mauro
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domenica 13 marzo 2016
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un'idea troppo limitata
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A me sembra che il film dimostri tutta l'incapacità degli americani a capire l'Europa, il protagonista si trova a Parigi, la ama, sogna di trasferircisi, ma non si accorge che con quella cità lui non c'entri nulla. Quello che a lui interessa è materializzare il suo ideale artistico, romantico di Parigi, non tanto viverla per quello che sia, come gli interessa vviere in una dimensione diversa dal presente che non gli piace, non lo appaga in tutto e per tutto. L'idea è molto bella, è ben recitato, anche se Owen è stato più brillante in altri film, qui si limita a fare lo spaesato, il sorpreso, per l'intera pellicola e questo a me ha annoiato abbastanza questa caratterizzazione del suo personaggio.
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A me sembra che il film dimostri tutta l'incapacità degli americani a capire l'Europa, il protagonista si trova a Parigi, la ama, sogna di trasferircisi, ma non si accorge che con quella cità lui non c'entri nulla. Quello che a lui interessa è materializzare il suo ideale artistico, romantico di Parigi, non tanto viverla per quello che sia, come gli interessa vviere in una dimensione diversa dal presente che non gli piace, non lo appaga in tutto e per tutto. L'idea è molto bella, è ben recitato, anche se Owen è stato più brillante in altri film, qui si limita a fare lo spaesato, il sorpreso, per l'intera pellicola e questo a me ha annoiato abbastanza questa caratterizzazione del suo personaggio. Una debolezza del film è che se ti permetti il lusso dis comodare certi personaggi, beh allora devi farli rivivere in modo più profondo e completo, non basta farne una caricatura. Credo che queso sia u film americano per americani, un europeo che abia visto Parigi non si accontenta di ricostruzioni memorabilia, oppure delle cartoline simil espressioniste. Una pellicola che di fatto ha sì una sceneggiatura interessante ed originale, ma sviluppata pocoed anche un po' troppo ambiziosa, è un pochino "una notte al museo" certo all'ennesima potenza, però a volte scade in quello! Più che altro è un fim da vedere, di succo ce n'è poco.
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tiaulicchiu
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lunedì 5 dicembre 2011
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woody ed i ruggenti anni venti...
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A voler raccontare molto della trama di un qualsiasi film si rischia di rovinare il gusto di chi andrà a vederlo. In questo caso il rischio è maggiore perché questo film di Woody Allen si dipana in maniera molto semplice ed intuitiva.
E' il racconto di crescita interiore di uno scrittore di sceneggiature Hollywoodiane, termine usato quasi con significato dispregiativo, che vuole evolversi a scrittore di romanzi. Il tutto mentre cerca di sistemare la propria vita con un improbabile matrimonio.
Chi vuol raccontare un percorso di crescita usa delle metafore che ben si addicono alla bisogna quali il viaggio o la maratona. In questo caso è stata usata la tecnica dello sbalzo temporale.
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A voler raccontare molto della trama di un qualsiasi film si rischia di rovinare il gusto di chi andrà a vederlo. In questo caso il rischio è maggiore perché questo film di Woody Allen si dipana in maniera molto semplice ed intuitiva.
E' il racconto di crescita interiore di uno scrittore di sceneggiature Hollywoodiane, termine usato quasi con significato dispregiativo, che vuole evolversi a scrittore di romanzi. Il tutto mentre cerca di sistemare la propria vita con un improbabile matrimonio.
Chi vuol raccontare un percorso di crescita usa delle metafore che ben si addicono alla bisogna quali il viaggio o la maratona. In questo caso è stata usata la tecnica dello sbalzo temporale.
Il personaggio, senza sapere il come o il perchè, improvvisamente si ritrova in un'altra epoca in cui avrebbe voluto vivere e con la quale si sente in maggiore sintonia rispetto a quella in cui vive.
Owen Wilson , che a parere mio nel recitare ha voluto un po' scimmiettare la mimica di Woody, si troverà ad incontrare scrittori, poeti, ballerini e pittori degli anni venti. Memorabile su tutti l'incontro con Salvador Dalì.
