Intervista a Giulia Michelini, protagonista per la terza volta di Squadra Antimafia.
di Edoardo Becattini
Dal ciclo de La piovra ai vari racconti delle vite degli uomini di giustizia o degli arrestati eccellenti, le fiction sulla mafia sono uno dei grandi generi della narrazione televisiva. In questo panorama, Squadra Antimafia – Palermo oggi rappresenta un tentativo più ampio di drammatizzazione e di serializzazione di una storia di mafia. Muovendo i propri passi da un'evoluzione fittizia delle conseguenze dell'arresto di Bernardo Provenzano, la serie pone in parallelo le vite di due donne, due amiche che il corso delle cose muoverà su opposte fazioni. Da una parte il vice-questore Claudia Mares (Simona Cavallari), richiamata improvvisamente a Palermo a tenere la guida della squadra antimafia Duomo; dall'altra Rosalia Abate (Giulia Michelini), una giovane palermitana figlia di un clan mafioso che, in seguito agli arresti compiuti dalla Mares ai danni della sua famiglia, comincerà ad assumere un profilo sempre più vicino a quello di un boss spietato.
Se la seconda serie ha visto complicarsi questo conflitto con un triangolo amoroso finito in tragedia (la morte del poliziotto corrotto Ivan Di Meo, interpretato da Claudio Gioè), la terza (in onda da stasera su Canale 5), ne amplierà i confini oltre il territorio italiano e oltre gli ordinari business, con Rosi che, dopo esser fuggita in Sud America, cercherà di controllare a distanza lo smaltimento dei rifiuti tossici. La nuova serie vede molti ingressi importanti (dal magistrato Gianmarco Tognazzi al nuovo vicequestore Marco Bocci) e alcune conferme (i membri della “squadra” Francesco Mandelli, Giordano De Plano e Alice Palazzi). Ma è proprio con la giovane “boss” che noi abbiamo parlato. Giulia Michelini, dopo aver portato fortuna al battesimo cinematografico di Checco Zalone (Cado dalle nubi) e all'operazione-nostalgia di Immaturi, non ha dimenticato il suo ruolo di giovane Regina di Palermo e ci ha raccontato i nuovi sviluppi della storia che più l'hanno coinvolta.
È la terza volta in tre anni che interpreti il ruolo di Rosi. Che evoluzione ha compiuto il tuo personaggio nella serie e quindi cosa dobbiamo aspettarci adesso da lei?
Questi tre anni rappresentano un percorso lungo e intenso, sia per la serie che per il personaggio di Rosi in particolare. Nella prima stagione era ancora una ragazza buona, tormentata nei suoi sentimenti e nei suoi propositi di vita. Nella seconda serie diventa invece molto determinata, fino a farsi cattiva e spietata. In questo nuovo ciclo, diciamo che diventa un po' un ibrido fra le due precedenti. Continuerà fondamentalmente ad essere cattiva, anche se non più la stessa persona senza scrupoli. Il suo animo si farà più riflessivo, anche perché è diventata mamma e ciò la porta a ragionare un po' di più sul male che è disposta a provocare. I suoi progetti comportano sempre il dover nuocere agli altri, d'altronde stiamo sempre parlando di mafia. Tuttavia, la determinazione di Rosi adesso è soprattutto riflessa sul figlio, per il quale sarebbe disposta a fare qualunque cosa, anche più violenta di quello che ha fatto finora...
Continui a fare delle ricerche sulle mafie per interpretare Rosi o ormai ti viene naturale?
Quel poco di documentazione che ho fatto in passato è stata soprattutto in relazione alla prima serie, in cui ho dato a Rosi tutto quel che le potevo dare in base anche alle letture che avevo fatto. In questa serie, invece, vado molto più a braccio, mi baso sul mio istinto e su quel che penso una ragazza come lei possa diventare col passare del tempo e l'accumularsi di un certo tipo di esperienze. Certo, soprattutto all'inizio c'è stata anche più preparazione psicologica per cercare di entrare nella mentalità e nel clima di omertà della mafia, ma forse questo è l'anno in cui ho lasciato andare molto di più l'istinto. Anche in funzione della nuova sensibilità del personaggio, il suo istinto materno, a cui ho cercato di dato qualcosa di mio, di personale.
Cosa ti ha affascinato, fin dall'inizio, del personaggio?
