da vedere magari a Natale. Un film sano ed intelligente. Di quelli che non serve uscire sconvolti e provati. Di quelli che si può dire: "Basta che funzioni/Whatever works"! Di quelli del tipo: "La vita è meravigliosa/It's a wonderful life"!
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