Innamorato di una donna che ha fatto da musa ispiratrice a Picasso, il protagonista, Gil Allen (ma và, con un cognome così è forse autobiografico?), scopre nel passato che ama, gli errori della propria vita e, in un continuo rimando tra presente e passato, saprà porvi rimedio. Giungerà, infine, a trovare, nel presente, la propria strada nella vita, nel lavoro e nell'amore.Come ottiene questo? Liberandosi dalle icone del passato? Vivendo la propria epoca assaporando ciò che ci offre nei sapori quotidiani? questione di gusti e di possibili letture.
Evidente il riferimento ad un percorso di crescita in cui vivere direttamente la cultura e non limitandosi alla conoscenza derivante dalla mera lettura dei libri. Una cultura che non è preclusa a nessuno ed a cui tutti noi possiamo attingere grazie a ciò che gli artisti lasciano con le loro opere.
Il messaggio di vivere l'arte in prima persona, sopratutto prima di commentarla, penso giunga alla fine del film quando rimane in bocca il sapore dolcissimo di aver visto un film bello, ma raccontato in fretta. Un'ora e mezza in cui è stato detto tutto. E per quanto la sintesi in un racconto sia auspicabile, qui si arriva alla fine in apnea laddove si sarebbe preferito un po' più di respiro.
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master.jimmy
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giovedì 15 dicembre 2011
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insulto a parigi, visto solo perchè è di woody
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Per chi si aspetta una resa di Parigi tra il romantico e il gotico dark, rimane deluso dal fatto che invece di avere una visione celebrativa di una favolosa città, si assiste a una sequenza didascalica di scene fotografate senza pathos e sterili, primi piani a mò di foto fatta da Giapponesi, che riescono a non far sorprendere nemmeno chi non l'ha mai vista.
Non è il contenuto della scene ad aumentarne il valore, ma il contesto in cui si vedono e le inquadrature. La parte introduttiva sembrava esser presa da un documentario di Turisti per Caso, totalmente gratuita e mal fatta, quando poteva essere resa in background e aver arricchito il panorama. La colonna sonora, aveva la tematica ricorrente "sviolinata" e la presunzione ingiustificata di far apparire scene romantiche quando purtroppo il contenuto e forma non l'avevano.
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Per chi si aspetta una resa di Parigi tra il romantico e il gotico dark, rimane deluso dal fatto che invece di avere una visione celebrativa di una favolosa città, si assiste a una sequenza didascalica di scene fotografate senza pathos e sterili, primi piani a mò di foto fatta da Giapponesi, che riescono a non far sorprendere nemmeno chi non l'ha mai vista.
Non è il contenuto della scene ad aumentarne il valore, ma il contesto in cui si vedono e le inquadrature. La parte introduttiva sembrava esser presa da un documentario di Turisti per Caso, totalmente gratuita e mal fatta, quando poteva essere resa in background e aver arricchito il panorama. La colonna sonora, aveva la tematica ricorrente "sviolinata" e la presunzione ingiustificata di far apparire scene romantiche quando purtroppo il contenuto e forma non l'avevano. Come esistono musiche che vogliono commuoverti per forza, qui brani messi apposta per far sorprendere di una parigi tra una vista bohemien e una più chic soprattutto rivolta al passato "immaginario".
La cosa peggiore? la trama. Di che parla? In attesa di decollare con un filone principale che non avviene, si snoda un viaggio interiore di un personaggio attaccato ai ricordi del passato da lui non vissuto ma immaginato e bramato. Non si capisce il perchè, tanto l'importante è sperare di far passare tutto in secondo piano con l'opulenza di una parigi anni 20 che come detto di malinconico ha molto poco, ma abbonda di luoghi comuni. Tralascio il contenuto in dettaglio sulle scelte e crescita morale del personaggio per non anticipare nulla.