Rosi mi ha sempre interessato come sfida, oltre a piacermi sempre moltissimo per il modo in cui era scritto. Devo ammettere che mi sono anche divertita a fare un carattere così duro e combattivo, non è mai stato troppo pesante. Le maggiori difficoltà arrivavano quando staccavo, quando rientravo in albergo a Palermo o a casa mia a Roma e avvertivo una sensazione di malessere, cominciavo a pensare a tutto quello che stava dietro la finzione e a rendermi conto che molte delle cose che raccontavamo avvenivano continuamente a tutti i livelli diversi della società.
Per il resto, forse mi sono abituata anche troppo a questo ruolo, visto che ogni tanto tornavo a casa e mi comportavo da vera dittatrice! Dare ordini era diventata un po' una deformazione professionale e mi sopportavano in pochi in quel periodo! A parte tutto, Rosi resta comunque un ruolo molto divertente da interpretare, un ruolo che mi ha dato tanto, mi ha insegnato molto e al quale alla fine mi sono anche molto affezionata.
Pensi che il ruolo di una mafiosa “con l'anima” possa creare qualche polemica?
L'unica cattiva interpretazione che ne possono dare sta nell'idea del pentimento, qualcosa di inammissibile nell'ambiente. Il “venduto”, tutto lì è il problema. Poi, ovviamente, la storia ci insegna che di pentiti ce ne sono stati tanti: chi per un motivo, chi per un altro. A parte i rarissimi casi di quelle persone che lo hanno fatto solo per opportunismo o convenienza, bisogna considerare che chi si pente, mostra sempre un'emotività forte che esce fuori, un senso di vita, una rivalsa, una via verso la redenzione che non possiamo non tenere presente.
Cosa rende Squadra Antimafia un grande successo rispetto alle altre fiction sulle mafie?
I problemi della realtà sono tanti. I problemi della mafia, e in particolare dell'ecomafia, come nel nostro caso, sono problemi assolutamente attuali. Questo ci ha sicuramente dato forza: la mafia è uno di quei temi sempre d'attualità, che la società di oggi e la velocità a cui gira il mondo non fanno certo una gran lotta. Certamente le idee di ecomafia, di futuro, e dei movimenti del racket cambiano continuamente, ma la presenza di agglomerati mafiosi dal sud al nord dell'Italia è una situazione evidente, e non solo legata al nostro tempo. Il nostro successo è dovuto quindi all'importanza della tematica, ma anche ai vari toni e vari livelli con cui la affrontiamo. Soprattutto quest'anno si tratta di una fiction molto corale: teniamo conto del cuore che batte sia per l'adrenalina da sparatoria furibonda, che per le storie d'amore che nascono, finiscono oppure che non sappiamo se continueranno. E poi abbiamo comunque toni ironici, toni meló, si tratta di un noir. All'interno della serie ci sono tantissime venature che altre serie non hanno, con tutto il rispetto parlando. C'è anche molta comicità alla fine: è necessario, visto il tema così pesante. Non che ci sia concesso lasciarci andare troppo, ovviamente, visto che dobbiamo mantenerci saldamente ancorati alla realtà, però quello ironico è un aspetto che emerge molto chiaramente e si amalgama bene con tutto il resto.
I prossimi progetti?
Sto preparando un'opera prima. Non sono pronta a parlarne perché la produzione deve ancora partire, però posso dire che si tratterà di un film in costume ambientato alla fine dell'Ottocento tratto da una serie di racconti dell'epoca. La sceneggiatura è bellissima e sulla carta mi sembra un ottimo progetto. Il regista sarà Michele Ro, un esordiente che ho trovato molto capace e con cui spero di realizzare un bel lavoro. E poi la possibilità di calarsi in un personaggio che porta quei vestiti e vive quell'ambientazione è un grosso stimolo e ti aiuta tanto ad entrare nel personaggio. Dopo di ché, trovo che nel complesso possa essere un bellissimo film, che abbia un cast bellissimo e che anche se il mio è solo un ruolo marginale, resta comunque uno dei pochi ruoli femminili della produzione e perciò assume una discreta importanza.
Che futuro vedi per un'ulteriore evoluzione di Rosi?
Non so se si farà una quarta serie di Squadra Antimafia. Girano già voci che si potrebbe fare se anche gli ascolti di questa serie andranno bene. Ora, le aspettative sono sempre piuttosto altalenanti in genere, per cui vediamo prima cosa portiamo a casa. Ad ogni modo, se ci dovesse essere una nuova serie, credo che Rosi man mano comincerà ad eclissarsi, perché penso che abbia già dato tanto alla storia. Anche se continuerò ad augurarle il meglio.