Ultima cosa da ridere è la SCENA FINALE: una persona così attenta ai dettagli come Allen fa un errore da novello. Cade una pioggia irreale fatta con un setaccio da spiaggia da bimbi tutto in primo piano all'inizio di un ponte, per poi allargare la visione (lungo raggio), su un ponte TOTALMENTE ASCIUTTO :o . Sembra una pignoleria da crudeli osservatori... ma da lui errori del genere non me li aspetto. E' ovvio che non parlo solo della pioggia d'acqua perrier
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waltf95
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martedì 5 giugno 2012
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solido.. ma sarebbe potuto essere più convincente!
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Il film è davvero bello. La bellezza, a mio avviso, è data però esclusivamente dalla città: Parigi. Parigi è fantastica, con le sue luci di notte, i suoi grandi viali ottocenteschi.. La città dell'amore, dei sogni, della raffinatezza. Allen esprime tutto questo grazie al film, e a me, devo dire la verità è arrivato. Dietro ciò inserisce la storia di una coppia in crisi a causa di punti di vista differenti e anche a causa dell'apparente tradimento di lei con un "colto". Fino ad adesso sembra essere tutto apposto, tuttavia quello che manca è un finale degno di nota. Ovvero.. La storia non ha proprio un finale vero proprio, probabilmente Allen ha voluto lasciare tutto in questo mistero, come andrà avanti la vita del giovane Gil? Certo la scoperta del comune amore di camminare sotto la pioggia e delle luci parigine fa esplodere un sentimento "vero" tra i due (non sarò stato molto chiaro, ma vedrete il film e capirete), però ti rimane un qualcosa di insospeso, un aspetto irrisolto.
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Il film è davvero bello. La bellezza, a mio avviso, è data però esclusivamente dalla città: Parigi. Parigi è fantastica, con le sue luci di notte, i suoi grandi viali ottocenteschi.. La città dell'amore, dei sogni, della raffinatezza. Allen esprime tutto questo grazie al film, e a me, devo dire la verità è arrivato. Dietro ciò inserisce la storia di una coppia in crisi a causa di punti di vista differenti e anche a causa dell'apparente tradimento di lei con un "colto". Fino ad adesso sembra essere tutto apposto, tuttavia quello che manca è un finale degno di nota. Ovvero.. La storia non ha proprio un finale vero proprio, probabilmente Allen ha voluto lasciare tutto in questo mistero, come andrà avanti la vita del giovane Gil? Certo la scoperta del comune amore di camminare sotto la pioggia e delle luci parigine fa esplodere un sentimento "vero" tra i due (non sarò stato molto chiaro, ma vedrete il film e capirete), però ti rimane un qualcosa di insospeso, un aspetto irrisolto. All'improvviso vedrai i titoli di coda senza neanche accorgertene dato che il film ti aveva preso così tanto..eppure! All'interno del film comunque si affrontano numerosi temi, anche appartenenti alla storia. Apprezzabile anche l'incontro con celebri autori: Hemingway o Fitzgerlad.. con alcune delle loro celebri frasi! Ciò che lascia questo film io ritengo sia la voglia di credere sempre di più in stessi, nonostante gli altri ci ritengano "pazzi".. proprio da qui viene il proverbio "Se insegui un sogno con tanti ostacoli, vuol dire che è quello giusto".
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osteriacinematografo
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venerdì 30 dicembre 2011
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alla ricerca del proprio tempo
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Parigi. Il rintocco della mezzanotte proietta il protagonista negli anni venti.
La porta magica, il passaggio che ognuno vorrebbe trovare per vivere un altro tempo, un tempo diverso (in fondo, si, basta che sia diverso), si materializza in un'auto d'epoca che conduce Ovunque la fantasia decida di andare.
E così possiamo incontrare i coniugi Fitzgerald, Picasso, Dalì, Hemingway, Bunuel, una donna da amare a cavallo del tempo, ballare un Charleston, in un film che qualcuno ha saggiamente definito "una boccata d'aria fresca".
Wilson interpreta alla perfezione Allen e le sue manie, le sue frenesie intellettive, il suo approccio ipertrofico all'arte e alla vita, il suo amore per la città delle luci.
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Parigi. Il rintocco della mezzanotte proietta il protagonista negli anni venti.
La porta magica, il passaggio che ognuno vorrebbe trovare per vivere un altro tempo, un tempo diverso (in fondo, si, basta che sia diverso), si materializza in un'auto d'epoca che conduce Ovunque la fantasia decida di andare.
E così possiamo incontrare i coniugi Fitzgerald, Picasso, Dalì, Hemingway, Bunuel, una donna da amare a cavallo del tempo, ballare un Charleston, in un film che qualcuno ha saggiamente definito "una boccata d'aria fresca".
Wilson interpreta alla perfezione Allen e le sue manie, le sue frenesie intellettive, il suo approccio ipertrofico all'arte e alla vita, il suo amore per la città delle luci.
Spesso non sentiamo addosso il tempo che viviamo, come un vestito tagliato male,
ma è forse una commistione di Fascino e Impossibile a rendere così allettante la prospettiva retrò di una vita in un tempo che non c'è più.
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jimmylsanto
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venerdì 23 dicembre 2011
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catolina parigina
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PER L'INCIPIT DEL FILM; I PRIMI 20 SECONDI TI VIEN UNA VOGLIA MATTA DI TORNARCI, DAI 30 INCOMINCI A DIRE :"FORSE POTREI TORNARCI.." AD 1.30 DICI "CHE PALLE PARIGI UN CI TORNO PIù!!!" Film onirico, l'attore protagonista + che interpretare un personaggio, recita come se fosse Allen (ovviamente su istruzione registica) patetico nel far incontrare tutta gente famosa dei tempi che furono! unica risatina la fà fare l'investigatore privato! Ma vaia vaia vaia !!!
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(di crazyduke)
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olgadik
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venerdì 9 dicembre 2011
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ti amo ma mi hai deluso
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Un capriccio d’autore, un gioco a montare e smontare il passato nel presente e viceversa, ma soprattutto un omaggio amoroso alla città di Parigi. Esso inizia dalle immagini mute delle sequenze iniziali per continuare in quelle in notturna e culminare nel ricordo di ciò che la città ha significato (e forse oggi significa meno) per alcuni intellettuali americani. Il tutto condito da alcune battute alla sua inconfondibile maniera e spruzzato dalla malinconia da età non più giovane e da un saggio empirismo che accompagna gli ultimi lavori del regista. Detto questo, confesso che sono uscita molto delusa dalla sala e, nonostante il gruppetto di amici con cui mi trovavo esaltasse ognuno a suo modo Midnight in Paris come uno del film migliori di Allen, non ho cambiato idea.
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Un capriccio d’autore, un gioco a montare e smontare il passato nel presente e viceversa, ma soprattutto un omaggio amoroso alla città di Parigi. Esso inizia dalle immagini mute delle sequenze iniziali per continuare in quelle in notturna e culminare nel ricordo di ciò che la città ha significato (e forse oggi significa meno) per alcuni intellettuali americani. Il tutto condito da alcune battute alla sua inconfondibile maniera e spruzzato dalla malinconia da età non più giovane e da un saggio empirismo che accompagna gli ultimi lavori del regista. Detto questo, confesso che sono uscita molto delusa dalla sala e, nonostante il gruppetto di amici con cui mi trovavo esaltasse ognuno a suo modo Midnight in Paris come uno del film migliori di Allen, non ho cambiato idea. A mio parere infatti il racconto risulta noioso in alcune parti, ripetitivo nelle modalità, prolisso e scarsamente interessante nel contenuto. Ho avuto la sensazione di tanto rumore per nulla o perlomeno poco. E spiego perché. Pur riconoscendo efficace lo spunto fantastico, esso mi è sembrato riproporre, col tuffo all’indietro nel tempo e i meccanismi ormai usuali nell’autore, qualcosa di già visto e scontato. Al centro il solito intellettuale californiano, con il solito contorno (genitori della fidanzata e fidanzata medesima) di membri dell’altrettanto ovvia middle-class americana rozza, conservatrice e diffidente, dipinta fino alla macchietta in tanti altri autori made in Usa. Gil, sceneggiatore aspirante romanziere, interpretato da un Owen Wilson, che sembra un bambino allo zoo o un sedicenne inesperto a seconda che si confronti con la cultura del passato francese o con la fidanzata chiaramente insopportabile e inadatta a lui, ha un solo problema. Non ha ben compreso cosa vuole dalla vita. Ed ecco che per farglielo capire viene catapultato all’indietro negli anni Venti, nel bel mezzo di quel grumo di intelligenza, parigina e non, che diede vita e alimento alla cultura di allora. Inizia così una sfilata tra il ridicolo e l’ingenuo in cui io non ho tanto colto l’ironia di Woody, quanto una maldestra lezioncina (con punte divertenti ma non bastano) su questi artisti realmente esistiti e operanti in vari campi. Di costoro, il protagonista del film, troppo giovane a mio parere per provare un richiamo così profondo del passato, è innamorato, tanto da rimpiangere di non essere vissuto allora. Tramite uno di questi incontri che avvengono simbolicamente dopo la mezzanotte, conosce una delle amanti di Picasso, ma è proprio la bella e sinuosa signorina a svelargli l’arcano segreto: anche lei vagheggia un passato che non c’è più, perché non riesce a dare senso al suo presente. Da questo momento cade il velo che ottunde il giovanotto, scatta il congedo per l‘orribile fidanzata e l’occasione di amare un’altra subito incontrata per le strade di Parigi, pronta lì per lui e, neanche a dirlo, disponibile. Tutta quella sfilata di figurine da presepio storico, con pettinature stereotipate, in genere con dei vestiti, luci e case da straricchi, ognuno presentato con modalità spesso banalizzanti, mi è sembrata così esagerata e un po’ anche di cattivo gusto per un uomo di cultura come Allen e tale da non giustificare il prevedibile scioglimento finale. Dovrebbe esser chiaro che la mia delusione è stata cocente perché proporzionale alla cotta che ho per l’autore dagli inizi della sua carriera.
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[+] woody un po rallentato
(di sassolino)
[ - ] woody un po rallentato
[+] illusione,dolce chimera
(di bianca46)
[ - ] illusione,dolce chimera
[+] finalmente!
(di crazyduke)
[ - ] finalmente!
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angelo umana
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venerdì 30 dicembre 2011
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la nostalgia è negazione di un presente infelice
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Bella idea, che un affascinante scrittore in erba californiano se ne vada a Parigi, la osservi a lungo – lo fa per lui il regista all’inizio e durante tutto il film – e si lasci irretire dagli artisti ed epoche che la animarono nel passato; un animo così è capace di vivere un altro tempo e lasciarvisi andare. Ha i piedi non tanto per terra ma nella ricca fantasia e la sua è una vacanza pre-matrimoniale con la bellissima fidanzata Ines (in questa parte non tanto espressiva ma che corpo!) e i futuri suoceri, che lo considerano inconsistente, sognatore e fin troppo “cheap” (“chi poco spende poco gode”). Lui dice di soffrire di “piccoli attacchi di panico” da quando è fidanzato con lei ma anche che “sarà meglio che la ami visto che sto per sposarla!”.
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Bella idea, che un affascinante scrittore in erba californiano se ne vada a Parigi, la osservi a lungo – lo fa per lui il regista all’inizio e durante tutto il film – e si lasci irretire dagli artisti ed epoche che la animarono nel passato; un animo così è capace di vivere un altro tempo e lasciarvisi andare. Ha i piedi non tanto per terra ma nella ricca fantasia e la sua è una vacanza pre-matrimoniale con la bellissima fidanzata Ines (in questa parte non tanto espressiva ma che corpo!) e i futuri suoceri, che lo considerano inconsistente, sognatore e fin troppo “cheap” (“chi poco spende poco gode”). Lui dice di soffrire di “piccoli attacchi di panico” da quando è fidanzato con lei ma anche che “sarà meglio che la ami visto che sto per sposarla!”. Con queste premesse è facile che il matrimonio non si compia più, resterà “agganciato” ad una giovane parigina che apprezzi, a differenza di Ines, una passeggiata nella pioggia parigina di notte.
Woody Allen ha reso omaggio agli artisti che nel passato animarono Parigi, facendone involontarie caricature (da Bunuel a Picasso, da Hemingway a Dalì e addirittura a Lautrec), ricorda quegli americani che in una settimana girano l’intera Europa, apprendono di tutto un po’ e poi sanno sfoggiare “virtute e conoscenza”. L’ennesimo film dorato e edulcorato, non del tutto antipatico, improntato alla commedia e alle gags inesplicabili, con una caterva di citazioni, massime di filosofia a raffica di cui è difficile far tesoro in 90 minuti, occorrerebbe qualche pausa per potersele annotare. A distanza di pochi giorni dalla visione di The Artist si pensa a quanto un po’ di silenzio gioverebbe a W.A., che comunque è un grande o così bisogna dire. Ogni spazio è troppo pieno di parole e riferimenti dotti; c’è un ruolo maschile pedante o esperto in tutto, che questo Paul non sia proprio W.A.? Così scoppiettante da far pendant con il tono ottimista e incalzante dei 30 minuti di pubblicità che si “servono” in uno di quei terribili multisala con dosi maxi di popcorn e bibite, dove purtroppo è stato visto. Tutto questo “chiacchiericcio poetico” è ingentilito (?) da Carla Bruni, molto indossatrice e molto poco guida turistica o first lady, forse la comparsa è un altro omaggio alla Francia e al suo presidente. Celebration!
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ago e filo
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mercoledì 14 dicembre 2011
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perchè scomodare i fitzgerald
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Woody Allen continua a caricare di riccioli biondi e labbra carnose le sue attrici come fosse una garanzia di qualità. Film caricatura del sogno di molti. Appassionati della letteratura germogliata e goduta negli eccessi della Parigi anni ‘20.
Una trama che non necessitava del teatrino della borghese famiglia californiana. Insomma, il nostro Gil è l’emblema dell’uomo medio ricco che vuole e può togliersi lo sfizio di scrivere un libro.
È poco credibile la sua passione per la letteratura, forse più la sua necessità di fuga da una grottesca situazione sentimentale e dal proprio tempo.
Non trovo la necessità di scomodare i Fitzgerald, né Gertrude Stein , Salvador Dalí o Toulouse-Lautrec!
La Parigi degli anni 20 è una bellissima scenografia che arricchisce un film altrimenti privo di novità.
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Woody Allen continua a caricare di riccioli biondi e labbra carnose le sue attrici come fosse una garanzia di qualità. Film caricatura del sogno di molti. Appassionati della letteratura germogliata e goduta negli eccessi della Parigi anni ‘20.
Una trama che non necessitava del teatrino della borghese famiglia californiana. Insomma, il nostro Gil è l’emblema dell’uomo medio ricco che vuole e può togliersi lo sfizio di scrivere un libro.
È poco credibile la sua passione per la letteratura, forse più la sua necessità di fuga da una grottesca situazione sentimentale e dal proprio tempo.
Non trovo la necessità di scomodare i Fitzgerald, né Gertrude Stein , Salvador Dalí o Toulouse-Lautrec!
La Parigi degli anni 20 è una bellissima scenografia che arricchisce un film altrimenti privo di novità. Artisti, nomi e geni vengono elencati come da programma scolastico, Hamingway è addirittura un rivale in amore. Epoca sopravvalutata?
Chi conosce l’atmosfera parigina si immergerà nel film e camminerà sotto umidi lampioni ondeggiando tra morbide note accorgendosi di tanto in tanto che un protagonista con la bocca semi aperta si è innamorato, come prevedibile, di una francesina del 2010 erede dell’atmosfera che rende tutto più bello. Anche questo film.
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il re censore
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lunedì 5 dicembre 2011
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parigi di fretta
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MIDNIGHT IN PARIS
Le aspettative per un film di Woody Allen sono sempre alte e solitamente ben ripagate: non è il caso, purtroppo, di questo Midnight in Paris, opera che affianca a delle premesse interessanti un'esecuzione approssimativa e inconcludente.
Se l'idea di base, fiabesca e sottile, del viaggio nel tempo di uno scrittore frustrato negli anni venti parigini, promette di tutto e di più, alla fine della fiera ci troviamo però ad assistere ad un'operazione abbastanza comoda, in cui il buon artigianato di Allen ci offre battute e dialoghi come sempre sopra la media ma inseriti in una struttura narrativa che non porta da nessuna parte.
Il regista infatti non coglie quasi nessuna delle occasioni offerte da un soggetto del genere, dipingendo i mostri sacri della letteratura e dell'arte del periodo come altretattante macchiette che masticano citazioni di se stessi, in una allegra quanto approssimativa (e tutto sommato sterile) rappresentazione archetipica e un po' (volutamente) buffa.
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MIDNIGHT IN PARIS
Le aspettative per un film di Woody Allen sono sempre alte e solitamente ben ripagate: non è il caso, purtroppo, di questo Midnight in Paris, opera che affianca a delle premesse interessanti un'esecuzione approssimativa e inconcludente.
Se l'idea di base, fiabesca e sottile, del viaggio nel tempo di uno scrittore frustrato negli anni venti parigini, promette di tutto e di più, alla fine della fiera ci troviamo però ad assistere ad un'operazione abbastanza comoda, in cui il buon artigianato di Allen ci offre battute e dialoghi come sempre sopra la media ma inseriti in una struttura narrativa che non porta da nessuna parte.
Il regista infatti non coglie quasi nessuna delle occasioni offerte da un soggetto del genere, dipingendo i mostri sacri della letteratura e dell'arte del periodo come altretattante macchiette che masticano citazioni di se stessi, in una allegra quanto approssimativa (e tutto sommato sterile) rappresentazione archetipica e un po' (volutamente) buffa. La storia non ingrana, non coinvolge, l'atmosfera è il vero cuore del film e attraverso di essa Allen ci trascina per mano in una rappresentazione pseudo-storica che sa un po' di manifesto.
La cosa potrebbe anche funzionare, visto l'obbiettivo tutto sommato meramente estetico e favolistico di Allen, ma purtroppo il film si avvolge su se stesso e nella ripetizione di situazioni, nella mancanza di reale consistenza narrativa. La trama è giusto un pretesto, i personaggi sono soltanto un mezzo per introdurci in un contesto evocativo che il buon Woody ama e tiene a farcelo sapere, però tutto quel che resta dopo la visione è senz'altro l'amaro di un'occasione mancata.
Tante possibilità sprecate, forse per fretta, forse per stanchezza, infatti il film procedere rotolando senza tregua e senza sosta, infrangendosi su un finale abbozzato, grezzo e troppo repentino.
Siamo abituati a ben altro: se quest'opera raggiunge la sufficienza è solo perché il regista ormai ci sa prendere per la gola anche quando ci propone piatti più insipidi. La confezione infatti è come al solito buona: regia, sceneggiatura, montaggio, intrepretazioni divertite e divertenti, sono la carta di una caramella che non vedremmo l'ora di scartare.
Ma è il contenuto che risulta al ribasso. Peccato.
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[+] woody in paris
(di dr. right)
[ - ] woody in paris
[+] parole parole parole...
(di mantraliulai)
[ - ] parole parole parole...
[+] aggiungo: un terribile doppiaggio
(di paolo56)
[ - ] aggiungo: un terribile doppiaggio
[+] forse dovrebbe rivederlo
(di leocimino)
[ - ] forse dovrebbe rivederlo
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